mercoledì 30 aprile 2014

Chi vuol essere santo sia

Arrivo buon ultimo, ma questa cosa della santità dei due papi mi è rimasta proprio sul gozzo.
Io non mi occupo di santificazioni, non mi occupo di cose religiose in quanto non credente, ma soprattutto critico verso l'istituzione Chiesa.
Quindi non ho le credenziali - religiose e teoretiche - per affermare un pensiero.
Ma la pervasione mediatica, l'invasione vera e propria dell'evento di domenica scorsa, il continuo battere e ribattere acriticamente - come fossimo tutti preti e cardinali - del concetto di santità e di 'miracoli' mi obbliga a esprimere un parere.

Due i concetti.
1. L'esposizione mediatica - inaccettabile sebbene 'naturale' - non ha lasciato spazio a una visione critica, laica e umana di quanto stava accadendo. Tutti a parlare di miracoli e di effetti speciali come se fossero accadimenti 'normali', di tutti i giorni. Come se a un certo punto mi mettessi a parlare di spade laser e Harry Potter come se fossero reali. Magari qualcuno ci crede, ma non tutti, credo e spero.
E anche gli osservatori cosiddetti laici, magari atei, hanno messo una sorta di sordina cerebrale, sparendo e alzando la testa (forse come faccio io ora, ma io non conto niente!!) dopo, dopo che tutto si è consumato, come non volessero disturbare.
Stomachevole, irritante, complice e ipocrita.
E tutti gli altri a raccontare di pallottole deviate dalla mano della Madonna, di acque che si aprono, di moltiplicazioni di pani e pesci...ma insomma.

2. Accomunare il papa 'buono' a quello venuto dall'est, metterli sullo stesso piano, 'santificarli' nello stesso giorno, vuol dire non avere capito proprio nulla.
Mettere nello stesso piatto uno che ha cercato di rivoluzionare a uno che ha invece conservato e 'controriformato', uno che ha voluto unire e uno che di fatto ha diviso il mondo in due parti, uno che ha allargato la vista a uno che ha chiuso gli occhi (sulla pedofilia nella chiesa poi...), credo che sia non solo storicamente inaccettabile, ma soprattutto sia umanamente e teologicamente stupido.
Sappiamo tutti il valore storico e politico del papato di Roncalli. Conosciamo la reazione per nulla moderata e retriva di un Woytila  che riportato indietro la chiesa di decenni.

Immagino che Bergoglio non abbia sprizzato gioia da tutti i pori, almeno per quello che si può comprendere dal suo primo anno di lavoro. Penso anche che la cosa - non conosco i tempi per diventare santo, non sarà mai il mio caso - se la sia trovata già fatta e impacchettata.
Ma penso anche, tanto scomunicato lo sono già!, che la chiesa quella domenica abbia perso l'ennesima occasione per dire da che parte sta.
E a
men.

lunedì 28 aprile 2014

L'unione della famiglia si misura in decibel

Io non lo so che se sono tutti così, ma i miei figli si 'pestano' in continuazione.
Non tanto fisicamente - capita di rado, con qualche rapido e innocuo spintone o pizzicotto, piccole guerriglie - ma perennemente urlando e beccandosi con continuità impressionante.
Ogni motivo è buono.
Uno perché ha idee diverse sulla tv, l'altra perché vuole sedersi dove è l'altro.
Una perché vuole uscire, l'altro perché vuole stare in casa.
Uno perché vuole la pasta, una perché vuole la pizza.
Uno perché vuole stare con il papà l'altra perché vuole stare con la mamma.
Per ora non si vedono all'orizzonte scontri di natura ideologica e politica, anche perché non reggerei qualcuno di destra in famiglia...

È una sequela infinita di insulti, attacchi, urla, occhi al cielo, sbuffi..., insopportabile, tutti i giorni e tutto il giorno (almeno nelle feste e nei ponti).
Non so, io vengo da una famiglia con un fratello, e quindi il rapporto con una sorella non lo conosco assolutamente.
Quello che non capisco è se il 'conflitto' tra i sessi è una base naturale su cui costruire una vita d'inferno, oppure è semplicemente il mio caso, il loro carattere, i genitori che non sono capaci, la vita che è un disastro, il capitalismo o la deriva dei continenti.
La cosa che più mi disturba è il continuo conflitto, la sollecitazione ai miei padiglioni auricolari, il reiterato solleticare del mio timpano. A qualsiasi ora del giorno o della notte.
Sto penando di acquistare delle cuffie professionali, quelle che isolano completamente che alla bisogna...
Consigli?

mercoledì 23 aprile 2014

Leggere rende leggeri

Ci tenevo a condividere questa notizia.
Siccome è una notizia relativa al leggere, ai libri e a una 'presunta' attività intellettuale - e non finanziaria! - passa totalmente inosservata, invisibile.
Le ultime statistiche relative al bel leggere nel nostro paese continuano a essere disarmanti e sempre più preoccupanti, con un forte condimento di crisi, crollo dei consumi a tutto tondo e becero inaridimento culturale e civile.

Ma oggi dobbiamo tutti gioire.
Celebriamo sua maestà il libro, quell'oggetto che odora di buono, che ha spesso al suo interno qualcosa di buono e che rende tutti più buoni.

Leggere è un viaggio straordinario nel mondo fantastico di chi scrive, è una condivisione (questa sì!) di intenti, idee, fatti e sogni.
Leggere è librarsi sopra tutto e sopra tutti, andando in picchiata quando si vuole, puntando alle quote più alte quando lo si desidera, svolazzare qua e là ogni volte che si vuole stare un po' in pace.
Leggere è vita, speranza e anche un po' carità.
Leggere è lasciare questa valle di lacrime almeno per qualche decina di minuti, leggere è pensare, leggere è ridere, leggere è mangiare.
Leggere è tutto e il suo contrario.
Leggere è l'ultima libertà che abbiamo.
Leggere, per non morire.
Leggete gente, leggete. Non ve ne pentirete mai.

lunedì 14 aprile 2014

Tenere duro

Proiezione di venerdì sera di Non ci resta che piangere, a casa. Film del 1984 della premiata ditta Troisi/Benigni.
E allora, voi direte? Visto trecento volte ('...un fiorino!', chi non lo dice immediatamente appena si cita il film?), rivisto altre trecento, e probabilmente sto per rivederlo per altre trecento.
Sì , vero, ma non l'avete mai visto con i miei figli, e loro per la prima volta.
Erano giorni che gliela preparavo, questa proiezione.

La premessa, doverosa, è che si cerca di far vedere ai due ragazzi qualche film che non sia Harry Potter, Star Wars e cartoni di ogni genere e tipo.
Per ora sono riuscito a far vedere loro un film con Cary Grant (Operazione sottoveste, ricordate?), qualcuno della serie della Pantera Rosa con Peter Sellers, gli storici di James Bond (quelli con Sean Connery per intenderci) e qualche altra commediola dall'imprecisato sapore.
Quindi la scelta è caduta sulla storia dei due smandrappati amici che cascano nel Medioevo avanzato dopo un temporale improvviso.
Rivederlo con i bambini ti fa rendere conto che:
1. La storia non è banale se non ha i un background storico almeno elementare. E quindi continui a spiegare e a intervenire per chiarire determinati automatismi.
2. Troisi biascica spesso in napoletano stretto rendendo incomprensibili ai più quanto sostiene.
3. Benigni, a volte anche lui. È chiaro che i due si fanno il verso durante il film, accentuando diversità linguistiche e culturale tra le due provenienze.

I bambini, con questi se e ma, si sono divertiti moltissimo, e le citazioni del film si sprecano a distanza di giorni.
Le hit sono:
- 'Ma 9x9 farà ottantuno?'
- Leonardo, non capisci niente, che delusione (o come cavolo dicevano...)
- Naturalmente '...un fiorino' e tutta la tiritera fino al vaffa finale.
- 'Treno! Trentatre, trentatre, trentatre...?
- ...e per finire, ripetere gli infiniti dei verbi come faceva la Sandrelli (parlare, parlare, parlare, parlale...), compresa l'apnea conclusiva.

Ma la cosa che più ha colpito, è l'omicidio all'inizio dell'uomo, che con estrema fantasia fa la pipì dalla finestra e viene trafitto da una lancia.
Quello è l'ultimo omicidio di una serie di fratelli, a quanto si capisce dopo.
Nei dialoghi si parla anche dell'omicidio del padre, e da lì Bianca è partita in un sermone che in fondo potevano perdere il padre quei figli, perché ormai erano grandi e quindi avevano una loro vita.
Io la guardo con sgomento e lei affonda:
- Se tu morissi ora noi come potremmo fare? Ma se tu te ne andrai quando saremo all'università o al lavoro, beh sarebbe diverso. Noi quando saremo più grandi non ti vedremo tanto spesso e quindi...- traduco io, se crepi pazienza!
La guardo, guardo mia moglie, guardo quell'altro, ignaro, e penso, in fondo, che la frase 'tanto siamo solo di passaggio' è stata la frase più azzeccata mai coniata nella storia mondiale assoluta universale di tutti i tempi.


venerdì 11 aprile 2014

Ma 'ndovai, se la banana non ce l'hai...

Bella cosa la vita.
Riuscire a comprenderne il significato, almeno un po', sarebbe però d'aiuto.
Ogni mattino al risveglio, ho sempre più la sensazione che la strada si restringa, lentamente, ma inesorabilmente, e che i margini per cambiare, ritornare su se stessi, o meglio accelerare, sono molto sottili, flebili, quasi evanescenti.
Esistono sempre meno margini di manovra, sensazioni di poter cambiare qualcosa, sotterrato ormai da incombenze quotidiane, oneri, impegni, appuntamenti, rincorse e responsabilità.
Forse questo che un giorno ti fa decidere, in serenità quando si riesce, di andare 'in pensione', uscire dal gioco, buttare il tavolo per aria.

Alcuni lo chiamano orologio biologico, altri stanchezza, altri ancora rincoglionimento senile, ma credo che a un certo punto la tua mente voglia un po' tirare i remi in barca, voglia ottimizzare il suo tempo, voglia riposarsi cercando alcuni le panchine del parco,  altri un po' di tempo per se stessi, magari per ripartire su altri fronti con altri ritmi.
Questi anni, gli ultimi dieci direi, sono stati terribili, difficili, con un'accelerazione negli ultimi anni di crisi nerissima, fino a sfibrare anche quelli più forti.

È banale dirlo, ma voglio passare del tempo con i miei figli, star loro più vicino, condividere di più con loro, divertirmi con loro, vederli crescere, e non assistere alla loro crescita come oggi.
Vorrei dedicarmi ai miei progetti culturali, ai miei interessi, a scrivere un libro, due libri, mille libri, ad andare alle presentazioni degli autori, ad andare a teatro, al cinema, viaggiare un po' (non tanto), prendere il sole, ascoltare un fiume che scorre.

Poi ho aperto gli occhi...

giovedì 10 aprile 2014

Un' adolescenza che ha poco di scientifico

Continua l'approccio, quasi renziano nella velocità, di Andrea all'adolescenza, passando sotto i forconi della pre-adolescenza.
I segnali sono sempre più evidenti.

Da un po' di tempo - l'ha stabilito una commissione internazionale sotto l'egida dell'Onu, mica io... - è ufficialmente scemo.
Dice, fa, pensa, esegue e ribadisce solo cose imbecilli, atteggiamenti da tonto assoluto, ti trascina in discussioni assolutamente inutili, e si atteggia sempre di più da mentecatto.
Voglio un bene dell'anima a mio figlio, ma in questo periodo a volte devo controllare mente e corpo per non avere reazioni - non tanto violente - ma vero e proprio massacratore dell'umanità.
L'altro giorno ha addirittura avuto il suo primo impatto con i classici inestetismi che assalgono il viso dei non più totalmente bambini.
Per frasi togliere quel 'punto nero' dal viso da parte di sua madre è stato come convincere un asino a volare. Una tragedia.
E poi discorsi sulle ragazzine sue compagne, sui suoi compagni un po' imbecilli, sulle maestre (un tempo veri e propri geni ora inutili amebe da disintegrare), sui nonni e zii.
Ma il conflitto più intenso, che si sta manifestando davanti ai nostri occhi proprio in questi momenti, è quello con sua madre, ormai messa in discussione per tutto, e in totale ribasso nelle rilevazioni interne di gradimento.
Io naturalmente - ma non potrebbe essere altrimenti, visto che sono amato e venerato in tutto il mondo! - sono alle stelle, l'unico vero dio riconosciuto. E me la godo, finché posso.

Andrea arriva ormai a livelli di antipatia altissimi nei confronti di sua madre, che povera donna! comincia a dare i primi segni di irritazione, alzando a sua volta il livello dello scontro.
Il quadretto familiare si completa con gli sguardi ironici e strafottenti della principessa dai capelli rossi, che fulmina suo fratello prima con lo sguardo, poi alzando pure le mani.
- Basta fare il saputello, Andrea!! Eh, ma sei noioso! Smettilaaaa! per poi aggiungere qualche azione 'fisica' di convincimento.
Una vita d'inferno, che si concentra principalmente nel weekend quando la convivenza a quattro è forzata e quindi lo spettacolo si perpetua quasi 24 ore su 24.
Durissimo da digerire, ma anche solo da assaggiare.

martedì 8 aprile 2014

Tutti a Palazzo Chigi a giocare alla Wii!!!

Ho la sensazione che ormai la 'battaglia' politica sia solo una guerra tra generazioni.
Tra parrucconi che non vogliono mollare e giovani imberbi un po' incapaci e ignoranti che si agitano come scarafaggi sulla schiena.
L'ultima polemica, però, ha dei risvolti - aldilà di quelli politici - veramente inquietanti, vista chi l'ha scatenata e con quali modalità e linguaggi.
Mi riferisco alla scontro tra la Boschi e i cosiddetti professoroni, che tutto bloccano e che tutto inchiodano da oltre trent'anni (e che saranno mai, gli dei dell'olimpo?).
Una sensazione strana, con una lettura, da parte mia, natura socio-psicologica.

Questa polemica ha una nonché di 'fuori tempo massimo'.
Sembra ascoltare i giovani studenti del liceo che sono in eterna polemica con i professori (e con i genitori) non per questioni meramente sostanziali e di contenuto, ma semplicemente per contrapposizione anagrafica e generazionale. Che ci sta tutta, e anzi è il motore della crescita del mondo culturalmente evoluto.
La cosa preoccupante è se queste 'ribellioni' generazionali avvengano a trent'anni/quarant'anni con responsabilità pubbliche e nazionali (che tanto hanno voluto, o quanto...) che dovrebbero da tempo avere risolto questi conflitti per sapere affrontare con piglio deciso il mondo adulto.
Sappiamo tutti - aldilà delle difficoltà sociali ed economiche del momento - quanto queste generazioni - cercando di non generalizzare, per carità - siano scarsamente cresciute, quanto siano ancora immersi nella loro vita adolescenziale, quanto siano 'bamboccione' dal punto di vista culturale e di conoscenza.
Questo 'ritardo' di crescita sta portando ad affrontare ora quanto uno dovrebbe avere affrontato a 16/18anni?
La sensazione è che siamo nelle mani di adolescenti un po' cresciuti e che affrontano la vita - politica e non - come fosse SuperMario nella Wii.
Sempre più preoccupato per i miei figli.

martedì 1 aprile 2014

Chi ha illuminato gli anni bui?

Il mondo è un po' più povero e vuoto oggi.
Apro il browser e la prima notizia che mi cade davanti è la scomparsa di Jacques Le Goff, straordinario e poliedrico storico del medioevo che ha segnato uno 'stile' del raccontare la storia, e che ha aperto a tutti, non solo agli addetti, le porte di quei secoli.
I suoi libri ci lasciano una testimonianza di approfondimenti e di studi altissimi, e occupano gran parte degli scaffali delle librerie.
Io, che dopo di noi, sono uno dei massimi esperti mondiali - e planetari - di Medioevo, ho un ricordo 'personale' dello storico francese.
Anni fa, si è tenuta a Parma una mostra su Medioevo ed Europa, sull'unità del nostro continente, cresciuta e rinsaldata proprio dalle caratteristiche differenti e dalle diversità storiche.
Un percorso straordinario, bellissimo, in una cornice da favola, in cui si mutuavano pezzi rari, reperti formidabili e momenti di vita quotidiana dell'Europa che fu e che ancora oggi è.
E poi - questo il ricordo più vivido - in una bellissima sala, si proiettava questa lunga intervista proprio a lui, monsieur Le Goff, che raccontava a noi poveri dilettanti storici della domenica allo sbaraglio il suo approccio alla storia, la sua capacità di raccontarla e di avvicinarla a tutti.
Un 'genio' del racconto, uno storico 'consumer'. A lui era permesso, perché a monte esisteva una cultura spaventosa e una sensibilità alla ricerca storica unica.
Comprate tutti i suoi libri.
Tutti???
Sì tutti, vi aprirà la mente.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...