domenica 30 ottobre 2016

Boom! Straboom!! Strastraboom!!!

E poi viene un sabato, come tanti altri.
Volevo fare il ponte, ma il ponte ci e' invece letteralmente crollato addosso, imponendo giri infiniti per raggiungere il lago. E poi c'era pure la chiusura di parte della strada (per lavori) prima delle valli montane. Tutto questo mi ha convinto a rimanere in città.
E prima di pranzo, inopinatamente, planano sul tavolo novità forti, che possono cambiare una vita.
Meglio conservare grande riserbo per ora, ma sicuramente nei prossimi mesi molte cose potrebbero cambiare, molti rapporti evolvere, molte abitudini variare.
E' straordinario come la vita ti sbatta in faccia improvvisamente cambiamenti radicali, voluti con forza o mai desiderati, che ti apra prima piccoli spiragli e poi spalanchi completamente le porte per lasciarti passare, per mostrarti nuovi ambienti, addirittura per farti entrare in un futuro completamente diverso.
Io faccio fatica ad assorbire i cambiamenti. Ho bisogno di tempo, sono lento.
Ma quello che si prospetta alletta, stimola, incuriosisce, fa venire le farfalle nella pancia, rende tutto più emozionante.
Succede tutto, nell'ultimo periodo.
Cambiamenti forti, emozioni fortissime, gioie immense.
Sono felice, molto. E molto sereno.
E felici e sereni si sta bene.


venerdì 28 ottobre 2016

...mentre la gioia è un piatto di vongole!

Perché quando si parla di sofferenza, di dolore, di mancanza, di abbandono, ci si ritrova anche a discutere, di gioia, di voglia di ricominciare, di serenità giusta e obbligatoria.
E allora il confronto si riempie di luce, di speranza e di forte e positive emozioni.
Perché in fondo la luce, al tunnel, c'è sempre, almeno per chi vuole vederla.
E ti ritrovi di essere molto più in sintonia di quanto tu pensi, con una spinta dentro che sembra non avere limiti.
'Confesso che ho sofferto' non è una resa ma è un punto di ripartenza, di voglia di spaccare tutto, alla faccia dei gufi (!), delle mammolette e della gente, in quantità sempre maggiore, senza palle.
E allora ti ritrovi a fare progetti, a sognare nuove emozioni, a muoverti in maniera decisa verso nuove direzioni.
È una 'situazione' bellissima, che ti apre verso il mondo e soprattutto verso le persone, quelle contano, alcune vecchie ma soprattutto verso quelle nuove, che improvvisamente la vita ti mette davanti.
È formidabile trovare nuove persone con cui entri in sintonia, con cui condividi visioni comuni, con cui riesci in pochissime ore a costruire uno scenario futuro ricco di piacevoli slanci e di sostenute tenerezze.
E l'oroscopo, pensa a te, che mi arriva puntuale grazie a una gentile attenzione, tra le sue frasi criptiche lo conferma. L'oroscopo, come si sa, non conta nulla, non prevede nulla e non dice nulla. Ci mancherebbe che le 'stelle' ti suggerissero qualcosa che realmente accadrà. Ma quando ti conferma quello che stai vivendo nella vita reale, quando sancisce quello che tu stai appassionatamente gustando, allora diventa un piacevole gioco.
Galeotto fu quel weekend, da cui ormai è difficile scappare.
E mai pensato che il mare mi piacesse tanto.

mercoledì 26 ottobre 2016

La sofferenza non è un soffritto di cipolle...

Durante l'ultimo weekend - finalmente fatto di lunghe discussioni, a tutto campo, senza tv, senza telefono... - mi sono ritrovato a riflettere, e a confrontarmi, sul tema della sofferenza, del dolore provato nella vita, sugli abbandoni e sulla mancanza.
Soprattutto il tema della sofferenza e del dolore è sembrato essere di interesse per chi ha avuto con me la pazienza di affrontare il tema.
Un tema difficile, che ognuno ha affrontato con grande delicatezza e rispetto dell'altro. E non è da tutti.

È difficile misurare la propria sofferenza.
La vita ci butta in faccia esperienze e prove che devono essere affrontate con le proprie capacità, con le proprie pochezze, con le proprie inadeguatezze.
Non tutti ce le fanno, o peggio, molti soccombono.
Mutuando Neruda, confesso che ho sofferto, come tutti, come molti.
Ho visto morire i miei genitori, uno dei quali quasi in diretta.
Ho visto amici e fidanzate svanire nel nulla, abbandonare la propria vita terrena senza alcun avvertimento, senza alcun preavviso, lasciandoti così, come un cretino, con rimpianti, con cose non dette o lasciate a metà, con messaggi inespressi, con percorsi non finiti, con regali non fatti.
Ho visto i miei occhi piangere a lungo, nel tempo, senza soluzione di continuità, senza poter smettere.
Ho visto uomini e donne rimanere attoniti di fronte al mio dolore.
Ma tutto questo mi ha aiutato a crescere, a sognare momenti migliori, a perseguirli.
Alcuni credono di soffrire, ma non lo fanno. Vivono ai margini della sofferenza, senza capirla, senza assaporarla. Ne sono terrorizzati. Oppure se ne costruiscono una artificiale, per poterla condividere, per farsi commiserare, per attirare l'attenzione.
La sofferenza non è un'emozione che si mette in piazza. La sofferenza non può diventare terreno di scambio o elemento per misurarsi con gli altri.
La sofferenza è la vita stessa.
Chi non soffre non vive. E chi non vive, ça va sans dire, non soffre.
E ora, sotto un altro (e non mi riferisco ai post...).

Lieve è il dolore che parla
Il grande dolore è muto

(Seneca)

lunedì 24 ottobre 2016

Autunno triste

Settimana scorsa, riunione a scuola di Bianca, con in coda le elezioni per il rappresentante di classe.
Faccio il 'presidente' di seggio, e quindi rimango fino alla fine, dopo che tutti se ne sono andati.
Concluse le banali operazioni di conteggio, chiudo tutto, e quando sto per portare la busta in segreteria mi avvicina la maestra di Bianca.
- Per fortuna che la trovo ancora qui, ho bisogno di parlarle di Bianca, mi dice avvicinandosi.
E comincia.
- Voi Bianca la dovete proteggere, mi butta in faccia senza alcun avvertimento.
Io comincio a sudare freddo, nella mia testa si allineano scenari apocalittici, che cominciano da qualche problema serio di studio e di performance in qualche materia per arrivare a problemi di bullismo, scherno o peggio ancora emarginazione.
Mi vede impressionato e corre subito a puntualizzare.
- Non c'è alcun problema, intendiamoci, ma volevo parlarle delle sue attitudini, delle sue propensioni e delle sue passioni.
E continua.
- Bianca è una bambina eccezionale, nel senso che è al di sopra di tutti, io in quasi quarant'anni di insegnamento non ho mai avuto un'alunna di queste potenzialità e voglia di imparare. È appassionata, partecipa in ogni discussione con entusiasmo, è estremamente curiosa, è sempre davanti a tutti in ogni cosa.
Io se avessi avuto un panciotto con mille bottoni li avrei all'istante fatti partire come proiettili tanto mi stavo gonfiando di orgoglio.
- Ma soprattutto ha una propensione verso la scrittura e verso la recitazione.
- E allora, cosa vuol dire proteggere?, visto che non capivo cosa intendesse.
- Voi dovete proteggere queste tendenze, e dovete coltivarle, fare in modo che non vadano disperse, anzi incentivarle.
E va avanti.
- Dovete farle fare corsi di scrittura, raccogliere quello che scrive, farle seguire delle scuole di recitazione. Non fate in modo che dimentichi queste sue tendenze. Bianca è straordinaria, ha una sensibilità non comune e una voglia di raccontare veramente insolita per la sua età. Se vuole, mi informo anch'io per una scuola di teatro per bambini seria e professionale, e voi in casa fate in modo che questa voglia di scrivere e di descrivere le proprie emozioni sia costante e non abbandonata. So che legge molto e già quello è una garanzia. E so che lei scrive e quindi ha l'insegnante in casa.

Niente di più bello, niente di più emozionante, niente di più orgoglioso per il papà che da sempre intende la vita come un frullato di emozioni - spesso senza controllo - e che cerca di trasferirle sulla carta. Aldilà dello scritto che ho concluso di arrabattare che, per fortuna, sembra avere qualche futuro (tra un po' se ne vedranno delle belle....).
Ecco cos'è la felicità pura, disinteressata, senza alcuna sbavatura. Ero ai sette cieli. E dopo l'ultimo weekend poi...

Vediamo cosa succede ora, vediamo come mettere a frutto le sue propensioni, vediamo come coltivare senza rendere tutto troppo pesante e generare un naturale rifiuto.

Per memoria storica e familiare allego una poesia che ha scritto settimana scorsa, sull'autunno. Io la trovo straordinaria, a metà tra la malinconia naturale che la stagione dei primi letarghi impone e l'ironia tipica che ha innata e che il suo papà le ha, inconsapevolmente, trasferito.
Una cosa è certa: la calligrafia l'ha presa dal papà, si fa una fatica a leggere...

giovedì 20 ottobre 2016

Tavolozza

Un weekend, lunghissimo, pieno di

giallo color forza
verde color speranza
blu color amicizia
bianco color serenità
viola color intrigo
nero color segreto
rosso color passione

Lontano, da tutto e da tutti.

lunedì 17 ottobre 2016

Il bel tacer non fu mai scritto


Sono stato in discarica questo weekend. 
Per buttare via un po’ di cose inutili e per alleggerire la mente.
Davanti al gigantesco contenitore della carta, una volta terminato il giro, ho ritrovato per terra un foglio, stampato dal computer, con questo testo senza firma. Probabilmente c'era qualcosa prima, ma questo è tutto quello che ho trovato.
Ecco, lo metto in rosso, per evitare equivoci.

(...) e negli ultimi mesi mi è stato detto di tutto. Cose terribili, inaccettabili, violente e offensive. 
Qualcuno mi ha anche messo sotto la lente d’ingrandimento, o meglio sotto i raggi X, raccontandomi come sono fatto, cosa sono, e che cosa dovrei fare e, peggio, come dovrei cambiare. Qualcuno si è messo in cattedra, arrogandosi il diritto di alzare il dito indice, contro.
Il risentimento, il rancore e la voglia di fare del male hanno vinto e hanno scavato in profondità, hanno fatto il vuoto intorno a me. Perché lottare è difficile, più facile defilarsi. 
Lo diceva sempre mia madre, grande saggia donna della mia vita: bisogna essere preparati, ogni giorno, a tutto. È da ingenui, farsi sorprendere.

Dopo tutto questo siamo arrivati a oggi. 
E oggi è il momento di tacere, di fare silenzio.
Il rumore delle parole - scritte o urlate -, il caos petulante di fondo delle chiacchiere, quel brusio fastidioso che si avverte, quella continua affannata sequenza di lettere e suoni, oggi deve terminare.
Anche perché le parole, spesso, sono smodate, spesso incomprensibili, o peggio, mal comprese. E peggio ancora, quando si scrive, scritte male.
Quello che era necessario fare è stato fatto, e quello che ancora manca si farà.
Ora si tratta solo di agire, in silenzio, con eleganza, con distacco, in punta di piedi, con il sorriso sulle labbra.
Lo dico sempre ai miei figli. Qualsiasi cosa decidiate di fare nella vita non bisogna mai perdere la leggerezza, la distinzione, quella sottile eleganza che distingue la massa informe da chi ha cervello e sentimenti. E soprattutto, questo mai!, senza perdere tenerezza e dignità.

La vita, se la si guarda dal fianco, è una scala. Che si perde nella nebbia, là in alto. 
La si sale. Tanti gradini, uno in fila all’altro. A volte sono bassissimi, altri, per superarli, necessitano dell’uso anche delle mani talmente sono altri.
Ecco, ora è il momento dei gradini altissimi, quasi insormontabili. 
Ma è bellissimo, non sapere, in fondo, come andrà a finire.
È bellissimo tutte le mattine raccogliere sfide e pensieri, prendere decisioni, senza sapere veramente cosa ci riserverà il futuro, immediato o lontanissimo che sia.
È bellissimo raccogliere le sfide.

Ci vogliono gli attributi, come si dovrebbe scrivere per essere eleganti.
Insomma, ci vogliono le palle dico io, per avere sempre la barra al centro, considerare le conseguenze e, una volta prese in considerazione, andare comunque avanti perché è giusto proseguire. Per sé e anche per gli altri. Anche se non sono d'accordo.

Nei software per il disegno e il ritocco delle fotografie c’è sempre uno strumento dall'uso intuitivo: la gomma.
Ecco, da oggi uso di più la gomma e meno i tasti per la scrittura, il silenzio più delle parole, butto via invece di accumulare.
Un silenzio che vale più di 10mila parole, una gomma che cancella qualsiasi inchiostro e ricordi e un posto in prima fila alla discarica dei sentimenti e della sofferenza per una nuova vita più serena lontana dal passato.   

Ho provato a cercare in rete se il testo fosse stato mai pubblicato, da qualche parte. 
Niente. Allora lo faccio io. Ha diritto a una vita migliore invece di scomparire tristemente tra migliaia di altri inutili fogli di carta.
Mi piacerebbe conoscerlo/a chi ha scritto questo piccolo trattato di comportamento individuale. 
Tipo interessante. E saggio. Da prendere con le pinze, comunque.

venerdì 14 ottobre 2016

Datemi un oroscopo e solleverò il mondo

Ho scoperto perché ricevo l’oroscopo, da neanche un mese a sta parte, direttamente sulla posta.
Una cara persona mi ha - non so come - avviato una sorta di invio automatico ogni volta che viene pubblicato, inducendomi in tentazione. 'Così poi lo commentiamo insieme', mi dice. Andiamo bene!
È quello che viene ospitato ogni settimana sulla rivista ‘Internazionale’, prestigiosa testata geo-politica di illuminata tendenza. Una rivista bellissima.
È un oroscopo settimanale, che sembra andare per la maggiore oggi, e che in passato qualcuno mi aveva già fatto leggere.

La rivista è un po’ radical chic, mentre l’oroscopo è molto chic e poco, ma molto poco radical. Il che non è male visto lo strumento.

Bene, volevo commentare quello che mi è arrivato, proprio oggi, o ieri, sulla posta. È l’ultima ‘edizione’.
Lo riporto, in un colore ben augurante, perché è da lì che voglio partire per una riflessione a tutto tondo.
Per i fan non solo degli oroscopi, ma soprattutto di questo blog -seguito come si sa da migliaia di persone -, l’oroscopo è quello di Rob Brezsny. Ma che ve lo dico affà?
Ultima nota di servizio: sono Scorpione. A qualcuno dirà qualcosa.

Durante le ultime dieci settimane del 2016 la tua salute fisica e mentale fiorirà in modo direttamente proporzionale al numero di cose inutili e consunte che eliminerai dalla tua vita da ora al 25 ottobre. Ecco cosa potresti fare. 1) Celebrare un rito casalingo che ti permetterà di liberarti magicamente di almeno metà dei tuoi sensi di colpa, rimorsi e rimpianti. 2) Metterti un cappellino da festa, raccogliere tutte le cianfrusaglie inutili che hai in casa e portarle a un negozio dell’usato o a una discarica. 3) Impegnarti a fare tutto quello che è in tuo potere per liberarti di un’influenza negativa. 

Allora, la materia è complessa.
Prima di addentrarmi nello specifico, solo una considerazione generale rapida e indolore.
Io l’oroscopo, se proprio voglio cascarci dentro, lo intendo come: vincerai il superenalotto entro l’anno, sposerai Grace Kelly domattina, avrai un figlio entro due giorni, morirai sotto un’auto nel mese di dicembre. Cioè, indicazioni chiare e precise, previsioni vere e proprie sennò ti pago per cosa?
Queste invece sono indicazioni - lo dico anche a chi me lo segnala con tanto ardore - non sono previsioni. Sono indicazioni di vita, suggerimenti, veri e propri ordini. Sono un po’ spiazzato…

Ma arriviamo al dunque.
Per il punto 2, devo dire, senza il suggerimento del mago, ci ero da tempo già arrivato. È un periodo che butto via, sfrondo, vado in discarica. Fisicamente. Quindi accolgo il suggerimento con l’animo leggero di chi già è all’opera.

Le vere sfide sono i punti 1 e 3, anche perché la scadenza - manco si dovesse pagare le tasse - è decisamente imminente e il tempo per cimentarsi è veramente poco. Mi viene un po’ l’ansia…

Punto 1.
Bella roba…, si vive con i sensi di colpa, con il terrore di fare errori, con la certezza di fare del male, in modo consapevole o meno.
Si vive con rimpianti e soprattutto con i rimorsi, veri e propri ordigni a tempo che ti picchiano nella testa.
La vita che si allunga sotto i piedi, spesso ti offre alternative e tu devi decidere: o di qui o di là. E quando decidi lo fai con cognizione di causa, perché sei sicuro di quello che fai, sennò staresti lì, in mezzo, senza scegliere la strada.
Ma quando la tua decisione, molto o poco dopo, si rivela sbagliata allora non solo ti penti - che serve proprio a poco - ma soprattutto vieni travolto, in tutti i sensi, viene sconvolto ed è difficile vivere con questa consapevolezza. Parlo di scelte importanti, di scelte che segnano una vita, non di banalità della vita quotidiana.
Quindi caro Rob, penso che il tuo suggerimento sia tanto velleitario quanto prezioso, perché per andare avanti, prima o poi, i sensi di colpa, i rimorsi e i rancori li devi direttamente vomitare fuori, eliminare dal tuo corpo, buttare letteralmente via e ricominciare a vivere nel migliore dei modi, leggero come una piuma. Almeno fino ai prossimi. Ma ci penseremo al momento.
Ecco, io proprio questo sto facendo in questo momento della vita, sto liberandomi di tutti quelle cose mi appesantiscono la vita, mi sto librando (mamma mia che lirica!) sempre più leggero come l’aria grazie a questo processo che mi porta a buttare via tutta la zavorra, recente o passata, che mi impediva di prendere il volo. O almeno di fare un salto più alto.
È bello sentirsi così, anche perché non ci sono molto abituato. 
Anche in una giornata come questa, almeno a Milano, veramente infame, con buio come se fosse già sera e acqua in quantità da somigliare al diluvio universale.
Bellissimo, quindi, caro lei. Anche questo suggerimento lo accolgo con la forza giusta visto che da un paio di mesi questo processo è già iniziato in autonomia Penso già fin da ora di avere superato il 50% obbligatorio indicato, evitando quindi di incorrere in fastidiose sanzioni.

Punto 3
Questa è la sfida più difficile. Le influenze negative sono quelle più complicate da combattere, perché sono presenti nella nostra vita (e sicuramente lo siamo anche noi stessi nei confronti di qualcun’altro) in modo stretto e avvinghiato. Liberarsene vuol dire non solo uno sforzo psicologico immane, non solo attingere a forze fisiche e mentali enormi, ma comporta anche decisioni che coinvolgono la vita di altri, spesso ignari, oppure impone scelte nella vita di tutti i giorni opposte a quelle di oggi.
Difficile, molto difficile. Maledettamente difficile.
Ma ci si arriva, con calma, determinazione, forza e soprattutto pazienza, caro indovino degli anni duemila.
La mente è ogni giorno sempre più libera, le sfide sono straordinariamente eccitanti, la voglia di essere felice e di dedicarsi un po’ a se stessi è infinita. Una meraviglia.

Ecco. 
Divertente questo cosiddetto oroscopo dei suggerimenti. Se sono tutti così, ogni settimana c’è di che pensare. E anche da farsi venire il mal di testa, se bisogna anche commentarli.

Datemi un cachet, come diceva mia madre che soffriva terribilmente di emicrania.

giovedì 13 ottobre 2016

Alle porte del paradiso

Tutti commentano e lo faccio anch'io.
Cosa?
La morte di Dario Fo. E di riflesso il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan, da tempo caldeggiato e finalmente decretato.

1. Dario Fo.
Tralascio, per rispetto - a quest'uomo lo si deve, è stato 'enorme' nel panorama culturale nostrano e internazionale - tutte le considerazioni sulla sua deriva politica dell'ultimissimo periodo. NOn si può vedere e fine.
Io ho solo un ricordo personale.
Quando frequentavo il mondo del teatro milanese, per conoscenze incrociate, sono cascato una sera a casa sua in Porta Romana.
Emozione immensa, conoscere lui e la signora Franca. Una serata in cui mi sono fatto piccolo di fronte a un gigante di quelle dimensioni.
Un'ora, non di più, è durata la visita, nata per caso alla fine di una prima teatrale appena conclusa nel teatro - ormai demolito e passato speriamo a miglior vita.
Ricordo vagamente le chiacchiere, non tanto sulla politica ma sul teatro e sulle tendenze dell'epoca. La cosa che mi è rimasta in testa è un'improvvisa performance (che avrei sentito anche in una manifestazione alla 'sua' Palazzina Liberty) dissacratoria contro Lucio Battisti e contro alcune delle sue canzoni. Straordinaria e da sbellicarsi dalle risate.
E poi lui che mi versa da bere - proprio a me!
Mimime cose, in una storia di uomo che ha cercato per tutta la vita di essere presente nel suo mondo, di combatterlo nelle sue ingiustizie e di far pensare - anche in modo lieve - sui destini del mondo.
Mancherà a tutti.

2. Bob Dylan
In una passato recentissimo, grazie a un inaspettato regalo da parte di qualcuno che ha tanto contato nella mia vita, sono volato, proprio come i ricchi, alla Royal Albert Hall di Londra.
Il concerto è stato deludente, proprio per la sua capacità innata di storpiare quanto di meglio abbia prodotto, e per la sua straordinaria 'cattiveria' di non cantare i suoi successi più conosciuti.
Ma l'emozione ha ripagato tutto. Lo avevo visto 30anni fa credo, a San Siro. E lo stadio non è il massimo per assistere ai concerti di musica, soprattutto quella musica lì.
Ma ritrovarselo davanti, in quella cornice ricca di storia, dove tutti i più grandi hanno calpestato il palcoscenico, è stata un'esperienza formidabile.

Questo sorta di passaggio di consegne, tra i due Nobel, cascato proprio nello stesso giorno in cui uno dei due ha deciso di prende una strada senza ritorno, è una coincidenza straordinaria, come talvolta la vita ci regala.
Il mio amico Tiziano mi suggerisce un bellissimo testimonial tra i due.
Sembra quasi che Dylan indichi a Dario Fo quale sia la porta dove entrare...
(La versione, come da copione, è storpiata, massacrata, fino all'irritazione...ma come sempre sublime)



mercoledì 12 ottobre 2016

Vomito

Siccome mi voglio male, ma veramente, sto seguendo il dibattito che imperversa - tra l'altro tutto uguale - sul famoso referendum dei referendum.
Aldilà di avere concluso che questo è un paese malato, perversamente incapace di stare insieme come nel medioevo, non in grado più di discutere ma solo di insultarsi, ho raggiunto la conclusione, almeno fino a quando non cambio idea - ma c'è chi dice che non sono capace di farlo perché incapace di guardarmi dentro, quindi chissà... - che il 4 dicembre non andrò a votare.

Per due motivi.

1. Questa cosiddetta riforma è un disastro, fatta male, pensata peggio, illustrata e raccontata in modo ancora peggiore. È pericolosa, con questa legge elettorale, anche se tutti dicono che dopo, dopo!, la cambieranno.
Taglia forse qualche costo della cosiddetta politica, ma neanche tanto, ma soprattutto taglia le funzioni di controllo su un premier, che se anche non sta scritto letteralmente da nessun parte, di fatto aumenta il suo potere in modo esponenziale grazie anche un parlamento dimezzato e di fatto preda di chi vince le elezioni con questa legge scellerata.
Basterebbe dire che si vuole andare verso un premierato molto più forte, verso un paese del presidente, e tutto sarebbe più semplice e chiaro. Voterei no e la faremmo finita. E vinca il migliore. Invece questa è una riforma strisciante, che nessuno avverte, anche perché questo referendum, diciamolo - anche grazie all'errore iniziale del fiorentino al potere - è diventato pro o contro il governo.
Insopportabile.

2. Io non posso votare No insieme al Nano, ai fascisti, ai pentapirla, agli imbecilli finti di sinistra e alla componente all'opposizione del Pd che non perde ogni giorno di perdere la faccia e di mostrarsi debole e indecisa. L'unico che si salva è Cuperlo, che con la sua dichiarazione ha detto chiaro e tondo cosa farà: 'se non si cambia la legge elettorale prima, io voto e no e poi mi dimetto e vado a coltivare patate' (le patate le ho aggiunte io).
Non posso pensare di aiutare questa destra infame e il populismo più bieco a rimettersi in piedi e a rilanciare un'idea del paese che ci ha reso zimbello nel mondo e uno delle nazioni in cui la ricchezza di pochi sta mangiandosi tutto il resto.
Impraticabile.

Capisco che così non decido, non concorro a nulla, neanche sperando nel non raggiungimento del quorum che in questo caso non esiste proprio.
E che qualsiasi risultato sarà raggiunto, io non potrò dire più nulla.
Io ho sempre votato, per qualsiasi competizione elettorale. Ma questa volta non ce la faccio.

Ma a questo punto è meglio tirarsi fuori, allontanarsi da tutto questo ciarpame, tappandosi il naso per non sentire la puzza sempre più diffusa di vomito che abbraccia il paese. E non solo lui.

martedì 11 ottobre 2016

Un bonus per un gesto crudele

"Dunque. Secondo me ogni essere umano ha un gesto crudele a disposizione. Una specie di bonus di cattiveria lecita e gratuita E ognuno prima o poi si gioca questa carta: chi lo fa da bambino, chi a settant'anni, chi ha trenta...ma lo fanno tutti, senza eccezione.
"E perché?"
"Perché vivere fa schifo. E se almeno una volta non ti vendichi del fatto di essere vivo, esci di testa. Persino Gesù ha fatto seccare un fico senza motivo. Com'era? Gesù e i suoi discepoli si svegliano e tornano in città. Lungo la strada, affamati, ecco un fico. Lui si avvicina ma trova solo foglie, nessun frutto. Quindi si arrabbia, lo maledice, e l'albero diventa un mucchio di rami rinsecchiti.
(...)
Il male che Martina ti ha fatto era il male che doveva fare. Si e' liberata del fardello."
(da Un solo paradiso, di Giorgio Fontana, Sellerio, p. 127/128

Ecco ora e' il mio turno. A 59 anni.
Fantastico Fontana.

Libero, ormai

Quando al mattino ti svegli cos'è la prima cosa che fai?
C'è chi si precipita in bagno, c'è chi mette il caffè sul fuoco 'perché' sennò prima non connetto', c'è chi si rivolta nel letto a lungo prima di trovare il coraggio e alzarsi.Io niente di tutto questo. In genere mi alzo quasi subito e la prima cosa che faccio è guardare fuori per capire che tempo fa. Da un po' di tempo dormo senza neanche abbassare la tapparella, quindi è anche più facile. Andare a letto la sera con le luci della città nel buio della notte è una bellissima sensazione di calore e compagnia.Comunque, in questi giorni, alzarsi e guardare fuori, dopo tanta estate prolungata e ossessiva, si assiste a uno splendido autunno che in modo repentino ha preso in mano la situazione, colorando tutto di giallo e marrone e aprendo le porte a grigio in cielo e acqua a secchiate. E soprattutto a un tanto agognato abbassamento delle temperature.

Ma a fronte del cambio di stagione, meraviglioso e inaspettato è tornato il sonno.Sono stati mesi difficilissimi, in cui tutte le notti tra le tre e le quattro mi svegliavo, nell'ansia, travolto da chissà che sensi di colpa e chissà che tensioni. E quasi sempre non trovavo più modo di riaddormentarmi. Notti insonni, notti terribili, in cui i demoni prendono possesso del mondo, in cui non esiste via d'uscita anche per il più banale dei problemi, in cui i ricordi ti schiacciano fino a impedirti di respirare. Forse la notte porta consiglio, ma in questi mesi per me è stata solo messaggera di tensioni e di terribile angoscia.

Bene, e allora?Allora da una settimana il mondo è cambiato. Il sonno sparito ha ripreso ad alimentare il mio povero corpo con il meritato riposo notturno, la mente ha improvvisamente scacciato tutti i demoni che mi stavano massacrando, i ricordi e le malinconie sono sparite come d'incanto, la mente libera come l'aria ha ricominciato a mietere progetti, idee, emozioni e soprattutto ottimismo a piene mani.Curiosa la mente. Sembra quasi che in certi momenti della vita si metta a giocare con te stesso, sfidandoti, facendo provare il sapore amaro del fondo e offrendoti, a un certo, tutti gli strumenti per risalire. Sta a te saperli riconoscere e cogliere. Se non sei capace di farlo sprofondi ulteriormente e poi risalire diventa pressoché impossibile. Ma la mente, e te stesso, non bastano.Serve anche qualcosa, qualcuno da fuori che se non ti aiuta direttamente, inconsapevolmente ti spinge, verso la risalita.E allora arrivano le notti bellissime, le serate serene, le giornate produttive e piene di soddisfazioni. Con in fondo, ma neanche troppo, nuovi progetti, nuove idee, nuovi protagonisti.

Sono più' forte di quanto pensassi. Alla faccia dei gufi.
Sono libero, ormai.

domenica 9 ottobre 2016

If I were a carpenter

Chissà se c'è qualcuno al mondo ancora si ricorda di Tim Hardin a Woodstock...tra l'altro credo che sia morto, povero.

Io sono totalmente imbranato nel cosiddetto fai da te.
Ma nonostante alcuni dicano che io non mi conosco affatto, so benissimo quali sono i miei limiti e fino a che punto posso arrivare.

Ho problemi con una porta. 
Una porta fondamentale nelle dinamiche quotidiane. Di passaggio. Una porta bloccata.
Non riesco a chiuderla, è dura, è inchiodata a una ventina di centimetri dalla chiusura totale. È un po' paradossale, perché in fondo è quasi chiusa ma manca solo quell'ultimo pezzo.
Provo a svitare i cardini, provo a grattare sotto, a spingere sempre più violentemente con la spalla, procurandomi solo un dolore insopportabile. Niente da fare.
Non è niente in confronto alla sofferenza, fisica, di sapere quella dannata porta bloccata, impossibile a chiudere.
Allora mi rassegno. Faccio finta di non accorgermene, mi dico che è un problema con cui convivrò il resto dei miei giorni, che non ci sono soluzioni. Sto cedendo...
Dentro di me rido, di me stesso, della mia forza svanita, delle mie debolezze.
Io mi conosco benissimo, sono gli altri che non sanno chi sono, che fuggono davanti a me per la paura di essere messi in discussione. Più comodo avere intorno chi ti blandisce, non ti contraddice mai, non ti accarezza contro pelo.
Pazienza, c'è posto per tutti a 'sto mondo.
Io devo risolvere il problema della porta e ormai, determinato, nessuno mi può più fermare.

Lascio passare qualche giorno. Alla fine di settimana scorsa, finalmente, forse capisco come fare.
Prendo un po' di olio lubrificante, allento qualche vite, tanta forza di volontà e comincio a spingere.
Sembra si muova, ma non troppo.
Sembra cedere, ma non troppo.
Ma a un certo punto, poco prima che l'ennesimo infarto mi stronchi lì sul pavimento, sento alle spalle dei passi, sempre più vicini. Due mani, lunghe e delicate, improvvisamente compaiono poco sotto le mie e cominciano, con determinazione, a spingere.
E la porta, piano piano, lentamente ma ormai inesorabilmente, comincia a muoversi, cigolando un po', ma si muove, caspita se si muove.
Fisso gli occhi di chi mi aiuta. Forti, profondi, splendidi. Mi sorride.
"Forza", mi ritrovo a sussurrare, per aiutare l'azione.
Mi guardo in giro. Non vedo nessun altro.
Sorrido e penso che ormai manca, poco, pochissimo, e la porta finalmente sarà chiusa.
A un certo punto, in modo totalmente inaspettato, come se avesse superato una sorta di blocco, la porta prende a scorrere veloce, senza impedimenti. Appena ce ne accorgiamo molliamo la presa e la accompagniamo dolcemente fino a fine corsa.
Clic, si sente.
La porta è chiusa, finalmente. 
Tutto risolto, improvvisamente, in una mattinata, proprio quando disperavo di farcela.
- Ci voleva tanto?, mi ritrovo a pensare. 

Vorrei festeggiare, vorrei portare fuori a cena chi mi ha aiutato, comprarle un dimante da 200 carati, per ringraziarla.
Mi volto, non vedo più nessuno. 
Ma me la sono sognata?
Un foglietto sul tavolo con un numero di telefono e una parola sola: 'chiamami'.
E ho chiamato, e dopo nulla è stato più come prima.
Anche se è autunno, sta arrivando la primavera.



mercoledì 5 ottobre 2016

C'e' posta per te!!!

La posta elettronica è straordinaria. Ci ha cambiato la vita.
Il lato oscuro è lo spamming, o comunque ricevere improvvisamente messaggi di ogni tipo, dalla promozione pubblicitaria per il nuovo furgone della Peugeot all'invito al nuovo vernissage di chissà quale pittore sparso sulla penisola; dal tentativo di venderti casse di aspirina a prezzi irrisori ai lascivi messaggi di qualche escort di un qualsiasi paese dell'est con testi in un italiano imbarazzante.
Solo dall'oggetto dell'email capisci che non te ne frega nulla nel 99,9% dei casi.
Dall'inizio del mese di settembre, non so perché, ricevo un oroscopo, tutti i giorni, oltre a quello settimanale, con aggiunta anche di quello mensile. Forse è un tentativo di farmi abbonare a qualche servizio a pagamento, comunque la cosa ormai ha una sua cadenza giornaliera. Porbabilmente, a un certo punto, torneranno da dove sono venuti.
Ogni tanto, quando mi ricordo, gli butto un occhio. Con grande distacco, con grande ironia e con grandissima diffidente lontananza. Ma anche con curiosità. Chi non vorrebbe conoscere cosa gli riserva il proprio futuro?
Non ho mai avuto alcuna attrazione per l'astrologia
E da quando butto l'occhio, le altisonanti previsioni battono su un tema costante e assolutamente coerente con se stesso: sta cambiando tutto, nella mia vita.
E soprattutto, per essere più precisi, stanno arrivando grandi novità sia per nuovi progetti professionali di grande successo, sia dal punto di vista amoroso, sia da quello più generale di vita.
Uno stravolgimento che comporterà grandi nervi saldi, grande sensibilità e molto coraggio.
Non so come si facciano gli oroscopi.
Ma una cosa è certa. È quello che sta avvenendo, almeno da alcuni punti di vista.
Grandi prospettive si stanno affacciando all'orizzonte, grandi cambiamenti si stanno delineando in fondo al tunnel, grandi decisioni stanno maturando.
E grande preoccupazione da parte mia. Ma sono forte come un toro e l'entusiasmo dei primi giorni e' tornato a trovarmi. Alla faccia di gufi e detrattori di ogni risma..
Il momento è splendido perché ricco di adrenalina, pieno di curiosità e colmo di sofferente entusiasmo.
Tremate, gente, tremate. Aldilà dell'oroscopo.

martedì 4 ottobre 2016

Padre e figlio, inscindibili

Domenica mattina, questa appena passata.
Bianca e sua madre si involano con amiche di scuola a vedere (ma lo sapete che a Milano la domenica mattina a 5 euro si vedono i film?) l'ultimo film di grido della produzione d'animazione.
Andrea non ci sente e 'insieme alle bambine io non ci vado, chiaro?' dichiara con quella voce a volume altissimo che gli è venuta.
Allora che fare?
Propongo:
- Amore mio che facciamo? Che ne dici se andiamo al nuovo centro commerciale di Arese che è l'unico che ospita un negozio originale della Lego? Sono mesi che ne parliamo...'.
Andrea continua avere una passione smisurata per i Lego, in particolare per quella produzione smisurata di navi spaziali e scene di battaglie che escono dai film della serie Star Wars.
- Bellissimo, andiamo, mi risponde entusiasta. Una volta tanto...
Ci svegliamo presto e inforchiamo l'auto. Alle 9,15 siamo già là. Voglio evitare il popolo bue che presto affollerà il girone infernale e che passa le sue giornate di festa a bighellonare, spendere e mangiare al chiuso sentendosi finalmente realizzato.
Non c'è ancora in giro quasi nessuno.
Da buon sociologo della domenica arrivando non posso che andare con la mente al passato glorioso di quei posti che in origine ospitavano la gloriosa - e un po' tanto buzza - Alfa Romeo, rivedendo tra un negozio e l'altro fantasmi in tuta blu che si aggirano sperduti, catene di montaggio ormai obsolete abbandonate in un angolo virtuale e mani sporche di grasso piene di dignità e fierezza.
Il mondo va avanti o forse indietro, ma comunque si adatta, cambia, ci mancherebbe, ma la tristezza, o comunque la malinconia di un mondo ormai perduto per sempre sale alla gola stringendola, mandando per un attimo i polmoni in debito di ossigeno.
La mente va subito a un'altra domenica mattina, di tantissimi anni prima, in cui con mio padre - chissà per quale occasione - avevamo visitato la fabbrica, almeno un pezzo, in una di quelle giornate 'aperte' in cui la fabbrica, cerniera centrale di una società, si apriva alla comunità.
Non posso fare a meno, in un istante, di domandarmi dove sia oggi l'Alfa Romeo, che fine hanno fatto le migliaia di persone che vi lavoravano. E dove sia mio padre ora.

Mi passo una mano sulla faccia, come per cancellare i ricordi e le malinconie.
- Sono qui con mio figlio, questi pensieri un po' lugubri, oggi, non fanno minestra, mi dico, citando una persona che frequentavo assiduamente tempo fa.

Bene, cominciamo la visita, dopo un parcheggio facile visto che i vasti piazzali che ospitano le auto sono ancora sostanzialmente vuoti.
Entriamo. Un tripudio di negozi, scale mobili, luci, aria condizionata, commesse dal trucco improbabile alle prese con la preparazione dell'invasione quotidiana, odori, profumi. Chissà quante persone ci lavorano qui dentro, penso.
Andiamo subito alla ricerca del negozio della Lego. Lo troviamo, entriamo, Andrea comincia la sua scansione con occhio esperto, valuta, soppesa.
Una giovane commessa di circa vent'anni dal viso solare e sorridente ci indica, suggerisce, mostra, motiva. Andrea è tosto, non si fa impressionare, rincalza, discute, ne sa lui più di lei.
Io intanto mi guardo in giro e mi ripeto 'qui, mai più!', alimentando la mia spocchiosa spocchia snobista.
- Papi, qui non c'è nulla di che. Ci sono le stesse cose che c'erano a New York, e i pezzi sfusi sono solo quelli di base. Andiamocene, chiosa un po' deluso.
Acquisto solo due calendari dell'avvento - uno di Star Wars per lui e uno di Lego City per Bianca - e usciamo.
L'ultimo obbiettivo è comprare dei pantaloni per lui. Ormai cresce alla velocità della luce e per l'autunno non ha più nulla che gli vada bene. Zara, vicino, perfetto.
Ci divertiamo come pazzi, guardandoci in giro, scherzando, abbracciandoci ogni volta che ci va.

- Abbiamo finito, facciamo un giro e vediamo cosa c'è? gli propongo. - Intanto che ancora non è ancora arrivata l'orda barbarica, che dici?
- Ok, mi risponde. - Mi piace questo posto, mi risponde. Contento lui..
Negozio della Bialetti, compro una moka, visto che quella che abbiamo a casa, dopo tanti accorgimenti, fa comunque un caffè da vomito.
Negozio della Lindt, compro quattro tavolette di cioccolato dai diversi aromi.
Negozio che non so come si chiami - c'è anche in centro a Milano - compro finalmente dopo anni una giacca di velluto, seguito da una commessa carina di circa trent'anni che non mi stacca gli occhi di dosso e che alla fine, appena Andrea si allontana un attimo per guardarsi in giro, mi dà il biglietto da visita del negozio con il suo cellulare aggiunto a penna. Manco fossi Cary Grant. Che cestino appena esco dal negozio. Se si vuole 'cuccare', almeno con me, ci vuole un po' più di eleganza e di stile, eccheccavolo. Oppure nisba.
Forse, a questo punto, abbiamo finito davvero.
Prendiamo una delle diecimila scale mobili che alimentano il passaggio tra i piani del centro, e Andrea mi guarda con occhi tristi e mi domanda:
- Qualsiasi cosa succede, è vero che tu mi vorrai sempre bene?
Io lo guardo stralunato, interdetto, spiazzato.
- Di più, ogni giorno di più, gli rispondo, con un magone che cerca di salire e che io riesco buttare giù. - Ma cosa pensi possa succedere? gli chiedo incredulo.
- No, no, niente, niente... e si allontana.
Poi finalmente ce ne andiamo.
Tappa in città alla Feltrinelli, poi pizza da Spontini, poi finalmente casa, dopo avere incrociato il resto della famiglia alle prese con un panino poco lontano.
Giornatona.

Stamattina, portandolo a scuola, Andrea mi ha detto, cosi' improvvisamente.
- E' stata una bellissima mattinata domenica, Papi. Siamo stati proprio bene.
Mi ha fissato negli occhi per qualche secondo di troppo e poi mi ha schioccato un bacio ed è entrato nella scuola.

lunedì 3 ottobre 2016

Consultare il popolo! Mi raccomando...il referendum...

Aldilà di una più riflessiva e approfondita riflessione sulla democrazia - quella che conosciamo noi, mi sale alle dita la necessità di fare un piccolo, piccolissimo!, ragionamento sul referendum - in quanto strumento di consultazione, approvazione o abrogazione - di una qualsiasi iniziativa o legge.
La riflessione mi viene automatica oggi dopo questo weekend dove il popolo de noantri è stato chiamato a esprimersi in diversi paesi, in attesa della madre dei referendum che si accinge a partorire il suo scaraffone all'inizio di dicembre.

Ungheria. Non entro nel merito del quesito e della schifosissima operazione di quel'oscuro ungherese che è a capo del paese oggi. E del quesito, sporco e inaccettabile.
Ma leggo ieri sera che il risultato scontato (oltre il 95% di no alle norme europee in tema di migrazione) non è valido perché non si è raggiunto il quorum. Poco sopra il 40% la partecipazione.

Colombia. Poi stamattina leggo di nuovo che il referendum che doveva approvare l'accordo con le Farc non è passato. L'accordo mette la parola fine a 50anni e più di guerra civile che ha fruttato nulla tranne che centinaia di migliaia di morti.

La Svizzera vive di referendum. Ne ha appena tenuto uno in cui si limita in modo sostanziale l'assunzione di lavoratori stranieri a favore di quelli locali. Poi voglio vedere chi gli fa il pane e chi asfalta le strade...ma tant'è.

Senza parlare della Brexit...

Ecco.
La consultazione del 'popolo', una demagogia abilmente diffusa per sottoporre al popolo stesso temi di natura specifica che dovrebbero essere, a mio parere, esclusivi della politica, delle sue dinamiche, e di chi ha a disposizione strumenti approfonditi.
Il 'popolo' non può essere consultato su qualsiasi cosa, non ha la capacità ed è, facilmente, manovrabile.
Non è un caso che proliferano consultazioni popolari su temi chiaramente populisti, promossi dalle parti più retrive e conservatrici dei quattro angoli del paese, in cui i promotori fanno leva su paure, ignoranze e ristrettezze mentali.

Il nostro del 4 dicembre è borderline. Richiede dimestichezza di valutazione, conoscenze della costituzione che nessuno ha, sensibilità politica, elementi di base sulle dinamiche parlamentari e capacità di giudizio. Invece la gente andrà a votare, grazie a quel vago tentativo di 'ridurre i costi della kasta', quando invece l'obbiettivo è ridurre gli strumenti di controllo del parlamento e tracciare chiaramente la strada verso un premierato forte e quindi uno stato presidenziale.

O si fa un esame di abilitazione prima di votare o è inutile consultare il 'popolo'. Che sa tutte le formazioni del calcio e conosce a memoria l'ultima canzone del rapper nostrano, e nulla più...



Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...