giovedì 30 marzo 2017

Donne

Caro Andrea,
le donne sono complicate, credimi.
Sono difficili, sono troppo belle per farti ragionare con distacco, sono astute, sono dolci, sono terribili se le ferisci, parlano troppo, sono molto più intelligenti di noi, sono seducenti... e poi, e poi, potrei continuare per ore e righe.

Ma c'è un ma, come sempre.
O meglio, non proprio un ma, diciamo un assioma da cui non puoi mai prescindere.
Con le donne devi conviverci, punto.
Un po' perché da buoni maschi ormai non più tanto Alfa, dobbiamo comunque garantire la conservazione della specie e dobbiamo fare la nostra parte.
Un po' perché ci piacciono, caro figlio mio, ci piacciono un sacco.
Le donne sono bellissime, anche quelle bruttissime.
Sono il nostro lato oscuro, sono il nostro lato buono, sono la nostra solitudine quando ci lasciano, sono la nostra felicità quando rimangono, non si sa neanche perché, al nostro fianco.
Le donne sono il nostro gioco, sono la nostra coscienza, sono il nostro credo, sono la nostra vita.
Noi non possiamo stare senza di loro, ma loro possono stare senza di noi. Ricordalo sempre!

Quindi caro Andrea, alle soglie dell'adolescenza, di fronte ai primi amori e alle prime delusioni del cuore, sappi che le donne saranno per tutta la tua vita una parte fondamentale, la tua vera e propria metà.
Oltre a imparare a conoscerle, devi soprattutto imparare a rispettarle, ad amarle, a difenderle, a proteggerle (quando serve, solo quando serve, sennò si offendono...) e a lasciarle, se lo ritieni giusto.
E rispettarle vuol dire non dimenticarsi mai che vivono in un mondo ancora molto (troppo) al maschile, che la donna deve sempre conquistarsi tutto il doppio, con la doppia fatica e con il doppio delle delusioni.
Rispettala sempre, lasciale i suoi spazi, amala quando puoi oppure allontanala se non la puoi più vedere. Ma sempre rispettandola.
Caro Andrea, con le donne è tutto molto difficile, ma i veri uomini che escono sconfitti nell'eterna 'lotta' tra i sessi, lo fanno sempre a testa alta perché non perdono mai la dignità, il rispetto per l'altra e, soprattutto, il rispetto per se stessi.
Le donne sono bellissime e sono una bellissima opportunità.
Amale, sempre.
Papi

giovedì 23 marzo 2017

Un saluto a tutti i noiosi del mondo

Passeggiando per strada, mi ferma con un braccio e mi dice a brutto muso:
- Bisogna saper guardare oltre.
Io la guardo, un po' perplesso ma sinceramente curioso.
- Oltre?
- Sì, oltre. Cos'è che non capisci?, rimbrotta la mia interlocutrice.
- Oltre cortina? Oltre la siepe? Oltre il buio? Oltre la vita? Oltre se stessi? Oltre te? domando irritato.
- Oltre il presente, asino.
Io la guardo, pensieroso.
Vero, penso, molto vero.
Bisogna avere la capacità di uscire dal proprio guscio, avere la forza di vedersi da fuori, la voglia di voltare la testa verso nuovi orizzonti.
È durissima. 
O meglio, a vent'anni è obbligatorio, a trenta ti viene naturale, a quaranta è già una scelta più complessa... 
Ma a sessanta avere la capacità di rivoltarsi come una calzino non è da tutti, anche se la strada davanti a me è sempre più stretta.
È quello che sto facendo e mi sento da dio, anche se mi tremano le mani.
Alla faccia di tutti.

lunedì 20 marzo 2017

Preadolescenti vs postadulti

Caro Andrea,
cazzo!!!
Continua la tua lotta strenua, furibonda, maleducata, convulsa, sconsiderata, sbracata e insensata contro tua madre.
Volevo fare con te due considerazioni.
La prima di base, di sussistenza, poco strategica e molto tattica.
Io ho parecchi anni più di tua madre e quindi, scusa il francesismo, crepo prima.
Quindi, caro Andrea, farei un po' di attenzione e cercherei, nel limite del possibile, di tenertela buona, anzi buonissima. È molto probabile che dovrai passare molto tempo con lei, senza la mia insostituibile e luminescente presenza.
Quindi fatti due conti in tasca e datti da fare.
Seconda questione, un po' più sostanziale.
È chiaro che la situazione oggi è un po' liquida, come si definisce oggi per non dire praticamente nulla, e che capisco che il periodo di crescita che stai vivendo sulla tua pelle è uno dei più complicati.
Però è anche vero che, come diceva il Che, si può fare la rivoluzione, la più dura possibile, però 'senza perdere la tenerezza', senza dimenticare la gentilezza e il rispetto.
Ormai i weekend sono vere proprie sfide all'Ok Corral, sono continui scontri verbali, sono screzi all'infinito.
Tu scatti come una molla solo se qualcuno ti dice 'Ciao!', oppure quando qualcuno - tua madre in particolare - ti chiede di fare o non fare qualcosa.
E poi ti rifugi tra le mie braccia, chiedendo scusa. Ma non è a me che deve chiederla, ma a tua madre!
Il peggio è che, in questo clima, quando ci riuniamo tutti, contagi tutto e tutti, in particolare tua sorella, che come ben sai ha bisogno di tutto tranne che di essere incentivata a spaccare tutto.
Una fatica immane, figlio mio.
Una fatica aumentata da una situazione intorno che di certo non aiuta.
Ma questa è la vita, bisogna tenere duro, anche se è sempre più difficile.
Andrea, piantala lì, almeno un po', ti prego.
Papi


mercoledì 15 marzo 2017

Tutto passa

Quando sto per andare fuori giri
Quando sento che il cervello comincia a girare al contrario
Quando il cuore comincia a non farcela più
Quando non riesci più a trattenere la sabbia e inizia a passare inesorabilmente tra le dita
Quando non riesci più a trattenere le lacrime...

Ecco, in quei momenti lì io ascolto All thing must pass di George Harrison.
La dolcezza delle parole, l'onirica musica, la soave voce dell'ex beatle, la dolente chitarra che interrompe le parole, mi aiutano a raggiungere la serenità, a resettare tutto, a ritrovare l'equilibrio.

La posto qui (e forse l'ho già fatto in passato, ma tant'è...), forse può tornare utile a qualcun'altro.





lunedì 13 marzo 2017

Gusci vuoti e gradini profondi

“Sono un guscio vuoto, senza alcun interesse. Come farò a essere felice?”
Se qualcuno pensa che sia un frase riportata dallo Zibaldone di Leopardi oppure una riga da I dolori del giovane Werther di Goethe, si sbaglia, e anche alla grande.
Non è neanche una di quelle frasi che piacciono tanto oggi, riportate nei social, sui muri, sui quaderni adolescenziali di adulti mai cresciuti. Basta aprire Facebook per farsene un’indigeribile scorpacciata.
No, è una semplice e fredda frase pronunciata da mio figlio, in crisi pre-adolescenziale, forse già adolescenziale, chissà.

Prima l’aveva sussurrata a sua madre, giorni dopo l’ha ripetuta a me.
Papà, sono in crisi, ma forte.- Cioè? gli domando io in modo ingenuo.- Non ho interessi, non mi piace più nulla, non sono felice. Cosa vuol dire?
Io sono sempre impreparato alle uscite di mio figlio maggiore.
Ha la capacità di mettere in discussione tutto e tutti in poche parole. Non lascia mai spazio alle zone grigie, non permette analisi, ti inchioda sempre in un angolo.
E ogni volta mi sento inadeguato, incapace di trasmettere sicurezze.

- Non so cosa vuol dire, ma so che crescere è un processo complesso in cui si mette in discussione tutto e tutti e quindi si perdono in continuazione i riferimenti. Perché non sei felice?
- Non mi piace più nulla. Anche quei giochi sul telefono mi hanno stufato. Con gli amici sto bene, ma anche loro cominciano a stufarmi. A scuola tutto ok, ma è tutto lento, mi annoio.
Tutti mostri di psicologia infantile, i grandi analisti del comportamento adolescenziale, tutti i tromboni a diverso titolo che sentenziano giudizi e mettono sul tavolo presunte soluzioni, ecco, questo è il loro momento, si facciano avanti, mi dicano loro cosa devo rispondere.
Ma naturalmente bisogna risolversela da soli, senza esitazioni, come sempre. 
La vita è una scala, sentenzio io. Una scala con i gradini molto alti ma anche molto profondi. Salire è complesso, ma arrivare allo scalino seguente richiede tempo e dedizione.
Mi guarda stralunato. Anch’io mi vedo dall’esterno e mi ritrovo quasi a domandarmi di che caspita sto parlando. Ma prendo coraggio a quel punto. 
Sì, tra un gradino e l’altro ci sono lunghi metri da percorre, i gradini sono molto profondi. Ora stai percorrendo questa distanza. Buona parte l’hai già fatta, manca poco al prossimo salto. In questo periodo di interregno è facile annoiarsi, soprattutto per un giovane come te abituato a precorrere i tempi.
Mi guarda da sotto (per ora sono ancora più alto, ma se va avanti così ancora per poco…), mi sorride.
Quindi?
E ti pareva, non è ancora finita. 
Quindi niente. Io non ho soluzioni. Devi viverti i tuoi tempi e la tua crescita. L’unico consiglio che ti dò è quello, se riesci, di essere aperto ai cambiamenti, di non chiuderti in te stesso. Io ci sono sempre, e sono sempre aperto al confronto.

Ora lo guardo io, per capire la reazione.
Non so se ho detto cose utili. Non so mai se quello che dico ai miei figli sia giusto o sbagliato. Ormai so poche cose, con sicurezza…
Lui ci pensa su un po’, ricambia lo sguardo e mi dice, secco:
- Sai Papi che quando vuoi parlare non sei male?
Mi abbraccia forte, mi dà un bacio schioccante, si gira e saltellando torna in camera sua.
Dopo pochi secondi lo sento canticchiare quel disastro di ‘Andiamo a comandare’ o come diavolo si intitola, per l’ennesima volta, forse un po’ più sereno.

Ecco. 

mercoledì 8 marzo 2017

Presto che è tardi!

In questo blog, o presunto tale, c'è una falsità di fondo.
Attenzione, non un errore, non una dimenticanza, non una semplice leggerezza.
Una vera e propria scientifica e consapevole falsità.
La troviamo nel nome stesso.

Quando ho avviato questo spazio - più che altro per raccogliere qualche nota prima di tutto sui miei figli, e poi per riversare pensieri, note, cianfrusaglie pseudo-intellettuali so ogni cosa o evento che richiedeva, almeno per me, una meditazione un po’ più profonda, tale da generare righe e parole in libertà - il mio pensiero era unico solo.
Non è mai troppo tardi per fare figli, per buttarsi nella più meravigliosa avventura che l’uomo può intraprendere nella sua inutile vita.
Avevo 47 anni quando ho avuto Andrea, e quasi 50 quando è arrivata Bianca.
Per quello dicevo, in fondo, che non era mai troppo tardi.

Bene. Ma l’affermazione è volutamente non veritiera, se si allarga alla vita tutta.
A volte è troppo tardi, a volte si arriva con l’affanno a prendere decisioni che però ormai non hanno più spazio, né tempo.
A un certo punto ci si rende conto che non tutto torna, che non tutto è ‘riparabile’, che le energie non ci sono più, o peggio, non si ha proprio più voglia.
A volte, cari miei - come diceva sempre mio padre quando doveva sentenziare qualcosa o qualcuno -, è troppo tardi, è talmente tardi che non c’è più luce, non c’è più tempo, non c’è più forza.
Sempre più spesso ti accorgi che è talmente tardi che non ti resta che chiudere la porta e infilarti a letto.

Sperando che il sole sorga ancora, la mattina dopo.

martedì 7 marzo 2017

Arrangiatevi!

Perdere.
Perdersi.
Perdonare.
Perdonarsi.

Queste sono cose che non sono in grado di fare.
Dimenticare sì, perdonare no.
Assentarmi sì, perdermi no.
Demolirmi sì, perdonarmi no.

È difficile accettarsi per quello che si è.
È difficile soprattutto perché non sempre ci si conosce - anche questo recentemente mi è stato rinfacciato in qualche scontro sul ring della vita -, abbiamo un'immagine di noi stessi sicuramente edulcorata.
Non vedendoci come siamo veramente è difficile capire dove intervenire per migliorarci.
Forse è questo il mestiere degli strizzacervelli.
Farti vedere come sei e suggerirti un percorso per migliorare o perlomeno per accettarti.
Oppure, l'alternativa, è lasciarti cullare dai tuoi difetti che, non conoscendoti, non li sai e quindi li puoi evitare benissimo.
I propri difetti, in fondo, sono solo problemi per gli altri.
Che si arrangino!


lunedì 6 marzo 2017

Boh, non è proprio vero però...

Leggo questo intervento di Galimberti, persona pacata, preparata e stimata.
Quindi non il solito avventato 'esperto' con la bava alla bocca.

Io però non sono tanto d'accordo con quello che dice, questa volta.
Non sono tanto d'accordo e in più aggiungo che tutto quanto viene riportato in questo articolo è anche un po' banale e scontato.
È vero che oggi la tendenza della società tutta è quella di semplificare, facilitare, rendere breve.
Libri sottili, post brevi, letture assenti, articoli di giornali fatti quasi di soli titoli, analisi e approfondimenti ormai relegati in angoli bui dei giornali o di alcuni libri.
Quindi anche la scuola si adegua.
Non tutti i professori sono all'altezza - ma anche alcuni miei insegnanti erano imbarazzanti per provata ignoranza, e sicuramente anche prima era così - e i genitori oggi sono più presenti nelle carriere scolastiche. E alcuni debordano, sono ancora più ignoranti dei propri figli, non sono adeguati.
Ma lo è sempre stato.
Difendere per definizione i propri figli dalle le decisioni dei professori, o peggio contro le decisioni dei professori, è un fenomeno un po' cresciuto ma non assoluto.
Generalizzare, banalizzo anch'io, non è mai bene.
Non tutti i genitori sono così.
E i professori non sono tutti inadeguati, bocciano, danno quattro quando serve, chiamano i genitori a scuola se i figli fanno casino, intervengono, si assumono la responsabilità e il ruolo.
Ormai è una moda quella di sparare a zero su una categoria come quella degli insegnanti che, almeno dalla mia esperienza, è molto migliorata rispetto ai miei tempi.
Quella dei genitori non so, ma non hanno grande spazio quelli che imperversano, aldilà dei fatti che fanno notizia e che vanno sui giornali.
Ci vorrebbe un po' più di morigeratezza, di quiete d'animo.
Ma ormai non c'è più nulla tranne che scagliare una lancia contro qualcuno.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...