giovedì 23 gennaio 2014

Compitare è un po' morire

Parliamo di cose serie, non del Pd con vista sull'Arno...
I compiti a casa nel weekend, sì o no, giusto o sbagliato, bene o male.

Le polemiche di questi giorni per una circolare ministeriale del 1969 (avevo dodici anni, piazza Fontana, autunno caldo...) che vieterebbe i compiti a casa nel week end, fanno un po' ridere e preoccupano nello stesso tempo.
Credo che il ministro di competenza, o chi per esso, abbia già risposto che la circolare è di fatto superata dalle evoluzioni pindariche delle cosiddette riforme della scuola, che si sono susseguite a velocità di una tartaruga sotto l'effetto del Valium, in questi quasi ultimi cinquant'anni.
Quindi dal punto di vista, diciamo, normativo, credo che il problema non si ponga nemmeno.
Ho sempre la sensazione - o forse la certezza professionale - che polemiche di questo tipo abbiano una origine, e pianificate strategicamente, a seguito di qualche campagna di comunicazione che qualche lobby promuove sui media.
Forse sono un  dietrologo incurabile, ma qualcuno potrebbe avere interesse a eliminare i compiti a casa, in modo che le famiglie durante i week end si possano muovere, spendere, viaggiare e chissà che altro.

Ma se rimaniamo sulla terra, credo che il dibattito debba restare nei perimetri pedagogici, formativi ed educativi.
I compiti durante i fine settimana servono o no?
E quindi, è giusto che la scuola li propini a spron battuto, rompendo l'anima ai bambini che hanno forse il diritto anche loro di riposarsi, e stressando i genitori che ne hanno diritto ancora di più?
Io sono nettamente a favore, invece.
Non perché sia sadico, oppure masochista.
I bambini sono furbetti di natura, hanno capacità intellettive straordinarie, ma hanno una sorta di pigrizia innata che appena possono sfoggiano con grande maestria, tirandola fuori dalla propria manica come fossero assi a poker.
Credo che i compiti di fine settimana impongano ai bambini un metodo, fanno comprendere loro che ci sono degli impegni. Oltre a 'costringere' i genitori - almeno quando i bambini sono ancora piccoli - a farli con loro, raggiungendo lo scopo di 'stare insieme'.

Forse l'unica cosa che si può osservare è che a volta sono eccessivi - matematica per esempio spesso è tantissima - ma alla fine quelle ore che si passano insieme penso che siano utili, molto per i bambini e molto molto per i genitori.
Se poi la lobby degli albergatori o quella dei commercianti si lamenta perché la gente spende poco anche perché è relegata sotto mi
naccia armata in casa a studiare con i propri figli gli egizi e i babilonesi, beh francamente, come diceva il grande Rhett, me ne infischio.

sabato 18 gennaio 2014

Rottamiamo la nausea

Bello no?
Io lo dico da tempo. Questa presunta rivoluzione dei giovani contro le vecchie generazioni non è altro che una rivendicazione di un posto di comando. Senza alcuna voglia di cambiare, di rivoluzionare, senza alcuna nuova idea. Senza nulla.
Solo sedersi, cacciare i vecchi commensali, e mettersi a mangiare a piene mani.
Una tristezza senza limiti.
Oggi la chicca del Blair de voialtri.
Inciucio dei più violenti e arroganti, alla faccia di tutto e tutti, con 'piena sintonia' con il colpevole e condannato in via definitiva in attesa di scontare la sua pena.
Quindi due gli obbiettivi concordati e raggiunti:
1. Accordarsi su una legge elettorale che nessuno ama e che di fatto impedirebbe ancora di scegliere i propri rappresentanti, con uno sbarramento allucinante che di fatto farebbe fuori tutti i partiti piccoli e medi.
2. Riabilitare il ruolo e la persona del pregiudicato brianzolo, fino a a poco fa al tappeto e difficilmente riabilitabile.
Complimenti.
Avanti con il cambiamento, avanti con il nuovo, avanti con i presunti giovani.
Non avessi figli mi metterei a ridere, sulla sponda del fiume, in attesa del cadavere pieno di ribollita.
Puah, stomachevole.

giovedì 16 gennaio 2014

My sweet baby

Ci sono soddisfazioni nella vita, in mezzo a una marea di delusioni e disincanti, che ti aiutano a continuare a vivere, sperare, gioire.
Cosa?
Un bel lavoro concluso e consegnato?
Un bel viaggio in un luogo esotico?
Un'eredità dal parente lontano ricco e possidente?
Una bella donna che ti fa il filo?
Un superenalotto da 25 milioni di euro vinto con una puntata da 2 euro?
Un tiramisù cremoso, dolce, che ti avvolge le labbra?
Una notte di sonno senza incubi e senza insonnia?

No carimiei - come diceva sempre mio padre.
Le vere soddisfazioni della vita, le vere gioie sono biglietti come questi.
Dalla mia bimba straordinaria, sempre più innamorata di suo padre. Lasciato con nonchalance sul mio comodino, una domenica mattina, senza alcun avvertimento.
Devo tenermeli cari - sia Bianca sia il biglietto - almeno fino al giorno che deciderà di buttarmi dalla torre con tutta la muffa che mi porto addosso.
E succederà presto!






giovedì 9 gennaio 2014

Inno alla paternità

Sta diventando sempre più divertente, essere padre.
Giuro, non ci credevo, ma man mano che i miei figli crescono, si rendono più autonomi, il rapporto con loro sale di intensità, di profondità, ma soprattutto si riesce finalmente a instaurare con loro un dialogo che non sia fatto solo di cacca e pipì, giochi e 'la verdura non la voglio!'.
Il salto di qualità l'ha fatto Bianca, che ha ancora solo sei anni, ma che comunque ha abbandonato quel modo di approcciare il mondo che ha resi veramente complicati questi ultimi anni.
E in particolare ha abbandonato quello scontro perenne che ha contraddistinto il rapporto con me in questi suoi primi anni di vita.
Intendiamoci, non tutto è rosa e fiori, ma comunque la differenza è assoluta, totale, e le mie coronarie, e in particolare il fegato, ne stanno beneficiando in modo esponenziale.
Con Andrea e Bianca ora io

gioco
parlo
vedo film, e non solo cartoni animati o Peppa Pig
passeggio commentando quello che si vede
scio, vado in montagna, nuoto
leggo
ascolto musica
vado al ristorante

Insomma vivo una vita di relazione con loro basata sul rapporto tra le persone, indipendentemente dai ruoli e dalla parentela.
Bellissimo, davvero.

Vederseli crescere sotto le dita, di fronte agli occhi, sono una gioia infinita, un motivo di vita, una felicità.
Non è mai troppo tardi per diventare padre.
Meditate gente, meditate.

lunedì 6 gennaio 2014

L'eleganza british del Blair de noantri

Il mondo mi va sempre più stretto, e ho sempre meno rispetto dei miei connazionali.
Le scene che stiamo vedendo e sentendo in questi ultimi giorni - ma è un'escalation, intendiamoci - sono un segnale ormai di barbarie diffusa, ignoranza senza speranza e di mancanza di quel minimo di umanità che da sempre ci veniva riconosciuto nel mondo.
E' tutto un urlare contro qualcuno, solo con lo scopo di prendere posto, avere potere, senza mai cambiare nulla. E' una corsa continua a scalzare i vecchi commensali solo per prendere il loro posto, senza che nessuno abbia l'idea, o la voglia, di cambiare tavola, tovaglia, posate e soprattutto menu.
Uno squallore senza fine mascherato da una presunta lotta generazionale.
E poi quando uno - odioso come mai, intendiamoci - onestamente dà le dimissioni in quanto ormai sconfitto e ai margini, l'elegante nuovo volto della cosiddetta sinistra (ma dove?), lo insulta senza se e senza ma.
Pessima prova, caro sindaco che non molla una sedia neanche morto. Pessima veramente.

Io ormai mi ripeto, ma non ci sto più. Questa non è politica, questa non è lotta politica.
Questa è solo terrificante bassezza, su tutto e per tutto.

Questo è quello che ci passa il convento - e i riferimento non è causale - a seguito del crollo delle ideologie? Questo è il partito moderno ed europeo?
Bene tenetevelo, io mi conservo quello che ancora il mio cervello mi consente avere: un sogno e un'aspirazione.
Che vergogna, voi siete morti, ancora prima di nascere. E' solo una questione di tempo...

giovedì 2 gennaio 2014

E che il 2013 si fotta!!!

Eccoci qua, nel nuovo anno.
Nuovi progetti, nuovi propositi, nuove ansie, nuove gioie...insomma la solita solfa di ogni inizio anno, tra servizi al Tg da Times Square e oroscopi inutili.
E poi le fabbriche riaprono, il rientro, la crisi, le starlette cosa hanno fatto l'ultimo..., un mondo che come una ruota si ripete fino alla nausea, girando e girando su se stesso senza neanche cambiare direzione.

Ma qualcosa nelle vacanze natalizie è successo, almeno nella famiglia democratica e progressista - e totalmente 'smarronata' - che mi circonda.

Alcune chicche.

1- Un regalo non lo si rifiuta a nessuno.
Abbiamo passato il Natale in Alto Adige, con gli amici di sempre, quelli veri, tra sciate, malesseri vari, nevicate epocali e deliri di tipica marca italiota. Una settimana bellissima che ha divertito in particolare i bambini che si sono scatenati tra sciate - con maestri che parlavano come Messner! - serate con figli di amici gentili e molto affettuosi, kaiserschmarren e tutti i salumi rigorosamente affumicati e Babbo Natale che ha distribuito tra la montagna, Milano e altri siti i numerosi regali.
Ma tra tutto - bisogna dirlo - svetta Andrea, il principe ereditario, che il giorno di Natale ha superato se stesso.
Una premessa. Ho sempre avuto un gran rispetto della genetica, dell'asse ereditario, delle somiglianze tra genitori e figli, sia fisiche, sia chimiche-biologiche, sia comportamentali. Ma oggi ho la conferma inequivocabile che tutto ciò è scienza assoluta, incontrovertibile e scolpita sul granito.
Dicevamo, giorno di Natale, giornata brutta di pioggia mista a neve, in attesa della grande nevicata che avrebbe messo in ginocchio tutto il comprensorio dolomitico.
Gli Squali aprono i regali, eccitati, come sempre, con gli occhi che brillano di felicità e che ti fanno sentire assolutamente in pace con te stesso e in una sorta di nirvana. Il giorno di Natale per i genitori è una forza propulsiva che li fa andare avanti per tutto l'anno a venire, fino al seguente Natale, quando tutto si rinnova.
Alla fine del teatrino, Andrea tira fuori una busta. E ce la consegna.
Una busta recuperata da qualche gioco, di stagnola, accompagnata da un biglietto di auguri. È tutto agitato, saltella sul posto e freme dalla voglia di farcelo vedere.
Io apro, con tutti i cerimoniali del caso, lentamente.
E...scuoto la busta, ci infilo dentro la mano... e...non c'era dentro nulla!!! Lui mi guarda, delusissimo, controlla e in lacrime mi dice che aveva forse sbagliato busta o che si era dimenticato di mettere il regalo (che poi a Milano abbiamo ricevuto, un disegno di non so quale mostro...).
Ecco la prova provata che questo piccolo uomo è mio figlio.

2- Piccoli saggi crescono.
Pranzo di fine anno, Milano, salotto di casa. Una bellissima serata, poi completata da un film e dallo scambio di auguri all'ora fatidica.
Mentre si cena come spesso capita, Bianca si agita, fa caos, e io la rimbrotto di non combinare guai.
A un certo punto mi guarda e mi sputa addosso:
- Rassegnati papà, i figli sono figli...cosa credi?
Le scoppio a ridere in faccia e la abbraccio. Bianca è un fenomeno e ormai non la tiene più nessuno.

3- Sceneggiata napoletana in salsa milanese.
Mattina di Capodanno. Milano.
Andrea come tutti gli anni fa la sua festa di compleanno - che cade a metà dicembre - con alcuni suoi amici che hanno i compleanni nello stesso periodo. Un unico festone per quattro bambini. E in quell'occasione ognuno compra un regalo che vuole e gli altri contribuiscono all'acquisto. Un formula che funziona e che evita doppioni, regali inutili e sprechi di denaro.
La faccio breve. Arriviamo al compromesso di acquistare un Lego Star Wars molto grande e molto costoso, che Andrea vuole da anni. Se si può, voglio sempre esaudire i desideri dei miei figli, evitando che crescano con qualche ansia inutile, visto che altre non le riuscirò mai a intercettare e a eliminare. Ripeto, tutto nella consapevolezza, nel rispetto dei soldi e senza dare messaggi sbagliati.
Faccio l'ordine online del gioco. Lui è visibilmente scosso dal fatto che gliel'ho acquistato, non se l'aspettava. Continua a ripetere che sono tanti soldi, che non sa, che grazie, papà, ecc ecc...
A un certo punto in lacrime si avvicina. Io avevo già dimenticato tutto.
Mi allunga una mano, chiusa a pugno, fissandomi negli occhi. La apre e mi mostra un po' di monete assortite e mi sussurra:
- Tieni papà, così ti aiuto.
Io lo guardo e per evitare che si accorga che anche i miei occhi stavano ormai diventando due emuli del Vajont, lo prendo in braccio e lo abbraccio forte e gli sussurro all'orecchio che non è necessario, che se si fanno degli acquisti vuol dire che si possono fare, sennò non si fanno. Punto.
È un momento di fusione assoluta tra padre e mio figlio. È un attimo in cui diventiamo una cosa sola, perfetta.
Poi il mal di schiena mi ricorda di farlo scendere e lui, felice come non mai, sgambetta stringendo il suo gruzzolo sano e salvo.

Buon 2014 a tutti!

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...