giovedì 23 aprile 2020

Virus...da blindati a filosofi del nuovo mondo

Se si è scampati al virus, se non si hanno lutti in famiglia che stendono un velo di tristezza insostenibile, se si sono metabolizzati (forse) tutti i lutti nel mondo, la crisi economica, l'impossibilità a muoversi, la mancanza di relazioni sociali (mica male però...), l'impossibilità di fare acquisti, andare in montagna o al mare, fare viaggi, lavorare fuori dalle quattro mura...e che ne so, qualcos'altro, bene dopo tutto questo, la mente, sempre in rispetto a tutto e a tutti, comincia a vagare facendo, come dicevano Cochi e Renato, alcuni 'bei ragionamenti'.
E uno si domanda molte cose.

1. Ma se ci fosse stato l'ex ministro dell'interno al governo, o come voleva lui, con pieni poteri, come saremmo finiti? Tutta la Lombardia - dal punto di vista sanitario, intendiamoci - sarebbe stata paese, e in questo caso non è di certo un complimento. Senza pensare, con ribrezzo, alle misure di polizia che sarebbero saltate fuori come funghi. Soprattutto contro immigrati, diversi, clochard...

2. Ma Saviano ci fa o ci è? Avete letto tutti, immagino, il suo articolo comparso su Le Monde, e poi su Repubblica, in cui parte bene per poi andare a sbattere, ma forte, il muso contro il muro del qualunquismo becero meridionalista che fa incazzare chiunque, non solo i razzisti sovranisti di bassissima lega. Leggere per credere. E concludere che questo caos, concentrato soprattutto in Lombardia e a Milano, in fondo in fondo, fa gongolare il novanta per cento del paese, da nord a sud, senza distinzione. E che il paese è, non so in quanti pezzi, sempre più spaccato.

3. Continuo sentire, e leggere anche, che finita la crisi sanitaria (!), dovremmo tutti aver imparato qualcosa, che il mondo non può tornare come era prima. E mi domando: ma che cavolo dite?
Ci riempiono gli occhi del mare di Capri pulito e lindo come quello delle Maldive, oggi le foto di New Delhi senza smog, l'altro giorno quelle dei canali veneziani che da cloache all'aperto sono diventate azzurre e cristalline. Chi vive in centro a Milano recrimina di non voler ritornare a puzza, caos e smog a gogò. Io stesso, dalla mia nuova casa dal piano alto, vedo che ogni giorno quel cerchio giallognolo che circonda la città si attenua, sempre di più e l'aria profuma, letteralmente.
Che dire? Credo che tutti, nessuno escluso, neanche Trump, non sia d'accordo con queste aspirazioni.
Il problema è che chi abita in centro (e non solo in centro) a Milano, appena potrà farlo, prenderà l'auto e andrà nella sua casa al mare o montagna o lago, o tutte e tre contemporaneamente nell'arco di una stessa giornata, impestando l'aria con la sua vetturetta, magari diesel, passando giornate nelle sue case, producendo rifiuti, accendendo riscaldamenti se necessario, scaricando le peggiori nefandezze nelle fogne locali e sollecitando il servizi locali a passare casa per casa a raccogliere i rifiuti per essere smaltiti negli inceneritori locali. I turisti vorranno riprendere a visitare Venezia, attivando traghetti, motoscafi e, peggio del peggio, lasciando il passaggio sul Canal Grande a quelle orrende cose che sono le navi da crociera. E Capri sarà presa d'assalto, per la gioia dei ristoratori locali, per quella dei negozi di souvenir e di moda, per i taxisti dell'isola, per quella dei pescatori locali.
E poi chi impedisce alle aziende più inquinanti di tornare a pieno regime a produrre? E chi impedisce a tutti i camion e furgoni di ogni specie che si aggirano per le città impestando l'aria a non posso? Noi? Quelli che ordinano anche le mutande su Amazon aspettando il 'pacchettino' come se ce lo regalasse Babbo Natale? E chi blocca le madri snaturate che tutte le mattine intasano le strade cittadine perché non vogliono fare quattro passi accompagnando i propri figli a scuola? Chi? I benzinai che devono vendere benzina e vivere? Le Sette Sorelle che devono vendere petrolio in giro per il mondo, per le quali raffinerie lavorano migliaia di persone che mantengono famiglie che devono acquistare su Amazon le mutande di prima?
Eh, cari ipocriti della domenica, che facciamo?
Meglio spegnersi, meglio tacere, 'so io' come diceva Don Abbondio. Ormai il tempo è poco ed è meglio dedicarlo alla lettura, alla scrittura, alla cura dei propri figli consapevoli - quando ce vo' ce vo' - che li abbiamo sempre accompagnati a scuola a piedi salvo qualche volta in moto (senza sgasare troppo...).

4. Ultimo pensiero che non c'entra nulla ma pazienza.
Avevo scritto un romanzo, insomma un lungo racconto. Forse in passato ne avevo parlato qui.
Bene, quest'anno doveva essere pubblicato su premiata casa editrice dopo anni di lotta furibonda, ma ormai il virus ha ucciso anche quel sogno eliminando ogni speranza. Forse qualcuno lo pubblicherà quando sarò morto e i proventi delle vendite milionarie andranno ai miei figli. Va bene lo stesso.
Bene, intanto ne scrivo un altro (è ormai finito) che avrà senza dubbio la stessa sorte. Probabilmente non sono all'altezza, non sono sufficienti, non sono 'abbastanza' come diceva qualcuno che conoscevo in passato. E poi non parla di alcun virus, non è distopico, non c'è nessuna madre che ammazza le figlie, non compaiono vampiri, morti viventi né tanto meno mostri dalle dubbie identità. E poi, lasciatemelo dire, non sono parente di nessuno importante, non ho relazioni nel mondo della cultura, dell'editoria, né tanto meno della politica.
E io, pagare per pubblicare, non lo farò mai, il mio ego non è così smisurato.
Allora, sapete che faccio? Lo pubblico qui, pezzo alla volta, a mia descrizione.
Da lunedì 4 maggio.
Stay tuned, me racumandi.

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