martedì 30 marzo 2010

Vittoria!!!

Bello, bello, bello....
Finalmente un po' di chiarezza!
L'Italia, dopo tanto saltellare, dopo tanti 'sono di qui e sono di là', dopo il continuo dibattere sul sesso degli angeli e di chi viene prima se l'uovo o la gallina, alla fine, con queste elezioni, ha sancito da che parte sta.
E non l'aveva fatto prima, con le ultime elezioni politiche.
L'ha fatto ieri, dando la vittoria, di fatto, en plein, alla destra anche nelle regioni, quasi tutte, o almeno quasi tutte quelle che contano.
Ormai non è più un voto di protesta. Non è più un voto grazie agli sbrodoli del Nano in Tv. Non è più la logica del più forte.
Questa vittoria è la vittoria di un'idea, di un fondamento culturale, di un orientamento. Pensato e meditato, e non frutto solo di mal di pancia.
E' ora che tutti noi ci rendiamo conto che - almeno io -, e in particolare pensando alla Lega, questi non sono solo balulba senza congiuntivo e con la bocca sporca di polenta, ma sono una forza straordinaria di aggregazione sul territorio, che rappresentano idee e timori di gran parte del territorio, che affrontano temi e questioni che sono quelli che toccano la vita di tutti i giorni. Come li affrontano poi è un altra questione.
Questi rappresentano.
"Noi" non rappresentiamo più nulla, o poco ci manca.
Ricordate l'efficienza e la capacità di rappresentare del Pci sul territorio?
Le proiezioni che uscivano da via delle Botteghe Oscure, in attesa dei risultati, erano più precise e puntuali di quelle del ministero dell'interno.
Questo perché la capillarità, la capacità di essere in mezzo a tutti - proprio tutti! -, di vivere in mezzo a tutti, era prerogativa del primo partito comunista dell'occidente, e base sulla quale costruire consenso e attrazione politica.
Oggi con Bersani, il partito si chiama Democratico, e tant'è.
Ma soprattutto, aldilà dei nomi, non esiste più il partito. E infatti ci si lascia andare a dichiarazioni ('Vinciamo nove regioni a quattro, o addirittura dieci a tre') che oltre a portare sfiga per definizione (anche Rutelli e poi Veltroni avevano presagito vittorie mirabolanti), sono l'emblema di un distacco dal proprio elettorato - che a poco a poco si sfilaccia - e una dichiarazione ufficiale che la sinistra, o presunta tale, è lontana, senza progetto, sfibrata.
E la sinistra alternativa?
Bellissima l'intervista a Bertinotti dell'altro giorno sull'Unità.
Leggetela, se la ritrovate (credo fosse sabato o domenica). Ma anche quella a Ingrao su Repubblica.
I grandi vecchi della sinistra vera un po' si schierano (Vendola), dall'altra non mollano, ma dall'altra ancora indicano una strada che esca dalle logiche del partito di oggi e che di fatto seppellisca completamente aspetti ormai defunti.
Che fare?
Non lo so. Io niente.
Ormai sono sfinito da tante botte. E' dal fatidico '89 che assorbo, cerco di mantenermi in piedi, cerco di non mollare, anche in una logica ripensata della storia e del presente.
Ma ormai non ho più strumenti, perché non riesco più a capire.
E' come ascoltare due adolescenti parlare: li senti che parlano italiano ma non capisci quale sia il senso delle loro parole, anzi a volte non capisci proprio le parole.
E mettersi a studiare le lingue alla mia età è difficile, molto difficile. E perdente.

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