lunedì 3 novembre 2014

Indignato a dir poco

Non so se oggi, anno del signore 2014, primo anno dell'era renziana, il vocabolario italiano comprenda ancora il verbo 'indignare' alla lettera I, ma mi pare che nel Jobs Act non ci sia alcun riferimento e quindi lo uso, in attesa di comunicazioni ulteriori.
Sono indignato, profondamente e totalmente, di fronte a questo articolo, fatto di fuffa, paventato eroismo, immolazione e assoluta 'pienezza di sé'.

Non ne posso più.
C'è una sottile compiacenza verso se stessi nel perpetrare - all'infinito - questa immagine di padri inetti che alle prese, da soli! che iddio ci perdoni..., con i propri figli per qualche giorno, si sentono stralunati, un po' eroi e sicuramente sfiniti da tale prova.
Ma perché?
Perché è necessario rimpolpare questa sorta di iattura che ci vede inetti, incapaci, desiderosi sempre di 'una mano' nell'assolvere il compito, anche pratico di tutti i giorni, di padri?
Sono arcistufo di questa tendenza, che da un parte non aiuta la donna - che si sente sempre indispensabile e soprattutto soggiogata nel ruolo di angelo della casa e mamma di tutti i figli, anche del marito - e che dall'altra affossa ancora di più il ruolo di un padre 'moderno', utile e centrale nell'educazione dei propri figli.
È necessario, sì nei fatti, ma anche come immagine, risollevare il ruolo dell'uomo oggi, scacciando i nefasti retaggi culturali millenari e affermando che sappiamo stare al mondo, e non solo allo stadio o di fronte a un bicchiere di birra.
Se su un giornale come il Corriere si continua ad alimentare questa sorta di maschio/padre imbranato e in costante apnea nel momento in cui la moglie/mamma è assente, la strada per la parità - nella società e in famiglia - sarà sempre più irta e impraticabile.
E l'autocompiacimento delle proprie difficoltà (presunte o di comodo) è un'aggravante insopportabile, irritante e venefica.
Non lo reggo...

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