venerdì 25 luglio 2014

Fermate il mondo!

Cari Squali,
'sta cosa che mi rivolgo a voi via blog con lettere 2.0 mi piace e sta diventando un buon modo per affrontare argomenti difficili, che forse non siete ancora in grado di comprendere.
Ma tant'è.
Quando sarò volato da qualche parte - spero il più tardi possibile - potrete leggere in santa pace quello che vostro parte voleva dirvi ma non aveva avuto la capacità di farlo.

Oggi il mondo fa schifo, punto.
Uno scenario apocalittico si profila all'orizzonte, visto che ogni angolo della terra è pieno di tensioni, guerre, povertà, schifezze degenerate e violenza.

Vi faccio un elenco per essere subito chiaro e immediato.

Libia
Sudan
Somalia
Etiopia
Nigeria
Palestina e Israele
Libano
Iraq
Iran
Afghanistan
Pakistan
Cecenia
Ucraina
Russia
in questi posti ci sono guerre più o meno dichiarate o comunque forti tensioni terroristiche e di guerriglie di varie amenità.

Poi c'è l'India, dove ogni giorno che dio manda in terra vengono violentate e uccise bambine poco più grandi di Bianca, un orrore che non si riesce neanche a pensare.

Ma non è finita.
Poi c'è la crisi economica, che falcidia posti di lavoro, dignità, serenità sociale e che crea tensioni e rivolte in molti paesi cosiddetti avanzati. Oltre a far tornare la povertà, quella vera. E noi siamo tra questi.

Poi ci sono gli omicidi causati da omofobia, discriminazione razziale, odio religioso e chi più ne ha più ne metta.
Poi c'è ala criminalità organizzata, che spaccia droga, limita le libertà di molti, uccide e sradica intere generazioni dai loro luoghi di origine.

Poi c'è la corruzione, quella politica e non, le truffe, gli imbrogli di ogni genere, le furberie, le pochezze culturali e le superstizioni.

Posso dire di aver finito?
Mah, non lo so, ma facciamo finta di sì.
Tutto questo, perché?, mi domanderete voi?

Tutto questo perché il mondo in cui crescete e serenamente giocate a poco a poco vi si paleserà davanti, buttandovi in faccia tutto il suo fango.
È normale, s'intende. Ognuno è cresciuto nel suo contesto, ognuno ha dovuto primo o poi diventare 'grande', comprendere che il mondo che lo circonda non è fatto solo di studio, giochi, amici e vacanze estive.

La mia angoscia, sempre più crescente, è come riuscire a raccontarvelo, ma soprattutto, come farvi scivolare in questa follia quotidiana nel modo più corretto possibile, proteggendovi e nello stesso tempo facendovi comprendere che non lo potrò fare all'infinito.
La mia ansia di tutti i giorni è riuscire ad avere un comportamento equilibrato e consapevole che vi consenta di avere tutti gli strumenti per affrontare gioie e dolori, unioni e abbandoni, successi e fallimenti, soprusi e aiuti.

Io non so se ho tutti gli strumenti, le forze, e la resistenza. Gli anni passano, e da un  certo momento in poi sembrano aver messo l'acceleratore, mi scivolano tra le dita senza che me ne accorga.
Faccio fatica, ogni giorno di più, non riuscendo io stesso a trovare vie di fuga e soluzioni - non tanto ai problemi cosmici del mondo attuale - ma tutto quello che ormai in modo vorticoso mi ruota intorno.

Io vi amo più della mia vita, e mi spaccherò la schiena (e la testa!) per fare in modo che la vostra vita risulti serena, ricca di successi e felice. Ma non sarà così, lo sappiamo tutti, e io non ci sarò per sempre.

Spero di fare - oggi e domani e dopodomani - il miglior 'lavoro' possibile.
Intanto domani ce ne andiamo in ferie e chi si è visto si è visto.
Il vostro papà




venerdì 18 luglio 2014

Educati a tutti i costi

E meno male che qualcuno ci insegna a comportarci.
Nell'epoca di internet, del tutto su tutti, del tutto in piazza, della cafoneria a 360 gradi, è ovvio che la rete si sbizzarri spandendo consigli a piene mani su come ci si deve comportare e sull'educazione (un tempo il bon ton) in senso lato e in particolari situazioni.
Geniale è l'articolo che riporta oggi D di Repubblica online su come comportarsi quando si è in vacanza gentilmente ospitati, si presume, da amici.
I consigli sono importanti, sobri nella loro essenza, ma fondanti del buon convivere civile.

- Non stendete gli asciugamani sul balcone perché la ringhiera in genere è di legno e quindi si rovina. Fatelo in giardino. Fa un po' pezzente, visto che tu il giardino non ce l'hai.
- Non mangiate l'ultima cosa rimasta in frigo, fa un po' cafone.
- Non vi mettete in mezzo nell'educazione dei figli dei vostri gentili ospitanti. Fa un po' invadente.
- Se c'è personale di servizio lasciate una mancia sul comodino per loro. Fa un po' barbone non farlo.
- Ringraziate dell'ospitalità. Fa un po' maleducato forte non farlo.
...e così via.

Io aggiungerei che è meglio non mettersi le dita nel naso a cena di fronte a tutti, magari lavarsi ogni tanto, giù i piedi dai tavoli, no musica a manetta nella notte quando il loro pupo si è appena addormentato. È anche meglio non copulare di fronte a tutti perché magari a qualcuno piace guardare ma non è detto che tutti apprezzino.

Insomma, la rete si conferma, tra i grandi valori che ricopre, anche l'archivio delle maggiori banalità e delle peggiori manifestazioni di presunta cultura popolare.

Credo che il problema sia che con il proliferare dei siti di informazione è necessario ogni giorno riempirli, a tutti i costi, e non so a quale prezzo.
La rete offre spazio proprio a tutti, alle banalità di tutti, alle sconcezze di tutti e alle belle intuizioni di tutti.
Oddio, vuoi vedere che ci sono dentro fino al collo con questo presunto blog?

mercoledì 16 luglio 2014

Il visconte dimezzato

Decine di anni fa, una zia poetessa e amante della buona cultura, prima di bersi il cervello approdando alle rive talebane dei testimoni di geova, aveva fatto delle ricerche araldiche intorno alla nostra famiglia, arrivando a sapere che la nostra origine era toscana, e che nei bei tempi andati del tardo medioevo e del primo rinascimento eravamo - come circa il 90% della popolazione italiana - nobili. E per la precisione, visconti (neanche veri conti...) nella città di Firenze. Probabilmente come responsabili dei bagni pubblici...aggiungo io.

Bene, la premessa è solo per motivare il titolo, nulla più.
Un titolo che vuole raccontare in sintesi qual è il mio stato d'animo in questa settimana di luglio in cui tutti mi hanno abbandonato.

Ecco il dialogo tra le mie 'nobili' metà, in un incontro/scontro tra le mie due anime, perfettamente lontane ma sempre più vicine.

Visconte1
Fantastico, una settimana solo come l'aquila. Nessun impegno, nessuno da andare a prendere, nessuna cena da preparare, nessuna spesa da fare, nessun compromesso del dopo cena, nessun programma di cartoni da sorbirsi (i Dalton, l'incubo di oggi, non li reggo...), nessuna mediazione da mettere in atto. Queste sono le vere vacanze!!!!

Visconte2
Sei proprio sicuro? Io non mi sento affatto così.
Sono due giorni che i ragazzi si sono eclissati oltre frontiera e mi sento perso, solo e infelice. Mi mancano...

Visconte1
Ma va là!!! Ma vuoi mettere non dover pensare a nulla e non preoccuparsi di nulla? Ieri sera, a casa solo, mi sono fatto due toast, ho aperto il divano per poterlo usare almeno una volta senza dover mediare spazi e cuscini, tv accesa su quello che avevo voglia di vedere, senza menate di sorta, un nirvana.

Visconte2
Mi chi credi di prendere in giro, la tua metà? Non di certo la mia...
Ma se eri un povero uomo solo e triste, su un divano troppo grosso, alla ricerca spasmodica di qualcosa che ti tenesse compagnia e alla fine sei cascato su un film che più triste di così si muore (Bentivoglio e la Neri alle prese con la malattia che consuma la mente)? E non solo, ti sei anche preparato - come con la presciistica -  vedendo prima l'ultima mezz'ora, quella più devastante, di 'Voglia di tenerezza', tanto per gradire...

Visconte1
Ma che fai, mi spii? Ma che ne sai tu, tenerone della domenica, che ne sai dei dissidi, delle contraddizioni, dei contrasti che ogni misera personalità deve saper gestire?
Che ne sai tu di solitudine, chiasso, urla e malinconia? E lasciami stare, che è meglio! E poi ieri sera non ti ho neanche visto, probabilmente eri in giro a guardare gli uccellini, gli alberi e qualche sorriso di bambino innocente. Ma lasciami perdere! Ma cosa fai, paghi delle spie per controllarmi?

Visconte2
Che ne so io? Ma se sono quello che tiene in piedi la baracca, eh? Me ne vado io e rimane una soluzione fisiologica all'eterna ricerca di un'immagine dura e irreprensibile che non inganna neanche il più stupido (completo) uomo della terra. Credimi, come non inganni me non inganni gli altri. Abbai e non mordi, urli e ti nascondi, ti alzi e ti accasci subito dopo. E poi con una gamba sola voglio vedere come fai...

Visconte1
E quindi? Tutta la mia gioia di questi giorni sarebbe solo una finta, una recitazione per mantenere alta la mia presunta reputazione?

Visconte2
Mah, non lo so, voglio solo dire che mancano anche a te come a me, che tutto il resto non conta, che i figli sono la gioia più grande e anche quando li vorresti buttare giù dalla finestra esasperato, li ami più della tua vita. Solo questo.

Visconte1
Mmmhhh, ma non è che tu lavori in un'agenzia di Pr? Sai come - come diciamo noi a Milano - condire via bene le persone, eh? Comunque qualche pausa fa bene, a noi e a loro, e se poi cali anche l'asso che la moglie è nella patria dei Beatles, la vacanza è assicurata.

Visconte2
Facciamo così. Vieni qui, più vicino, facciamoci compagnia a vicenda. E impariamo a non avere mai abbastanza dei figli, nella consapevolezza che a volte è bellissimo essere soli con se stessi.

Visconte1
Ok, proviamo, ma non mi stare troppo addosso però...non ho nessuna voglia di incollarmi a te, sto troppo bene solo con me stesso.

Visconte2
Sei un po' cafone, lo sai? Dai, mettiamoci qui...

martedì 15 luglio 2014

Israele vs Palestina e viceserva

Il tema è complesso, molto.
'Solo' poco più di trent'anni fa ero in piazza a urlare 'Al...Al...Al Fatah, Al Fatah vincerà!', e 'Palestina libera'.
Oggi siamo ancora qui, con la convinzione che i palestinesi abbiano il diritto di avere una terra autonoma, indipendente e sicura.
Oggi siamo ancora qui a ritenere che Israele, come allora, abbia diritto a una terra autonoma, indipendente e sicura. Ma anche che debba concludere il suo arrogante dominio sui palestinesi, fatto di sorprusi e di dilagante razzismo.
Ma con una ma, che ci allontana da quel tempo.

Mi ha fatto molto riflettere - è proprio vero che a volte una semplice frase è molto più efficace di ore di discussioni approfondite e mirabolanti - quello che ho sentito da un amico di lunga data di origine ebrea a proposito dei fatti di questi ultimi giorni.
Uno di sinistra, ipercritico nei confronti del governo israeliano e che quindi non ha un atteggiamento oscurantista o peggio ancora sionista nei confronti di quanto accade in quelle terre.
Alle mie ennesime rimostranze mi ha gentilmente ribadito:
- Ma sai Paolo, oggi i palestinesi non sono più quelli di allora. E tantomeno la loro causa.

Mi sono bloccato e improvvisamente mi sono reso conto che aveva ragione, e da vendere.
Da lotta di popolo - con la variabile inaccettabile del terrorismo verso innocenti -, quello che assistiamo da tempo è una guerra dei signori della guerra con il fine di perpetuare lo status quo e mantenere l'area nel perenne caos con fini commerciali e di posizione.
Oggi assistiamo a una diplomazia internazionale che ha saputo imporre qualche regola in più a Israele, qualche accordo di pace che ha saputo fare qualche passo in avanti.
Oggi, o almeno ieri, si stava creando, con tutte le difficoltà del caso, un terreno un po' più fertile per riuscire a creare le condizioni per costruire una convivenza tra i due popoli.
E ogni volta che ci si avvicina un po' alla comprensione reciproca - elezioni e governo in Palestina, qualche passo indietro di Israele, Onu e governi occidentali che si adoperano, interruzioni delle azioni terroristiche... - c'è subito qualcuno o qualcosa che in pochissimi giorni fa ripiombare il tutto alla versione precedente, fatta di armi, morti e attentati.

Poi c'è Israele, che ha un ruolo di continua destabilizzazione della zona e una continua necessità egemonica non solo per motivi di sicurezza.
Ma la lotta palestinese non è più quella di una volta e fa ormai fatica a trovare un seguito e una giustificazione, soprattutto per i mezzi usati.

E allora, fine e stratega osservatore mediorientale della domenica, cosa vuoi concludere? direte voi...
Voglio concludere che ormai la situazione è irrecuperabile, che Israele vessa sempre di più un popolo alla fame e che altri imbecilli continueranno all'infinito a lanciare razzi su coloni e non fino alla fine dei nostri giorni.
Ormai non è più una lotta per la liberazione e un'altra per la sopravvivenza. È una guerra per non cambiare nulla e rimanere così all'infinito.
Garantisce tutti di più. È una paradosso ma è la realtà.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...