sabato 16 gennaio 2010

Rosso vergogna

Io ci abito, attaccato allo stadio di San Siro.
Da sempre.
Prima nessun concerto. Poi a un certo punto concerti a gogò, credo dalla fine degli anni settanta.
Io sono andato a sentire gli Emerson, Lake & Palmer, Bob Dylan, David Bowie (con la mia ex-moglie, mortale!), Bob Marley e non ricordo chi altro.
Da sempre esiste questo comitato di parrucconi della zona che sostengono che durante i concerti si spostano i soprammobili, che si aprono crepe sui muri, che la catastrofe è dietro a ogni singola nota. Il tutto causato dal volume eccessivo sprigionato dai potenti sistemi di diffusione audio dei gruppi rock.
Io non ho mai riscontrato nulla di tutto questo. Ma tant'è. Probabilmente sono stato fortunato. In realtà, questa è una battaglia culturale. E' una battaglia di oscurantismo, con il pretesto dei decibel cattivi.
Oggi con il calcio a tutte le ore del giorno e della sera, e non più solo la domenica ma praticamente in tutti i giorni della settimana, la zona è letteralmente presa d'assalto senza sosta. Con tutto quello che ne consegue, vista l'alto tasso di rispetto civile del popolo del calcio: botte de orbi appena si può, cariche della polizia, traffico impazzito, inquinamento tossico reiterato, sporcizia in ogni angolo, uomini maturi e ragazzotti di tutte le sembianze che regolarmente pisciano in mezzo alla strada, auto dappertutto che talvolta bloccano il traffico...
Bene, di fronte a tutto questo esiste un movimento di opinione pubblica che cerca perlomeno di fare richieste di maggiori controlli e maggiore rigore? Mai sia. Tutti zitti e muti.
Sui risultati ottenuti da queste eventuali proteste beh, è ovvio che con il presidente del consiglio proprietario di una squadra e il sindaco cognata del padrone dell'altra, ci si può aspettare poco. Ma la questione è di principio.
Comunque, appena si affaccia il rocker di turno, il medioevo si presenta e prende il soppravento.
E giù con le crociate.
E infatti questa città sta uscendo dal mondo, e sta diventando una piccola città di provincia (nel senso negativo del termine), chiusa, un po' becera, restia a tutto quanto altera il suo andazzo quotidiano.
E quindi notizie come queste, oltre a far imbestialire chiunque ami questa città e il suo ruolo non solo in Italia ma anche in Europa, ci fanno arrossire, ma non perché siamo timidi, ma per la vergogna.
Milano sta morendo, nei soldi e nella cialtroneria obbligatoria e diffusa.

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