Sono al di fuori delle parti, delle tifoserie, delle bassezze che rende ancora più basso e squallido il calcio, lo sport nazionale.
Non ho alcun rispetto per questo sport, fatto di violenza, botte sugli spalti, ricatti, squadre corrotte, presidenti dalla finanza creativa, veline, tatuaggi e zero-congiuntivo.
Non sono tifoso, quindi in quanto cittadino 'libero', mi indigno.
Perché?
Perché ho figli piccoli, che debbono crescere in questo schifoso paese (non riesco a fuggire, maledizione!) e che spero, ogni giorno, migliori.
Lo sport è importante.
Per i piccoli è un gioco, e come tutti i giochi forma, fa crescere, è uno strumento fondamentale per diventare 'maturi'.
Il calcio è una possibilità straordinaria, è un mezzo fantastico per poter veicolare messaggi di solidarietà, di rispetto degli altri e delle regole, proprio perché è seguitissimo.
Quanti bambini, grazie ai loro padri, sono tifosi sin dai primi anni di età, quanti di loro guardano alla tv le partite, quanti di loro giocano nel campo sotto casa o frequentano corsi di calcio.
Tantissimi. Lo vedo tra i compagni di Andrea: a scuola, nel giardino di casa, ai giardinetti di zona...
Di cosa sto parlando?
Di questo. Di questa provocazione indegna di un giovane rampollo che dovrebbe scucirsi di dosso gli abiti fetenti del tifoso da curva per impersonare il ruolo (con quel cognome, il suo parente illustre si rivolterà nella tomba) del presidente rispettoso delle regole, degli organismi e dei tribunali. E anche delle sentenze, magari sbagliate.
Qual è il messaggio?
Le regole le faccio io, soprattutto se non sono d'accordo con quelle vigenti.
Le leggi le faccio io, soprattutto se non sono d'accordo con quelle vigenti.
Le sentenze le scrivo io, soprattutto se non sono d'accordo con quelle vigenti.
E i tifosi, soprattutto quelli più imbecilli, danno fuoco la domenica, minacciano, pestano, ricattano...
Sono stomacato da tanta arroganza, ma soprattutto da tanta violenza verso le istituzioni.
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