giovedì 25 ottobre 2012

Una fredda analisi

Chi mi conosce sa quanto mi sono fissato, e mi fisso!, su questo tormentone che le donne (madri, figlie, amanti, mogli, fanno da mangiare intanto pianificano il futuro, lavorano e anche no...) sono multitasking (cioè fanno più cose in contemporanea) mentre gli uomini, da sempre alle prese con il calcetto e con le loro rispettive mamme, sono sequenziali - parlano e non ascoltano, camminano ma non guardano, fanno una cosa e non riescono a farne un'altra...
Insomma l'ennesima puntata della demolizione scientifica e pianificata della figura del maschio.
Sulla quale, intendiamoci, sono molto d'accordo.
Noi maschi abbiamo molto da nascondere, molto di cui vergognarci e molto da dimenticare, quindi ben venga non solo un bel ripulisti generazionale, ma proprio uno sconvolgimento sociale.
Quello che rifiuto è l'umiliazione, l'accanimento, l'affondo definitivo. Almeno fino a quando qualcuno troverà il modo di tramandare la specie umana senza il bisogno della presenza di un uomo e del suo seme.
Quindi, finché ci siamo, difendiamo almeno il diritto al rispetto degli sconfitti.

Quindi con immenso piacere e somma soddisfazione riporto la notizia  di Repubblica.it - che di fatto rivoluzionerà il mondo moderno per i prossimi secoli - in cui teste raffinate e fresche come solo i ricercatori svedesi possono essere, tracciano un solco invalicabile tra il luogo comune e la verità scientifica: gli uomini sono più bravi nel multitasking.
La ricerca non lascia dubbi.

Non riesco a capire se tutto quello che viene riportato nell'articolo abbia senso, se la ricerca non sia un po' congelata e poco flessibile, come si addice ai climi scandinavi.
Ma di certo leggere queste notizie - vere o non vere - rende il mondo migliore, apre il cuore alla gente e trascina il dibattito a livelli inarrivabili, selettivi e intellettualmente alti.

L'ho sempre detto che Odino era un dio geniale e freddo nei giudizi.

giovedì 18 ottobre 2012

Disimpegno totale

Dopo mesi che non scrivo nulla, uno si aspetta - prima di tutto il sottoscritto - che se si riprende lo si fa con un minimo di discrezione intellettuale, di scelta oculata dell'argomento.
Insomma uno si aspetta, dopo che sono finite le 'vacanze', che quando si rientra si sia freschi, appassionati, profondi e con tanta voglia di fare.
Invece niente, ma assoluto.
Quello di cui voglio parlare - e non so bene il perché - è di una fiction alla tv.
Io seguo poco la programmazione televisiva. Non ho satelliti, abbonamenti diversi, non ho la tv on demand e ho ancora un televisore con il tubo catodico. È di fatto un monitor per vedere dvd con gli Squali o film per noi, e poco di più.
Io da buon intellettuale disorganico di sinistra veramente democratico e progressista guardo prevalentemente RaiStoria, Rai5 e quando trovo qualche film o datato o che mi ispira.
Ma poca, poca davvero.
Sono incappato per caso settimane fa in una fiction (definizione che fa tanto figo...), che significa di fatto una storia a puntate in cui la vicenda, senza senso, si trascina di settimane e in settimane, con ogni episodio che fa storia a sé.
La finzione in questione si chiama 'Sposami', un nome e un programma.
L'ho visto già iniziato. Quello che ho inteso dalle due puntate su cui sono inciampato è che i due protagonisti sono separati, in attesa di divorzio, ma per qualche strano motivo lavorano insieme in un'agenzia che organizza matrimoni.
Ieri sera, l'ultima volta che avrò avuto il dispiacere di incontrarli, da buon intellettuale disorganico di sinistra veramente democratico e progressista, non subivo pedestremente e in modo acritico la fiction, ma ho avuto un approccio critico, serio e funzionale a un ideale più alto.
E quindi, mi sono domandato:

1- Ma dove caspita li hanno presi questi attori? Al mercato del pesce, con tutto rispetto per i le vongole e i branzini?
2- Ma recitare non era un'arte?
3- E poi. Il palcoscenico che è stato scelto è quella meraviglia di città che è Trieste. La mia è una curiosità legittima, per nulla 'razzista'. Meglio puntualizzare, non si sa mai. Perché cavolo tutti, ma proprio tutti, hanno accento romano, siciliano, campano e non so quale altra regione del sud? E anche da Milano? I triestini, o friulani/giuliani, o veneti in genere, non recitano, non sanno recitare oppure hanno altro da fare?

E mi sono risposto.
1- Non so dove li hanno presi. Mi dicono in giro (soprattutto le donne) che lui è 'un figo pazzesco' e questo, mi dicono, nel mondo dello spettacolo di oggi potrebbe bastare. Lei non parliamone, neanche quello. Tutti quelli che li circondano sono imbarazzanti, attori che si vede lontano un miglio che stanno affannosamente rincorrendo l'occasione della vita e che la stanno sprecando, visto che le loro inclinazioni professionali dovrebbero essere orientate verso altri orizzonti. Non so perché siano lì, ma me lo immagino.
2- Sì recitare era un'arte. Come scrivere era un dono. Fare politica era nobile. Fare il medico era una missione. E i neri avevano la musica nel sangue, e il caffè di Napoli è più buono - è l'acqua...
3- Eh già. Ma se volete vedere e farci caso, vi accorgerete anche voi che non ho torto. Che ci fa tutta quella gente a Trieste che proviene da tutta Italia? Con la chicca, a cui ieri sera ho potuto assistere, anche se è ormai un classico della fiction nostrana. Il bastardo, impune, quello che dice che sposa una ma poi sposa l'altra (ricca), contando poi di tenere il piede in due scarpe, naturalmente ha uno splendido accento milanese, di quelli che tra l'altro non esistono più, alla Vanzina per intenderci.

Un'esperienza veramente edificante. Per la mente e per il corpo.
Mercoledì prossimo vado allo stadio a vedere Inter-Trapani piuttosto che incappare ancora in questo spreco di soldi e tempo.
Va bene il disimpegno, va bene la voglia di evadere, ma questa roba è sotto ogni livello di accettabilità e di intelligenza.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...