giovedì 28 maggio 2015

Puff, e sei divorziato!

Qui vedete una foto straordinaria, che tocca anche il cuore.
Ai più giovani non può dire nulla, ma forse anche ai miei coetanei, perché difficilissimo distinguere e riconoscere questi due signori un po' agée.
Sono nientepopòdimeno che i due giovani hippies che campeggiano sulla copertina del disco - che tengono in mano - (la versione originale è un triplo lp) del festival di Woodstock.
È stata riportata su siti di informazione qualche giorno fa con il titolo, più o meno uguale dappertutto, 'sono ancora insieme!'.
Cioè dal 1969, anno in cui si volse la madre di tutti i festival di musica rock, la coppia - che sulla copertina si abbraccia avvolta dalle coperte usate per le nottate sotto un cielo di stelle - è ancora felicemente accoppiata (sposati o no, non ne ho idea) e sorride con il disco in mano in una sorta di commemorazione.
Allora, aldilà della notizia carina che però non sposta le sorti del mondo conosciuto, ci viene automatico fare alcune considerazioni, anche po' dozzinali e non troppo acute dal punto di vista intellettuale, sulla durata degli amori, dei matrimoni e sulle loro possibilità evidenti di reggere alla prova del tempo.
Parlo io che sono al secondo matrimonio, ma tant'è.
In effetti, e non ci vuole la coppia di Woodstock per capirlo, sempre più spesso si trovano anziani che per mano sfilano sfrontati per la città, coppie che superano i cinquant'anni di matrimonio come se fosse un pomeriggio in piscina, oppure famiglie che stanno insieme per una vita senza fare un plissé.
Bellissimo.

Ma più vedo questa foto, più vengo a sapere di queste lunghissime convivenze, più ne gioisco, e più sono convinto che il divorzio sia stata una delle conquiste civili più importanti del secolo scorso e che la recente legge approvata che ha accorciato a sei mesi la gogna prima di lasciarsi definitivamente, sia solo un altro passo verso la totale e assoluta possibilità di lasciarsi in pochi giorni e senza che alcun soggetto esterno dica la sua e avvalli la separazione definitiva.
Sei mesi sono ancora un abominio, ma diciamo che rispetto ai tre anni che ho dovuto osservare io, e a tutto il tempo in più per convincere, fare, organizzare e pagare, oggi per la coppia scoppiata è una vera passeggiata.

Una, il parlamento di Renzi, l'ha fatta giusta.

martedì 26 maggio 2015

Gli occhi, sì, gli occhi...

Ormai è diventata una pratica in disuso, almeno sembra.
Sempre più persone quando ti parlano guardano da un'altra parte. I più timidi in basso, chi cerca di fregarti si guarda le mani, chi vuole conquistarti guarda sognante il sole del socialismo, che ormai non sorge più ma sta ormai scomparendo all'orizzonte dopo un lungo e nuvoloso tramonto.
Ma il problema non è 'saper reggere lo sguardo', che in ogni banalissimo corso per coaching o di assertività ti propinano.
Il problema è che non guardandosi più negli occhi si perde l'occasione di vedere una delle cose più affascinanti e più formidabili che l'uomo o la donna possa vedere oggi nel mondo: gli occhi stessi.
E non è una questione di colore, di bellezza del viso che li circonda, di volontà di sedurre, o di odio profondo.
Guardare negli occhi ti permette di perderti nella profondità del cuore delle persone che ti sono di fronte, ti consente di cascare tra le sue braccia - virtuali naturalmente - e di entrare in sintonia piena.
Oppure il contrario, ti aiuta ad allontanarti, a prendere le distanze con chi con te non c'entra proprio nulla.
O, spesso, ti aiuta a comprendere se il tuo interlocutore, magari per il suo bene, cerca di convincersi con sottili e veniali bugie.
Gli occhi sono un mare infinito di bellezza.
Gli occhi non mentono mai, sono veri.

lunedì 25 maggio 2015

La vita è ingiusta

È la frase che la madre di un mio amico mi bisbigliò appena venuta a conoscenza di un male che pochi mesi dopo l'avrebbe portata alla morte.
Mi è sempre rimasta in mente, anche perché è una frase di grande confidenza, e corona una conoscenza e una frequentazione quarantennale.
Perché questo ricordo?
Perché in fondo, aldilà della drammaticità dell'episodio, spesso ci si trova di fronte a considerazioni di questo tipo, naturalmente quando non tutto va per il verso giusto.
Come se la 'vita' fosse un'entità esterna a noi che tutto governa, per chissà quali regole divine oppure terrene, oppure, come forse di fatto è, per quale casualità.
Più passano gli anni e più si fa l'incontro con le malattie, con le difficoltà, con la morte.
Tutte manifestazioni 'naturali', con le quali dobbiamo fare i conti tutti i giorni, senza distinzione di sesso e condizione economica, a cui dobbiamo inchinarci cercando solo di contenere i colpi.
Gli anni che passano tracciano dei solchi profondi verso il mondo che ci circonda, lasciando aperti spiragli di porte che gradualmente si chiudono.
Ma la 'vita' è comunque bellissima, ti incita a continuare, ti avvicina sempre di più a chi ami, ti lascia l'illusione di un sogno, di un progetto, di un cambiamento.
Poi, forse, un giorno, ti alzi e ti rendi conto che che tutto è finito, che le porte si sono chiuse del tutto, a quattro mandate, che i sogni sono solo quelli agitati nelle poche ore che dormi di notte, e che i progetti sono solo quelli che fai sulla carta.
Ma tant'è, perché sai di avere vissuto, di avere fatto tante cose, di avere gioito a lungo, e di avere pianto ancora di più, di avere amato e, soprattutto, di aver trovato negli occhi dei tuoi figli, l'infinito.

venerdì 22 maggio 2015

Actors studio

Recita di Bianca ieri a scuola, per suggellare la fine della stagione scolastica e dare inizio a quel periodo dell'anno in cui le famiglie senza sostegno alcuno, devono incominciare a pensare, organizzare, accantonare (denaro) e pianificare
 dove 'spostare' i propri figli, in attesa delle vacanze estive e poi della ripresa delle fatiche scolastiche a settembre.
La recita, per definizione nella presentazione della maestra, era un insieme senza filo logico di canti e balli, con intermezzi recitati e spesso urlati dai singoli o in gruppo.
Bianca era bellissima, e forse di più, con la camicia bianca d'ordinanza e una pettinatura che ricordava una dea greca.
Una gioia per gli occhi.
Un momento dello spettacolo
Come sempre era tra le più partecipi, tra le più attive, perennemente in prima fila, sorridente, gioiosa. Una meraviglia per gli occhi.
I momento clou dello spettacolo è stato quello in cui uno dei bambini ha presentato il prossimo medley di canzoni, con una motivazione.
- Ora cantiamo una serie di canzoni che celebrano la nostra città ma che anche ricordano Napoli che è la città di una delle nostre compagne.
E via con O mia bela madunina, che tra l'altro ha quella frasetta non proprio bellissima che recita '... ma poi vegnen a Milan...' e che inchioda i meridionali immigrati. Ma tant'è, ormai è sola tradizione popolare musicale, oggi i problemi sono altri.
Ma il passaggio bellissimo è stato quando tutti improvvisamente, in coda a mia bela madunina, tutti si sono messi a cantare 'la pizza con pummarola in coppa' per poi sbarcare con entusiasmo crescente in un potente e assordante 'funiculì funiculà' che ha travolto la platea in un battimani fragoroso e anche un po' sbracato.
Questa maestra è un genio, sia della spettacolarità, sia dell'aggregazione e sia dell'inclusività. Molto attenta, molto sensibile e molto determinata.
Per tutto lo spettacolo, io ho trattenuto a stento l'emozione di vedere mia figlia così serena e coinvolta, cercando di non farmi vedere. In queste cose sono un povero sentimentale, e spesso in certe situazioni non va bene, proprio per nulla.
Comunque grande pomeriggio, grandi cose si prospettano all'orizzonte, e non solo per i miei figli.
Grande confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente.

 

martedì 19 maggio 2015

Se sessant'anni, per voi son pochi, provate voi a invecchiar

- Ti posso dire una cosa? faccio io al mio alterego immaginario.
- Stavo leggendo, uffa, che c'è?
- Ti racconto una storia.

C'era una volta un uomo che aveva quasi raggiunto i sessanta, i figli grandi ormai pronti a tuffarsi nella vita vera.
E poi una moglie e vent'anni di matrimonio, una vita professionale di successo, situazione economica più che soddisfacente, bella case, auto, vacanze e cotillons.
Un giorno quest'uomo, dopo aver dato qualche segnale di disagio, si alzò dal letto, si avvicinò a sua moglie, la prese dolcemente per mano, la portò sul divano del loro elegante salotto, la fece sedere, si sedette di fronte e cominciò:
"Cara moglie, io me ne vado. Non ne posso più, sono stufo di questa vita familiare, ho bisogno di realizzarmi fuori da queste mura, da queste abitudini, da queste responsabilità."
Lei lo guardava, fisso, con la bocca un po' aperta, non tanto per meraviglia ma soprattutto perché non capiva bene cosa stava succedendo.
"Da domani porto la mia roba nell'altra casa, voglio vivere solo. Naturalmente non fuggo, continuerò a occuparmi dei nostri figli, sia dal punto di vista affettivo sia da quello economico. E sarò sempre presente. Ma la mia via da domani sarà lontana da te."
Lei socchiuse la bocca, anche perché in debito di saliva, si guardò intorno e annuì.
Da quel giorno quell'uomo cercò di ritrovare una sua giovinezza perduta, un po' di trasgressione come rimborso, un po' di spensieratezza e di leggerezza.
Cominciò a uscire la sera con presunti amici, ottenne qualche avventura condita di sesso, arrivò la sera tardi a casa, qualche viaggio in paesi esotici ricchi dal sociale un po' torbido, weekend, palestre...
Cambiò anche un po' i connotati. Si taglio i capelli come se fosse uno di vent'anni, si vestì all'ultima moda, macchina nuova all'ultimo grido, e chissà che altro.

Poi, a una serata con i vecchi amici di sempre, uno di loro, guardandolo da lontano, sbotta, senza alcuna malizia e invidia ma solo con l'affetto di un'amicizia di più di quarant'anni:
"Ma a quasi sessant'anni, chi ti fila ormai? Dove credi di andare?"

- Scusa non ho capito perché mi stai raccontando questa storia..., mi fa l'omino dentro di me.
- La racconto solo perché è la dura realtà. Alla nostra età non puoi più tornare indietro, ma solo andare avanti, ad assolvere gli impegni che ti sei assunto. Verso te stesso, verso la famiglia, verso la società.
- Mi sembra un ragionamento un po' bacchettone.
- Forse, ma ognuno deve guardare allo specchio e a un certo punto sapersi arrendere. A volte ritirarsi è molto più dignitoso che combattere fino alla morte.


giovedì 14 maggio 2015

Alleggerirsi un po'

Un obbiettivo più grande del mondo intero.
È un consiglio che dispendio a tutti, ma faccio molta fatica ad applicarlo su di me.
È uno stile di vita, è una tendenza, a volte è pure una chimera.
C'è chi si avvale della collaborazione di stimati professionisti, e chi invece punta solo su se stesso.
Oggi comunque è una necessità, non è solo un'aspirazione.
Bisogna rendersi la vita più facile, bisogna liberare la mente, ma soprattutto bisogna comprendere che la vita non è una battaglia quotidiana per la sopravvivenza (e scusate il gioco di parole del tutto involontario), ma è anche prendersi del tempo, amare quello che si ha intorno, a volte accontentarsi e a volte abbandonare la guerra. A volte sconfitti si è liberi.
Oggi sono riuscito ad alleggerirmi  grazie a una notizia familiare che ha spinto, molte delle nuvole che sovrastavano il mio cielo, a trovare altre latitudini.
Una di quelle bellissime notizie che tolgono un peso dal cuore, che tolgono un po' di preoccupazioni e che rendono la vita più solare e meno problematica.
Bellissimo, era da tempo.
Oggi ho qualche anno in meno...
 

mercoledì 13 maggio 2015

Sarà il profumo del Giglio...

Il ritorno da Firenze, la sera di domenica, ha comportato un lato oscuro.
Appena arrivato a casa un'influenza intestinale mi ha messo a terra, per due giorni, con punte di quasi 39 di febbre e pellegrinaggi costanti verso i luoghi meno nobili della magione. Un dissesto assoluto.
Forse è stato un complotto dei renziani che mi hanno individuato subito appena messo piede in città, mi hanno fatto spendere un sacco di soldi e appena stavo per ritornare mi hanno colpito duro con qualche fiala mefitica.
Quindi? 'E a noi', direte voi?
Quindi sono rimasto a casa per due giorni in stato comatoso, con scarsa autonomia intellettuale e forti mal di testa. C'era poco da fare.
Allora accendo il computer, almeno navigo un po', cazzeggio in rete, leggicchio e mi addormento come un sasso.
E invece, t'el lì, al video forum di Repubblica, il maleducato talentuoso, come l'ha definito il De Bortoli dimissionato.
E cioè il Renzi.
Ho pensato: non sarò così scemo, con la febbre e con la testa che si apre in due, da spararmi l'ennesimo comizio su "io che faccio tutto e gli altri che non hanno fatto nulla, su io che vinco e gli altri hanno sempre perso" in queste condizioni, vero?
Sì, sono così scemo, e non me ne sono pentito. Per nulla.
Per la prima volta sono riuscito ad arrivare fino alla fine di un'intervista con il ragazzino impudente, incazzandomi come una bestia su un sacco di questioni, ma apprezzandone altre.
Per la prima volta il presidente del consiglio - ci sono le elezioni imminenti, non dimentichiamoci - ha ragionato, ha discusso e ha anche avanzato strategie e prospettive in cui un po' mi riconoscevo.
Quali?
Un pochino sulla legge elettorale - che comunque è un pericolo -, un pochino sui provvedimenti sul falso in bilancio, un pochino sulle leggi che invadono le libertà personali e di coscienza. E poi sulla scuola.
I ragionamenti a volte filavano, forse perché in un contesto più ragionato, meno da grande pubblico e meno in piazza.
L'uomo è un fine comunicatore, quindi non c'è da fidarsi mai. E lo dice uno che di comunicazione vive. Ma l'altro giorno ha avuto la faccia tosta di spingersi verso atteggiamenti e linguaggi che potevano essere apprezzati e che intravedevano spiragli in un atteggiamento, e in un orientamento strategico, meno disprezzabili.
Poi è caduto miserabilmente sulla politica in Liguria (sulla sinistra masochista è stato veramente inaccettabile), si è arrampicato sugli specchi sulle liste in Campania, ha ribadito le sconcezze di una legge sulla scuola inaccettabile e ha difeso a spada tratta il Job Acts che è molto a tutela degli imprenditori, anche perché gliel'hanno preparata e scritta proprio loro (e lo dico da imprenditore...).
Ma il giovin signore ha fatto una migliore figura l'altro giorno, e non me l'aspettavo.
Ora è tutto da vedere se è solo propaganda per le imminenti elezioni amministrative - che lui in trasmissione ha un po' snobbato - oppure se è un cambio di passo dopo avere messo al sicuro le cose a cui tenevano veramente i suoi sponsor più potenti.
Forse è il profumo del giglio fiorentino che mi ha inebriato, spero non rovinato...



martedì 12 maggio 2015

Ribolliti a puntino

- Allora siete tornati, mi fa il solito ficcanaso che spesso compare nella mia vita. - Com'era Firenze?
- Meravigliosa come sempre, affascinante, ricca, e spaventosamente sporca e affollata.
Mi ricordavo della vera grande bellezza della città, ma di questo caos, di questa confusione diffusa, di questa cafoneria dilagante, di questa lercio assoluto in giro per la città... no, non proprio non lo ricordavo.
- Vabbè, pur di dare addosso a Renzi, ti inventi pure questa.
- Ma no, è vero. Tutti i servizi che si leggono sulla cialtroneria dilagante del turismo globale sono vere. In giro c'è un'amenità umana che fa paura, con postulanti a ogni angolo di via che ti chiedono soldi o ti vogliono vendere ciarpame vario, gruppi di viandanti che bloccano i passaggi, carrozzelle a duecento all'ora che si fanno largo fischiando come in un film western, auto elettriche che per farsi sentire usano dei segnali acustici ancora più inquinanti delle auto a benzina, file interminabili, costi esorbitanti...
- Ho capito, caro il mio snob. Non ti è piaciuta.
- Tutt'altro. Bellissima, straordinaria, con cose meravigliose che hanno riempito gli occhi ma soprattutto la mente. Impagabile, nonostante tutto.
La nostra gita culturale ha toccato gli angoli classici della città: piazza della Signoria, visita agli Uffizi, Duomo, Santa Croce, Ponte Vecchio, Arno, palazzi vari...una vera bellezza.
I due principi sono stati bravissimi, hanno camminato per chilometri, si sono appassionati da veri intellettuali e hanno mangiato come orsi.
- E l'unica vera meta che vi eravate prefissata, l'avete vista? 
- Via dei Bonizzi? Certo. Un pellegrinaggio vero e proprio, contrassegnato e fotografato in lungo e in largo. Come tradizione familiare iniziata da mio fratello con i suoi figli.
- E com'è?
- Una piccola via alle spalle del duomo, con auto posteggiate, lercia come tutta la città, e non di particolare fascino. Ma è la "nostra via", e quindi è bellissima.
- Ho capito. Peccato non vedere qualche foto...
- Ok, te ne allungo due, tanto per dare l'idea, proprio perché sei tu..., una anche con gli Squali.
Te saluto. 
 

venerdì 8 maggio 2015

Il weekend della famiglia Brambilla...

...anche se non mi chiamo Brambilla, ma rende l'idea.
Tra poco ritrovo di tutta la famiglia appassionata e solidale presso la famosa stazione centrale della grande Milano che si tira su le maniche e pulisce tutto perché c'è l'Expo e poi anche perché ci incazziamo come bestie quando qualcuno ci sfascia qualcosa.
- E dov'è che andate, se mi è permesso chiedere?
- È permesso, è permesso, è pure consentito. Andiamo tutti quanti alla corte renziana a inchinarci di fronte a tante capacità di fare fumo senza un filo l'arrosto. Andiamo a Firenze.
- Hai capito..., girano i soldi eh?
- Senti non mi rompere l'anima. Andiamo a fare una gita culturale, con un pezzetto, spero!, di enogastronomia spinta. I bambini non sono mai stati, mia moglie e io ci siamo stati più volte e le ultime sempre per lavoro, la città è meravigliosa, con il frecciarossa ci si mette neanche due ore, quindi pronti via!
- Bella idea, bravi. E dove dormite?
- Alberghetto senza pretese ma centralissimo, dietro San Lorenzo. Niente auto, a piedi per due giorni, alla ricerca di belle cose da vedere, buone da mangiare per lo stomaco e per la mente, stare insieme e dimenticare il resto. Almeno per due giorni. Un po' come in 'Camera con vista', sperando di incontrare non solo vecchiette alle prese con il Grand Tour.
- Avete già un itinerario?
- Un po' la conosco, un po' mi piace girare a zonzo, senza tanto pianificare. Sicuramente in treno ci faremo qualche idea più precisa, aldilà dei luoghi canonici che non ci possiamo far mancare. E poi abbiamo una meta al disopra di tutte.
- Cioè? Gli Uffizi? Santa Croce? Piazza della Signoria?
- Ma va là. Ben più importante. Via dei Bonizzi, micro carrugio dietro al duomo ai più sconosciuti, che però porta il nome della famosa casata ora di stanza in Lombardia.
- Mai sentito nulla di famoso sul tuo cognome...
- Infatti, sembra che avessero un ruolo di sarti o mercanti di tessuti nel rinascimento presso le corti, forse anche tra i congiurati contro la famiglia potente, e quindi pure giustiziati. Boh, è un bel gioco per i bambini e faremo la foto di gruppo sotto il nome della via.
- Bello!
- Vado, sennò perdo il treno.
- Ok tienici informato, mi raccomando, facci vedere le foto, sui social, video...
- Ma tu te lo sogni, figuriamoci.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...