Lo incontro, dopo una telefonata d'allarme, al parco Sempione.
E' una fresca mattinata, dopo tanto caldo asfissiante. Le previsioni dicono che ritornera', quindi godiamoci questa finestra di fresco.
E' un vecchio amico, una conoscenza che parte dalle scuole, con cui ho condiviso la vita, le gioie e i dolori di un'esistenza. Nonche' la passione politica degli anni migliori, la delusione, ma senza rinnegare nulla.
- Eccomi, maledizione, ma che succede?
Lui alza lo sguardo verso di me, ha le occhiaie, visibilmente scosso. Mi guarda.
- Allora, cosa c...o sta succedendo? gli sparo in faccia visibilmente preoccupato per quello sguardo perso nel nulla.
- Ci siamo lasciati, e non capisco perche'.
- Oh madonna, tutto li'?
Lo sguardo improvvisamente da vuoto si riempie di sangue e di determinazione. Finalmente vedo il mio amico di sempre tornare quello che e', un romantico fatto di granito.
- Vuoi che ti spacco la faccia ora o tra cinque minuti? mi sibila nell'orecchio, visto che siamo in luogo pubblico.
Sorrido. E continuo.
- Ma no, davvero, c'e' bisogno di fare 'ste scene per la fine di un amore? Siamo un po' vecchi per piangere di fronte a un tramonto con una colonna sonora a effetto in sottofondo, non ti pare? Ormai la vita sai che cos'e', sai che tutto esiste solamente per svanire immediatamente dopo. A maggior ragione i rapporti sentimentali tra i sessi.
A volte la mia saggezza arriva a spiazzare anche me, e sentendomi pronunciare questa filippica agnostica e anche un po' cinica ho un piccolo sbandamento che rapidamente recupero.
- Insomma mi vuoi dire cosa e' successo? Perche' e' finita?
- Perche' e' finita ha i suoi motivi, tra l'altro ben fondati, intendiamoci. Ma il problema e' il profondo senso di sconfitta che mi ha lasciato, e la profonda convinzione che lei non abbia capito quanto amore le ho regalato.
- E vabbe' che ci vuoi fare, non sarai il primo!
- No non saro' il primo ne' l'ultimo, ma il vuoto ora e' incolmabile e non solo per un ritorno adolescenziale di senso dell'abbandono. Devo riuscire a convincermi che ho fatto tutto quello che era possibile. Sono furente con me stesso. In questa storia ho messo l'anima, e a quanto pare nessuno se ne e' accorto.
- Tronca tutto senza esitazioni, non lasciare fili e lacci sottili che ti legano a lei, cancella le sue foto, butta i suoi regali, cambia numero di telefono, vendi casa, lascia il paese... In questi casi l'unica e' non lasciare porte aperte, non trascinare, ma avere le palle per chiudere definitivamente, senza esitazioni, che sono le madri di tutti le depressioni post-amore.
- E' quello che ho fatto, a parte cambiare case e paese perche' non mi sembra il caso. Ma il distacco e' una lacerazione fisica che si allarga ogni minuto che passa, un dolore allo stomaco che impedisce di mangiare, di bere, di sorridere, di dormire. Ed e' passato solo qualche giorno, chissa' cosa succedera' tra un mese!
Ci allontaniamo dalla panchina all'ombra per andare incontro al freddo vento che tira sempre piu' forte, anche per far calare la tensione, che vedo sempre piu' alta negli occhi del mio compagno di vita.
- La soluzione e' l'immediata sostituzione, l'avventura dura e cruda con altre donne, la scopata e via che tanto aiuta. O no?, gli prospetto accompagnando le parole con una postura propositiva e confortante. - O sono troppo duro e insensibile, e forse anche banale?
- Non lo sei, e' il mio stesso pensiero, ma avevo bisogno che me lo dicessi tu! Ho bisogno di altro, di vita, di essere apprezzato, di essere accarezzato, amato, soccorso, corteggiato, rincuorato. Io sono una brava persona, non mi merito tutto questo.
Io lo guardo da sopra la spalla, cercando di non scoppiargli a ridere in faccia. Ma so che e' sincero, non sta recitando a soggetto.
All'improvviso si allontana, con il telefono in mano, smanettando nella rubrica alla ricerca del numero giusto.
Lo lascio solo, almeno per quell'attimo.
Lo guardo da lontano, mentre parla e gesticola.
E penso che deve avere una rubrica folta e soprattutto disponibile, visto la facilita' con cui ha avviato la conversazione.
Io mi guardo in giro. Bambini che giocano, mamme che corrono loro appresso, soliti fissati del fitness che corrono, uccellini in competizione per il solito pezzo di pane abbandonato, qualche anziano sereno che chiacchiera.
Dopo un po' mi giro a controllare che la telefonata sia in via di conclusione, mi avvicino, gli faccio segno chiedendo con le mani con chi stesse parlando...
Lui mi ignora, e ride al telefono e continua a parlare, come se nulla fosse.
Sta reagendo, almeno ora.
Lo lascio, nel dubbio, alla sua solitudine, alla sua sofferenza, al suo dolore. E al suo nuovo corteggiamento. 'Muore un papa se ne fa un altro' diceva sempre mia madre ogni volta che portavo a casa un delusione d'amore. E aveva ragione.
Torno ai miei affari pensando che tutto quello che gli ho detto avra' solo un effetto di momentanea euforia e conforto, e che la realta' e' ben piu' complessa di un buon consiglio di un amico. Molto di piu'.
Mi volto a guardarlo ancora una volta e mi ritrovo a pensare, egoisticamente, che non lo invidio proprio.
L'amore muove il mondo, ma spesso sbaglia la direzione di marcia. Non sempre si riesce a sterzare prima del muro, a volte si sbatte e ci si puo' fare molto male.
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