giovedì 29 marzo 2012

Ehi, ma Monti o smonti?

È chiaro che siamo di fronte a un salto di qualità di questo governo.
Non so se la spinta viene direttamente da Napolitano - che lo sostiene in lungo e in largo -, oppure dalla lobby finanziaria che lo sostiene - che probabilmente a questo punto ci sta prendendo gusto - oppure dalla Ue, ma sta di fatto che ogni giorno assistiamo a una cambio di marcia del governo tecnico verso una strana, inclinata e preoccupante deriva politica.
Da giorni il nostro professore presidente ci ricorda che lui va avanti, che ha il consenso della gente.
Ci ricorda, con incredibile spocchia che non gli assegnavo settimane fa, che il suo governo ha il riconoscimento internazionale, europeo, che il popolo italiano - quando serve lo tirano fuori ancora... - è dalla sua parte, mentre i partiti non hanno alcun consenso.
L'ha detto ieri o l'altro ieri.
Vi invito tutti a riflettere sulla questione, perché non è solo un problema politico, ma denota una triste dimenticanza, e cioè che la nostra è una repubblica parlamentare.
Il consenso ai partiti è l'espressione del voto dei cittadini, in libere elezioni.
Molti altri prima di Monti hanno usato espressioni di questo tipo. Reucci di mezza tacca, dittatori infami, presidenti del consiglio decotti.
Sono pericolose, e non per un gioco demagogico e sofistico delle parole. Ma per una sostanza politica e istituzionale e per una sostanziale e manifesta mancanza di rispetto del parlamento, ormai reiterata.
Quella sobrietà e quel basso profilo iniziali sono ormai scomparsi e i tecnici, che devono promuovere manovre economiche e fare scelte difficili, oggi si allargano, prendono posizioni su temi che non gli competono, scansano, si irritano.
E perdono la bussola. Promuovendo leggi ingiuste e dimenticando altre iniziative ben più valide, eque e ed economicamente più vantaggiose. Alzi la mano chi sa qualcosa delle paventate e sbandierate liberalizzazioni...
L'esempio finale - esempio a corollario, che rasenta il gossip - è il servizio di 'Chi' nella 'dimora' del presidente a Palazzo Chigi, con la moglie del reuccio che mostra le sontuose camere. Ma non aveva dichiarato che rifuggiva ogni mondanità e ogni coinvolgimento personale nella sua comparsata pubblica, a differenza di chi lo ha preceduto? Pessimo gusto, scelta inopportuna, inutile spettacolarizzazione.
E poi, era proprio necessario fare tutto ciò con una delle testate del nanetto bagongo con i rialzi sotto i tacchi?

Non mi piace.

martedì 27 marzo 2012

La banca che manca

A parte l'ineleganza dei professori e del loro atteggiamento ('se il paese non è pronto possiamo anche andarcene...') - quasi che dimenticassero che dietro a un governo, volente o nolente, esiste un parlamento e dietro anche un paese che, a tempo perso, può esprimere le proprie opinioni - a parte tutto questo dicevo, continuo a pensare che l'obbiettivo dell'attuale governo tecnico sia 'migliorare' i conti, riacquistare status economico in Europa e nel mondo.
Continuo a pensare però che la cosiddetta riforma del lavoro sia un mero attacco a una forma di stato e di convivenza che ormai la lobby finanziaria ha deciso di scardinare per sbaragliare la concorrenza del mondo civile a vantaggio delle società finanziarie.
Ma tant'è. Argomento già affrontato e alcuni mi hanno anche insultato per quello che penso.
Questo paese è incapace a discutere. È sempre o in uno stadio - che si chiami San Siro o Ballarò è la stessa cosa - oppure in uno scontro di campo tra opposti feudi in chiaro stile medievale.
Quello che ritengo sia il vero problema di oggi è il potere, lo strapotere, il potere assoluto delle banche in un paese che boccheggia anche per loro responsabilità.
Io insisto su questo tema, proprio perché la loro potenza è arrivata ormai a occupare le poltrone del governo, gli spazi politici in Europa, a far approvare strategie e leggi che di fatto le rende intoccabili.
Oggi le banche fanno di tutto tranne che il loro lavoro.
Non prestano soldi, non finanziano, non supportano, non affiancano, non sono motore di nulla.
Oggi le banche sono solo enti speculativi, rilasciano quei pochi finanziamenti a interessi sempre più alti, operano sul mercato solo puntando ai guadagni 'facili', reagiscono solo quando qualcuno pensa a qualche norma per regolamentarle.
E poi, e la cosa è tristissima, cercano ormai di venderti di tutto: prodotti assicurativi, prodotti finanziari, telepass, carte, servizi, salame, mortadella...

Bene, non è questo governo che interverrà nel settore bancario, questo è ovvio.
Ma l'economia, il 'sistema', come viene chiamato, riparte solo se le banche ritornano al ruolo centrale dello sviluppo economico, solo se ritornano a essere l'asse portante dello sviluppo.
Sennò ci si dica che il capitalismo ha fallito, che l'economia di mercato è morta e che il 'sistema' sta crollando.
Io ho qualche idea alternativa...

venerdì 23 marzo 2012

Il nano vince due volte

Perché uno, uno chiunque, crede che in fondo ora ce ne siamo liberati.
Non solo.
Uno ormai crede che siamo sulla strada del risanamento economico, del riallineamento finanziario, sulla via delle riforme strutturali che renderanno questo paese 'moderno' - che tradotto significa che le aziende possono licenziare quando hanno voglia, che i giovani devono morire prima di avere una stabilità economica e che tutto, ma proprio tutto, deve essere privatizzato e merce di scambio.
Invece chi ha vinto negli ultimi vent'anni, continua a vincere, anche oggi, in questa apparente ombra.
Lo so cosa dite. Eccome.
- Solito fissato, solito ossessionato dalla figura del nano bagongo. Anche quando ormai è scomparso, lo rievocate, perché senza di lui, voi di sinistra, siete persi.

Invece vi inviterei a una riflessione, che naturalemente può essere confutata, ma siccome il blog è mio parlo solo io. A voi, poi, i commenti.

Quell'uomo, che ha portato l'Italia alla disgregazione sociale, geografica e allo scontro tra generazioni; quell'uomo che distrutto la convivenza, che ha cancellato il rispetto tra i cittadini e aperto la strada all'arricchimento di pochi (lui in primis) a spese dei tanti sempre più poveri; insomma quello lì ha vinto, e alla grande.
Ha vinto prima perché, a monte di tutte le nefandezze politico sociali, si è salvato dalla miriade di processi che avrebbero mandato in galera anche un bambino. Per vent'anni ha fatto melina, ha inventato leggi a suo uso e consumo, ha bloccato processi, ha introdotto nuove regole e alla fine se l'è scampata. Ultimo esempio il processo Mills, tutto da rifare, con lui che va in giro a dire, grazie ai suoi peones dell'informazione, che è stato assolto.
Ma poi continua a vincere perché il cosiddetto governo dei tecnici sta facendo quello che avrrebbe voluto fare lui ma che per manifesta incapacità politica e ignoranza abissale non è mai riuscito a fare.
Quindi oggi abbiamo un governo che distrugge le tutele nei confronti dei lavoratori, massacra ulteriormente le piccole e medie aziende che ormai non sanno più a che santo votarsi, smantella lo stato sociale, fa finta di avviare liberalizzazioni senza toccare le vere lobby, ci strangola con ancora nuove tasse e poi, ciliegina sulla torta, accarezza, coccola e non tocca di fatto (a parte qualche azione specchietto per le allodole) quelle che sono i suoi veri referenti: banche e società finanziarie. Cioè i responsabil della crisi, ma soprattutto i perpetratori della crisi grazie al loro ignobile comportamento nei confronti di privati e aziende. Oltre a proteggre le grandi aziende, le solite, quelle dai nomi noti.
E noi, pur di non rivedere l'uomo dai capelli di plastica, siamo disposti a mandare giù tutto, riconoscendo a questo governo il recupero di un'immagine internazionale decente e l'abbassamento dello spread. Tutti che parlano di spread, sopra i 300 e sotto i 300 punti, senza capire niente di cosa significa.
L'uomo del monte è un'intoccabile, da destra e da sinistra.
Tutti allineati e coperti, tutti in fila, tutti entusiasta. Guardate Repubblica. E se critichi sei il solito...
E intanto, l'uomo dai tacchi più alti della storia dopo Lady Gaga, nella sua ombra, tra le pareti della sua nuova villa sul lago di Como, tra un bunga bunga e l'altro, se la sghignazza, va allo stadio a vedere il Milan e dichiara 48 milioni di reddito.
Ciao ciao Italia, cornuta, mazziata e pure presa per i fondelli.
E i cocci sono nostri, ma solo quelli.

martedì 20 marzo 2012

Tutti i bambini nel cuore

Essere padre, o meglio genitori, - oltre al mix di ansia, affetto, amore sconsiderato, preoccupazione e non so che altro - significa accorgersi, improvvisamente, che esistono i bambini, tutti i bambini del mondo.
Prima, i bambini, sono quelli degli altri, quelli che incontri nella tua strada.
I tuoi nipoti, i figli degli amici, e poi quelli che incroci nella vita di tutti i giorni, quelli che in genere vorresti incenerire perché urlano mentre riposi, fanno caos al ristorante mentre mangi e ti trapanano i timpani su un volo che dura 15 ore per l'Australia.
Ma soprattutto ci sono quelli che non vedi, quelli di cui proprio non ti accorgi, quelli che ti sono invisibili.
Poi, anche se non è obbligatorio, arrivano i tuoi.
E allora il mondo improvvisamente cambia. Si ribalta, si scuote, si sovverte.
A un certo punto il mondo si popola di milioni di bambini.
Grassi, piccoli, alti, neri, gialli, odiosi, bellissimi. La quotidianità si riempie di immagini di giovani uomini alle prese con la vita di tutti i giorni, con genitori maldestri e apprensivi ma follemente innamorati di loro. E ristoranti in cui bambini urlanti sembra quasi non sentirli, e quando riposi e vieni svegliato da urla in strada di qualche banda di giovani disgraziati, ti svegli, sorridi e ti giri dall'altra parte, ricominciando a russare.

Ma poi c'è il lato oscuro.
Nell'epoca dell'informazione, nel tutto subito, di internet libero e obbligatorio, vieni a sapere cose che ti sconvolgono le budella, che ti rivoltano lo stomaco dalla sofferenza che provi.
Prima i bambini soldato di quell'aguzzino africano. Il problema dei bambini soldato non lo scopriamo solo adesso, ma parte da lontano, da quando l'uomo ha inventato il dolore e il sadismo.
Ricordiamo tutti le immagini di Hitler, ormai sconfitto dalla storia e poco dopo anche dalle armi, che malato e invecchiato passa in rassegna un gruppo di ragazzi soldato arruolati a forza o dal fanatismo dei loro genitori, votati alla morte.
Poi i giovani virgulti molestati e violentati da preti pedofili - sempre più numerosi, maledizione! - che oltraggiano corpi e menti dei più giovani, abusando della loro fiducia e di quella dei loro genitori credenti.
E poi i fatti di cronaca, di tutti i giorni, sempre più drammatici e sempre meno ignorabili.
I ventidue bambini belgi che hanno perso la vita nell'incidente d'autobus in Svizzera. Uno strazio per il cuore di chiunque. E quello di ieri, atroce. La strage nazista che ha ucciso tre bambini e un padre davanti alla scuola ebraica a Tolosa, in Francia. Con il padre che ha cercato in tutti i modi di proteggere i suoi figli, senza riuscirci. Uno strazio, una storia che sconvolge la vita di ognuno.
Ecco.
Essere padri, almeno per me - dopo tutte le chiacchiere buttate al vento ieri nella giornata del papà - significa accorgersi di tutti i bambini del mondo.
E amarli tutti. Come fossero tuoi.

giovedì 15 marzo 2012

...si son levati tutti il cappello, prima di fare questo macello...

Poche righe.
Solo emozioni, molti ricordi, tanta rabbia.
'Vedere' piazza Fontana il 12 dicembre alle 16,37 - attimo in cui scoppiò la bomba, momento storico in cui i fascisti, appoggiati dai servizi segreti interni ed esteri, dalle frange più retrive dello stato, andarono al contrattacco del movimento politico e sindacale in grande ascesa - scombussola viscere e cervello, ti riporta indietro di oltre quarant'anni, come se fosse ora.
Questo spezzone in anteprima diffuso da Corriere.it oggi, è un pugno allo stomaco.
Il film non ne ho idea come sia, visto che non è ancora uscito.
Vedere Enrico Salvi che interpreta il 'famoso' tassista Rolandi fa un po' specie, vista la fine che ha fatto (il Rolandi...).
Vedere quelle scarpe del bombarolo che spingono la borsa sotto il tavolo in quel grande emisfero che tante volte abbiamo avuto modo di vedere nelle immagini dell'epoca, devastato, con il grande buco al centro, prende allo stomaco.
Ogni generazione ha i suoi riferimenti storici.
Io sono cresciuto con la fantasia e la gloria della Resistenza, dei partigiani, delle loro eroiche gesta.
E poi con tutti i fatti che hanno fatto la storia di questo paese, dal punto di vista politico, e non solo.
Piazza Fontana è un punto centrale nella storia italiana, perché è un spartiacque nella lotta politica e nella contrapposizione dei blocchi.
Prima e dopo piazza Fontana: questa è la storia dell'Italia del dopoguerra
E 'vedere' si riaprono antiche 'ferite' ideologiche...

mercoledì 14 marzo 2012

Annota la nota

In una giornata in cui avevo molti motivi per provare felicità e soddisfazione - parlo di ieri, oggi siamo già rientrati nel clima di normale quotidianità - la tegola del contrappasso arriva puntuale, decisa e determinata.
Ieri, arrivo a casa bel bello, conscio di una serata tranquilla solo con i miei figli, a metà tra puzzle, MarioKart wiiiii e 'risse' sul divano.
- Ciao papààà, appena entro in casa. E mi sbatte sul muso il quadernone di italiano con una prova di verbi, tempi e grammatica varia perfettamente realizzata. In testa alla pagina campeggia un 10 sonoro e tonante, che testimonia la perfezione della prova.
Io, molto immodestamente, comincio ad abituarmi ai dieci di Andrea, e quindi ogni volta confezionare parole di elogio diventa sempre più improbabile.
Resta il fatto che lui sia bravissimo, e che questo dieci, per l'ennesima volta, a quanto ci riferisce, è l'unico dieci della classe.
- Bravissimo Pilù!, gli dico prendendolo in braccio per sbaciucchiarmelo un po'.
Ma vedo che esita. O meglio, vedo che non incassa con la sua consueta presunzione gli elogi sperticati del suo amato papà.
E il papà, più passa il tempo, più impara sempre di più a essere papà. E questa competenza che cresce, ti fa capire alla velocità della luce che qualcosa sotto c'è, e sicuramente non un altro dieci in chimica nucleare applicata.
- Che succede?, gli mormoro alzando il sopracciglio destro proprio come faceva il dotto Spock.
Allora, a metà tra il tremante e il preoccupato, mi allunga il quaderno di collegamento tra scuola e famiglia.
E all'ultima pagina, in data del giorno in questione, compaiono un paio di righe con una scrittura poco nota.
E allora, visto che a scuola ci sono andato anch'io, comincio a leggere:
- Andrea deve imparare a comportarsi educatamente quando è in mensa e in aula.
Più o meno, cito a memoria.
Io immediatamente mi vedo davanti agli occhi mio figlio, in piedi sui tavoli della mensa scolastica, che lancia maccheroni in faccia della direttrice oppure che si scatena in corse sfrenate durante le lezioni.
Lo guardo, lo fulmino, lo disintegro con gli occhi. E chiedo conto.
Mi si riferisce che non ha fatto nulla di che, ma che la nota comprende un gruppo di facinorosi che probabilmente hanno tirato fuori dai gangheri la maestra, che forse ha anche lei le sue responsabilità.
Romanzina di prammatica. Indice che balla davanti agli occhi in segno di morbida minaccia. E via verso nuove avventure.

Finalmente una nota negativa. Finalmente una prova che non è così perfettino e bravo.
Ma ora, da ora, aspettiamoci anche di peggio.

lunedì 12 marzo 2012

The woman in read

E chi non ha letto l'articolo del Corriere.it di Citati sui bestseller, sulla continua emorragia di lettori, sul crollo delle vendite dei libri e sulla fuga dei giovani dai grandi classici?
Sulle osservazioni di merito, sostanziali, sul valore della lettura nel nostro povero paese, mi riserbo pareri più articolati in futuro, se ne avrò voglia. Parlare, scrivere e discutere della lettura in Italia è come sparare sulla crocerossa. E oggi non ne ho voglia.
Ma ho voglia di incrociare due dati, due articoli, due visioni dello stesso settore, che di fatto mischiano e intorbidano le idee  e rendono il fenomeno più ingarbugliato di quanto si pensi, oltre a confermare una mia teoria, ormai sempre più vicina alla realtà.

Citati, nel suo articolo che tanto ha fatto infuriare Faletti - chi si è autodefinito 'Totò'! - e forse qualche altro scrittore di grido, si lancia anche contro la legge da poco approvata che impedisce libertà di manovra ai librai nello stabilire i prezzi di vendita, ponendo tetti numerici e temporali alle promozioni e agli sconti.
Ma soprattutto traccia uno scenario disastroso del settore editoriale, denunciando crollo delle letture e relativo affondo delle vendite (sembra il 12% in meno negli ultimi mesi).
Insomma, uno scenario apocalittico in cui sembra quasi messa a dura prova l'esistenza stessa dei libri e del bel leggere.

Poi abbiamo invece questo articolo del Messaggero, che analizza il settore editoriale da un altro punto di vista, e che rende il tutto ancora più complicato.
Se nello scenario generale - grazie anche alla crisi - si percepisce un crollo di letture e di vendite dei libri, dall'altra parte ci si accorge invece che le donne leggono sempre di più (almeno in rapporto ai maschi) - il triplo, addirittura! - e che comprano sempre di più i libri.
Se volete le percentuali le trovate nell'articolo del quotidiano romano.

E allora? Allora siamo messi sempre peggio, cari miei uomini allo sbando.
Le donne non solo ci superano nel mondo del lavoro, nelle loro capacità organizzative che le rendono manager sempre più efficienti e migliori; non solo riescono a occupare posti di maggiore rilevanza, anche nei settori economici e politici, da sempre feudi maschili; non solo sono migliori attrici, migliori scrittrici e migliori qualsiasi cosa; ma ora, solo ora?, ci stanno superando anche nell'uso migliore della propria mente, delle capacità intellettive, nella creatività stilistica e nella capacità di scrivere.

Io non so se questo è un 'problema' italiano, o semplicemente una tendenza globale che traccia un futuro diversamente evoluto. Non so se questo scenario è l'inizio - della fine? - di un nuovo equilibrio di potere e di evoluzione intellettuale e sociale.
So solo che ormai, noi maschietti, siamo al palo, tristi, depressi, e che ci agitiamo come scarafaggi riversi sulla schiena, cioè senza possibilità alcuna di salvarci.
Chi ha un posto libero nella sua società di pulizie?

mercoledì 7 marzo 2012

7 marzo 1920

...novantadue anni fa.
Un mondo fa.
Una vita fa.
Un'epoca fa.
Oggi ne avrebbe novantadue.
E come in una regia occulta i miei figli, da tre giorni, inconsapevolmente, non si sa perché e percome, parlano del loro nonno - che hanno conosciuto poco e male - raccontando episodi, ricordando momenti, con affetto insperato.
Uno che mi dice che i suoi undici euro di 'tesoretto' che conserva gelosamente sono frutto dei ripetuti versamenti che il nonno elargiva durante le sue visite (10 centesimi una volta, un euro l'altra, cinquanta l'altra ancora).
L'altra che mi racconta di un gioco - da sempre dimenticato - che 'è il gioco che mi ha regalato il nonno prima che morisse e che mi piace un sacco'.
Io mi sciolgo, oltre a dilaniarmi, cercando di reagire a un dolore che ancora fortissimo mi batte nel petto.
Maledizione, da giovane avrei sperato maggiore saggezza e capacità di reazione una volta diventato adulto e 'costretto', naturalmente, ad affrontare dolori come la morte dei genitori.
La primavera dovrebbe aiutare.
La prossima Festa del Papà meno...

lunedì 5 marzo 2012

Uomo di charme e di lotta

Leggete qui.

'Basta maschi acqua e sapone, con il volto liscio e dall’aspetto a volte bambinesco. Oggi il 78,5% delle donne italiane preferisce l’uomo con la barba, sinonimo di forza e virilità. Folta, appena accennata, stilizzata o ridotta ai minimi termini sotto forma di pizzo, la barba ha fatto quest’anno il suo ritorno sui volti dei maggiori sex symbol internazionali, soprattutto tra quelli emergenti. Ritenuti più mascolini (61%) e intraprendenti (47%) rispetto alla categoria dei rasati, gli uomini con la barba raccolgono innumerevoli consensi dal pubblico femminile'.


Il pezzo sopra riportato è tratto da questo articolo, che dopo anni di bambocci sciaquini - che addirittura si depilavano ovunque - riporta la giustizia al centro della relazione tra i due sessi (o tre o quattro, a seconda di come la vedete).
Io, dato che sono uno dei principali e più sensibili osservatori del costume e delle tendenze sociali, l'avevo annusata anni fa. Infatti per circa 10 anni ho portato il pizzetto, tanto per sondare il terreno, tanto per sollecitare il target, stimolare il mercato e raggiungere uno o più obbiettivi.
Ma non è tutto.
Da un anno, visto la tendenza e l'evoluzione consumatore, e dopo mesi di ricerche, interviste e sondaggi di ogni tipo, ho finalmente deciso di fare il grande balzo.
E barba piena fu.
Ed è stata l'apertura a un nuovo mondo, a nuove propensioni, a nuovi indirizzi, a nuove sensazioni.
Non sto a tediarvi con particolari personali, che annoierebbero chiunque.
Solo qualche informazione, cari uomini, per farvi comprendere come la mia vita, già radiosa e vicina al nirvana, si è tramutata, con qualche pelo in più, in un'esistenza fatta di avventura, seducenti conoscenze e lunghe corse verso l'estasi e la felicità assoluta.

1) La fila, di giorno...
Quella vera. Ormai le donne mi aspettano sotto casa al mattino, davanti all'ufficio, alla pausa pranzo al ristorante e la sera al ritorno. Alcune discrete e intelligenti, altre dirompenti e invadenti. Una soddisfazione per il cuore, e non solo per quello. Se lo avessi saputo prima avrei comprato la crema che faceva crescere i peli per diventare un vero uomo che l'Intrepido, gloriosa testata dei gloriosi sixties, reclamizzava sulle sue pagine, insieme al binocolo a raggi X che faceva vedere sotto i vestiti delle ragazze. Se ci pensate, barba + binocolo, il risultato poteva essere letteralmente devastante...

2) Il telefono+chat+videochat+Facebook+..., la sera...
Ma le mie avventure ormai non si fermano all'incontro reale, classico e talvolta anche noioso e ripetitivo. La barba mi apre nuovi orizzonti. Ora grazie alle tecnologie e alla loro sempre più spinta interattività, le file non si esauriscono, una volta raggiunte le tanto agognate pareti di casa. Continuano, virtualmente, grazie a social network, chat - in video e non - sms e chi più ne ha più ne metta, con continui corteggiamenti e ammiccamenti che rendono le mie serate quasi più seducenti dei giorni stessi.

3) Feste, al limite..., di notte...
E tutto quello che si semina di giorno, spesso, si raccoglie di notte.
Per esempio, domani notte, sono stato invitato, come quasi ogni settimana!, a un baccanale in cui alcune attività ginniche - degne delle prossime olimpiadi londinesi - metteranno a dura prova anche gli uomini più agili. La barba in questi casi, farà la differenza...

Poi per fortuna, riesco anche a dormire un po'.

La barba, uomini.
Ora che abbiamo il suggello scientifico di questa ricerca/analisi approfondita, è un dettaglio estetico che non potete più trascurare.
Fatevela crescere tutti, mi raccomando. Le donne ne vanno matte.
Così, quando l'avrete tutti, io me la taglio e vi frego tutti.

giovedì 1 marzo 2012

Dalla, la morte di una voce

Lucio Dalla è una voce che ha segnato la mia giovinezza.
È la voce che, alla fine degli anni '70, con quei tre dischi lì (Lucio Dalla, Banana Republic e Dalla), ha contrassegnato amori, lotte, viaggi e cantate in compagnia.
Io che non l'ho mai amato particolarmente, in quegli anni ha sfondato il piattume canoro italico con canzoni straordinarie, esperimenti canori degni di Demetrio Stratos e concerti, con De Gregori e senza, meravigliosi e pieni di sensuali emozioni.
Io ricordo il concerto di Banana Republic a Milano, con grande trasporto.
Ma ricordo, come se fosse ora, una vacanza negli Usa (la prima volta negli Usa, a 22 anni...) in cui tutto il viaggio, il classico coast to coast, ha avuto come colonna sonora il primo disco tra quelli citati sopra, con 'L'anno che verrà' ascoltato e suonato in continuazione (fino alla noia!), ma soprattutto con 'Anna e Marco' come contraltare nelle lunghe traversate sulle highway, e 'Balla balla ballerino' a fare da sfondo all'arrivo in Arizona.
Sono flash, immagini nitide, fotografie virtuali, perfettamente impresse nella mia mente. E poi nella pineta di Aspen in Colorado, la sera, appena arrivati, nel campeggio più bello del mondo.
I vicini, indigeni yankee, ci accolsero con James Taylor a manetta (meraviglioso, in quello scenario poi...), e noi a rispondere con 'Cosa sarà' cantata a squarciagola.
Ricordi.
Nostalgie di gioventù.
E l'anno dopo con il 'seguito', in montagna durante le vacanze di Natale, in quella meravigliosa casa che i miei avevano - mura spesse, qualche stufa, freddo cane, grandi accampamenti, grandi copule e musica per tutti. 'Futura' mi emoziona ancora oggi.
Ma soprattutto, in quegli anni quando ogni amore che finiva era una vera e proprio viaggio nel dolore, ascoltare 'Cara' era un meraviglioso giaciglio dove crogiolarsi nella propria tristezza.
Quei tre dischi hanno fatto la storia della musica.
Quei tre dischi hanno fatto la storia di una parte della mia vita.
E oggi, con la sua scomparsa, se ne va un pezzo di tutti e due.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...