Pensate, un giorno, di svegliarvi in un paese normale.
Intendiamoci, non in paradiso, non nel mondo perfetto di un romanziere fantascientifico, non nella società immaginata dai maggiori sognatori del secolo scorso.
No, in un paese normale.
Vi svegliate al mattino e i mezzi pubblici funzionano, sono frequenti, passabilmente puliti.
I treni, per quelli che abitano fuori città, arrivano e partono, sono veloci, con personale efficiente e funzionale e pure gentile.
Si lavora, si mangia alla pausa pranzo, senza però doversi dissanguare e fare mutui per un'insalata mal condita.
Pensate che se accendete la tv vi trovate davanti a personaggi che il più delle volte non condividete, ma che non pensate assolutamente siano malfattori al servizio di qualche mafia locale oppure in rappresentanza di se stesso.
Chi ha figli ha le consuete preoccupazioni, e non la certezza che avranno difficoltà crescenti, che non avranno nessuna agevolazione, che non potranno farsi avanti se non solo per pura fortuna o grazie a qualche spinta.
Le banche sono veri e propri partner nella crescita, pur facendo soldi e rendendo felici i propri azionisti.
Pensate che il mercato esiste davvero e non è solo una polverina da buttare negli occhi. Le assicurazioni fanno offerte differenti, i mutui sono diversi tra banca e banca, la sanità funziona.
Pensate ad autostrade senza code allucinanti, ma solo quelle normali, pensate a cantieri che una volta aperti poi si chiudono pure, e non sono eterni.
Pensate a una chiesa che non invade la vita privata di tutti ma dà solo indicazioni ai suoi credenti. E in cui tutte le chiese hanno uguali diritti e uguali doveri.
Pensate a un fisco che è equo ed è fonte di efficienza della macchina pubblica al servizio dei cittadini.
Pensate a un paese che compie 150 anni di vita. E i suoi abitanti sono felici per questo.
Poi vi scuotete, vi stropicciate gli occhi, sbadigliate e ricominciate a vivere, normalmente.
Nella realtà.
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