mercoledì 24 agosto 2011

Occhi vuoti

Gli eventi hanno imposto poche, pochissime vacanze.
La famiglia è giustamente al mare, e io li ho raggiunti, solo per una settimana.
Poi subito di ritorno per riprendere il lavoro da una parte, ma soprattutto l'assistenza continuata e reiterata del Grande Vecchio, ora passato in una struttura geriatrica di riabilitazione.
Ma papà ormai non c'è più. Il suo sguardo è sempre più vuoto e la sua mente sempre più sfasata con la realtà.
Sembra riconoscere, questo sì, ma il suo cervello ha la parvenza di un sistema elettrico in perenne cortocircuito, dove le varie parti viaggiano in maniera autonoma, senza alcuna connessione.
Un giorno mi dice che sono morto (!), un altro che non mi devo sposare, un altro ancora che c'è una banda di veneziane che lo tampinano, e un altro ancora che 'la mamma è venuta a trovarmi'.
Ma soprattuto, il suo carattere orribile che lo ha contraddistinto per una vita, lo fa diventare aggressivo, non disponibile e continuamente riottoso all'assistenza.
È devastante, non solo dal punto di vista affettivo ed emotivo, assistere alla disgregazione puntuale e costante di un corpo e delle sue potenzialità intellettuali.
Semplicemente si sfiorisce, ci si accascia fisicamente su se stessi, si rimpicciolisce...
E poi lo sguardo, maledizione!, quello sguardo vuoto, che a volte ti vede, e a volte - sempre più spesso - ti trapassa, come una spada nel cuore, fissando qualcosa che è oltre.
È un continuo muovere le mani alla ricerca di qualcosa che non c'è. Sembra quasi che abbia perso la prospettiva, la capacità di vedere in profondità. Le sue dita provano in continuazione a prendere qualcosa che non c'è, a toccare qualcosa che non esiste.
Oggi, forse in un momento di rara presenza - io ero inginocchiato davanti alla sua sedia a rotelle dove ormai permane - ha allungato le sue braccia e mi ha semi-abbracciato stringendomi le spalle, in un segno di 'forza, coraggio!', come volesse incitarmi a non mollare, aggiungendo uno straziante 'il mio bambino sta crescendo...'. Chissà cosa voleva dirmi, o dirsi, o dire al mondo intero.
Andiamo avanti così, con un padre ormai straziato dai suoi anni, con un fisico in perenne precarietà, e con una mente ormai abbandonata alle onde della fantasia e, spero, dei ricordi.
Come se vivere così fosse vivere.

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