mercoledì 22 febbraio 2012

Amore di papà

Qui il calcio non è mai stato molto popolare.
Io ero milanista da piccolo, ero un vero appassionato, con figurine, partite alla radio appena si poteva, grande partecipazione emotiva.
Poi, a un certo punto, improvvisamente, pufff, tutto è svanito e di colpo l'indifferenza ha preso il sopravvento.
Oggi, cioè da circa quarant'anni, il calcio per me non esiste, anzi lo avverso con tutte le mie forze.
Non capisco come tanta gente sia così appassionata per uno sport popolato di trogloditi in mutande, che guadagnano miliardi, che non sanno mettere insieme un soggetto con un verbo, che sono dei bambini viziati in costante capriccio e costante seduzione verso la corruzione, l'inganno e la voglia di guadagnare sempre di più alla faccia di chi lavora tutto il giorno e che li segue negli stadi.
Nessun rispetto.
Un ambiente che non mi piace, mal frequentato, accerchiato dalla malavita e in costante piagnisteo per qualche motivo.Non piace, non piace e non mi piace.

Detto ciò, credo di aver trasmesso questa forte avversione, anzi questo forte senso di nausea, a mio figlio.
Lui non ama giocare a pallone ma soprattutto non ha alcuna propensione verso il calcio giocato, con qualche voglia di tifo verso qualche squadra di Milano e non.
Ma il ragazzo vive nel suo mondo.
Nove su dieci giocano a palla, nove su dieci 'tengono' a qualche squadra, nove su dieci hanno un padre - e forse anche la madre - che sono tifosi, guardano le partite in tv e magari hanno pure un abbonamento allo stadio.
Ma soprattutto, alla loro età, comprano tutti indistintamente le figurine Panini, le scambiano, le venerano, le corteggiano.
Quando l'anno scorso mi ha chiesto di fare anche lui la raccolta non ho detto nulla e abbiamo comprato figurine per qualche mese.
Quest'anno la cosa si è riproposta.
Per questi ultimi due mesi abbiamo acquistato pacchetti di figurine, con parsimonia, ma con decisione ferrea.
Un po' di scudetti, qualche campione, gli arbitri, gli allenatori, insomma le solite storie di tutti gli anni.
A un certo punto, Andrea, l0altro giorno, mi prende da parte come si mi volesse fare chissà quale rivelazione.
- Papàààà, ti posso dire una cosa?
- Certo, gli rispondo con curiosità.
- Le figurine dei calciatori - testuali parole - sono una noia.
E chiosa: - Non voglio più fare la raccolta. Domani a scuola regalo tutte le doppie che ho e l'album anche. Basta!
E così ha fatto, senza una piega e un ripensamento.
L'importante è che faccia quello che vuole, nei limiti del lecito.
Mi piace che prenda decisioni, importanti come questa, senza alcuna pressione.
Papà e figlio, una faccia una razza.

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