Perché è chiaro che sono morte le ideologie, che non ci sono più i parametri di convivenza di soli cinque anni fa, che la cultura è sempre più merce rara, che il congiuntivo ormai lo si trova solo nelle aree protette nelle stesse zone dove vivono i panda, che mangiare con coltello e forchetta in modo normale ed educato ormai è una rarità come vedere un film decente, che i social hanno aperto le il canale di comunicazione proprio a tutti, però ci sono limiti al peggio.
Parlo del partito, cosiddetto, degli animalisti, o forse meglio degli animali da elezioni.
Vedersi una mattina davanti la faccia del signore di oltre ottant'anni - dalle ben note nefaste esperienze politiche - annunciare la nascita di questa nuova forma politica che dovrebbe, se capisco bene, prendere le difese degli animali, quali non si sa, è stato un duro colpo.
Forse per difendere le cavie per la vivisezione, forse gli animali d'allevamento, forse quelli maltrattati in casa da padroni fuori di testa, forse quelli abbandonati, forse gli agnellini in occasione della Pasqua o i maiali in occasione della fine dell'anno a Cuba oppure i tacchini nel giorno del ringraziamento americano.
Boh.
Io ho solo due considerazioni da fare, velenose come poche e che lasciano poche speranze.
Una è che questa è una chiara e poco camuffata manovra elettorale per raccattare qualche voto in più visto che ormai la destra arranca con grande fatica. E l'uomo in questione è un abile manovratore e inventore di azioni di disturbo. Insomma marketing.
L'altra è che inventarsi iniziative politiche del genere non ha alcun futuro, non ha strategia, non serve. La storia ne è testimone.
Punto e fine.
E non so perché mi sono messo a scrivere su una cosa così inutile e probabilmente finta come i tacchi di chi si sente troppo basso e vuole raggiungere altezze impossibili (e non parlo di altezza fisica...).
lunedì 22 maggio 2017
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