mercoledì 4 gennaio 2017

Serenità

La neve non c'è, tranne quella sparata e finta.
Riuniti in montagna poco prima delle fine dell'anno (con Bianca con l'influenza), l'unica cosa da fare con questo tempo insolito è quello di riprendere possesso dei monti e camminare.
Il paesaggio è bellissimo.
Sembra di essere a ottobre, inizio novembre, con tutto ingiallito, ma tutto maledettamente secco e in debito di acqua e umidità, anche se le temperature gelide e il cielo terso rendono tutto affascinante e scintillante.

In inverno, ormai, la montagna ha due ben distinti 'popolazioni', almeno tra i turisti.
Quelli che vengono per consumarla, per sbocconcellarla a secondo delle loro necessità. Non è il male, ma tipicamente sono quelli che vengono per lo sci, per la neve, per il divertimento a tutti i costi. Sono i turisti più prolifici, quelli che spendono, quelli a cui gli operatori turistici ambiscono. Spesso giovani, con bambini, famiglie numerose, rumorosi gruppi di amici. In genere, ma semplifico, sono quelli che d'estate non amano frequentare gli stessi posti, che in genere scelgono il mare per le vacanze estive, o i viaggi. La montagna d'estate è solo fatica.
Poi ci sono gli altri, quelli un po' talebani che la montagna la amano per quella che è, che la difendono, che la consumano con qualche attenzione in più. Che la cercano.
La convivenza è necessaria e obbligatoria, e neanche troppo difficoltosa.
Basta spocchia, basta snobismi fini a se stessi, basta inutili contrapposizioni. C'è posto per tutti.

Io sono sicuramente tra i secondi, per storia e per tendenza.
Amo sciare ma non troppo, amo stare in mezzo al caos ma non troppo, mentre amo (anche troppo) i lunghi silenzi che i monti regalano, lasciando spazio libero alla mente, alle sussurrate discussioni e ai lunghi e profondi sguardi.

Basta sapersi accettare per quelli che siamo.
Basta farsi accettare per quelli che siamo diventati.
Basta 'guerre', fuori e dentro.
In serenità.




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