sabato 31 dicembre 2011

Auguri al mondo intero, a quello bianco e quello nero.
Un augurio ai miei figli, campioni di sci e di risvegli.
Auguri alla mia famiglia, che mi lascia e mi ripiglia.
Auguri a chi mi ama, che mi sopporta e che mi acclama.
Auguri agli amici, sia i cani sia i mici.
Auguri a chi mi odia, che non muoiano di inedia.
Auguri alla sinistra, che non diventi semplice corista.
Auguri alle idee, che non svaniscano nelle maree.
Auguri a tutti voi, speriamo di vederci poi...

Buon 2012!!!

domenica 25 dicembre 2011

Auguri!

Tra poche ore si consumerà il meraviglioso teatro della mattina di Natale.
Già stasera è stata dura mandarli a letto.
Tesi come corde di violino, gli Squali si sono agitati per tutto il giorno come marionette impazzite alla ricerca di qualche segnale, cercando novità, informazioni.
Finalmente verso le dieci e mezza sono crollati.
Ora il salotto pieno di pacchetti è l'unico segnale di questo triste Natale.
Nella loro felicità, nella loro semplice gioia, nei loro occhi, spero di poter vedere ancora una volta gli sguardi e ascoltare le risate di chi ormai non c'è più.
Tanti auguri a tutti.

giovedì 22 dicembre 2011

Dovevate esserci...

Ieri si è consumato un evento che lascerà il segno nella storia dell'emisfero nord, ma anche sud, del mondo.
La prima recita di Andrea!
Un evento che ha sconvolto il mondo teatrale e che ha lanciato, sui principali palcoscenici teatrali del mondo, un nuovo attore che rivoluzionerà metodi, approcci, stili e emozioni nella recitazione globale e mondiale e totale.

Lo spettacolo, che ha visto la partecipazione di tutta la classe seconda B, era basato su una storia a metà tra il messaggio ambientalista e quello della 'paura' tra i diversi. Bellissimo, per quello che ho capito.
Andrea, ha ricoperto, nella sua somma bellezza, il ruolo dell'aquila reale, in pratica il protagonista di tutta la storia.
È intervenuto più volte nella recitazione.
Era nervosissimo. In attesa di intervenire si contorceva le mani con un viso tesissimo. Era da mangiare!

Io ho passato tutto il tempo della rappresentazione in tensione da infarto, mentre lui non sbagliava una battuta, un tempo, una parola.
Tutto è filato liscio. Lo spettacolo è stato veramente molto carino, anche a dispetto della sua lunghezza e della sua complessità.
Un successo.

Ma ci vuole un pensiero profondo, sennò il post è sprecato.
Io mi sono emozionato, molto, non solo per mio figlio sul palcoscenico, ma anche nel vedere tutti quei bambini, di diversi colori, di diverse razze, di diverse altezze, dalle diverse pronunce, tutti insieme, per mano.
I bambini sono bellissimi, puliti, onesti.
Cerchiamo di non rovinarli, se possiamo... e se proprio dobbiamo farlo, facciamolo il più tardi possibile!

martedì 20 dicembre 2011

Uomini tutti d'un pezzo (a pezzi)

Il mio sogno?
Scrivere un libro.
E che libro?
Un libro che riscatti, prontamente e in modo ineccepibile, l'immagine dell'uomo (maschio) nella società di oggi, dove l'imperativo numero uno è quello di massacrarlo. Almeno nella letteratura.
Siamo sommersi da una narrativa al femminile. E questo è bene, molto bene, perché le donne scrivono meglio.
Il problema è che all'interno della letteratura al femminile spazia e vivacchia una moda, forse motivata, ma ormai francamente noiosa, che è quella di - banalizzo! - scrivere bene delle donne e male degli uomini.
È un po' come quella, un po' trash, intendiamoci!, saggistica di oggi a carattere politico che è solamente e nient'altro che la longa manu di un grillismo ormai maggioranza e sempre più diffuso.

Ora, io sono uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. È noto.
O meglio, noto una mazza, visto che non ho mai scritto nulla.
Ma la mia ambizione, la mia voglia irrefrenabile, la mia necessità prima, la mia intensa richiesta al mondo, è proprio quello di scrivere un libro che, attraverso piccoli e infingardi racconti, racconti cosa significa per un uomo vivere oggi.
Uomini stronzi.
Uomini buoni.
Uomini che odiano le donne.
Uomini massacrati tra le quattro pareti domestiche.
Uomini alle prese con tutto.
Uomini con tutto sulle spalle.
Uomini amanti.
Uomini che si nascondono.
Uomini che cercano di sopravvivere.
Uomini che sono padri.
Uomini che perdono il padre.
Uomini infelici.

Sarete i primi a essere informati della nascita di questo libello che, ne sono certo, rivoluzionerà la letteratura mondiale, oltre a quello di altri sistemi solari.
Lucidate le lenti.
To be continued...

lunedì 19 dicembre 2011

Fosforo? No, grazie.

Si sta prendendo la vittoria più gustosa, il nano.
In vent'anni, daje e daje, è riuscito a raggiungere l'obbiettivo più alto, più sofisticato, quello che riesce di fatto - aldilà delle manovre economiche, delle leggi ad personam e del costante lavaggio del cervello dal pulpito delle sue pseudo-tv - a distruggere una società basata, e si fotta chi non lo crede, sulla umana convivenza  e su qualche elemento di solidarietà.
Di cosa parlo?
Parlo della guerra, totale!, che ormai è scoppiata e non finirà facilmente, tra le generazioni 'economiche'.
Questi vent'anni, con la continua introduzione di elementi di precarietà, con la reiterata volontà di squilibrare la società a favore dei più ricchi, con l'obbiettivo manifesto di additare presunti privilegi di alcuni per togliere di fatto diritti a tutti, la destra è riuscita a mettere contro le generazioni, i figli con i padri, i giovani che non trovano lavoro con gli anziani 'privilegiati' perché hanno una pensione, i lavoratori protetti dalla legge sacrosanta contro quelli che invece non hanno tutele.
Oggi ci troviamo ad assistere a una guerra culturale, e non solo culturale, purtroppo..., tra chi non riesce ad avere sicurezza e futuro e chi invece ha nel tempo, magari lottando come una bestia, ottenuto tutele, riconoscimenti e diritti.
Oggi chi ha meno non si scaglia contro chi è il responsabile di un disfacimento politico, finanziario, culturale e morale; non ci pensa nemmeno di fare un'analisi approfondita, storica; non fa neanche un'analisi banale a carattere sociale che gli permetterebbe di tirare somme un po' diverse.
No, come nella guerra tra poveri - ricordate gli scontri tra neri e asiatici nella New York degli anni '70, mentre i bianchi 'oppressori' se la ridevano? - nella guerra tra disperati, oggi il nemico da battere sono chi ha diritti acquisiti, e non chi cerca di negarli.
Purtroppo, anche i giovani confermano la teoria assoluta: questo è un paese senza memoria.
E come diceva mia madre...vi accorgerete.

giovedì 15 dicembre 2011

Un forte vento

È che, ormai, il tempo che rimane è minore di quello che ho già vissuto.
E la consapevolezza di questa gelida verità è difficile da digerire.
Il tempo ormai 'si fugge tutto via', velocemente, passa tra le dita, come la fine sabbia di una spiaggia tropicale.
Ricordo quando ero giovane, quando il tempo era inchiodato al terreno, e cercavi in tutti i modi di staccarlo, di farlo muovere; volevi crescere, renderti autonomo, farti la tua vita, sentirti libero.
Ricordo anche il fastidio, dio, quanto!, quando qualcuno più vecchio mi rimbrottava dicendo che 'a un certo punto il tempo, dopo che si è alzato, comincia a galoppare e non lo fermi più'. Mi irritavo, pensando che erano solo cavoli loro, che la vita andava vissuta e che il tempo che passava era solo un segnale che stavi vivendo.
Oggi il tempo, non solo l'età, il tempo di tutti i giorni, le ore, le giornate che si alternano, sono quante di più prezioso.
La tristezza, penso di molti, è la consapevolezza che molto, in passato, è stato sprecato, gettato nella spazzatura, fatto volare via nel vento.
La certezza di oggi è la triste realtà che molte scelte sono state sbagliate, che si è cercato di fare troppo in fretta, che si è scelta la strada più corta e facile.
La sofferenza arriva quando ti accorgi di avere sbagliato molto, di non avere avuto attenzione, di non avere amato a sufficienza, di non aver avuto pazienza, di non avere ascoltato, di avere urlato, di esserti girato per andarsene, per non avere fatto scelte, per averne fatte troppe...
Confesso che ho vissuto, diceva Pablo Neruda.
Confesso di avere anche sbagliato, diceva qualcun'altro in un blog...

mercoledì 14 dicembre 2011

Compleanno di Pilù!

Oggi Andrea fa i sette anni!
Auguri a lui.
Potrei dire che sembra ieri che muoveva i suoi primi passi.
Potrei dire che sembra ieri che cominciava a parlare (e poi non ha mai più smesso...)
Potrei dire che sembra ieri che ha cominciato il nido, la scuola materna e la scuola primaria.
Ma proprio ieri abbiamo avuto una conversazione che mi fa capire che mio figlio cresce, e alla svelta.
Madonna, il mestiere del padre è difficilissimo...

Allora, davanti al Picasso che svetta in salotto - calma, stampa di alcuni disegni di animali acquistati all'Ikea credo per una trentina di euro - mi guarda e mi domanda:
- Cos'è quel quadro?, notare che è quasi un anno che svetta sulle nostre nude pareti.
- È un disegno di Picasso, gli rispondo, attendendo la sua reazione.
- E chi è? Perché abbiamo questo quadro in casa nostra?
- Perché è bello ed è di un autore molto famoso. Forse è il più famoso pittore del novecento. È una riproduzione. Se fosse l'originale varrebbe un sacco di soldi, concludo.
Lui mi guarda, guarda il quadro, mi riguarda, e sembra perplesso.
Mi aspettavo una domanda del tipo, ma è brutto, strano...
E invece lui mi inchioda in una angolo così.
- Famoso? E come si fa a diventare famosi?
Con la mia caustica ironia automatica e obbligatoria, stavo per rispondere che basta ammazzare qualcuno e vai a Porta a Porta e diventi subito famoso, ma per fortuna mi fermo e cerco di organizzare una risposta da padre consapevole e democratico.
- Si diventa famosi se si fa qualcosa di bello e interessante per molti, e quindi quello che fai diventa importante e vale quindi molti soldi.
Non è il massimo ma credo che stia in piedi.
Lui mi guarda.
- Allora divento anch'io famoso!, chiosa determinato.
- E cioè? chiedo io già preoccupato.
- Faccio anch'io un bel disegno, lo faccio girare tra tutti i miei compagni, e così tutti lo vedono e poi divento un pittore conosciuto da tutti.
Io sorrido per la sua ingenuità, per il suo candore, per la sua infantile trasparenza.
Il mio bambino, splendido esempio di perfetta umanità.
- E poi io lo vendo!

Poi si è messo a disegnare, ha mollato il disegno, ha giocato con i Lego, poi con le macchinine, poi ha fatto merenda e la sua carriera artistica si è suicidata in un succo all'albicocca.
E quel 'poi io lo vendo' che mi batte in testa da ieri...

martedì 13 dicembre 2011

Sotto i ricci la ga i capricci...

Bianca continua a manifestare tutto il suo apparente disagio attraverso incomprensibili rifiuti di vestirsi, di indossare scarpe, di mettersi pantaloni larghi o stretti a distanza di poche ore, sciarpe, cappelli...
Una tragedia, non solo ambientale, ma anche logistica, visto che le peggiori ribellioni avvengono quando è necessario fare in fretta.
È chiaro che qualcosa non va, che sta dicendo qualcosa di particolare, sta chiedendo qualcosa che noi non comprendiamo.
Ma io non so cosa.

È di questi giorni la notizia riportata da Repubblica in cui, grazie a uno studio di tre ricercatori americani, si è analizzato il fenomeno dei cosiddetti ' capricci' dei bambini.
Uno studio accurato, serio almeno sembra, in cui si traggono alcune indicazioni finali come quello, forse già sperimentato dai genitori esausti, di lasciare perdere i bambini che urlano e sbraitano improvvisamente senza alcun motivo apparente.
L'indicazione, valida sembra, è quello di ascoltare il capriccio in corso e lasciarlo 'sfogare' nella sua fase acuta iniziale, quando il bambino è completamente chiuso al mondo e sente solo le proprie urla e e vede solo i suoi calci al prossimo immediato.
È inutile intervenire in questa fase. Lasciarlo 'sbollire', questo è il messaggio. A meno che il motivo della tragedia sia evidente e immediatamente risolvibile, ma allora la cosa da certi punti di vista diventa più facile.
Lo studio, ha monitorato circa 1300 urla e tipologie di massacri vocali, raggiungendo quindi una casistica che si avvicina di molto, immagino, alla quasi totalità.
Insomma ascoltare i bambini, cercare di capire qual è il loro malessere, è ancora la strada migliore per farli crescere bene, al meglio per lo meno, cercando in tutti i modi di mantenere la barra della pazienza al centro.
Io? Pazienza zero.
Pessimo padre...

lunedì 5 dicembre 2011

Taci, disfattista che non sei altro!

La manovra sta per essere approvata, proprio in queste ore.
E il clima è questo:

1) La manovra è splendida e straordinariamente efficace di per sè.
2) I professori sono al di sopra delle parti.
3) Le scelte fatte sono perfette.
4) Chi critica è il solito nulla facente disfattista che ci porta allo sfacelo.

Allora, se è ancora permesso, dico la mia.

1) Dall'inizio ho accettato, da cittadino elettore intendiamoci!, che il Parlamento non contasse più nulla e che un governo tecnico ci traghettasse fuori dal berlusconismo e dallo sfacelo economico, politico, finanziario e morale.
2) Ho atteso con ansia le mosse di quelli che tutti ritengono 'i salvatori della patria' (lo dico senza ironia).
3) Poi ho visto i primi passi.
4) Poi mi sono fatto, da cittadino elettore intendiamoci, qualche idea.

E, da cittadino elettore intendiamoci, queste sono le mie opinioni.
La manovra presentata è la solita acqua calda. Una manovra forte, che non tocca però gli equilibri che hanno portato il paese alla bancarotta.
È questo, secondo me, il problema.
Non è la durezza che contesto, ma è la ripetuta e reiterata modalità di fare cassa tra i soliti, quelli più facili da mondare, quelli più deboli.
La patrimoniale? No.
L'Ici o presunta tale alla Chiesa? No.
La lotta all'evasione che passi attraverso controlli verso in particolare gli 'evasori totali'? No.
Massacrare di tasse chi ha patrimoni ingenti? No.
Tassazione delle transazioni finanziarie? No.
Sarà anche efficace, la Ue sarà contenta, i mercati gioiranno, ma credo che si sia scelta la strada più facile, consueta e senza un minimo di coraggio.

Il paese ormai si è bevuto il cervello e vuole solo NON occuparsi del problema.
Vuole delegare tutto, senza pensieri, senza fastidi. Vuole Superman che con un pugno risolva tutto.
Peccato che si accorgerà, un giorno, che i soliti pagano, le imprese chiudono e lo 0,95% (!) che dichiara più di 100mila euro l'anno se la gode ancora di più alle spalle di tutti noi.

Ma a quanto pare non si può dire nulla, non si può criticare.
'Lasciateli lavorare', dicevano nel 1994 quando quello, con le sue gambette, scendeva in campo...

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...