Come il razzismo, anche il tema dell'omosessualità - dei diritti correlati, per ora negati!, della capacità di liberarsi da incrostazioni culturali vecchie di millenni - è una questione difficile, complicata, e con la certezza che qualsiasi cosa si dica e faccia sia sbagliata.
Ma la cronaca impone una riflessione, forse banale, forse retorica, ma comunque sentita.
Ogni due per tre qualche imbecille, senza arte né parte, e soprattutto senza cervello, dice la sua, fa battute, esprime giudizi. Facendo una figura misera, triste, inadatta al vivere d'oggi.
Ogni tre per quattro un essere accecato dall'omofobia si scaglia a testa bassa con violenza e virulenza contro l'omosessualità, definita 'malattia', piaga sociale, orrenda deviazione. Offrendo un'immagine di sè torva, ignorante, orribilmente gretta e ignorante.
Ogni dodici per tredici invece qualche cosiddetta personalità, in genere politica o religiosa, semplicemente obnubilata dal fondamentalismo religioso - da noi in genere cattolico - attacca brutalmente il sacrilegio riversando sulle spalle dei poveri gay, e lesbiche s'intende, la responsabilità di oscurare questo mondo di luce divina, chiedendo loro, udite udite!, di redimersi e di curarsi.
Poi ci sono i pazzi che, di fronte a due uomini che si scambiano qualche effusione in giro per la strada, li segue, aizza qualche gruppo di disperati abbandonati da dio, e li pesta, fino al punto di combinare qualche tragedia di recente triste ricordo.
Essere gay/lesbiche oggi non è proprio una passeggiata.
Che fare?
Durissima la cosa.
Se a parole tutti (a parte quelli sopra citati) sono più o meno d'accordo che ognuno possa scegliere la propria vita - e quindi la propria sessualità - in totale libertà, di fatto i pregiudizi, le singole frustrazioni, le pressioni sociali, le difficoltà legislative, la chiesa, la politica, l'ignoranza brutta, impediscono che solo si inizi un percorso di salto sociale e culturale che permetta a ognuno di fare le scelte che vuole.
Non è facile scardinare abitudini e ruggini corrosive.
Non è facile cambiare una società, in fondo, bigotta e perbenista come la nostra. Soprattutto in questo periodo, fatto di suicidi e di arroccamenti vari.
Ma penso che tutti ci dobbiamo impegnare a superare questi blocchi, a vincere le resistenze, a convincere se stessi e gli altri. E a educare i figli, adulti di domani.
Lo dobbiamo proprio a loro. Ma lo dobbiamo anche a noi stessi.
Su quello che dicono i calciatori, sulle loro dichiarazioni, sinceramente, non spenderei nemmeno un secondo...
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