mercoledì 30 giugno 2010

Le donne si vedono dal mattino

Per aumentare il logorio della vita moderna (senza neanche un Cynar per tirarsi su), la nostra tata di fiducia si è pure distrutta un piede, oltre ad averci dato il benestare a partire da settembre visto che si trasferisce e forse si sposa.
Quindi per qualche giorno è tagliata fuori, e gli Squali devono essere ripescati ogni fine pomeriggio da qualcun'altro.
Chi? Io naturalmente, almeno in questi primi giorni.
Oggi dopo avere recuperato prima BiBì con la moto - 'papà questo casco è un po' pesantino' sentenzia ogni volta che lo deve indossare - è stato il turno di Pilù, ormai in una scuola materna deserta. Le famiglie normali o ritirano i figli prima o sono già scappate al mare, in montagna o ai laghi.
Milano appena finiscono le scuole vere, si svuota. È incredibile, ma cambia letteralmente faccia. Diventa quasi bella da vedere, da vivere. Poco traffico, poco caos...una meraviglia.
Ti accorgi di quanta gente non lavori, di quanti facciano le ferie in questo periodo, di quante donne si possono permettere il lusso di eclissarsi dalla grande città per raggiungere località amene più o meno vicine.
Dopo un massacro vero e proprio nel parco di casa, dove si sono ritrovate vere bande di ragazzini delinquenti che si prendevano a pallate d'acqua e si facevano la guerra con fucili a percussione acquatica - ai quali Pilù si è prontamente aggiunto - finalmente facciamo ritorno a casa. Zuppi!
Che fare? Si fa il bagno, punto.
Riempio la vasca, BiBì comincia a buttarci dentro di tutto, e Pilù senza smentirsi mai, comincia l'analisi dell'acqua, della sua temperatura e probabilmente della sua composizione chimica.
Finalmente inizia il bagno.
Avete presente? Immagino di sì. Casino totale, urla, pupazzetti che volano come ufo, acqua dappertutto e papà piegato a metà per il mal di schiena.
Escono, si asciugano, mi dicono entrambi che mi vogliono bene, mi abbracciano, e poi ci dirigiamo verso la cucina dove consumare il meritato rancio.
Sembra quasi un film di Walt Disney.
Eppure l'epilogo è quasi hitchcockiano.
Arriva la loro madre e BiBì dopo aver cominciato a ignorarmi, si gira verso sua madre le dice:
- Papà è brutto. Brutto e cattivo!
Mia madre in perfetto dialetto cremonese avrebbe detto: 'Teh, ciapa sü!'
Che vuol dire, con tutto quello che hai fatto questo è il ringraziamento.
Ci sono rimasto male, e soprattutto la mia schiena ha avuto un doloroso sussulto.
Ma poi mi sono detto che il paradiso non lo vedrò mai, che le donne si vedono dal mattino e che in fondo sono solo un papà di una certa età che ha già avuto tanto.
Mi dicono sempre che devo guardare quello che ho e non quello che manca.
Obbedisco!!!

martedì 29 giugno 2010

La mia fida pistola

- Ehi Tex, ce l'hai a portata di mano la tua 'sorellina' (la fidata Colt...)?
- Certo Kit, e chi se ne separa. E' l'unica garanzia di sicurezza oggi nel west.
- Giusto, come faremmo senza? conclude il fido partner del più famoso dei ranger dell'ovest 'selvaggio'.
Questo un immaginario dialogo tra Tex Willer e Kit Carson, i famosi protagonisti dell'interminabile saga a fumetti ambientata nel Far West, tra indiani, delinquenti di ogni risma e furfanti di ogni tipo.
Il Far West, appunto.
Un periodo che nel nostro immaginario collettivo - grazie ai film della Hollywood d'oro e ai giochi da bambini almeno della mia generazione - vedeva gli eterni buoni contro gli stra-eterni cattivi, in un conflitto interminabile che si concludeva sempre con la vittoria dei baciati dal signore, e sempre grazie a una buona dose di pistolettate, fucilate, morti e feriti (pochissimi...).

Un mondo che, con la sentenza della Corte Suprema americana, probabilmente si vuole recuperare, e perché no?, rivivere.
La Corte ha infatti ribadito l'inalienabile diritto costituzionale del cittadino americano alla difesa, e quindi alla sua possibilità di possedere armi senza alcuna autorizzazione, o quasi. Con buon pro delle lobby dell'industria delle armi, sempre più potente e sempre più debordante.
L'articolo della Stampa che riporta la notizia, ci racconta già di una situazione al limite del parossismo. Nella società americana moderna infatti circolano oltre 200milioni di armi, possedute da meno della metà delle persone (un paio d'armi a testa, che volete che sia...).
L'americano medio, quindi, circola con pistole sotto la giacca, fucili a ripetizione nel bagagliaio e magari ha anche qualche cannone nel fienile, oltre a due o tre bazooka sotto il letto.
E infatti - come in un'operazione aritmetica - la società americana è tra le più violente del pianeta, in particolare nelle megalopoli, additate da molti (non si sa perché) come esempio di civiltà e convivenza.
Con questa sentenza probabilmente le armi lieviteranno ancora di più e il numero dei morti aumenterà utleriormente, garantendo così il senso di insicurezza nel cittadino, e quindi nuova linfa ai fatturati già miliardari delle società produttrici di morte. E qualche politico 'affiliato', prima o poi, sicuramente, suggerirà una legge  in cui si imporrà al cittadino di andare in giro con la fondina ben in vista.

Il mondo sembra proprio non imparare mai nulla. Sembra quasi che ci sia l'impossibilità celebrare di trattenere gli insegnamenti della storia. Sembra quasi che il male sia più forte del bene.
Una risata vi seppellirà, maledetti!
Giorgio Gaber docet.

lunedì 28 giugno 2010

Lui, lei e l'Altro. E l'Altra? (dieci)

Credete che la cosa abbia avuto un seguito?
No, il dialogo finisce qui.
Nessuno dei due aveva voglia, animo direi, di andare avanti.
Lei, in sensibile difficoltà, non sapeva più che dire. Voleva solo uscire di lì, scappare con le gambe in spalla. Non dover più rendere conto a niente e nessuno.
Lui, invece, per un sano e innato sadomasochismo, avrebbe voluto sapere di più, capire di più, intruffolarsi di più. 
Il problema, l'aspetto fondamentale, è che ormai tutti e due si rendevano conto che tutto era stato detto, che non serviva dire dell'altro.
E lo capirono con uno sguardo, solo con quello.
Si fissarono a lungo. Si studiarono.
E improvvisamente ognuno, quasi ci fosse un regista con il megafono alle loro spalle che impartisse tempi e scene, si girarono e ognuno si avviò a conquistare un suo spazio in casa.
Così, senza altre parole, senza conclusioni. In silenzio. 
Un silenzio triste, definitivo, tombale.

Mamma mia, che brutta fine.
E ora?
Che faranno i nostri due protagonisti? Che decidono di fare? Si lasciano?
Per ora nulla, è sera, e separarsi dopo anni, di sera è controproducente. 
Nei film lui se ne va a dormire in albergo. Lei torna da sua madre - negli anni cinquanta, oggi va da un'amica a piangere, a raccontare, a parlare.
Nella realtà ognuno si ritira a meditare, sperando che sia l'altro ad andarsene, in modo da conservare almeno la casa.

domenica 27 giugno 2010

Notti alpine

Nessuna programmazione, nessuna preparazione, nessuna idea.
Sì, aveva sentito quel suo vecchio amico della montagna qualche settimana prima. Parole cordiali, qualche aggiornamento, qualche risata.
- Ma vai ancora lì in vacanza? Hai ancora la casa là vicino alla pineta? Gli aveva domandato, quasi rinfacciandogli scarsa creatività immobiliare.
E lui aveva reagito, un po' risentito, con una certa punta di orgoglio.
- Certo che ho ancora la casa là. I miei figli sono la terza generazione, dopo i miei ed io.
L'amico aveva liquidato la conversazione e si erano dati appuntamento qualche settimana dopo, proprio nel paesino ai piedi delle Alpi. Una serata tra reduci, tra vecchi amici di quelle estati in montagna ormai ridotte a qualche giorno, perché la voglia di conoscere il mondo al tempo era irrefrenabile e imponeva lunghi viaggi oltre confine.
Ma quei giorni di fine estate erano l'occasione di riprendersi, di raccontarsi, di fare il punto.

Due sabato sera dopo, la 'reunione'. Che però, a sorpresa, si rivelò un vero e proprio summit.
Grazie a un passaparola telefonico e via internet, l'incontro si affollò di qualche comprimario, di qualche conoscenza dimenticata e di qualche coppia inaspettata.
E lui vide lei. O meglio la rivide.
Oggi sposata con uno del gruppo a cui, al tempo, non si sarebbe dato cinque lire, la più bella della 'compagnia', sempre un po' altera e di un fascino che anche a 18 anni denotava un sicuro futuro di successi. Bellissima.

Il loro passato in comune era fatto di un flirt estivo reiterato e ripetuto anno dopo anno, e qualche incontro furtivo durante gli inverni cittadini. Nulla più. Un po' di intesa giovanile, un po' di confronto sui temi caldi, e un po' di sano e attivo sesso e qualche passeggiata tra monti e pini immortali.

Ritrovarsela di fronte, qualche decina di anni dopo, senza avvertimento - con in mezzo le vite di tutti e due - per lui fu un colpo, violento quanto piacevole.
- Ma per te, il tempo, non è passato? le spara a bruciapelo lui, appena stampato sulla guancia il bacio di prammatica.
Sembrava tale e quale. Oddio, trent'anni si vedevano, ma la tonicità, il viso ancora giovanissimo e lo sguardo vispo e penetrante rimanevano tali e quali. Fascino puro. Un tuffo nel passato divenuto presente.

E poi la serata prende a correre. Ci si avvicina, si comincia a parlare, gli sguardi torvi del marito che ronza intorno come un moscone, la voglia di riavvicinarsi, qualche carezza furtiva.
E poi viene la notte, con i suoi misteri, i suoi sogni, la sua voglia di avventure...

Ma poi un ultimo sguardo, un ultimo sorriso di complicità, un'occhiata di commiato.
Per lasciarsi così, senza dirsi più nulla, con un vuoto che tutti e due avrebbero voluto riempire e che la vita ha invece svuotato.

Se ne andò verso casa sua. Con la gioia nel cuore.

venerdì 25 giugno 2010

Bimba cattiva, donna fattiva

Nottata difficile questa.
L'insonnia, quando arriva, ti travolge e non c'è possibilità di riscatto.
Occhi sbarrati, rivoltamenti continui nel letto, pensieri foschi e terribili. Risultato? Ti alzi, prendi il libro, IPad e occhiali e ti rifugi in salotto.
Così dalle tre di stanotte.
Poi a un certo punto, proprio quando non ce la fai più, crolli, verso le sette del mattino, quando in genere ti devi alzare circa un quarto d'ora dopo.
Ma quest'oggi la sveglia, in quello stato comatoso in cui versi quando ti risvegli dopo un sonno di alcuni minuti, è arrivata da quella meraviglia di cattiveria di mia figlia.
Io ero ancora a letto, in dormiveglia, appena aperto gli occhi.
Dalla stanza degli Squali si sente, in modo nitido, dettagliato, cadenzato e con voce squillante.
- Vattene. Non ti voglio più vedere. Vattene via.
Avete presente quelle voci metalliche che si usano perlopiù nei film horror, dell'assassino che telefona minacciando la sua vittima e tormentandola per tutto il film?
Ecco BiBì. Proprio così.
A un certo punto mi sono domandato se era veramente lei. Sì era lei, che si rivolgeva al fratello, piantandogli i sue due occhi dentro.
E Pilù?
E' corso da me a dirmi che BiBì gli aveva detto... e aveva fatto..., frignando. E' proprio in un periodo difficile e speriamo che passi velocemente.
Poi quando il fratello non c'è per qualche ragione, oppure si sveglia alla mattina e non lo trova nel letto, BiBì si agita per tutta la casa e piagnucolando urla 'dov'è mio fratello?'.

BiBì è una donna perfetta, già a quasi tre anni.
Forte, dinamica, determinata e senza dubbio affascinante. Ma nello stesso tempo incomprensibile, contraddittoria, umorale e molto, molto cattivella.
Una donna perfetta, escluse le presenti, intendiamoci.

giovedì 24 giugno 2010

Illegittima sconcezza

E gli è andata male. Ma male male.
La strategia era chiara.
Nominiamo un altro ministro (meno tasse per tutti e ridurremo il numero dei ministri, ricordate vent'anni fa?), per altro inquisito nel processo della Bpi e della scalata alla banca Antonveneta.
Ma siccome la cosa potrebbe far vomitare anche l'ultimo dei militanti del Partito del fare quel che mi pare, allora la facciamo sporchissima. Facciamo tutto durante i mondiali, che tanto in questo paese di baluba con il pallone al posto del cuore e le tette delle veline al posto degli occhi, nessuno se ne accorge.
Ma non è finita.
Il neo ministro, con grande tempismo e formidabile sensibilità istituzionale, rivendica il legittimo impedimento al processo dove è imputato, proprio poche ore prima della partita decisiva della nazionale. Sicuramente confidando in una vittoria che tutto avrebbe nascosto, che tutto avrebbe pulito, come il Vetril.
E invece, i patetici eroi milionari in mutande - presunti figaccioni tatuati in crisi continua di congiuntivi - si fanno sbattere fuori dagli ultimi arrivati.
E ora, caro neo ministro?
Mi sa che in mezzo a questa ennesima debacle, la notizia della sua 'legittima' rivendicazione non penso che passerà troppo in silenzio. Anzi.
Credo che qualcuno avanzerà la tesi ardita che se l'Italia pallonara è stata eliminata, la colpa sarà sì dei giocatori e dell'allenatore ma anche un po' sua, semplicemente perché la nazionale ha giocato in uno stato di evidente inferiorità: non sapeva come nascondere la vergogna di fronte al mondo intero.
Elettore di destra? Sempre lì, convinto?

mercoledì 23 giugno 2010

Ici, Imu, Pin e Puk

Eccoci qui. Dopo che hanno preso per i fondelli gli italiani - ma soprattutto i loro elettori - per anni, dicendo che abbassavano le tasse, le riducevano, le facevano sparire, anzi le mettevano alla gogna visto che era 'moralmente corretto evadere', oggi si conclude in letizia il percorso governativo e legislativo.
Leggete questo articolo del giornalista più ammirato dalle donne, anche perché, oltre che bello a quanto pare, è sicuramente bravo, puntuale ed efficace nella divulgazione di concetti non semplicissimi.
Nonostante non sia così affascinante, mi permetto di sintetizzare ulteriormente.
Quello che lo stato fa finta di eliminare in tema di prelievo fiscale, grazie alla panzana, condivisa da tutti!!, del federalismo (che voi dovete sapere, moltiplicherà le spese, le tasse, i costi e le furbate), viene reintrodotto, con gli interessi, da comuni e regioni che tagliano sui servizi in modo scientifico, ma che hanno sempre più bisogno di soldi (Ciao ciao Ici? Ecco l'Imu!).
Una tendenza strisciante che già da tempo ci ammorba, ci perseguita, con l'introduzioni di addizionali, tassette segrete come balzelli, micro prelievi a livello comunale, contravvenzioni stradali ormai a livelli impensabili.
Un esempio personale di ieri. Per iscrivere Pilù al post scuola dell'anno prossimo ho dovuto attraversare letteralmente la città (da ovest a est/sud/est) per consegnare uno schifosissimo modulo e un bollettino postale. La giustificazione? Negli ultimi mesi a Milano sono state chiuse 9 sedi delocalizzate di uffici comunali e quindi queste servizio viene elargito solo da due sedi in tutta la città. E tu pedali.
Arrivi incavolato come una bestia per tutto il tempo buttato (quasi due ore!!!), pensando di prendertela, almeno per sfogo, con qualche impiegato annoiato e indolente, e invece, dopo le spiegazioni, te ne vai sentendoti cretino, frustrato e ormai impotente.
Questo è quello che ci aspetta.
E, ricordate, tutto questo non è taglio dei costi, non è un tentativo di recupero di efficienza del servizio pubblico. E' solo smantellamento del pubblico come cultura, come aspetto fondamentale del vivere insieme. A spese dei cittadini e a favore di qualche società privata che avrà in concessione i servizi, a doppio del costo e con efficienza dimezzata.

Ogni tanto lo ripeto. Ogni tanto mi ripeto.
Ma signori che avete votato questi sconsiderati e incapaci che ci stanno 'guidando fuori dalla crisi', ve la fate qualche domanda oppure li difendete ancora a testa bassa?
Vi rendete conto che ci stanno fottendo tutti in cavalleria, e nel frattempo con le loro leggine 'creative' pianificano il loro futuro, sistemano figli idioti, arraffano case, soldi e donne e si liberano dalla galera per legge?
Qualche domanda proprio non ve la fate?
Proprio no?

martedì 22 giugno 2010

Valentino Rossi!

Stamattina è filato tutto liscio, stranamente.
Un risveglio - degli Squali, intendo - all'insegna dei sorrisi, della collaborazione fattiva, del 'facciamo colazione?' a fronte del solito 'non voglio niente, uffa!!', dell'insolito 'andiamo a scuola? siiii'.
Probabilmente Marte si è congiunto con Venere e in equinozio a sè stante si è triangolato con Giove creando questo inaspettato sodalizio d'estate a sfondo cosmico irrituale.
Insomma una bella mattina, nonostante tutto.
Poi cominciano, rutilanti, rumoreggianti e ingombranti le attività consuete, si pianificano gli appuntamenti, ci si dividono i compiti.
BiBì, insolitamente simpatica e di buon umore, arranca sul pavimento con non so quale libro, con sua madre che la incalza per uscire.
E Pilù, ormai in uno stato di perenne frigna da 'voglio più attenzione', si getta sul letto piagnucolando, che lui non va mai con la mamma, che lui va sempre in moto con il papà, che lui in fondo, come è noto anche all'Onu, è uno dei bambini più maltrattati della terra.
Allora, il papà superman che non si fa trovare mai impreparato di fronte alla vita e al mondo, he tutto risolve basta schioccare le dita, ha un'idea geniale, assoluta, spiazzante.
- BiBì, vuoi venire con me in moto a scuola?
Notare che Bibì ci è venuta una volta sola, di ritorno, un pomeriggio.
Lei si volta, con tutti i capelli scarmigliati che le attraversano il viso, sposta con la mano sinistra i capelli manco fosse Rita Hayworth, mi fissa, e lancia un sonoro e pavarottiano 'Sìììììì'.
E comincia a zampettare in giro per la casa urlando 'andiamo in moto, andiamo in moto, andiamo...'.
A Pilù si illumina il viso e corre tra le braccia della madre.
Bianca mi abbraccia le gambe e urla di gioia.
Sembra una famiglia che ha appena vinto 80 milioni al Superenalotto.
Ma non è finita.
Una volta separate le coppie, saliamo in moto, con BiBì tra le mie gambe, con il casco del fratello - Papà è pesantissimo!! - si attacca al parabrezza, e partiamo.
Lentamente, in questa meravigliosa e nitida mattinata di Milano.
Ci avviamo e a un certo punto sento che borbotta qualcosa.
Tra casco, rumore del traffico e rincoglionimento senile non sento bene e le urlo di ripetere.
E sapete cosa mi dice?
Sapete cosa ha il coraggio di dirmi mia figlia stretta tra le mie gambe e abbrancata alla moto?
- Papà, io sono innamorata.
Io comincio ad agitarmi.
Chi è questo spudorato masculo impenitente che ha carpito il cuore di mia figlia senza neanche farmi vedere il suo 740 e il suo albero genealogico?
Chi è questo infame fuco che ha sedotto la fragile (!), indifesa (!!) e delicata(!!!) BiBì senza neanche avvertirmi?
- Ah sì, e di chi? le chiedo a denti stretti.
- Io sono innamorata di te, papà. Ti voglio bene.
Investo due pedoni, spiano una nonna con carrozzina, entro nel parabrezza di una Porsche e poi finalmente mi raddrizzo, mi ricompongo, e le urlo che anch'io le voglio bene. Sono vicino all'infarto, intanto...
Arriviamo all'asilo, le tolgo il casco, lei mi abbraccia fortissimo, corre sorridendo verso la sua stanza, mi saluta con la mano, mi allontano per uscire, mi sento richiamare, mi rincorre velocissima, mi riabbraccia ancora più stretto, mi dà un bacio e definitivamente se ne va.

Scusate il racconto a metà tra Liala e Cuore, ma porca miseria è avvenuto tutto neanche un'ora fa.
E questo spazio è solo una porta verso i ricordi, per conservarli, per non dimenticare mai cosa significa essere padre e crescere dei figli.

Se poi scopro che è tutta una tattica di BiBì per lisciarmi, perché mi vuole rifilare davvero il suo promesso sposo...

lunedì 21 giugno 2010

Saramago, perdita incolmabile

Mi sono morso la lingua per qualche giorno. Avevo deciso che non avrei detto nulla, scritto nulla e quasi pensato nulla.
Avevo deciso di lasciar stare per rispetto della morte. Per rispetto di una persona che ci ha lasciato e che era la di sopra della norma.
Ma di fronte a tanta sfacciataggine di certa persone; di fronte a gente che vive da sempre nel privilegio riempiendosi la bocca di finta carità; di fronte a chi da duemila anni si sente mandata da un fantomatico dio sulla terra per chissà quale missione e invece è solo un centro di potere; e si permette di criticare, il giorno dopo la morte di Saramago, a cadavere ancora caldo, uno degli uomini più cristallini, trasparenti e coerenti dell'ultimo secolo...allora no, non sto zitto. Parlo.
Parlo, scrivo e mi indigno.
Anzi, sta volta, mi incavolo come una bestia.
Saramago è una perdita per la cultura mondiale.
E una perdita per tutti gli uomini liberi. Liberi di pensare, di scrivere, di indignarsi.
Un uomo che ha dovuto fronteggiare una delle peggiori dittature come quella portoghese, che ha dato un impulso stilistico e di contenuto alla letteratura del novecento, uno scrittore che ha segnato la storia della narrativa europea, un uomo che ha vinto anche il nobel, non un premiuzzo inventato da qualche notabile di destra di qualche inutile provincia italiana.
La chiesa ormai è arroccata su se stessa, lontana dalla realtà e alle prese più con i casi giudiziari che la coinvogle che nella cura delle anime delle sue pecorelle smarrite.
Io, da padre, da genitore, sono inorridito dalle cose che leggo tutti i giorni su pedofilia, violenze fisiche e psicologiche, fueti e corruzioni, convivenza con la peggiore parte del potere politico.
Questi, prima di nominare Saramago si dovrebbero lavare la bocca con la soda caustica.
Onore a José Saramago, uno dei pochi che non ha mai mollato, che non ha abiurato, che non ha voltato la faccia di fronte a nulla.
Onore a un genio della parola e del sogno.
E per gli altri, come sempre fuori tempo e spazio, solo un'indifferenza e un isolamento completi.

Partita persa in partenza

Mi sono sempre domandato come mai, nonostante i sogni, davanti alla porta di casa mia non c'è la fila di donne che anelano la mia compagnia.
Mi dicevo.
- Certo sono i capelli, sono un casino irrisolto, se ne vanno dove vogliono loro, senza dare quell'idea, che piace tanto al gentil sesso, di sconsolato bisogno di aiuto.
Oppure.
- E' ovvio che non mi filano. Ci vuole il fisico atletico, scattante, che sprizza forza, e quindi protezione, da tutti i pori. Seghino come sei...
E ancora.
- Gli occhi. Con quei capelli neri, i tuoi occhi marroni sono banali. Pensa ad avere profondi occhi azzurri che si fanno largo tra il cespuglio che hai in testa. Altro impatto!
Quindi le soluzioni si accavallavano.
1) andare da un premiato parrucchiere alla ricerca di un taglio che mi mettesse o in disordine definitivo i capelli oppure in un ordine autoritario e inappellabile. Il risultato sarebbe stato un look (così si dice per chi non lo sapesse...) aggressivo-distratto-casuale-perfettino. Forse avrei avuto qualche possibilità in più.
2) andare in palestra dalle 18 alle 22 ore al giorno fino a farmi venire un fisico bestiale che seduce solo a guardarlo. Magari, ingurgitando con regolarità svizzera, qualche intruglio che mi gonfia muscoli e affloscia il cervello.
3) andare da qualche ottico all'avanguardia per acquistare qualche lente a contatto dai colori improbabili (azzurro cobalto, giallo canarino o blu scuro livido di pugno in faccia).

Ma poi ho letto.
Ho finalmente risolto una delle questioni esistenziali che hanno maciullato la mia povera vita per oltre cinquant'anni.
Finalmente uno dei dissidi interiori più devastanti della mia esistenza si è sciolto come neve al sole per farmi raggiungere una sorta di nirvana, facendomi, con diritto, alla fine riposare.

Le donne, soprattutto quelle belle e fatalone (e per i più sceme!!!), sono le più brave e determinate nella scelta del partner che garantisca loro sicurezza finanziaria, vita di agi e soprattutto protezione. Altro che sceme.
Quindi, cari maschietti, se nessuno di queste bellezze al bagno vi punta; se nessuna di queste meraviglie della natura vi si fila; se nessuna di queste fatalone all'arrembaggio vi attacca; non è perché non siete belli, aitanti, seducenti, maschi veri o figaccioni, ma semplicemente perché il vostro conto in banca non è all'altezza, perché non girate in Porsche oppure non avete la villetta sfigata a Cortina.
Rassegnatevi. Magari ci scappa l'avventura di una notte, ma la velina scema - che scema non è - ve la dovete scordare per qualcosa di più duraturo.

Da oggi vivo tranquillo. So finalmente il perché. Mi guardo allo specchio e mi piaccio. Anche con sti capelli...

Però, e c'è sempre un però, io se fossi una donna, leggendo 'ste cose, un pochino, un pochino almeno mi in.....rei, e come una bestia.
Ma forse sono un illuso. Infatti, guardando la data, mi accorgo che gli anni '70 sono finiti da un pezzo...

venerdì 18 giugno 2010

Una spianata di ricordi

Un viaggio per lavoro si trasforma, per incanto, in un viaggio nel tempo. Sarà per la nostalgia che in questo periodo vivo, sarà per la voglia di fuggire, sarà quel che sarà, ma il passato oggi mi si è presentato tutto davanti agli occhi, con dolce e amaro, ma soprattutto con il conto.
Il motivo scatenante è un innocuo viaggio a Parma, rigorosamente in treno.
Una volta uscito da Milano, dopo qualche telefonata di troppo, finalmente finiscono le case, o almeno si sfilacciano.
E a un certo punto, il treno si immerge, si tuffa letteralmente, affonda con tutta la sua forza nel giardino d'Europa, in uno dei terreni più ricchi e fertili del mondo. La pianura padana. Che intendiamoci non ha niente a che fare con la padania, invenzione di marketing per gonzi in cerca di facili e cretine emozioni.
Io stavo lavorando, con quell'aria impegnatissima che si ha in treno alle prese con carte, penne, computer, cellulare e ora anche Ipad, ma che non incanta nessuno.
A un certo punto l'occhio, che in genere vuole la sua parte, ha distrattamente guardato fuori dal finestrino, ha di sfuggita osservato il panorama che rincorreva il treno e improvvisamente si è reso conto che stavamo, tutti insieme, occhi, cuore e mente, nella bassa, nei luoghi della mia giovinezza, nelle zone dei ricordi.
E allora le ricorrenti domeniche dai parenti, le "gite" al cimitero, le corse con i cugini al fiume alla ricerca dei lucci, le mucche, le messe nella chiesa del paese, le lucertole, le fughe, i giochi, il dialetto, le mangiate, le torte di mele, i fagioli con l'occhio...tutto èpassato davanti a me, accavallandosi, rincorrendosi, sgomitando.
Sono maledetti i ricordi quando si trasformano in nostalgia, in passato.
Sono una piacevole tortura.
Ma senza passato non c'è futuro.
Senza passato il presente appassisce.

giovedì 17 giugno 2010

E io che ho pure smesso di fumare!

Finalmente si fa chiarezza. Finalmente si esce allo scoperto.
Le donne non sono affascinate da intelligenza, conto in banca, macchinoni, pelazzi villosi o pettorali.
Ma no. Siete vecchi. Anzi, arcaici, come qualcuno mi ha definito stamattina in ufficio e per questo deve tremare solo al mio passare.
Le donne, cari i miei signori maschietti, sono affascinate dalla voce. Ce lo dice questa indagine.
Più è suadente, calda, profonda, sensuale, morbida, cavernosa e roboante e più le donne capiscono che siete caldi, profondi, sensuali, morbidi, cavernosi e roboanti. Insomma che siete dei veri uomini, virili.
Siete dei veri machi!!
E non servono ore di seduzione verbale e di corteggiamento vocale per convincerle. Bastano due parole in croce, e siete già catalogati, definiti e archiviati come idonei o non idonei. Come a militare.
Quindi?
Quindi la strada è segnata, cari illusi maschietti dei miei stivali.
Palestra? Non serve.
Dieta con scolpimento di pettorali? Inutile.
Pancia a forma di guscio di tartaruga? Banalità.
Cervello reattivo e stimolante e intrigante? Ma lascia perdere, va...
Capacità di relazione, simpatia, affabilità? Robe per dilettanti.
Galanteria e gentilezza? Arcaici!!!
Se l'unica cosa che conta è la voce, la soluzione è dedicarsi a una ginnastica vocale intensa che consenta di riportare un tono e una profondità degni di tale nome.
Quindi tutti a fumare dai 20 ai 30 toscani al giorno. Senza soluzione di continuità.
Tutti, tra un toscano e l'altro, a cantare a squarciagola 'Twist & shout' dei Beatles.
Tutti a marciare con il finestrino aperto il 15 dicembre con il collo ben in evidenza, con -10 gradi.
E allora vedrete.
File di donne che cercheranno, cari ex padroni del mondo, di baciarvi, ma soprattutto di parlarvi.
File di signore di ogni età che attenderanno solamente che voi concediate loro qualche parola per farle morire lì, sul campo.
Gruppi di ragazze di ogni età che, una volta sentita la vostra sensuale e armonica musica che sgorga dalla vostra lussuriosa bocca, così, per la strada, si strapperanno le vesti urlando 'Prendimi, sono tua!!'.
Sarà una vita d'inferno.
Sarà tutto un fuggifuggi per salvarsi da queste indemoniate.
Un vero guaio.

E non ha importanza che tutti le voci fatte sentire al campione della ricerca siano quelle di Cary Grant, di Russell Crowe, di Richard Burton oppure di George Clooney... non ha importanza, no, proprio no.

Vado dal tabaccaio...

mercoledì 16 giugno 2010

Il mio nome è Nessuno!

Se ne è andato Ulisse, il padre di tutti i viaggiatori, il decano dei navigatori, la bellezza fatta a uomo.
Sto parlando di Bekim Fehmiu, l'attore albanese kosovaro che ha interpretato la storica serie de l'Odissea, giratasi nel 1968.
Un esempio di cosiddetta televisione di qualità, ad ampio sfondo culturale, di cui la mia generazione si è ampiamente cibata.
La serie, mi sembra di otto puntate, è stata la prima produzione della Rai in coproduzione con altre Tv straniere, e soprattutto la prima produzione girata a colori. Era il 1968, dicevo. Gli taliani però se la videro tutta in bianco e nero perché fu deciso di attendere l'introduzione del colore in modo da rimandare la sostituzione di tutti gli apparecchi televisivi presenti al momento. Era un impegno troppo forte dal punto di vista economico.
Un'attenzione verso il paese, verso le tasche degli italiani, che oggi ci sogniamo.
Comunque quella serie fu storica soprattutto perché fu, nel suo genere, un vero e proprio kolossal.
E chi non ricorda il protagonista che appunto ci ha appena lasciato?
Chi non ricorda le sue gesta, già un po' studiate a scuola, ricche di avventura, fantasia, fantascienza, amore, battaglia, mare, isole e ciclopi?
Ricordo, anche grazie a qualche replica, alcune scene, alcuni episodi, che al tempo, mi avevano colpito.
Non solo l'inganno a Polifemo, con la voce di Amedeo Nazzari, e il geniale Nessuno.
Non solo i marinai tramutati in porci grazie alla maga Circe, che pascolano nel loro porcile.
Non solo le sirene che instigano (ah, le donne...)
E non solo, anche, Eolo, con i suoi venti, con le bisbocce capricciose tra gli dei.
E non solo l'intuizione formidabile dell'introduzione, fisica, del classico coro della letteratura greca antica.
Ma soprattutto, quello che mi ha sempre colpito, e che ha - davvero! - aumentato in modo irreversibile il mio senso di giustizia, è l'ultima puntata. Straordinaria.
Prima l'incontro straziante con il cane Argo, poi con la sua serva più affezionata che lo riconosce dalla cicatrice sulla gamba, ma soprattutto - che forza! - la prova dell'arco, e la conseguente, tremenda, furente, vendicativa ed esaltante strage dei Proci usurpatori e pretendenti al trono.
E poi l'incontro con Penelope - una meravigliosa Irene Papas, bellezza fatta a donna, stupenda! - e con il figlio, incredulo, Telemaco.
Sensazioni forti, emozioni vere, contesti semplici e nello stesso tempo sontuosi.
Un esempio di buona televisione, si diceva.
La cultura che entrava nelle case, ammorbidita, un po' tradotta a spettacolo, ma pur sempre cultura.
E non voglio fare paragoni facili con oggi, Chissenefrega.
Un buon attore che se ne va, che ha segnato la storia della Tv nostrana, e ha lasciato il segno anche nelle storie di chi al tempo c'era.
Un pezzo di storia del mio passato.
Un invito. Chi non l'ha vista, questa Odissea, vada a vedersela.

martedì 15 giugno 2010

Donne e canali, dei paesi tuoi


Forse non ve ne siete accorti, ma ci sono i mondiali di calcio. Dove? In Sudafrica.
Un paese meraviglioso che ho avuto la fortuna di visitare ormai quasi quindici anni fa, appena dopo la fine dell'infamia razzista che ha vessato e distrutto il paese per decenni.
E i bianchi erano i cattivi, intendiamoci. Anzi, cattivissimi.
Probabilmente là le mamme, per far calmare i loro piccoli squali, li minacciavano, come faceva mia mamma con me, con dei 'guarda che ti vendo all'uomo n..o, cioè bianco, se non fai il bravo!!!'.
Tant'è.
Grazie a persone che spendono la loro vita per il proprio paese e per migliorarlo - vedi Nelson Mandela e tutto l'African National Congress - il mondo ha qualche speranza, qualche luce in più in fondo al tunnel.
Ma oggi parliamo di mondiali.
Di calcio?
Mmmmm, non ne ho le competenze.
Ieri sera, solo per farla vedere a Pilù, abbiamo guardato un po' di partita dell'Italia. Un pezzo poi basta.
A parte la noia mortale di questo sport, stiracchiato teatrino del titoc titoc con la palla; a parte le continue manfrine di chi cade e sembra morire per poi rialzarsi ancora più ringalluzzito di prima; a parte le mortali telecronache degli speakers televisivi, sempre e costantemente in ritardo rispetto a cosa sta capitando sul campo; a parte il fatto che i giocatori italiani sono veline maschili intatuate fino al midollo oltre che insulsi uomini strappati, purtroppo, all'agricoltura; l'unica cosa che potrebbe essere interessante è il pubblico.
Potrebbe, ma non è. Perché?
Per due motivi.
Uno, non si capisce se ci sono spettatori locali, che sicuramente farebbero uno spettacolo nello spettacolo. Le inquadrature sono sempre molto ristrette, e limitate alle tifoserie delle squadre che giocano. Sembra quasi che non si voglia far vedere altro.
Ma i cittadini sudafricani, bianchi o neri che si voglia, dove sono?
Secondo, leggo dal Corriere, che è stata effettuata un'espulsione non sul campo da gioco, ma addirittura sugli spalti.
Sembra che le giovani e avvenenti e giocose e formose e arancioni tifose olandesi non fossero lì per incitare i loro baldi tulipani in mutande, ma per reclamizzare una birra che non era la stessa dello sponsor ufficiale. Una furbata all'italiana.
Insomma il mondiale è stato privato dell'unica e vera, almeno ai miei occhi, attrattiva.

Il calcio è una vera noia. E più cerco di guardarlo meno mi piace.
Sempre meno.
Le tifose olandesi invece...

lunedì 14 giugno 2010

Ordineee!!

Eh, magari...
Questo week end è stato all'insegna del non-controllo.
Gli Squali mi hanno fatto impazzire e io, per difesa, ho abbassato tutte le guardie.
Ma una guardia, abbassata, è molto, molto pericolosa, con bambini intorno.
Sto parlando dell'ordine, quello fisico, l'opposto dela caos, o come dice chiaramente BiBì, del casino totale.
A un certo punto non ne potevo più e ho cominciato lasciar correre, a non tenere il controllo di tutto.
Risultato?
La casa era letteralmente coperta di giochi, fogli, gormiti, costruzioni di diversa dimensione, libri, pennarelli, matite, palle, palline, pallette, bambole, racchette da tennis, pupazzi di ogni forgia e forse anche qualche avanzo di biscotto o pane ammuffito.
Un disastro? Peggio! Da indagine dei Carabinieri e Ufficio d'Igiene in un'azione congiunta contro la delinquenza organizzata.
A un certo punto non ci ho più visto.
Come sempre scatta tutto in pochi secondi e dal pensiero all'azione il tempo si conta in centesimi.
Comincio a mettere a posto, in modo sistematico.
La camera degli adulti.
La camera dei bimbi, terreno di infinite battaglie e di interminabili cantieri.
Il bagno, anche quello non risparmiato dalla furia omicida dei farabutti in crescita.
Poi viene il salotto, il maledetto salotto.
E' coperto letteralmente di gormiti.
Quelli del mare direttamente sul pavimento che essendo azzurretto bagno della stazione, funge magistralmente da sfondo oceanico per le imprese acquatiche.
Quelli della foresta occupavano un angolo lontano, un po' sugli scaffali della libreria e un po' su un finto bosco arrivato in casa non si sa da dove.
Quelli della terra avevano come area operativa il tappeto, ormai ridotto peggio del deserto del Kuwait dopo il ritiro delle truppe di Saddam Hussein.
Quelli dell'aria purtroppo non volteggiavano liberi fuori dai piedi, ma giacevano a fianco di quelli della terra.
E poi i cattivi signori del vulcano.
Dov'erano i cattivi, e questo punto pure fetenti, signori del vulcano?
Tutti intorno alla poltrona, che fungeva da montagna vulcanica e quindi da punto di riferimento geografico per la lotta tra il bene e il male.
Io furibondo, dopo quella vista, comincio incazzoso come pochi a fare pulizia.
Ma non c'è posto letteralmente per i piedi.
Comincio a barcollare, cerco un punto per appoggiare un piede senza che venga perforato da una chela di qualche mostro marino, lo trovo, ne cerco un'altro per l'altro piede, che pericolosamente comincia a pendolare, sondare, ondulare fino a quando il peso e la sempre minore agilità mi fanno perdere l'equilibrio.
E il mio piede, maledetti Squali!!!, ricade pesantemente nell'unica zona apparentemente libera, cioè quella vicina alla poltrona. Zona apparentemente libera, ma di fatto occupata dalla poltrona stessa.
Lo scontro è inevitabile. Il mio piede sbatte violentemente contro questo miraggio del conforto.
Sentro un crack. Un male lancinante. Il secondo dito del piede destro, insieme a me, caccia un urlo disumano.
Gli Squali accorrono trepidanti, li rispedisco velocemente in camera loro per evitare omicidi dolorosi, mi prendo il piede in mano e comincio un dialogo violento e crescente con tutte le divinità che il pianeta è riuscito a partorire da quando l'uomo è presumibilmente sapiens.
Male, malissimo, super-male.
Ora ho un dito viola, rotto nella falange, che quasi mi impedisce di camminare.
L'uomo si realizza con la paternità.

sabato 12 giugno 2010

Donne

Il secondo weekend solo con gli Squali.
Ieri sera mi hanno fatto impazzire, letteralmente.
BiBì si è lamentata tutta la sera, non lasciando spazio agli elementi migliori del carattere, burbero e impaziente, del suo papà.
Non c'è n'è. Io mi accendo subito, non reggo alle scene madri di mia figlia, ma in genere delle donne. Figurarsi a quelle degli uomini!!
Mi stufo.
E quindi: scontro!!!
Ieri ci siamo fronteggiati per mezz'ora e rotti, a chi mollava prima.
Ha ceduto lei, per grazia ricevuta. Stavo per farlo io.
Il motivo?
Non esiste.
Mancava una scarpa alla bambola. E io non ho idea dove sia.
Quando ha cominciato a urlare, le ho detto:
- Io ti lascio qui (sul lettone) a urlare, senza motivo. Quando hai finito vieni da me, in sala.
E' andata avanti almeno venti minuti a sbraitare. Naturalmente la frase più gettonata era 'voglio la mamma', ma la mamma non c'è quindi...
A un certo punto mi si avvicina lentamente, sommessamente, in lacrime ormai silenziose.
Si arrampica su di me, mi mette le braccia al collo e si lascia andare.
Cinque minuti e si è addormentata.
Durante tutto questo Pilù ha sopportato, da buon fratello maggiore, le bizze della sorella. E ogni cinque minuti veniva da me per dirmi che 'oggi BiBì sembra non finirla mai!!'. Per poi cominciare a sfinirmi pure lui.
Poveretto, anche lui non ne poteva più.
Ma poi, come sempre, dopo che ha alzato il livello dello scontro, dopo che ha fatto capire che è furibonda per l'assenza della madre, BiBì diventa la bambina più straordinaria del mondo.
Diventa dolce, ti abbraccia, ti sorride. Gioia per gli occhi e per il cuore.
E' proprio vero. E' un teorema dimostrato. E' scienza.
Per conquistare le donne devi fare una fatica pazzesca. E se ti cascano tra le braccia troppo facilmente vuol dire che c'è qualcosa che non va.

venerdì 11 giugno 2010

Una notte, dormendo...

Dopo la giornata allucinante di ieri, bloccato in autostrada per ore a 40 gradi per un maledetto incidente, torno a casa sfinito alle nove di sera e crollo, anche con febbre.
E una notte così non poteva che portare agitazione onirica seriale.
Brutta cosa i brutti, o per lo meno, i sogni angosciosi. Anche se poi si rivelano bellissimi.


Nota dell'autore: i tempi e i modi sono tipici dell'incubo, o del sogno in genere. Convulsi, improponibili, impensabili, con salti di scenari improvvisi, con persone assurde, con situazioni oscure...

Sono in casa. Forse quella di Milano ma sembra anche quella della montagna.
Picchiano alla porta, insistenti. Con urla, e sembrano in tanti.
Io tentenno. Chi aprirebbe a una porta con persone scalmanate che vogliono entrare?
Un'ansia virulenta monta. Ricordo proprio la percezione, fisica, di un'agitazione fuori del comune, con battito cardiaco accelerato.
Poi, chissà perché apro, di colpo, come per far finire questo senso di angoscia.
E' il corridoio della casa in montagna, più angusto e più buio di quella di Milano.
Uomini e donne, mi sembra, con lunghi mantelli neri, maschere in stile carnevale veneziano ai volti, tutte nere, scarpe nere, guanti neri... Ricordate 'Eyes wide shut', l'ultima fatica di Kubrick? Proprio a quel film, durante il sogno, ho pensato, che tra l'altro nasce proprio da un libro che si intitola 'Doppio sogno'.
Io rimango sulla soglia della porta. Urlo, per rompere la tensione, 'che cavolo volete, chi siete, andatevene!!', più o meno, mi sembra di ricordare.
Allora tutti si zittiscono, si fermano, mi fissano, con i loro occhi da dietro le maschere rugose e nasute, arcigni, ostili. Poi cominciano una nenia a labbra serrate, insistente, crescente, orribile.
Io li fisso, ma so di per certo che pensavo 'C...o Paolo, svegliati, che ci fai qui?'.
Poi succede qualcos'altro che non ricordo, ma che percettibilmente aumenta lo stato di terrore.
A un certo punto, due escono dal gruppo, mi prendono per gli avambracci, mi trascinano verso le scale, mi fanno uscire a spintoni...
Sono in piazza Duomo a Milano. Ma vi sembra?
La piazza è gremita, migliaia di persone, tutti che urlano, agitano pugni, mi sembra che ci siano anche bastoni, picche, lance.
Insomma sembra il teatro di un linciaggio medievale.
Mi portano su un palco, sotto la statua di Vittorio Emanuele, con il suo cavallo scalpitante; proprio lo scenario classico delle manifestazioni politiche...
Mi hanno legato le mani dietro la schiena. Io urlo come un pazzo contro tutti e contro tutto. Insulto.
Sul palco ci sono due altre persone che mi aspettano e che mi fissano.
Il popolo bue agitato, tutto rigorosamente in mantello nero e maschera d'ordinanza, si ammutolisce improvvisamente. La piazza cala nel silenzio più totale, non vola una mosca.
La sensazione chiara è che l'angoscia del sogno si stia trasformando in una curiosità morbosa. Insomma voglio vedere come va a finire.
Uno dei due mascherati del palco mi si avvicina, mi guarda, alza la sua mano guantata e si sfila la maschera.
Una donna bellissima, bionda, dal viso angelico e dagli occhi blu oceano mi si manifesta davanti. Sorride. E io penso 'C...o avrai da ridere, cretina?'
L'altro mascherato ripete il gesto. Un'altra bionda sorridente, dal viso bellissimo e solare.
- Ti starai domandando perché sei qui, mi sussurra la prima biondona stile birra Peroni.
Io non parlo e la fisso, come invitarla ad andare avanti.
- Sei qui perché il mondo è stufo di te. E ti vuole eliminare. Li vedi tutti quanti? Eccoli.
E continua.
- Sono tutti stufi di te, non ne possono più. Non riescono più ad andare avanti con te in mezzo ai piedi.
Io, che alla vista delle bionde mi era già partito l'embolo della seduzione scopionesca automatica in dotazione, impietrisco, mi inchiodo, e probabilmente sbianco.
Poi non ricordo bene. Succede qualcosa, il 'mondo' urla, io mi agito, comincio a sudare, anche perché fa un caldo porco.
Una delle bionde, quell'altra, direttamente dallo spot della Aperol, comincia a parlare ai manifestanti, ma non sento cosa dice, nonostante sia a pochi passi.
La vedo da dietro, che si agita, in pieno stile tribuno, molto arrabbiato.
Io mi guardo in giro. Vedo la chiesa bellissima davanti a me, i portici, l'entrata della Galleria, cerco, con un riflesso condizionato la Feltrinelli.
E questa parla, ogni tanto si gira e mi indica, e io continuo a non sentire niente. Sento distintivamente le urla sparse di qualche agitato, che muove bastoni, che mi indica, che mi vuole morto.
Poi, improvvisamente, tutto si ferma, e un rumore pazzesco, terribile, assordante riempie la piazza.
Io non posso tapparmi le orecchie perché ho le mani legate, ma vedo tutti questi buontemponi intorno a me, comprese le due Grace Kelly de noantri sul palco, che cercano di riparare i loro timpani con le mani.
Se non fosse drammatica, la situazione sarebbe ridicola, comica. Migliaia di persone in piazza che, contemporaneamente, hanno le mani alle orecchie in un gesto di fuga acustica e indossano maschere da imbecilli. Perlomeno insolito...

E poi...
Avete presente la scena finale di quella meraviglia onirica che è 'Miracolo a Milano' di De Sica, quando tutti se ne vanno da piazza Duomo a cavallo delle scope, proprio come le streghe di antica memoria?
Bene arriva qualcuno volando, da dietro le guglie del Duomo, velocissimo, sembra a cavallo di un più moderno veicolo non so se spaziale o che altro. Sicuramente rumoroso.
Tutti si voltano, mani alle orecchie, alzano gli occhi al cielo per vedere, per capire.
Il veicolo è guidato da una donna - che io nel sogno mi immagino bellissima - con i capelli neri, lisci e lunghi che svolazzano al vento.
Rallenta.
Si avvicina al palco.
Il mezzo è una sorta di moto da neve, più o meno.
Atterra sul palco in verticale.
Tutti fissano questa meraviglia della natura.
Lei scende lentamente fissando tutti negli occhi, con fare di sfida. Si fa strada tra le biondone in modo deciso, senza tentennamenti.
Mi guarda. Senza un sorriso, senza alterare di un millimetro la sua espressione.
E' un viso duro, scolpito, sagomato. I suoi sembrano penetrarmi. Non solo è bellissima. Lo è di più.
Si avvicina.
Mi slega le mani.
Mi prende sottobraccio, mi porta al veicolo spaziale, mi fa accomodare e riparte, a una velocità assurda, che però non mi impedisce di vedere gli sguardi attoniti di tutti, immobili, allibiti.
Voliamo sopra il Duomo.
Voliamo verso il nord, mi sembra. Vedo le montagne.
La giornata è bellissima e tersa. Una delle tipiche giornate linde e meravigliosamente solari che Milano di tanto in tanto ci regala.
Ricordo con incredibile chiarezza che i capelli di questo angelo salvatore mi sbattevano in faccia con violenza. Forse un cerchietto avrebbe aiutato...
Dopo un po' prendo il coraggio e le chiedo:
- Chi sei? Perché mi hai salvato? E chi erano tutti quelli là?
Da dietro vedo che sorride, almeno un po'.
- Quelli sono persone che odiano, che vogliono il male, che combattono l'amore.
Figurarsi, come nei film di mezza tacca di fantasia/fantascienza. Il male contro il bene, il diavolo contro gli angeli... ma dài su, non ci prendiamo in giro.
Io poi in questa battaglia mi sento decisamente fuori luogo.
Ma poi arriva la chiosa tombale, l'affermazione delle affermazioni, frase che sotterra tutto.
- Tu hai bisogno d'amore. Io sono qui per te.
Si gira, mi bacia sontuosamente, io penso 'e adesso chi guida?', mi abbraccia, muove le mani, tutto diventa inconsulto e naturalmente mi sveglio, nel momento più bello.

Io non so quanto sia durato il sogno. A raccontarlo, scrivendo, sembra lunghissimo, ma secondo me è stato molto rapido, forse immediato.
Ricordo molti dettagli, a differenza di altri sogni completamente 'persi'.

La morale? Boh.
O meglio una sì.
Diffidare delle donne che sorridono.... meglio quelle che non lo fanno, a questo punto.
Comunque dopo un sogno così posso affrontare il mondo intero e rigirarlo come un calzino a mio piacimento.
Splendida giornata a tutti.

mercoledì 9 giugno 2010

Ma vi pare possibile?

Una giornata come tante altre.
Impegni di lavoro, riunioni, chiacchiere al telefono, incazzature consuete, rituali tanto consolidati da essere inutili.
Una giornata normale, insomma.
A un certo punto, pausa pranzo. Sempre più spesso vuol dire continuare a lavorare senza accorgersene.
Sempre più spesso è il momento in cui, solo, riesco a fare quelle cose che sennò, con tutti intorno, non riesco proprio ad affrontare.
Ma oggi no. Giornatona.
Si esce con alcuni colleghi a mangiare almeno uno schifosissimo panino da pagare con un mutuo ventennale.
Si fanno chiacchiere, per lo più di lavoro. Oppure ci si racconta qualcosa della propria vita.
Insomma niente di che.
In un bar.
Vicino all'università.
Pieno di studenti e studentesse. Età media 19/23, credo.
Cioè, a parte la follia di un matrimonio andato all'aria e un secondo in età avanzata con figli ora piccolissimi, questi studenti dovrebbero/potrebbero essere miei figli, per anagrafe.
E devo dire che da un po' li vedo proprio come tali.
Anche le ragazze, alcune bellissime e molto vicine alle bellezze assolute, riesco a malapena a vederle come tali. Sono solo giovani virgulte che potrebbero essere mie figlie. Punto.
Ci sediamo a un tavolo. Siamo in tre.
Io mi metto spalle al muro con i miei commensali disposti di fronte a me.
Di fianco un tavolo rumoreggiante di masculi in piena esplosione ormonale che fanno gli stupidi come solo i maschi sanno fare quando sono in gruppo. Altre persone sparse occupano qualche tavolino intorno.
Di fronte a me due ragazze. 
Cominciamo a mangiare. Io per parlare con i miei colleghi alzo il viso e incrocio, tra loro, il tavolo con le due giovani italiane alle prese con panini, fotocopie, libri, tazzine da caffé, penne...
A un certo punto alzando lo sguardo mi accorgo che la ragazza che vedo  - l'altra mi è di spalle - mi sta fissando.
Continuo la mia conversazione, senza per ora far esplodere il mio ego di maschio maturo.
Rialzo lo sguardo e la ritrovo ancora lì, fissa. Ma stavolta accompagna lo sguardo con uno dei più classici gesti che la storia della seduzione ha inventato: l'occhiolino.
Io guardo allibito. E poi penso che sono senza occhiali e quindi posso aver visto male.
Non mi succede molto spesso nella vita di esserlo, ma comincio a provare un forte senso di imbarazzo.
Passano i minuti e il pranzo, sontuoso e insulso al punto giusto, sta per terminare.
Sento ridere le ragazze e istintivamente alzo lo sguardo. La mantide religiosa è ancora lì, che mi fissa e che mi ripete l'occhiolino, con un'enfasi ancora maggiore.
Io questa volta la guardo, la fisso, e penso a BiBì alla sua età che fa l'occhiolino ai signori ormai in via estinzione. Mi vengono i brividi.
Mi alzo velocemente, vado a pagare.
Lei mi precede, con un sorriso.
Se ne esce dal bar e con un'insolenza allucinante si gira e mi saluta mandandomi un bacio.
Domani cambio bar.
Oppure ci torno.
Con un battipanni!!!

martedì 8 giugno 2010

IPhone1734Gs

E a un certo punto comparve l'Iphone1734Gs.
Ha un sistema operativo straordinario, con circa un milione e mezzo di funzioni in più del modello precedente, uscito tre giorni prima.
E' grande come un francobollo, pesa pochi grammi e basta pensare per accenderlo.
Standby di circa un mese e mezzo, tempo di conversazione di circa una settimana senza pausa caffé, e una video camera a raggi infrarossi che perfora le pareti ma che soprattutto - come ai bei tempi de L'Intrepido - fa vedere sotto ai vestiti delle ragazze.
Un vero (s)passo avanti nella tecnologia.
Il problema è che tutti i possessori hanno la necessità di una serie di strumenti di supporto per farlo funzionare.
A- Zavorra per non farlo volare via al primo colpo di vento
B- Enciclopedia Treccani portatile per l'elenco delle funzioni
C- Mannaia in dotazione per difendersi dagli attacchi, sempre più frequenti, delle signore imbufalite e costrette a muoversi per la città sotto una serie infinita di strati pur di non farsi guardare nell'intimo
D- Un casco di uranio imbottito per proteggersi dalle onde elettroniche magnetiche ultrasequenziali dispotiche di destra che il telefono emana ogni nano-secondo
Non è raro infatti imbattersi in questi uomini/donne con cellulare svolazzante al seguito, dotati di borse gigantesche piena di libri consunti e casco firmato, che si aggirano sperduti nella città, ansimanti e sudati marci, e che tentano anche di telefonare.
Un mondo di servizi sempre più al servizio, di prodotti avanzati che avanzano, una serie di annunci che annunciano annunciazioni.
Un mondo all'avanguardia.
Forse è meglio stare in guardia.

lunedì 7 giugno 2010

Medaglia d'argento

I miei figli crescono. E già, crescono proprio.
Ieri guardavo Pilù. E' diventato grande, almeno fisicamente. Si è alzato ancora, sta cambiando il viso, mi assomiglia di più.
Ma anche BiBì è così.
Ora che grazie a questo schifoso caldo - che tutti hanno invocato e ora ci becchiamo nei denti! - gli Squali si scoprono con calzoncini corti, canottiere e sandali, ci si accorge come si sono allungati, cresciuti, sviluppati.
Ieri in giardino correvano come pazzi e alcuni bimbi della loro età, e più grandi!, facevano fatica star loro dietro. BiBì è una vera scheggia.
Ma poi dentro sono ancora piccolissimi.
Ieri, tornata la madre, BiBì dopo due giorni in cui è stata bravissima, dolcissima e affettuosissima, ha ricominciato a segnare il territorio con urla, pianti e capricci inverosimili.
E anche Pilù, che patisce sempre di più di non essere il protagonista assoluto, si è messo a frignare e a cercare di attirare l'attenzione della mamma.
E' forse tale l'amore e la voglia di attenzione della madre che tutti e due non controllano la propria emotività e i propri sentimenti.
E non è una lotta tra loro. E' una lotta singola tra loro e la madre.
In questo ruolo di psicologo della domenica non posso fare a meno di pensare che in fondo, se stanno buonissimi quando sono con me, significa forse che che la passione verso il loro padre è sicuramente diversa, più pacata, meno spasmodica. Più distaccata.
Chissà se è così in tutte le famiglie.
I padri sono sempre solo solitari backup?
Mi devo rassegnare a una vita da comprimario dell'affetto?
Posso ambire solo alla medaglia d'argento?

sabato 5 giugno 2010

Un tranquillo week end di...

Il weekend con gli Squali naturalmente si sviluppa in modo completamente diverso dai proclami.
Ieri sera Pilù è andato a mangiare dal suo amico. Quindi una volta a casa mi sono trovato BiBì - con la tata - malinconica e triste.
Appena entrato, guardandomi, mi sbatte in faccia:
- Voglio la mamma! e urla e strepita.
Io ancora con la borsa in mano e la giacca nell'altra vivo in diretta la tentazione di fare dietrofront e andarmene.
Ma siccome sono di sinistra, siccome sono un padre consapevole che vive in modo coinvolto e partecipe la paternità negli anni duemila - ma soprattutto perché la tata deve andarsene - tiro un profondo sospiro e mi butto nella mischia.
La tata se ne va.
A noi due, Furia di dio, penso guardandola negli occhi.
- Tra poco andiamo a prendere Andrea?
È come se scattasse un interruttore. È come se qualcuno da remoto abbia innescato un un processo virtuoso impensabile pochi secondi fa.
- Sììì.
Mi sorride, scende dalla sedia, mi abbraccia, prende le scarpe e si mette davanti alla porta.
Dagli amici è adorabile, gioca, fa la carina e aun certo punto mi dice 'ti voglio bene'. Roba da far venire a nevicare a giugno.
Poi torniamo a casa e tutti e due, senza colpo ferire, con il loro latte della sera, si infilano a letto e tempo 10 minuti dormono già.
La serata è tutta mia.
C'è una fila di donne che mi aspettano, e finalmente possono raggiungermi.
Sì, le infinite protagoniste dei miei libri, meravigliosi compagni di queste serate in solitudine, insieme a tanti sogni, pensieri, progetti, ambizioni.
La notte, poi, porta consiglio...

venerdì 4 giugno 2010

L'abito fa il monaco, e i cocci sono suoi

Questi sono gli articoli che mi piacciono.
Altro che manovra finanziaria, cronaca nera e politica internazionale. Parliamo sanamente, liberamente e con entusiasmo di totali e complete C.....E.
Mi infilo anch'io nel campione che ha risposto alle fondamentali domande sul look delle donne e su sulle proibizioni suggerite dagli uomini guardoni. E viceversa. 
(in chiaro le parti originali dell'articolo del Corriere)


Le donne non devono vestirsi così, dicono gli uomini
1) Pantaloni harem: oltre a nascondere all’occhio maschile le parti predilette del corpo femminile, ovvero lato B e gambe, questi pantaloni arabeggianti non piacciono perché sembrano un aiuto per incontinenti.
Sono d'accordo. Fanno veramente schifo. Ammalgamano tutto e tutti. Non si capisce più come una è fatta, bella o brutta che sia.

2) Tute: una delle cose più inutili mai create, che nella migliore delle ipotesi fa sembrare una donna un bimbo che muove i primi passi e nella peggiore «mia mamma negli anni Settanta», come ha scritto un uomo del sondaggio.

Sono d'accordo. Se capisco bene si intende per tuta la tuta (oggi non si sa mai...), quella che si usa a fare sport. Non capisco cosa c'entrino gli anni '70 - che dio li abbia in gloria - ma comunque l'abitudine di andare in giro in tuta fa trascurato all'ennesima potenza e anche un po' da ricercato dalla polizia.


 3) Ugg: i famosi stivali australiani in pelle di pecora che piacciono tanto alle celebrities si mettono con tutto, ma non c’è uomo che li apprezzi. «Sembra di vedere due conigli morti riempiti con dei piedi puzzolenti» è stato il non elegantissimo commento di un intervistato.
Boh, famosi poi... Forse ho capito di cosa si parla. O forse no. Tant'è. Quello che veramente oggi mi sconcerta è vedere giovani, e anche meno giovani, ragazze in giro vestite quasi da spiaggia e con delle strane cose ai piedi che ricoprono anche il polpaccio. Se è queste che si intende fanno veramente schifo. Sensualità pari a zero.

4) Cerchietti: le donne li trovano sexy e vagamente hippy, gli uomini pensano subito a Bjorn Borg o, se va bene, a Peaches Geldof. In ogni caso, da brividi.

Totalmente contrario. I cerchietti sono bellissimi, sono eleganti, puliti e ordinati. Fanno la loro scena in ogni ambiente. Soprattutto sui capelli neri e lunghi e lisci. Fanno quell'effetto collegiale che fa sempre effetto...

5) Leggings: non è tanto l’oggetto in sé, quanto il contenuto. In alter parole, se non avete gambe perfette, meglio evitare.

Potrei cercare su Google per capire di cosa stiamo parlando, ma non ne ho voglia. Non me ne frega niente. Sono d'accordo per definizione. Fanno schifo, anche con le gambe perfette.

6) Sandali da gladiatore: ci si mette una vita a chiuderli, lasciano degli inestetici segni sulle gambe e, non bastasse, gli uomini appena li vedono pensano subito a Russell Crowe.

Sono d'accordo. E' un po' che li vedo in giro. Sono orribili, brutti, fanno quell'effetto Agrippina che tutto fa tranne sedurre. Non mi piacciono.

7) Occhiali oversize: fanno sembrare una donna come se avesse qualcosa da nascondere ed evocano alla mente inquietanti immagini di mantidi religiose con fattezze umane.

Sono d'accordo. Ma se agli uomini fanno schifo, perché tutte le donne li portano? Boh. Io comunque non ho mai pensato che chi li indossa abbia qualcosa da nascondere, ma semplicemente che vuole avvicinarsi al mondo degli insetti e in particolare a quello delle mosche. Orribili.

8) Salopette: nascondono seno e vita, ovvero la quintessenza della femminilità. Quindi, a meno che non siate un meccanico, un contadino o un operaio, perché mai indossarle?

Non sono d'accordo. Qui gli anni '70 entrano a gran richiesta. Le salopette sono molto eleganti, casual al punto giusto e oltremodo seducenti. Certo se una ha la silhuette da campionessa di sollevamento pesi non è molto indicata.

9) Smoking: una donna che si veste con un abito tradizionalmente maschile causa un mix di preoccupazione e confusione.

Contrarissimo. La donna più sexy al mondo è quella vestita da uomo, o con qualche accessorio tipicamente maschile. Se poi i maschietti si inquietano perché si sentono messi in discussione con un look prettamente maschile delle loro donne, il problema è solo loro. Che palle! Ma quando crescete?


10) Frange: inutili e inconcepibili ovunque, fatto salvo su una giacca da cowboy, ma indossata da un vero cowboy.
Sono d'accordo. L'effetto Kit Carson sedurrà Tex Willer e tutti i Rangers del Texas, ma in giro per Milano vestite come Calamity Jane fa venire voglia di chiamare subito i Sioux per una corsa agli scalpi a buon mercato


Su quello che dicono le donne sugli uomini, faccio lo stesso gioco, almeno per improvvisare una qualche difesa di corporazione.


Gli uomini non devono vestirsi così, dicono le donne.
1) Costume e infradito: se hai un po' di pancia e magari la schiena pelosa, l’effetto è spaventoso.
Sono d'accordo. Effetto cialtrone militante garantito. In più sgradevole.

2) Calzino bianco e sandali: fanno subito inglese o tedesco in vacanza. La sola persona che si poteva permettere i calzini bianchi era Michael Jackson, anche perché li metteva con le scarpe.

D'accordissimo. Lasciamo questo scempio ai colleghi tedeschi o nordici in genere. Anche se, alle donne, se lo fanno i norvegesi va bene, se lo facciamo noi siamo degli inguaribili puzzoni. Il capello biondo, si sa...

3) Camicie hawaiane: colori sgargianti e stampe terribili: in altre parole, pugno in un occhio assicurato.

Stra-d'accordo. Gli hippy sono morti per fortuna, e le Hawaii sono lontane, lontanissime. anche se siamo al mare. Insomma, un po' di stile!

4) Canottiere e camicie a maniche corte: se il fisico è da urlo, l’effetto è comunque troppo "da duro"; in caso contrario è brutto e basta. Quanto alle camicie, meglio a maniche lunghe rimboccate.

Più d'accordo di così, si muore. Chi non ricorda il libro di Veronesi in cui il padre diceva sempre al figlio di diffidare chi indossava camice a maniche corte? Sono orribili, ineleganti, inadatte sempre, e anche chi ha i pettorali di Yuri Chechi fa la figura del Big Jim dalla dubbia efficacia.

5) Jeans a vita bassa: alterano le proporzioni del corpo e fanno sembrare le gambe corte, oltre a mostrare la biancheria intima che proprio sexy non è.

Beh, qui non è una questione di essere d'accordo o no. Non è un argomento. Orribili a vedersi nei ragazzini figurarsi in uomini un po' più maturi. Io ho girato tutta Milano per trovare dei jeans normali, e non li ho trovati. Ripeto, tutto deve essere commisurato alla propria età. 

6) Gioielli in oro pesante: l’accoppiata medaglione e camicia aperta è da paura. I soli gioielli ammessi su un uomo sono orologio e fede.

Oh dio mio!!! No per favore. Nel 2010 questo è ancora un argomento? Pendagli in oro massiccio - che vendendoli ti faresti una villa a Cortina - appesi a colli taurini di uomini di oltre cinquat'anni dalla dubbia occupazione, oppure anelli, orecchini, piercing... Un obbrobrio. In questo caso dovrebbe prendere in mano i casi più estremi la giustizia ordinaria.

7) Colori pastello: l’effetto Miami Vice è garantito. E terribile
.
Molto d'accordo. Proprio l'altro giorno dicevo a dei colleghi che questa moda del golfino (un po' aderente, e sempre con una bella panza in evidenza) di cotone, dai colorini pastello (azzurrino, rosellino, verdolino, marroncino cacchettina) è una cosa da stroncare sul nascere. Eppure va alla grande.


8) Cappellini da baseball: è l’equivalente delle donne in tuta: ammessi solo se si fa sport.
Aòòò, semo tutti de BBBruklin! Ragazzini, uomini, adulti, pensionati che trascinano le gambe, tutti con il loro cappellino da baseball. Fa molto Texas de noantri. Ma anche cialtrone. Bleahh!


9) Camicie alla Gordon Gekko: ovvero, base azzurra e collo e polsini bianchi a contrasto. Fanno tanto anni Ottanta e sono davvero poco originali.
Nella patria della camicia elegante, di classe; nel paese in cui tutti vengono a imparare a vestirsi, noi copiamo questa indegna provocazione al buon gusto? Orripilante manifestazione di indecisione, sono un balbettio stilistico.

10) Bermuda: starebbero male anche a David Beckham perché tutto quello che mostrano sono polpacci pelosi e caviglie grosse.

Almeno su questo devo essere contrario. Caspita, noi maschietti dobbiamo andare anche in giro in vacanza, d'estate, in frac? Già abbiamo pochissima scelta, almeno lasciateci i bermuda... 
Un po' di libertà, un po' di spensieratezza.


Lunghissimo post, sopra la media. 
Si apra il dibattito, soprattutto tra le signore. 
Con un po' di indulgenza però...

Sfida perenne

- No!
- Ma dài, BiBì, ci mettiamo un attimo...
- Noooo! Non voglio!

E allora la lasci perdere, per qualche minuto, giri alla larga, fai qualcos'altro.
LLei rimane nel suo brodo, si calma, oppure, credo, le passa la voglia di contraddire il mondo per il solo gusto di farlo.

Allora, lentamente, in punta di piedi, mi riavvicino, con la spazzola in mano ('la nostra amica morbidissima'), gliela faccio balenare davanti al naso e le sussurro con voce melliflua:
- Allora, ti fai spazzolare? Ora hai capelli lunghi e si fanno i nodi. Non è bello, BiBì!
Lei mi guarda, inclinando la faccia da un lato. Ha un viso dolcissimo, mi sorride e sottovoce mi dice:
- Sì, ora sì.
Allora mi siedo sul letto, la avvicino a me, la giro e comincio con delicatezza a spazzolare quella meraviglia di capelli rossi che le sono cascati in testa il giorno in cui è nata.
Ma BiBì non è una dilettante. Non è una che si improvvisa. Non è soprattutto un'umorale.
Alla mia affermazione, per fortuna verso la fine della difficile operazione, 'ora sei proprio bellissima', lei mi risponde con due colpi ben assestati.
1 - Urlo da kamikaze con un 'Noooooo' che sembra poter frantumare tutti i cristalli della casa.
2 - Movimento brusco, rapido, furtivo e soprattutto efficace che mi strappa la spazzola di mano e la fa volare lontana.

- Ahh, le rido in faccia. - Mi sembrava strano.
Lei ride, urla ma ride, mi guarda con sfida, mi lancia le braccia al collo e mi stampa il solito bacio hollywoodiano sulla guancia e se ne va.

Questa, ne sono sicuro, gli uomini li farà impazzire, letteralmente.
E io voglio essere al balcone per vedere tutto!

giovedì 3 giugno 2010

Vivere, senza malinconiaaaa...

Weekend solo con gli Squaliiii!

Programma - Venerdì sera
Proiezione in cinescope, presso la sala Sala della multisala, di una serie di film ai limiti del proibito.
- Pimpa in tutte le sue posizioni
- Winnie the Pooh e tutti i suoi amici
- I Gormiti. La loro storia, la loro evoluzione, i loro amori.

Gli Squali, dopo poco, schiatteranno e finalmente libero, potrò dedicarmi a quello che amo di più (dopo loro): leggere.

Programma - Sabato giornata
Al mattino sveglia con tromba, colazione con uova, prosciutto, formaggi, succo, caffé (per me).  Insomma colazione all'ammericana, che piace tanto a Pilù (BiBì qualsiasi cosa le dò o le va bene oppure me la tira dietro...). Poi rutilanti e scattanti, verso il parco di casa con biciclette, palloni, gessetti e quant'altro.
La mattina scorre veloce, con interruzione per merenda eventuale (ma poca perché sennò dopo non mangiano più, signora mia!!).
E poi su all'ora di pranzo.
Menù? Raviolini al prosciutto con olio e formaggio grana. Un condimento sano e nutriente e che non richiede conoscenze specifiche e consulenza pari a zero. Seguirà qualcos'altro che devo comprare anche perché nel frattempo è necessario fare la spesa.
Pomeriggio? Qui vengono i problemi.
Ancora parco? Mah.
Libreria con massacro del sabato promeriggio? Forse è meglio di no.
Sonnellino procurato con due botte in testa ben assegnate? No poi mi tocca andare anche al pronto soccorso. Il parco di casa forse è un'ulteriore buona soluzione che mette d'accordo tutti.

Programma - Sabato sera
Seratonaaaa! Cena a lume di candela (con BiBì che cerca di dare fuoco alla casa) a base di carne, qualcos'altro, qualcos'altro ancora e per finire un dolce che non so cosa sia. Io mi sparo una bottiglia di Valcalepio da solo e mi ubriaco all'inverosimile e mi faccio venire la malinconia.
Ma dopo, finalmente, il riscatto!!!!!

Proiezione in cinescope, presso la sala Sala della multisala, di una serie di film ai limiti del proibito
- Pimpa e tutti i suoi amici
- Winnie the Pooh: la sua storia, la sua evoluzione, i suoi amori
- I Gormiti in tutte le loro posizioni.

Gli Squali, dopo poco, schiatteranno e finalmente libero, potrò dedicarmi a quello che amo di più (dopo loro): leggere.

Sì, però...

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...