martedì 31 maggio 2011

Milano gentile

La giornata è stata trionfale.
Bianca al lago, domenica, dopo aver votato
Un pomeriggio e una serata passata tra piazza Duomo, sede del comitato di Giuliano e in giro per la città, circondato da bandiere arancioni ma soprattutto rosse, e bella gente, con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore.
Milano liberata è l'Italia liberata, ricordiamocelo. Con i tempi e i modi che serviranno, ma ormai il paese si è dato un scrollone alle spalle e i primi pezzi stanno cadendo schiantandosi sul terreno.
Una sensazione bellissima, un senso di leggerezza e di gentilezza, di ironia, di distacco.
E di lontananza, da questa cialtroneria dilagante, da questa volgarità diffusa, da questa violenza verbale (e non solo) che contraddistingue questa città da vent'anni.
Lontani dalla paura degli altri, del diverso, dello straniero.
Basta!
Ora tutto è in salita, naturalmente. Proprio come diceva Pisapia ieri. 'Statemi vicino, sono terrorizzato!'.
Gli amici di Bianca dopo la vittoria in piazza Duomo
E noi ci saremo, perché Pisapia sarà anche il sindaco di tutti, ma soprattutto, cari tutti, è il nostro sindaco. Voluto, cercato e strenuamente difeso in questa campagna elettorale in cui lo hanno attaccato da ogni dove.
Pisapia è il nostro sindaco, di sinistra senza se e senza ma.
E chi, come ho già sentito dire, ci prova con 'oggi le divisioni tra destra e sinistra non esistono più, Piasapia è un gentiluomo onesto, valori condivisi da tutti' si deve da una parte fottere, e dall'altra rassegnarsi a una cosa, chiara, tonda e assoluta: il sindaco di Milano è di sinistra e farà una politica di sinistra. A favore del pubblico, della scuola pubblica, in difesa dei diritti e in direzione dell'integrazione tra le diversità e le differenze. Tutto, mettiamocelo bene in testa, sulla base della legalità, della legge scritta e anche di quella non scritta.
Questo vuol dire essere di sinistra!
Milano oggi è bellissima...

lunedì 30 maggio 2011

Manca mezz'ora...

Manca mezz'ora ai risultati dei ballottaggi.
Un'ora fa, in pausa pranzo, in giro per corso Magenta per alla ricerca di un panino, incontro il mio uomo, quasi per caso.
- Meno male che ti incontro, gli urlo in faccia senza preamboli. - Dimmi se vinciamo o no! Sono più nervoso di quando ero in sala parto...
Mi fa un buffetto sulla guancia, un buffetto, capite?
Come dire, povero essere umano, sei ancora lì? Non hai niente di più 'alto' a cui pensare?
Gli sposto la mano con violenza. E gli pianto un dito, dritto come un fuso, tra gli occhi, gridando:
- Senti un po', uccellaccio mal riuscito, ora basta. Io non sono un animale da esperimento, non sono un povero uomo su cui qualcuno fa le sue valutazioni, io non sono a tua disposizione, chiunque tu sia.
Io sono un uomo, bello o brutto, buono o cattivo, tonto o intelligente, che vive la sua vita, prende le sue decisioni, fa i suoi errori e, nonostante molti lo nascondono, ha le sue debolezze, i suoi scadimenti, le sue tentazioni.
E continuo, quasi con la bava alla bocca.
- Da dove arrivi tu, forse da lassù, forse da laggiù, che cosa fate? Vi sedete intorno a un tavolo e decidete le sorti di noi poveri mortali? Dividete il globo tra buono e cattivi? Bevete il caffé come nella pubblicità?
Ma sapete cos'è vivere, sudare, lottare, sbagliare, gioire, fare sesso, correre, mangiare, morire...? Voi non sapete niente, voi non siete niente, voi non servite a niente!
E concludo.
- E ora fammi un piacere. Fai quello che vuoi, vai dove vuoi, pensa quello che vuoi, decidi quello che vuoi. Ma stammi alla larga. Sono 50anni che mi stai alla larga, perché ora mi sei venuto tra i piedi? Vattene, sparisci, scompari, dileguati.

E questa volta, porca miseria, sono io che me ne vado. Mi giro e scompaio come se non fossi mai esistito.
Per raggiungere il mio ufficio, per accendere il computer, per collegarmi al sito di Repubblica e per vedere se questo paese, finalmente si sta risvegliando da un orribile incubo. O se dobbiamo ancora tornare a dormire.

venerdì 27 maggio 2011

Assolute sentenze

- Tutto fila liscio come previsto, vero?
Me lo ritrovo davanti, al parcheggio delle moto, davanti al mio ufficio.
Non più vicino a casa, quindi, in centro città.
- Ma allora mi segui, gli dico con un sorriso che non maschera proprio per niente la contentezza di non averlo perso.
Anche lui sembra soddisfatto di avermi ritrovato. Ma forse non mi ha mai perso, si era solo allontanato per   un po'.
- È difficile separarsi da te, mi blandisce. - Sei un caso anomalo, duro da risolvere.
- Io un caso??? Un caso di cosa? Un caso per chi? gli urlo in faccia cambiando rapidamente nell'ordine, postura, sguardo, atteggiamento e umore.
- Ci siamo riuniti più volte per affrontare il caso P. Più volte, senza trovare un accordo accettabile sulla strategia, sulla tattica e sulla tempistica. Ma ora ci siamo, finalmente.
Io con la mascella a mezz'asta e una mano a mezz'aria, scruto il mio fascinoso interlocutore con l'intento di capire al volo dove sono caduto, con chi sto parlando, e perché lo sto facendo.
La sensazione di essere in una bolla di sapone, ovattato, isolato dalla realtà, contribuisce ad attenuare l'ansia da una parte, ma non mi consente di ragionare, di prendere decisioni, di capire.
E quindi con finto distacco cerco di non dare dell'occhio.
Non voglio chiedere nulla, non voglio essere messo in un angolo.
- Ah sì? Beh, era ora, rispondo senza sapere di cosa sto parlando. Quindi avete deciso?
L'etereo tizio che ho di fronte, barba incolta ma mica tanto, capelli neri, alto come me, longilineo, affilato e sufficientemente tonico, mi apre il suo sguardo, mi fissa negli occhi e allarga le braccia.
- Il caso è chiuso. Il tuo tenue ateismo, il tuo aggressivo agnosticismo, la tua eterna curiosità...tutto questo non cambierà mai, né in meglio né in peggio, questo sei tu.
Io ascolto, in silenzio.
- Tu hai sempre detto che chi ha coniato il detto "solo i cretini non cambiano mai idea" è un cretino. Almeno nelle cose sostanziali, nelle ideologie, nelle questioni che sono fondamento della nostra personalità, specificavi. Quindi tu non cambierai mai idea, anche se il dibattito interno, l'eterna lotta con te stesso, saranno sempre al centro della tua vita quotidiana, facendoti traballare ogni tanto, senza però farti mai cadere veramente. È la tua forza.
- Mi stai dicendo che c'è qualcuno, nel mondo, che si prende la briga di osservarmi, analizzarmi, seguirmi, parlarmi per poi sputare sentenze senza appello? È questo quello che mi sta raccontando?. Chissà perché quando parlo con questo figuro, mi incendio come fossi un cerino alla nitroglicerina.
- Qualcuno..., mi pietrifica fissandomi.
- Ogni uomo, ogni piccolo essere mortale è un piccolo mondo. Un mondo che ruota intorno a delle convinzioni, a studi, a idee, a esperienze personali. Nessuno ha il diritto di cambiare tutto ciò. E chi cambia, lo fa solo perché prima è vuoto e si vende solo al miglior offerente. E non mi riferisco solo alla politica, naturalmente, sancisco io tronfio della mia sicurezza verbale.
- Tu vai per la tua strada. Vai verso la tua vita, vai verso le tue sicurezze, vai verso i tuoi errori. Percorri la tua strada, con le tue piccolezze, con le tue idee, con i tuoi sbandamenti. Nessuno oserà mai mettere in discussione le tue decisioni. Primo perché sono tue, e quindi assolute; secondo perché, anche sbagliando, sono prese in buona fede. Almeno questo te lo riconosciamo.
- Almeno questo...beh, tante grazie della magnanimità.
E penso, ma noi chi?
- Ci vediamo ancora nel week end. Almeno commenteremo l'andamento delle lezioni, e lunedì sapremo. O meglio, saprai. Noi già sappiamo.
Mi abbraccia e se ne va.
E io, piccolo uomo, gli urlo - Ma dimmi almeno se Pisapia vince..., ma ormai è troppo lontano per rispondere.
Ma sto vivendo in un sogno, o sto recitando a teatro?

mercoledì 25 maggio 2011

Fermi tutti!!

Oggi, giornata in cui non mi sembra di vedere in giro quel losco figuro che fa i conti quotidianamente con la mia coscienza, mi diletto in altre cose, oltre al lavoro.
E leggendo di qui e di là, mi casca l'occhio su Repubblica.it su questo mirabile articolo che ci racconta la straordinaria e formidabile e rivoluzionaria indagine sulle coppie e il loro assortimento vincente.
All'inizio pensavo si parlasse di cibi e di ricette, poi, purtroppo, mi sono reso conto che si dissertava di amore, di amore vincente e di successo durevoli.
Professoroni di lingua anglofona (ma non si diceva 'niente sesso, siamo inglesi? e allora che ne sanno? boh...) sostengono e confutano tesi consolidate nel tempo (ma da chi?) che sostenevano che la langevità della coppia, il suo successo, la sua felicità erano date dalla diversità (bio-diversità?) dei due concorrenti in ballo.

- Li vedi quei due? Stanno insieme da 153 anni e mai una crisetta, neanche quella ricorrente dei 92 anni, che in genere abbatte chiunque. E lo sai perché stanno bene insieme da prima dell'unità d'Italia?
- Boh, che ne so, risponde l'altro con la faccia da ebete leccando il suo gelato al pistacchio.
- Ovvio. Si piacciono, si amano, si coccolano da così lungo tempo perché sono completamente diversi.
- Ah si?, domanda il genio di rimando.
- Sì. Lui è un induista dal collo lungo di origine tuareg. Si occupa di commercio internazionale di avorio sotto l'egida dell'Onu. Mangia solo carne o pesce, ama mettersi le dita nel naso e viaggiare solo in classe turistica.
- Ma dai!!, contribuisce l'ebete.
- Lei invece è una ricercatrice dell'arca perduta alla Sorbona, atea convinta, traffica in reliquie in ambiente cattolico integralista, non mangia mai, è un'igienista militante tanto da passare il tuo tempo libero annaffiando e pulendo tutto quello che incontra, cani compresi. Odia la carne, il pollo e i gamberetti.
- Un po' si assomigliano allora...
- Ma tu sei scemo, allora...Sono due persone completamente diverse, distanti, e funzionano proprio perché  uno è l'opposto dell'altro. Uno trova nell'altra quello che non ha. Per questo motivo si amano all'infinito e si sopportano.

La tesi di questa ricerca è invece opposta. Le coppie funzionano, durano e lottano insieme a noi, solo se i due contendenti, i due concorrenti, i duellanti, sono molto simili, hanno interessi comuni, opinioni vicine e convinzioni pressoché identiche.
Te capì? Ciapa su e porta a ca'. (Hai capito? Prendi su e porta a casa).
In pratica la rivoluzione culturale cinese oltre quarant'anni dopo.
La fine della guerra mondiale quasi settant'anni dopo.
La scoperta della penicillina e dell'antipolio, l'invenzione della ruota...
Devo rivedere tutte le mie priorità. Riguardare la  mia agenda. Riordinare i pensieri.

martedì 24 maggio 2011

Mancano pochi giorni

Mancano pochi giorni ai ballottaggi.
Pochi giorni che sono pieni di tensione, di dubbi, di ansie, di preoccupazioni.
Avevo detto - Vedrai cosa si inventeranno questi uomini vuoti al servizio del padrone dai capelli di plastica. Vedrai.
E infatti puntualmente, anche se un po' spuntati almeno fino a oggi, sono arrivate le falsità, le porcate, i colpi bassi, le infamie.
E ieri, il mio vate, il mio fratello spirituale, il mio alterego a profusione mistica, si è manifestato nel suo modo insolito e furtivo.
- Ehi, cattivo dentro..., sento a un certo punto mentre passeggio per la città. - Ehi mi senti?
Mi giro e me lo trovo davanti. Con il caldo improvviso che è calato sulla città, lo vedo meno fresco e baldanzoso, ma come si sa non tutti i mistici riescono sempre con il buco.
- Cattivo dentro? Cattivo dentro? Solo perché mi arrogo il diritto/dovere di dirti la verità in faccia senza tanti giri di parole?
- Ma no dai, mi risponde l'uomo dai mille sussurri. - Stavo scherzando, non te la prendere.
E comincia in modo inaspettato.
- Avevi ragione sai? Avevi proprio ragione.
Prende un bel respiro, si accomoda su un muretto e con voce calda continua.
- Anche la mia capacità di leggere gli eventi, la mia sensibilità nel vedere tra le pieghe del tempo, la mia innata abilità di leggere le menti dell'uomo, nulla hanno potuto contro la fantasia più atroce di questa gente che non vuole lasciare dopo vent'anni di nefandezze.
E poi.
- E non mi riferisco alla tua 'tirata' contro preti, chiesa e organizzazione clericale in genere dell'altro giorno. Ti ho risposto per quello e tutti, proprio tutti, facciamo il tifo perché le cose cambino, si riformino, rinascano per una nuova chiesa al servizio della gente e non dei propri privilegi. Io mi riferisco proprio a quanto sta succedendo nella campagna elettorale.
Mi avvicino, curioso.
- Si stanno superando tutti i limiti. Dalla mamma dell'assessore 'aggredita' e prontamente ricoverata nell'ospedale con il direttore generale amico del fratello del ministro senza neanche un graffio, ai cosiddetti punkabbestia e finti militanti di fantomatici centri sociali che volantinerebbero in metropolitana finti volantini a firma Pisapia; dalle promesse di far arrivare ministeri per posti di lavoro 'padani' (ma non erano contro Roma ladrona e il centralismo?) alle schifezze pubblicate dai giornali newsletter del padrone con Milano islamizzata (ma lo è già, girate per la città?) e Milano in mano ai terroristi (sempre loro, dopo i manifesti sulla procura).
Io lo guardo, annuisco leggermente e lo fisso pensando "ma io 'ste cose le so già, cosa credi?".
Per fare un rapido salto nel tempo, nel 1975 alle prime giunte a Milano Pci e Psi, la Dc aveva coperto la città con dei manifesti che urlavano '"Scappa, scappa dalla giunta rossa!"; quindi questi sono solo dei pessimi studenti...
- Capisco cosa pensi, allude il Mandrake degli anni 3mila.
- Ecco, bravo, quindi perché mi racconti cose che conosco bene e che so soprattutto inquadrare dal punto di vista politico? E soprattutto, lo sai o non lo sai che io voto 'giusto', e che quindi non sono io che devo essere convinto?
A questa frase vedo l'asceta barcollare un po', come se avesse preso visione di una realtà tanto vera da essere ignorata.
- Hai ragione, perché continuo a perdere io e a far perdere tempo anche a te?, mi domanda con una punta delusione e di commozione.
- Sei il solito maleducato, duro e un po' cafone milanese doc, mi rimbalzo nella testa. - È possibile essere così antipatici? mi domando vergognandomi un po'.
Mi osserva, sembra soppesarmi.
- Hai proprio ragione. Con te non ho avuto molto successo. Tu non hai bisogno di me. Basti a te stesso.
Suona un po' come un de profundis, un po' come la parola Fine nei titoli di coda.
Mi volto a guardare il cielo per rompere l'imbarazzo, e quando mi giro ancora il muretto è ormai vuoto, senza traccia alcuna.
L'ho perso?, mi domando. Definitivamente?
O ho solo ritrovato un po' di stabilità intellettuale?

domenica 22 maggio 2011

Furibonde incazzature

Ora sono io che lo cerco.
Con la bava alla bocca, con la voglia di rivalsa.
Perché va bene tutto, va bene che l'uomo è l'uomo, è fragile e 'peccatore' di suo, ma questa storia proprio non mi va giù. Ed è l'ultima di tante, tantissime, quasi tutte occultate, nascoste, con grandi sospetti di connivenza e di cmplicità.
Mi ritrovo nel quartiere a giardare dietro le case, tra le gente che incrocio in strada.
E finalmente mi si para davanti.
- Io sarò miscredente, io sarò ateo, sarò un povero uomo semza credo. Io sicuramente friggerò all'inferno insieme ai peggiori peccatori della storia dell'umanità. Io di certo verrò condannato all'eterna oscurità.
Lui mi guarda, un po' sbigottito, incredulo. Credo che in questo caso i suoi superpoteri non siano serviti a molto, che la mia mente non gli abbia rivelato nulla in anticipo. Credo che mai come oggi fosse vicino a essere e a pensare come un povero uomo mortale.
- Di cosa parli?
- Di cosa parlo? Come di cosa parlo... Tu che sei così perfetto. Tu che dividi tra il bene e il male. Tu che giudichi, sempre e tutto, mi chiedi di cosa parlo?
Continua a fissarmi. In attesa di risposte.
- Di qua e di là del cielo siete tutti uguali. Che mi dici di queste sporche storie di sacerdoti e preti e compagnia cantando che allungano le mani sui figli del popolo che li affida loro con fiducia, speranza e credo nel dio che dovrebbero rappresentare?
Vedo che comincia a capire, e infatti abbassa gli occhi.
- Che mi dici di questi sporchi esseri che rovinano la vita di giovani bambini e ragazzi e delle loro famiglie per poi, in genere, essere anche protetti, nascosti fino a quando qualcuno denuncia, e la polizia interviene?
E continuo.
- E che mi dici di pulire tutto con bibliche scuse che puzzano lontano un miglio di falsità cosmica?
E concludo.
- Con quale diritto voi da duemila anni giudicate, condannate, assolvete, quando la storia della chiesa è costellata di ogni nefandezza, di furti, di omicidi, di lotte per il potere, sempre a fianco dei peggiori che il mondo ha partorito?
Ero furibondo. Ma leggere le ultime notizie sull'ennesimo caso di violenza sessuale e di pedofilia da parte del solito pretucolo di provincia che tutti conoscevano, mi fa venire il voltastomaco, dimenticando anche le più elementari tutele giuridiche.
- Tu hai ragione. Ma non generalizzare, non lasciarti trasportare dalla voglia di vendetta. È inutile. Io sono qui proprio per riscattare, perdonare, proteggere e 'rivoluzionare'.
Io lo guardo con sinistra diffidenza.
- Non mi credi? Non credi che le cose stiano cambiando? Non percepisci segnali di inversione di tendenza, aldilà delle singole debolezze umane?
- Non mi pare che il tuo gande capo a Roma sia tra i più illuminati, rispondo. - E l'appoggio politico a questa maggioranza d governo è talmente palese che urla vendetta.
- Non voglio fare discussioni politiche. Non voglio convincerti. Ma cerca di osservare qello che sta succedendo, guarda i singoli, ascolta le loro parole e vedrai che qualcosa si sta muovendo. E le elezioni di Milano ne sono un segno tangibile.
Questa volta sono io che me ne vado.
Borbottando, tra me e me.
E tra un'invettiva e una maledizione, non posso fare a meno di dargli ragione.
Forse...

venerdì 20 maggio 2011

Eteree citofonate

Sono le nove di sera passate.
Il buio tarda a diventare tale, grazie all'arrivo della bella stagione e degli stravolgimenti umani dell'orario.
I figli ormai lanciano le loro ultime proteste prima di addormentarsi.
Il resto della famiglia si organizza come crede: libri, computer, tv...
Un suono squarcia il silenzio serale. Invadente, bitonale, squassante, odioso...
- E chi sarà mai a quest'ora al citofono? chiedo a mia moglie immersa nel suo monitor di colore acciaio.
Manco mi risponde tanto è impegnata, alza solo un occhio che significa alzati e vai a sentire chi è che io c'ho da fare.
- Pronto? chiedo sempre più incuriosito. - Chi è?
Dall'altra parte un silenzio tombale, solo rumori di fondo.
- Pronto? Sto per riattaccare quando la voce che mi rincorre da qualche giorno si fa sentire ancora una volta.
- Ehi, miscredente, ti disturbo? mi sussurra nella cornetta del citofono.
E io penso. O è un ragazzino che fa gli scherzi al citofono di adolescenziale memoria, oppure...oppure è lui.
Mi torna alla mente quella canzone di Battisti che si intitolava 'Ancora tu', e mi viene voglia di canticchiargliela al citofono, ma decido che forse è meglio di no.
- Allora che fai, scendi? O salgo io? mi scuote improvvisamente. - E lascia stare Battisti, che tanto non ti è mai piaciuto...
Avere a che fare con qualcosa di superiore, con qualcuno che paventa strani super-poteri mi irrita. Non sai mai come muoverti, non sai mai se pensare o fare la faccia da pesce bollito, non sai mai se muoverti o stare fermo. Insomma la tattica, in questi casi non esiste proprio visto che te la sgamano in diretta.
- Scendo io, per carità. Sennò mi svegli i bambini..., rispondo risoluto e alquanto compiaciuto della mia fermezza.
Informata l'altra metà della famiglia della mia momentanea assenza, scendo le scale, e di fronte alla porta a vetri che dà sul giardino condominiale me lo ritrovo davanti.
Oggi ha un che di morbido, pantaloni tipo lino, e una felpa con cappuccio che copre parzialmente il viso. Sempre questa aria 'illuminata', sempre questa sensazione di pace che lo pervade e che abbraccia chi gli sta intorno.
- Se vuoi parlarmi di elezioni, di politica, di comunicazione, di media, sappi che ne ho piene le tasche, non ne ho voglia, sono pieno, pienoooo!
Lui mi guarda, senza sorridere questa volta.
Mi prende delicatamente il braccio, mi trascina dietro all'edificio dove il cielo si apre. Un cielo ancora striato d'azzurro, con una luce intensa che arriva da non si sa dove.
- Viene, vieni a guardare, mi dice.
Io lo seguo, e man mano che camminiamo la luce si fa sempre più forte, sempre più violenta, sempre più invadente. Viene da dietro la casa di fianco.
Ancora qualche passo e tutto si svela.



- La vedi la luna?
- La vedi?, rinforza il mio compagno di visioni.

Una luna piena, gigantesca, su cielo blu ormai quasi nero, irradia come fosse un sole, una luce che traccia contorni, svela angoli, rivela strade, cose e persone.
Rimango incantato, muto, immobile. A 53 anni di lune piene, in città come su palcoscenici più intriganti come monti e mare, di qua e di là dall'equatore, d'inverno e d'estate, ne ho viste.
Ma questa era diversa, esageratamente grande e vicina.
- È bellissima, riesco solo a dire. Una vera osservazione poetica, dotta, ricercata...
- Vero vero, mi dice lui. - Una delle gioie massime per gli occhi. E la sua luce riesce a rendere meraviglioso anche le cose più orribili, i pensieri più orrendi, le menti più vuote.
Io mi giro e so di interrogarlo con il mio sguardo.
- Perché ti dico questo? È questo quello che vuoi sapere?
Annuisco in modo impercettibile, continuando a chiedere con i miei occhi.
- Te lo dico perché tutta questa formidabile bellezza, tutta questa grazia, tutta questa pace, dovrebbero farti capire che devi sapere apprezzare quello che hai, che gli affetti che hai sono importanti, che la tua vita è preziosa. Non ti dico che ti devi accontentare. Non ti dico che ti devi rassegnare.
Prende un respiro per concludere.
- Ti dico solo che devi saper quello che hai ed esserne felice.
Mi guarda. Io lo fisso. Immobili, in mezzo al giardino.
E come il suo solito, come in un copione già scritto, sorride, si gira e se ne va.
Risalgo le scale.
E dopo i primi scalini mi sento urlare: - Ma questo chi lo ha chiamato?

giovedì 19 maggio 2011

Indifferenza di lotta e di governo

Avete letto 'Indignatevi', libro sulla bocca di tutti, fatica del francese Stephane Hessel, partigiano di ormai 93 anni?
Io no. E non penso che lo leggerò.
Sono già indignato di mio, 24 ore su 24. Sono il presidente dell'associazione di categorie degli Indignati. Sono il capo assoluto del partito degli Indignati. Sono il dio degli Indignati. E forse il mondo intero, di converso, è totalmente indignato verso di me. Sono causa e effetto dell'indignazione.
Non ho bisogno quindi, che qualcuno alimenti il mio tasso, già altissimo, di indignazione.
Io invece voglio perseguire un'altra battaglia, ancora più complessa. Voglio combattere con tutta la mia forza, fisica e intellettuale, contro il male di questo paese, contro il suo vero cancro, contro la metastasi che ormai dilaga, da nord a sud, da est a ovest, dai monti al mare.
Di cosa parlo?
Dell'indifferenza, naturalmente.
Il paese è non solo lobotomizzato dalla moda, dal calcio e dalla cialtroneria dilagante, ma è soprattutto sopraffatto da un tasso assoluto di indifferenza, di noia verso tutto.
E non ci facciamo ingannare dai rigurgiti pseudo-progressisiti delle ultime elezioni, perché sono solo prove di esasperazione, senso di rivalsa, e non rinsavimento tardivo.
Questo è un paese morto, affogato nella sua indifferenza, nella sua non-voglia di tutto, nella sua pigrizia intellettuale.
Questo paese è una barca alla deriva, piena di grandi e aitanti navigatori che lasciano i remi inerti.
Questo è un paese dove ormai non vola più una mosca, dove tutto tace, dove tutto è cinema, muto.
E allora, direte voi?
Continuo a indignarmi, continuo a combattere l'indifferenza diffusa.
Con la consapevolezza, anzi con la certezza, che tutto ormai è inutile.
Bella giornata eh?

mercoledì 18 maggio 2011

Spirituali campagne (elettorali)

Io, non è che sia così convinto.
O meglio non è che sia così sicuro che ai ballottaggi, in particolare questo di Milano - spartiacque tra continuità incancrenita e nuovo paese normale e libero da certa gente - si vinca a man bassa senza neanche un plissé.
'Punta un dito verso di me...'
Anzi la vedo durissima.
E me lo conferma il mio confidente, il mio compagno spirituale, che ormai ha preso l'abitudine di farmi visita quotidianamente.
- Non tanto perché non ci sono i numeri - i numeri ci 'sarebbero', eccome - ma perché da uno scorpione mi aspetto solo che punga, non che mi canti l'AveMaria, mi ha rimbalzato ieri sera al rientro dall'ufficio. - Quindi aspettiamoci di tutto.
- Oh Madon..., ooops, scusa, ma parli sul serio?
- Dagli attacchi personali a Pisapia, a quelli alla sua famiglia; dal fango sparso a piene mani nei confronti del Pd, a quello conservato in frigo e tirato fuori per Vendola, Diliberto, Di Pietro e anche il Leoncavallo e tutti i centri sociali della città (quelli di sinistra, non quei covi infami che sorgono come funghi a opera di schifezze organizzate della destra nazista e nostalgica e regolarmente autorizzati dalla sindaca s-ballottata), continua il mio confidente, gesticolando in modo dolce e armonioso.
- Ancora? Altre schifezze stile casa pubblica avuta per conoscenze e auto rubata negli anni '70?, gli domando strabuzzando gli occhi.
- Stanne certo. Ma guarda che le mie non sono previsioni politiche, sono visioni sul futuro, reali, violentemente vere, mi ribadisce l'uomo venuto da un altro mondo. - E poi aspettiamoci giornali di cui ben conosciamo la fama e soprattutto la proprietà, che si scaglieranno contro tutto e di più, per affossare un uomo mite, gentile e risoluto verso il suo obbiettivo.
Io trangugio saliva, ma la gola secca rifiuta l'invito. E mi passo la mano sulla fronte per detergere un sudore freddo che è comparso improvvisamente come richiamato da qualcosa di terribile.
- La città si riempirà di loschi figuri - alcuni reali, altri di plastica (facciale) - che aizzeranno la folla contro il nuovo, che cercheranno in tutti i modi di fomentare falsità, scontento, repulsione.
E sentenzia: - Saranno 15 giorni di fuoco, credimi.
E io penso: - L'Apocalisse!!!
Si gira e fa per andarsene.
Io cerco di afferrargli il braccio per fermarlo, ma non ci riesco. E allora gli urlo dietro.
- Insomma, ma tu non puoi fare qualcosa?, perché va bene parlare, ma darsi da fare è meglio, penso, con grande presunzione e con una pragmaticità tipicamente terrena.
Lui si gira, sorridendo. Punta un dito, verso di me. Sembra voglia minacciarmi, ma non ha nulla di violento.
- Proprio tu, piccolo uomo, che non credi in nulla, chiedi a me questo?
Rimpicciolisco, mi schiaccio, cerco di sparire, mi abbasso, mi dileguo, cerco un tombino dove infilarmi.

Finiranno queste elezioni e anche questa pseudo-crisi mistica...

martedì 17 maggio 2011

Celestiali ballottaggi

Stamattina è ricomparso.
Stavo uscendo di casa, ancora nel giardino condominiale, e me lo vedo venire incontro.
Con quell'aria sospesa, circondato da una luce morbida e calda.
- Arieccoci, ho pensato, cominciando ad agitarmi.
- Ma chi cavolo sei tu?, ho borbottato tra me e me.
Si avvicina, con il suo solito sorriso affabile, vestito alla stessa maniera dell'altro giorno.
- Visto?, mi spiattella subito in faccia, senza convenevoli terreni.
- Visto cosa?, gli rispondo in modo un po' sgradevole, chissà perché.
- Abbandona per un attimo il tuo caratteraccio, piccolo milanese del nuovo millennio, mi sospira in un orecchio. - Volevo solo dirti che quello che ti avevo detto l'altro giorno si è puntualmente avverato.
- Beh insomma, rispondo, il botto c'è stato ma tu mi avevi prefigurato uno scenario apocalittico (forse te ne intendi di queste cose...), con vittorie della sinistra schiaccianti, tutte al primo turno, sia per i grandi comuni sia per tutte le altre amministrazioni.
- È vero che tutto sta andando per il meglio, e che nonostante quello che ci raccontano in Tv, Milano non è un'anomalia, ma è la norma. Sono crollati dappertutto, sono andati anche al ballottaggio a Varese, e non so se mi spiego... ma è ben diverso da quello che avevi detto tu.
- Povero uomo, attaccato ai dettagli terreni, alle piccolezze quotidiane, alle stolte tragedie umane.
Quello che ti ho detto l'altro giorno, e potevo dirtelo in un altro modo che naturalmente non avresti capito,  era solo per farti capire che il paese sta cambiando, che l'aria si pulisce, e che stiamo arrivando a una svolta.
Incasso il cordiale rimprovero, mi stringo nelle mie spalle terrene, abbozzo.
Ma lui mi sorride, mi mette una mano sulla spalla.
Allora io oso.
- Ma allora si vince davvero dappertutto?, sperando in quell'istante di non ricevere quelle risposte interlocutorie che fanno imbestialire tipo 'chi vivrà vedrà' oppure 'dai tempo al tempo'.
- Ti ho già detto tutto l'altro giorno. Si vince, alla grande e il paese si riscatta. E poco dopo tutto crolla, con un boato pazzesco e questa terra martoriata ricomincerà ad avere una vita normale, bella o brutta che sia, ma normale.
Ci mancava che mi strizzasse l'occhio...ma si sa, in certi posti queste volgarità non le insegnano.
Se ne va, si allontana da me, scivolando sull'asfalto. E io mi sento già solo.
Anche se il mondo, stamattina, mi sembra una compagnia migliore.

domenica 15 maggio 2011

Angeliche elezioni

Stamattina, dopo aver fatto di tutto - pulizie a casa di mio padre, andato al seggio con lui pregando tutti i santi che andasse tutto bene, andato a giocare a pallone con Andrea - ritornando a casa ho oncontrato una persona che non avevo mai visto ma che sembrava conoscessi da anni.
Un viso dolce, solare, amichevole, sorridente.
Mi avvicina, lentamente, parlando con una voce che è un sussurro, senza un saluto.
- Domani, la sinistra vince tutte le grandi città, al primo turno.
Io lo guardo, scettico, ma non riesco a pensare di avere di fronte un pazzo in libertà.
- Pisapia vince con il 63%; Fassino con il 75%; Merola con il 90%; Morcone con il 59%.
E continua.
- Ma non è finita qui. In quesi tutte le provincie e i comuni, oltre a quelli più grandi citati prima, la snistra vince e stravince.
Io cerco di impapocchiare una domanda per sapere, per chiedere, per fugare le mie perplessità. Cerco di capire chi ho davanti, chi è, perché mi dice, proprio a me!, queste cose.
Lui alza na mano, per zittirmi.
- Ed entro poche settimane crolla tutto, l governo, il Pdl, il premier, i responsabili...

Mi fissa negli occhi, azzurri e profondi i suoi, dolci.
Io rimango a bocca a perta, con una faccia, immagino, da salmone appena cotto al forno.
Lui si gira e si allontana. Si volta una sola volta ancora per sorridermi. E scompare dietro a una casa.

Io mi giro e torno a casa.
Con la gioia nel cuore.
Un angelo? Un venditore di sondaggi? Un sognatore?

venerdì 13 maggio 2011

Milano affonda

Ho paura. Vera paura, quella che ti fa sudare ghiaccio lungo la schiena, quella che ti fa tremare le mani e il labbro inferiore, quella che ti fa girare in continuazione per guardarti alle spalle, quella che ti dice di fuggire e di mollare tutto per salvarti, tu solo, fregandotene di tutto e di tutti.
Stamattina ho avuto una soffiata - sicura, verificata, totalmente inconfutabile - che Milano verrà annientata, schiantata, spianata da una sostanza, dalla consistenza indefinita, che coprirà tutto il territorio comunale e spegnerà ogni forma vivente.
La notizia, oltre a essere terrificante di suo, è caduta sulla mia testa grazie a una soffiata di un amico scienziato che lavora in un centro di ricerche ad altissima specializzazione che opera nel settore ambientale (ISFLOI).
L'ISFLOI - Istituto di Ricerca su Fenomeni Liquido/densoidi di Origine Indefinita (ISFLOI) - opera da diversi anni per cercare di stabilire le origini di questi fenomeni, cercandone le concause, con l'intento ambizioso di trovare antidoti ambientali a questa nauseabonda catastrofe.
Il problema non è solo la perdita di vite umane. Non è solo la sofferenza di intere popolazioni. Ma sono anche, una volta assistito a questo tzunami brodoso e puzzolente, le conseguenze ambientali, peggiori persino delle catastrofi nucleari di recente memoria.
La pestilenza ha ormai contaminato già molte delle regioni e città del nostro paese, ma si sta facendo largo anche oltre i confini nostrani.
In Ungheria recentemente sono state rilevate tracce del potente morbo; in Finlandia, nonostante il clima rigido e quindi poco incline alle proliferazione di morbi infettivi, proprio pochi giorni fa molti segnali hanno fatto tremare il continente. Anche la Danimarca non è esente.
Ma non solo in Europa. Si hanno notizie di questa infamia ammorbante anche in molti paesi asiatici, in Africa, su Marte e anche su qualche satellite lunare.

Notizie tremende, che danno poco spazio all'ottimismo.
Morire in guerra ha una sua aberrante logica. Morire per il proprio paese ha una sua aurea luce di gloria.
Morire per amore è cretino, ma fa figo, soprattutto per i poeti depressi.
Ma morire così non va, non ha senso, non funziona, non serve a nulla.

Milano affondaI casi sono due.
O scappiamo tutti in anticipo - il culmine della contaminazione, l'ISFLOI, lo prevede tra domenica e lunedì prossimi - oppure cerchiamo tutti di fronteggiare l'invasione con tutti gli strumenti possibili che abbiamo.
Pale? Ok. Palette dei figli per la prossima gita al mare? Vanno benissimo. Sacchi di sabbia per arginare il liquame? Ancora meglio.
Ma l'arma che si è sempre rivelata più efficace, più efficiente, che in un batter d'occhio ha fermato l'offensiva a carattere pestilenziale, è il voto.
Sembra, e lo dice l'ISFLOI mica l'Internazionale Comunista della quale, tra l'altro, non si hanno purtroppo più notizie da diversi anni - che votando a sinistra nel giro di elezioni amministrative del prossimo weekend, si può fermare la sostanza putrescente che in quantità industriale dovrebbe sommergere Milano in primis, ma anche tutte le altre città d'Italia sotto assedio elettorale. Il voto, rivela sempre l'ISFLOI, sembra essere l'unico vero e ed efficace antidoto contro questo fenomeno ambientale aberrante e, scusate, dalla puzza insopportabile.
Questa città, e lo dico con determinazione, non si può permettere ancora un'altra ondata di questa sostanza, pare, di origine fisiologica che l'ISFLOI, con chiarezza e determinazione scientifica indica con una parola sola di origine greco-latino-etrusco: letame (merda nel volgare del '400).

Per favore, andate a votare e votate Pisapia, che oltre a essere di sinistra è pure un brava persona - connubio che tra l'altro capita spesso.
Altri quattro anni così non li può reggere neanche il più retrivo, reazionario di elettore.
Voi ve lo vedete l'Expo nel 2015 gestito da questi qui?
L'Italia ha bisogno di di Milano, da sempre origine dei forti cambiamenti di questo paese.
Cominciamo da qui e tutto il resto, credetemi, seguirà.Milano affonda


martedì 10 maggio 2011

Agenzia di pierre

Per chi lavoro nel vasto e rutilante pianeta della comunicazione, agenzia di Pr ha un significato preciso. È un'agenzia che, grazie a una serie di attività di comunicazione, crea visibilità e un'immagine positiva delle aziende clienti.
Fino a qui l'acqua calda. Le aziende sempre di più hanno necessità di avere un supporto strategico e consulenziale per ottenere visibilità e spazi su giornali e sul mercato. In particolare se sono in difficoltà, se hanno problemi economici, se stanno vivendo una qualsiasi crisi.

Dopo questa premessa, come si dice, doverosa, passiamo al problema vero.
L'uomo, cioè il maschio, il genere maschile, ha necessità di un'agenzia di pubbliche relazioni che ne curi l'immagine, ne valorizzi gli aspetti positivi, stemperi con gentilezza quelli negativi, gli dia la possibilità di parlare sui tempi importanti e più sensibili, contrasti gli attacchi, ormai quotidiani, che lo additano come in crisi ormai irreversibile e come unico e assoluto responsabile di tutto o quasi.
L'offensiva femminile', - sacrosanta! - iniziata negli anni '70 in modo decisivo, continua in modo più convulso e personalistico.
Oggi non abbiamo più le manifestazioni oceaniche che raccoglievano decine di migliaia di donne e che ribadivano spazi sociali, economici e culturali paritari.
Oggi non abbiamo più una contrapposizione 'violenta' e antagonista tra i sessi.
Non so se sia meglio o peggio, ma oggi la questione femminile è scivolata, dopo le conquiste passate,  un po' verso indifferenza, frustrazione, rasentando un silenzio assordante.
L'uomo, il maschio, è diventato non più il nemico, ma il capro espiatorio (a torto o ragione) di ogni indifferenza, di ogni frustrazione, di ogni silenzio.
Libri di donne in cui gli uomini compaiono come stupidi comprimari, lettere di donne che presentano i maschi come inutili esseri al servizio di quello che hanno tra le gambe oppure bambocci mai cresciuti che ricercano la mamma in ogni situazione.
L'ultimo vero Maschio rimasto...
E insomma!!, che barba!!
In particolare l'editoria narrativa, europea o americana che sia, si scatena nel presentare serie di opere - autori donne in genere furibonde e stilisticamente assatanate - in cui la pratica quotidiana è massacrare il maschio in questione, imputargli ogni responsabilità, distruggerne la sua già fragile stabilità psicologica, affondarlo per un atavico gusto sadico.
Santo dio, ma è proprio tutto vero?
Non è che il mercato si aspetta solo questo?
Non è che c'è bisogno di 'sangue' per poter vendere?
Non è che in questo modo si mascherano le responsabilità dell'altra parte, mai innocente in assoluto?

Io non faccio battaglie. Non ne ho voglia.
Dico solo che ormai la cosa è un po' bollita perché lascia spazio non a svolte politiche e sociali radicali, non a rivoluzioni culturali, non a fratture decise con il passato, ma traccia solo una continua, reiterata, insulsa lamentela.
Che ormai comincia a diventare noia pura.
Serve un'agenzia di pubbliche relazioni per il maschio, perché al contrario affondiamo tutti.
E serve anche qualche editor in più che stronchi l'ennesimo libro di donne, per le donne, con autrice una donna, in difesa delle donne, a favore delle donne...

giovedì 5 maggio 2011

Ciao ciao, mondo!

Quella mattina si svegliò, presto, come sempre.
Andò nella stalla, prese le uova ancora calde, liberò la vacca dal suo nettare bianco, diede da mangiare a galli, galline, maiali, capre, pecore, uccelli, insetti ed esseri insignificanti fino a ingozzarli.
E la rabbia cominciò a farsi strada.
Poi prese il rastrello e andò a sistemare il campo.
E il furore cominciò a soffiare nel suo petto.
Poi raccolse i frutti. Albicocche, pesche, susine, fragole  e tutti i frutti del bosco.
E l'incazzatura continuava a salire. Il respiro aumentava di intensità, e non di certo per la fatica.
Poi tornò verso casa, con il sole che cominciava ad arrossire, forse per la vergogna!, e le ombra ad allungarsi.
Entrò in casa.
Aprì la ghiacciaia.
Prese qualcosa da mangiare.
Preparò la tavola: piatto, coltello, forchetta, sale, olio, pane, brocca dell'acqua...
E poi il bicchiere.
Ma il bicchiere non prese il suo solito posto.
Il furore, l'arrabbiatura furibonda, l'incazzatura solenne lo sovrastò.
Il bicchiere andò a disintegrarsi contro la parete, in mille pezzi, sparpagliandosi sul pavimento e rilasciando migliaia di riflessi rosati.
Lavorare.
Badare a tutti.
Dire sì a tutti.
Pensare al padre anziano, o meglio, vecchio.
Gestire fratelli e sorelle.
Occuparsi di idraulico,
falegname,
lattoniere,
veterinario,
dottore.
Occuparsi dei figli.
Andarli a prendere.
Portarli.
Comprare loro di tutto.
Farsi insultare.
Sentirsi ai margini.
Lavare le proprie povere cose.
Dormire.
Non dormire.
Guidare.
Perdere tutto.
Non ritrovare nulla.
Non fare mai nulla per sè.

Il fattore si alzò dal tavolo.
Non aveva più bisogno di mangiare.
Si buttò su una spalla una giacca pesante.
Aprì la porta.
Se la richiuse alle spalle.
Diede un'ultima occhiata alla casa, ai campi, alla stalla.
Si calò sugli occhi il cappello dalle mille battaglie per combattere quei raggi ormai rossi bassissimi.
Inspirò profondamente.
Si mise le mani in tasca.
E prese a camminare verso l'orizzonte, leggero come l'aria.

martedì 3 maggio 2011

Ne vogliamo parlare?

Li vedo già, tutti.
Quelli che alzano gli occhi al cielo. quelli che allargano le braccia. Quelli che scuotono la testa. Quelli che dicono 'eccoci, siamo alle solite'.
Eppure io continuo, da ieri, ad avere un senso di malessere nei confronti dell'esecuzione di Bin Laden.
Intendiamoci, uno schifoso in meno al mondo. Un essere responsabile di avere decretato, dalla sua grotta, la morte di migliaia di persone, prima e dopo le torri.
Io non sono un pacifista assoluto, non sono uno che rifiuta l'uso dell armi se servono ai popoli per riscattarsi, oppure agli eserciti per combattere 'il male'. Senza le armi, oggi, avremmo il pelatone sul balcone in piazza Venezia che ce le conta su, oppure l'impotente psicotico tedesco che sbraita nonostante gli anni accumulati.
Quello che mi crea disagio, un senso di disallineamento con l'idea comune e diffusa, è la gioia di piazza, i titoli di giornale ('giustizia è fatta' e amenità del genere), i giovani ragazzi ipervitaminizzati americani che , come se avessero vinto la Nba, manifestano nelle strade la loro felicità, le congratulazioni di governi e governanti.
Mi disturba questo sorriso sulle labbra di tutti, le strette di mano e le pacche sulle spalle, quel 'well done' tipico yankee che si applica dalla torta di mele all'ultima esecuzione legale.
Neanche con la morte di Pinochet (tra l'altro lasciato morire in santa pace di vecchiaia), neanche con i peggiori schifosi della storia che ci hanno liberato della loro presenza...
Non ho mai avuto voglia di gioire in piazza per la morte di qualcuno.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...