martedì 20 agosto 2013

Vacanze, maledette vacanze

Vacanze finite. E c'è poco da lamentarsi. Deo gratia che ancora si possono fare.
Qualche spunto/episodio da fermare nella 'storia' per non dimenticare.

1- Arrivo al mare maremmano alle 15,00, e alle 16,00 Andrea era già al pronto soccorso del villaggio che ci avrebbe ospitato, per il suo volo puntuale - e ricorrente anno su anno - dal sellino della sua bicicletta. Trauma cranico, taglio profondo al braccio destro, punti, e quasi tutta la vacanza con un curioso accessorio intorno al braccio - fogli di domopack come se fosse un avanzo di salmone - che gli hanno consentito di fare il bagno ogni giorno senza il pericolo di bagnare la ferita, sebbene coperta anche da un cerotto specifico, evitando così infezioni di non precisata natura. Andrea è tutta mente e poco fisico. E ogni volta me lo conferma.

2- Bianca eternamente gelosa (e quindi nervosa come una iena) di suo padre nei confronti delle amiche (tra i sette e i nove anni...) in vacanza con noi, che erano innamorate (almeno alcune) - come dar loro torto? - del sottoscritto, uno degli uomini più buoni, delicati, intelligenti e amorevoli dell'emisfero nord. Gli scontri erano frequenti, sfociati una volta per tutte in un'urlata a 10mila decibel in cui la principessa dalla capigliatura rosso inferno ha ribadito a chiare lettere che io sono suo padre e che tutte le altre devono stare a debita distanza, pena la morte. Proprio come gli avvisi sui piloni della luce, con tanto di teschio: chi tocca muore!

3- L'amenità umana che ci circondava. Il luogo che abbiamo scelto non è dei più tremendi, con costi non alla portata di tutti. Ma il problema non è il livello intellettuale degli astanti, nemmeno - non lo è mai stato, nonostante la vox populi - la capacità economica dei frequentatori. Il problema, ormai irrisolvibile, è l'italiano medio, basso o alto che sia. Un potpourri di veline, di palestrati, di pensionati e di catatonici formati su telenovela e inni di Forza Italia.
Una disperazione di mediocrità cerebrale che ormai faccio fatica a digerire.
Un paese perso, un paese smarrito, un paese morto.

4- E come contraltare, un paese, geograficamente parlando, meraviglioso, bellissimo, con ogni angolo da lasciare a bocca aperta, con scorci paesaggistici sublimi, con profumi inebrianti. Una gioia per gli occhi.

5- E poi la montagna, la 'mia' montagna, sempre splendida e sempre più in balia di una comunità che ha smarrito le proprie origini, i proprio obbiettivi, le proprie gioie. Il mio rifugio, da sempre.

Ma a parte tutto questo, stare con i propri figli, nonostante la fatica bestia di tutti i giorni, è sempre più una gioia, che infonde speranze per il futuro. Fin che si può...

Belle le vacanze, bello il ritorno, e ancora più bello il desiderio di ripartire.

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