lunedì 1 novembre 2010

La rottura delle acque

Di ritorno da questo ponte allagato e bagnato fino al midollo.
Sulla strada verso Milano, ancora in mezzo ai monti, tra fiumi e torrenti pieni fino all'inverosimile, io alla guida, con gli Squali sui sedili dietro, ancora maledettamente svegli e quindi irrimediabilmente attivi e presenti.
A un certo punto Pilù, nel pieno delle sue facoltà mentali, sbotta:
- Ehi guardate, quel fiume ha perso l'acqua.
Tutti, nel silenzio dell'auto, senza farlo sapere agli altri, si interrogano sul significato filosofico e geografico-esistenziale della frase. Corrono pochi secondi di imbarazzata attesa.
E allora ci pensa BiBì.
- Andrea, cosa vuol dire?
Tutti annuiamo, all'unisono direbbe Verdone, ringraziando il lato femminile della discendenza familiare di aver scelto il modo più diretto e risolutivo, e anche gentile, per far sapere a Pilù che non avevamo proprio capito un'acca di quello che volesse intendere.
Pilù sogna e vola sempre, BiBì ci riporta sempre sulla terra.
- Il fiume ha perso l'acqua, ribadisce il principe ereditario, un po' con insolente autorità e un po' con evidente testardaggine.
Ripiomba il silenzio, imbarazzato, facendo trasparire la consapevolezza che non saremmo mai stati in grado di comprendere il significato più profondo della sua affermazione. Già mi vedevo arrovellarmi, nella notte insonne, alla ricerca del significato più recondito di quanto dichiarato da mio figlio.
Ma come sempre, il sano e autentico pragamatismo delle donne ci salva da ogni vortice mentale.
- Beh è chiaro. Il fiume ha fatto la pipì, chiosa BiBì, concludendo la diatriba filosofica e filologica, senza permettere repliche.
Ripiomba il silenzio. Entrambi gli Squali si girano dall'altra parte e si addormentano, russando rumorosamente.
Io continuo a guidare, sotto l'acqua.
Da oggi non mi faccio più domande.

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