giovedì 28 gennaio 2010

1+1=2

La matematica non è un'opinione, mi ripeteva spesso la mia professoressa di matematica.
E, come dire, aveva ragione da vendere. I numeri non si discutono e messi insieme danno un risultato. Punto.
Ma a volte questo concetto può essere applicato alle idee, alla politica.
Quindi non ci deve meravigliare - indignare sì!! - se leggiamo notizie dei questo genere, che naturalmente compaiono solo su alcuni giornali e che senza alcun dubbio NON verranno riprese da alcuna televisione, nè del Padrone tantomeno di quelle del quasi Padrone. Altra non ce ne sono.
L'Occhialone di Seattle, che si dedica in modo permanente alla charity e a cercare di promuovere assistenza, ricerca e aiuto a chi ha meno, ci prende per i capelli, ci scuote, ci trascina sul palco e di fronte al mondo intero ci sputtana definendoci i peggiori del mondo, visto che siamo gli unici - gli UNICI! - che hanno ridotto le risorse economiche per aiutare i paesi più poveri. E aggiunge, diabolico, riferendosi a chissà chi: in Italia si spende più per la calvizie che contro la malaria.
Indignarsi sì, e tanto anche!, ma, ripeto, non ci si deve meravigliare.
Le azioni di governo, le decisioni di stanziamento dei fondi, la volontà di partecipare alla virtuosa corsa per migliorare questo schifo di mondo non possono venire da un governo che si dedica da una parte a risolvere i problemi giudiziari del loro capo, e dall'altra a perseguire ideali razzisti e xenofobi degni dei peggiori del passato.
Insomma togliamoci il bavaglio.
Se un governo è fatto di beceri razzisti che non sanno neanche cosa sia il congiuntivo; se un governo è fatto di cotanti ex(ex?)fascisti; se un governo è fatto anche di gente chiacchierata e in odore di mafia; pretendete forse che 'sta gente abbia come suo obbiettivo contribuire, chessò, a debellare la malaria?
E alle eventuali smentite che seguiranno, passi indietro e chiacchiere e distintivo, non credete. Questa è la pura e sacrosanta verità.
Meravigliati no, indignati altroché.
E continuano a votarli...

mercoledì 27 gennaio 2010

Memoria, ultimo baluardo

Ricordare, Ricordare, Ricordare, Ricordare, Ricordare...
Per non dimenticare, Per non dimenticare, Per non dimenticare, Per non dimenticare...
Perché qualcuno di quei farabutti lo sta già facendo, anzi stanno confutando, macchinando per una storia edulcorata, falsata.
In questi giorni di influenza, ho avuto l'occasione veramente ghiotta, di vedere un po' di Tv, che non vedo mai.
A tutte le ore del giorno e della notte, girano servizi alliucionanti, in cui si colgie l'occasione di buttare sul tavolo affermazioni non solo faziose, ma chiaramente false.
Si gira la storia, la si frulla, con conclusioni allucinanti.
Non vi sto a fare esempi, perché mi viene il voltastomaco solo a ricostruirli nella mente. Figurarsi a raccontarli per iscritto.
Dobbiamo raccontare quanto è successso ai nostri figli, far capire loro quanto male è stato fatto, quanta sofferenza, quanto turpitudine.
Dobbiamo invitare i nostri figli a capire, a studiare, a conoscere.
Non dobbiamo mollare mai!!!
Io ancora oggi, dopo anni e anni, non riesco a guardare quelle immagini di bambini davanti ai lager che, scoprendosi gli avambracci, mostravano i 'numeri di matricola' marchiati a fuoco...
Non ci riesco, non ce la faccio.
Non finite mai di indignarvi, di sconvolgervi, di provare orrore.
Chi lo fa spiana la strada ai fottuti revisionisti, che oggi sparlano anche dai sacri scranni della democrazia.

martedì 26 gennaio 2010

Una vocina all'orizzonte

In questi giorni più vicini alla morte che alla vita, in cui l'influenza mi sta portando via all'affetto dei miei figli, in cui intravedo in fondo al tunnel una luce fortissima - che sono sicuramente le fiamme dell'inferno che stanno per abbracciarmi - , BiBì sta facendo uno dei tipici salti di crescita che i bambini fanno regolarmente. Mai graduali, ma veri e propri scalini, altissimi. E ogni volta che ne fanno uno spiccano dei balzi in avanti impressionanti.
BiBì, dicevo, sta crescendo.
Ma soprattutto ora parla in modo strutturato, crea frasi, fa dichiarazioni, appunti, e il più delle volte impone con urla la sua opinione.
Ormai è una presenza che contribuisce al dibattito.
E fin qui tutto normale. Cioè, fa parte della crescita. Se non fosse così ci sarebbe da preoccuparsi.
Ma è l'aspetto più emotivo che mi colpisce.
E' sentire questa vocina, sempre più sotto controllo, sempre più governata, che si aggira per la casa e che si impone.
Sentire lei e Pilù che si parlano, che si confrontano; vederli che insieme giocano e commentano; sentirli che insieme scherzano, che pianificano, che prendono in giro; è una soddisfazione per le orecchie, una visione per gli occhi e una gioia per il cuore.
I miei figli sono cervelli fini, non c'è n'è.
Crescono gli Squali, eccome se crescono.
E io invecchio, eccome se invecchio, e nessuno può farci niente!!

lunedì 25 gennaio 2010

Un bagno di realtà

Una mattina, calandosi nella vita reale...
L'antefatto.
Non sono più un ragazzino. Vengo in Vespa tutte le mattine in ufficio. 15/20 minuti e tutto si risolve.
La moto a Milano ti cambia la vita, veramente. Solo che, proprio perché non sono più un imberbe adolescente, incomincio ad accusare il freddo. E mi ammalo, ormai regolarmente.
L'ultimo week end l'ho speso a letto con tachpirina, BiBì che mi ha rotto tutti i termometri (e non solo quelli...), mi sono perso la festa di Pilù e ho l'umore sotto i tacchi.
E allora? Ho deciso che fino a che non termina l'inverno, fino a quando questo freddo cane non comincia a scemare, la moto la lascio a casa. E prendo i mezzi.
Mi ci vorrà tutti i giorni almeno 40/50 minuti, andata e ritorno, ma almeno forse riesco a riappropriarmi della mia salute e del mio corpo.
Quindi stamattina mi sono calato nella vita reale, prima sull'autobus che mi consente di raggiungere la fermata della metropolitana, poi sulla metro stessa.
L'autobus era popolato solamente da extracomunitari. In gran parte arabi, russi o dell'est in genere, qualche indiano o simili, qualche nero d'Africa. Io ero l'unico italiano 'produttivo'. Gli altri nostrani erano pensionati, anziani in genere.
Fino a qui tutto normale.
Arrivato al metro mi sono visto circondare da due signore, circa 70anni, pensionate, che chiedevano soldi, carità, attenzione. Con quegli occhi lucidi, un misto di tristezza e vergona.
Più in là, sulle scale, una matrona di 100 chili, cagnolino munita, protendeva un bicchierino di carta per raccogliere qualche moneta.
Sui vagoni, dopo qualche fermata, sale un guitto gitano con violino che ci massacra le orecchie con una improponibile versione di 'O mia bela madunina'. Poi più in là compare una signora, credo rom, con due bambini al seguito - tra l'altro bellisssimi! - si avvicina ai ricchi milanesi per avere qualcosa.
Tutti instintivamente si ritraggono, mettono la mano al portafogli, si stringono le borse...
Finalmente arrivo alla mia fermata. Scendo stremato, in tensione vera.
E da dietro mi sento tirare un braccio, strattonare, tanto che istintivamente mi giro con quell'aria di 'adesso ti spacco la faccia, checcavolo vuoi dalla mia vita?'.
E cosa mi trovo davanti? Un ragazzino, minuto e pure un po' patito, che mi allunga la sua mano e mi dice, in modo gentile, 'signore le è caduto il giornale'.
Io lo guardo, lo ringrazio, gli volto le spalle dalla vergogna e mi avvio con passo deciso per uscire all'aperto.
Il mondo è cambiato, è colorato, è anche un po' incomprensibile, si sentono parole diverse, si ascoltano musiche strane, si annusano odori differenti.
Ma il mondo va avanti, tra mille difficoltà, senza preoccuparsi di chi rifiuta il nuovo.
Va avanti, inesorabilmente, senza dimenticare un po' di gentilezza.

giovedì 21 gennaio 2010

Pompa che ti passa

Bello!!
Queste sono notizie, cha naturalmente saranno confutate e ribaltate dal successivo studio che verrà pubblicato. Ma intanto ci godiamo questa, fondamentale per gli anni futuri.
Quindi il sesso fa bene al cuore. O meglio. Chi ha una vita sessuale intensa e regolare ha minori possibilità di diventare oggetto di attacchi cardiovascolari e quindi infarti e quindi pericoli di morte.
L'equazione è: se fai sesso vuol dire che stai bene anche dal punto di vista cardiaco e quindi sei meno soggetto.
Beh, è una delle poche conclusioni che ha il suo senso.
Quindi ho deciso di ribaltare la questione e sfruttare dal punto di vista del business la ricerca.
Chiedo un finanziamento alla regione (che naturalmente sta solo aspettando me, soprattutto come attivo sostenitore di questa amministrazione!) e creo una catena di minicliniche del sesso.
Cioé? Si aprono strutture convenzionate con il sistema sanitario nazionale che offrono prestazioni sessuali - da declinare in maggiori e minori intensità - a chi è già cardiopatico.
Questa terapia - definita Cardio-tromb TM- permette al malato di cuore di avere, in un continuo crescendo, rapporti sessuali con l'obbiettivo di far far 'ginnastica' al muscolo cardiaco.
Questo dovrebbe consentire un controllato adattamento alla pratica e quindi un'introduzione della ginnastica stessa che, essendo salutare per il cuore, una volta ben avviata, permette di conservare al meglio il padre di tutti i muscoli.
Una volta conclusa la terapia presso le cliniche, grazie a un opuscoletto opportunamente illustrato, ma anche un sito con password per l'accesso personalizzato, il paziente, ormai in via di guarigione, può tranquillamente manutenere il suo allenamento anche a casa e quindi non abbandonare la dolce pratica imparata.
In questo senso sono in contatto con premiate ditte di vidogiochi per realizzare, in collaborazione, tutorial a video con relative misurazioni di performance e obbiettivi da perseguire. Una cosa simile alla Wii Fit.
Un'ultima cosa, visto che mi occupo di comunicazione.
Il testimonial dell'iniziativa (quindi pubblicità su giornali e riviste, campagna di pubbliche relazioni, attività sul web) sarà sicuramente Tiger Woods, che oggi va come un treno.

mercoledì 20 gennaio 2010

Uè negher!!

Sono in fila al supermercato.
Con il mio carrellino, le mia quattro cose dimenticate, e recuperate all'ultimo. Sono le 20,30, dopo una giornata di lavoro. Il problema è il latte di cui gli Squali fanno abbondante consumo e che spesso manca all'appello.
Il supermercato è praticamente vuoto.
Alle casse automatiche a un certo punto si sente del movimento, con una voce sopra le altre.
- Cosa ci vuole? Prendi la 'pistola' (il lettore del codice a barre), la punti sul codice del prodotto e così la cassa 'legge' il prezzo. Ma cosa ci vuole, per la madonna?
E' una signorina alta un soldo di cacio, dipendente del supermercato stesso, bionda ariana, che pronuncia questa gentili e suadenti parole.
- Ma quante volte te lo deve spiegare? continua antipatica concludendo la conversazione.
Il suo interlocutore? Beh naturalmente l'immigrato di turno, un cingalese o indiano chessia.
Che la guarda in evidente difficoltà, con un sorriso di circostanza, minuto.
Io non ci ho visto più.
Ad ampie falcate la raggiungo e con gli occhi fuori delle orbite e le vomito addosso:
- Ma lo sa che il signore è un cliente? Perché deve essere così antipatica e scostante? E poi perché gli dà del tu nonostante potrebbe essere suo padre? Forse perché è di colore?
E le pianto i miei occhi nei suoi, come lame, in attesa di una sua risposta.
Lei comincia a balbettare, ad arrampicarsi sui classici specchi, si agita.
- Forse è il caso che mi chiami il direttore del negozio, concludo. - O vuole che mi rivolga ai giornali?, sparo alto per metterle paura.
La cosa finisce lì, con qualche inopportuna e falsa scusa, con qualche curioso che assiste alla scena e naturalmente non interviene.
Insomma nulla di che.
Ma io perché devo andare in giro a fare il paladino dei diritti in questa battaglia tra disperati da una parte e deficienti dall'altra?
E il primo ancora che mi dice che non siamo un paese razzista...

martedì 19 gennaio 2010

Lui, Lei e l'Altro. E l'Altra? (sei)

E Lui si concede una pausa.
Una pausa di riflessione, si diceva un tempo. Una riflessione ardita, complessa, difficile e tortuosa.
Un momento in cui doveva cercare di fare chiarezza, nella sua testa ma anche nella realtà di tutti i giorni.
Anche perché qui si continua a discutere, a farsi domande, a pianificare sadiche risposte, fino ad arrivare al punto in cui si deve decidere tra la fine e il mantenimento in vita di un matrimonio agonizzante, ma il tutto senza alcuna certezza, senza che Lei avesse ‘confessato’.
Un giovedì sera. Una serata faticosa in assoluto, in cui la settimana lavorativa pesa quasi completamente, ma non si ha ancora la prospettiva liberatoria del week end che si percepisce la sera del venerdì.
I presupposti per una serata di tensione, quindi, ci sono tutti.
Diluvia, fa freddo, si sta bene a casa.
Sono passati ormai settimane da quel giorno in cui è scoppiato tutto.
E la scena si ripete, però al contrario.
- E non ne parliamo più? improvvisamente Lei butta sul tavolo.
- Scusa? risponde Lui, pensando tra sé che le donne sono l’imprevedibilità fatta a persona. Ma che spesso hanno anche la faccia come il ....
- Un po’ di tempo fa, ergendoti a giudice di un tribunale biblico, mi hai buttato in faccia una domanda, ‘quella’ domanda, gli vomita addosso Lei.
- Scusa? ripete come in un disco rotto.
- Fammi finire, almeno una volta. Cominciavano a vedersi le sue vene gonfiarsi nel collo, proprio quando stai per ammazzare una decina dei tuoi peggiori nemici a colpi di morsi. Odio puro. Lui iniziava a spaventarsi. - E dopo la domanda, tra l’altro senza risposta, hai ricominciato a vivere come se nulla fosse accaduto. Ma è possibile? Ma come ti permetti?
Bellissimo. Fantastico. Lui la osservava, la scrutava, cercava di capire.
Si sentiva in una realtà ribaltata.
Vuoi vedere che adesso è colpa mia?, comincia a pensare. - Fumassi, in questo momento prenderei un po’ di tempo cercando il pacchetto, l’accendino che sicuramente avrei perso, e me ne accenderei una. Un paio di minuti utili a definire una strategia e a elaborare l’azione conseguente, continuò Lui a elucubrare. Niente da fare, manco beveva, figuratevi un po’.
Era necessario rispondere subito, e non solo a parole. Con i fatti. E il suo AlterLui gli tirò un calcetto dolorosissimo alla caviglia, facendola sobbalzare.
- Ehi, insomma, mi ascolti? Ti senti bene? chiese Lei vedendolo saltellare su una gamba sola e reggendosi la caviglia dolorante.
- Ma sì sto bene!!! Un attimo e sono da te. Il suo AlterLui era sì una magnifica e irritante voce interna, ma era un amico, e aveva capito subito che era necessario un diversivo per guadagnare del tempo. - Arrivo subito, le urla in faccia dirigendosi in bagno per gettare acqua gelata sul piede dolorante, ma soprattutto per raccogliere le idee.
Il momento era fondamentale e non poteva, proprio no, non poteva fare il minimo errore.

domenica 17 gennaio 2010

Promessi sposi

Di tutta risposta, nel tardo pomeriggio, si avvicina al mio letto di morte e mi sussurra:
- Sto facendo un disegno, tutto per te.
- Ah grazie, gli mormoro.
- Così lo porti con te quando te ne vai, mi spiattella deciso.
E io penso che forse lui sa qualcosa che non so.
- Perché, dove dovrei andare?
- Quando sarai vecchio te ne andrai, e questo disegno lo tieni così non ti dimentichi di me.
- Pilù io non mi dimenticherò mai di te, cerco di rassicurarlo. - Guarda che comunque a un certo punto sarai tu ad andartene. Troverai una moglie e farai una famiglia e te e andrai.
- Ah, ok.
Se ne esce e sento che dice a sua madre:
- Questo disegno lo dò al papà. E io me ne vado quando trovo la donna giusta (giuro testuali parole!!)
Giornata piena oggi!

Mamma mia dammi cento lire...

BiBì sta meditando qualcosa, ne sono sicuro.
- Ciaoooo, io vado viaaa! Buon viaggio!, e chiude la porta.
Oppure - Vado in Americaaa, ciao a tuttiiii!!!
O un più sobrio - Io vado al lavoro, dopo torno.
Credo che ci stia dicendo qualcosa.
Che si stia sposando?

sabato 16 gennaio 2010

Rosso vergogna

Io ci abito, attaccato allo stadio di San Siro.
Da sempre.
Prima nessun concerto. Poi a un certo punto concerti a gogò, credo dalla fine degli anni settanta.
Io sono andato a sentire gli Emerson, Lake & Palmer, Bob Dylan, David Bowie (con la mia ex-moglie, mortale!), Bob Marley e non ricordo chi altro.
Da sempre esiste questo comitato di parrucconi della zona che sostengono che durante i concerti si spostano i soprammobili, che si aprono crepe sui muri, che la catastrofe è dietro a ogni singola nota. Il tutto causato dal volume eccessivo sprigionato dai potenti sistemi di diffusione audio dei gruppi rock.
Io non ho mai riscontrato nulla di tutto questo. Ma tant'è. Probabilmente sono stato fortunato. In realtà, questa è una battaglia culturale. E' una battaglia di oscurantismo, con il pretesto dei decibel cattivi.
Oggi con il calcio a tutte le ore del giorno e della sera, e non più solo la domenica ma praticamente in tutti i giorni della settimana, la zona è letteralmente presa d'assalto senza sosta. Con tutto quello che ne consegue, vista l'alto tasso di rispetto civile del popolo del calcio: botte de orbi appena si può, cariche della polizia, traffico impazzito, inquinamento tossico reiterato, sporcizia in ogni angolo, uomini maturi e ragazzotti di tutte le sembianze che regolarmente pisciano in mezzo alla strada, auto dappertutto che talvolta bloccano il traffico...
Bene, di fronte a tutto questo esiste un movimento di opinione pubblica che cerca perlomeno di fare richieste di maggiori controlli e maggiore rigore? Mai sia. Tutti zitti e muti.
Sui risultati ottenuti da queste eventuali proteste beh, è ovvio che con il presidente del consiglio proprietario di una squadra e il sindaco cognata del padrone dell'altra, ci si può aspettare poco. Ma la questione è di principio.
Comunque, appena si affaccia il rocker di turno, il medioevo si presenta e prende il soppravento.
E giù con le crociate.
E infatti questa città sta uscendo dal mondo, e sta diventando una piccola città di provincia (nel senso negativo del termine), chiusa, un po' becera, restia a tutto quanto altera il suo andazzo quotidiano.
E quindi notizie come queste, oltre a far imbestialire chiunque ami questa città e il suo ruolo non solo in Italia ma anche in Europa, ci fanno arrossire, ma non perché siamo timidi, ma per la vergogna.
Milano sta morendo, nei soldi e nella cialtroneria obbligatoria e diffusa.

venerdì 15 gennaio 2010

Pena capitale

La peggior condanna, per chi ama la solitudine, è sentirsi solo.

E' venuta fuori così, in un pomeriggio milanese, febbricitante...

giovedì 14 gennaio 2010

Ofelé fa il to mesté!

Tre giorni soli, io e gli Squali.
E quindi, per ricordare a suo padre chi comanda realmente, stamattina BiBì, sebbene debitamente avvertita ieri sera, ha fatto di tutto per incrinare le pareti secolari della nostra casa. A colpi di urla e pianti teatrali.
Sembrava non volesse smettere più.
E allora a un certo punto Pilù, per distrarla, le porta tutte le bambole, i pupazzetti e quant'altro. Lei si calma, prende i due Ciccioni - alias Cicciobello -  e se li stringe forte forte al petto, con il viso luccicante di lacrime.
Mi faceva una pena...
Comunque poi si è calmata, ci siamo vestiti velocemente - e Pilù anche in questo mi ha aiutato con grande generosità facendo lo scemo per tutto il tempo - abbiamo fatto colazione e ci siamo catapultati, in ritardo!, verso l'auto per effettuare le consegne: una al nido e l'altro alla scuola materna.
E stasera si ricomincia.
Questi sono scalini. Si cresce insieme. Ci si conosce.
Il padre, sapete, arranca sempre un po' a distanza.
Riesce a ottenere un po' a seguito di uno sforzo immane.
E a volte non ottiene nulla. O a volte non fa nulla per avere.
Il mestiere del padre è difficilissimo.
Credetemi, ve lo dice un padre, mica uno qualunque.

mercoledì 13 gennaio 2010

BiBì, l'amante del legno

- Papàààà, arriva Pilù correndo, con l'aria di annunciare una grande novità.
- Dimmi Pilù.
- BiBì si è innamorata dello spigolo del tavolo.
- ????
- Eh sì, si è proprio innamorata e ora lo sta ciucciando e sbaciucchiando.
- Ma che schifo, sbotto.
E lui si mette a ridere come un pazzo.
Poi si sentono urla disperate.
Pilù corre in cucina a vedere cosa succede.
E poi ritorna.
- Cosa è successo?, gli chiedo.
- A furia di sbaciucchiarlo ha picchiato i denti e si è fatta male.
- E ben le sta, penso tra me e me. - E ora?, gli chiedo per manifestare interesse.
- Niente, ora le sta passando. E se ne va sgambettando per la casa.
Ma io mi chiedo....
Comunque questo post me lo stampo e lo metto in bacheca.
Perché quando BiBì, magari adolescente, si presenterà con il suo fidanzato brufoloso che chissà che lingua italiana parlerà, chissà come sarà vestito, chissà come la penserà, chissà se sarà all'altezza della madre di tutte le figlie - la principessa (urlante) di tutte le principesse -, e allora quel giorno, sicuramente, mi verrà in mente il suo fidanzato Spigolo del Tavolo, e rimpiangerò quel momento, quella follia, quella spensieratezza.

martedì 12 gennaio 2010

Leggi che ti passa

Il potere della letteratura, la forza delle suggestioni che un libro ti procura, l'ansia della vita di tutti i giorni: ecco la miscela esplosiva che mi ha portato a una notte fatta di insonnia, sonno agitato e sogni terribili.
Perché mi sono buttato su quel libro ieri sera?
Era una serata normale.
Pilù, post influenza, si aggira per casa con una voce che sembra Valeria Golino. Ha riposato gran parte del pomeriggio e quindi la sera è un grillo zampettante per tutta la casa.
BiBì è tornata se stessa: urla in continuazione, piange, sbraita, si agita e marca in continuazione il territorio. Un vero inferno. Proprio quando sua madre sta per partire per qualche giorno. Una prospettiva esaltante.
Comunque a un certo punto se ne vanno a letto e io, concluso il libro sciacquetta che avevo in ballo dalle vacanze - l'ultimo di Nick Hornby, non lascia alcun segno! - mi ritrovo solo in salotto di fronte alla mia capiente libreria.
E' il momento migliore. Appena concluso il vecchio, cercare e trovare il prossimo libro da affrontare a viso aperto mi ha sempre eccitato. Proprio come quando sta per iniziare una nuova avventura, un nuovo viaggio, un nuovo amore.
Le dita scorrono sui bordi dei libri, alcuni vengono sfogliati e poi rimessi al loro posto, per altri basta uno sguardo solo alla copertina, per altri ancora si rileggono i risvolti.
E poi, tac!, ecco la scelta. Il compagno di silenzi per numerose ore, il fidato amico di viaggi della mente lontani.
E su cosa vado a cascare?
'In nome del padre', di Biondillo, l'ultimo, uscito da poco.
Mi aspetto un libro godibile, leggero, interlocutorio. Non è l'ennesimo giallo della serie del commissario Ferraro, ma non mi aspetto di certo la Critica della ragion pura.
E invece è peggio.
Un libro che affronta il tema della fine di un matrimonio e in cui la figlia 'avanzata' diventa l'oggetto dello scontro, furibondo, tra i coniugi. E soprattutto l'arma da taglio della donna, invereconda e stronzissima, che affonda con cinica periodicità nei fianchi dell'ex marito.
Il tema è l'affido dei minori, a seguito di separazioni e divorzi, da sempre prerogativa femminile, indipendentemente da colpe, responsabilità, volontà.
E' impossibile non farsi coinvolgere. E' impossibile non personalizzare. E' impossibile non fare paralleli. E' impossibile non vedersi proiettato. E' impossibile non star male.
E infatti è impossibile, poi, dormire. Mi mancano trenta pagine e poi è finito.
Spero di dimenticarlo.
Ai quattromiladuecentotrantasei uomini che seguono questo blog, un semplice consiglio: leggetelo, se volete, ma io vi avevo avvisato.

domenica 10 gennaio 2010

No way

E' ormai tempo.
Non si può più rimandare o far finta che non sia così.
E' tempo di prendere visione.
E' il momento di rendersi conto.
E' tempo di rassegnazione.
Di cosa?
- del tempo che passa e che non si è più giovani
- della sconfitta di un'ideale supremo che non trova ormai più spazio in questo mondo gretto
- del fatto che devo pensare solo ai miei figli e non più a me stesso
- della verità sacrosanta che le 'signore' di trent'anni non mi si filano più neanche per sbaglio
- della realtà inconfutabile che tutto ha una fine
- del fatto che quando faccio ginnastica mi fa male tutto
- del fatto che ginnastica oggi si dice fitness
- del fatto che i peperoni no, proprio quelli non li digerisco più
- del fatto che ho gli occhiali sia per leggere sia per guidare
- della sacrosanta realtà che i soldi non li farò mai
- della realtà che ogni volta che vado in ufficio mi sento sempre di più il papà e sempre meno l'amministratore delegato
- del fatto che molti miei dipendenti potrebbero essere miei figli
- del fatto che il diario ora si chiama blog...
- ... e che prima lo nascondevi a tutti e avevi paura che qualcuno lo leggesse...
- ... e che ora invece ti incazzi come una bestia se nessuno se lo fila
- del fatto che il Nano è veramente immortale.

E' così.
Punto e non so se a capo.

sabato 9 gennaio 2010

Sfida all'Ok corral

BiBì è stata ricoperta di regali a Natale.
Oggi non ci sono limiti. Tutto è troppo.
Comunque, da buona femmina con un preciso ruolo nella vita, BiBì ha ricevuto una serie infinita di bambole, bamboline e altreego vari.
Lei, che non viene scalfitta neanche dalla bomba H, le ha subito sistemate.
Ciccciobello, o come diavolo si chiama, l'ha sopranominato Ciccione, mentre la meno famosa Sbrodolina si è beccato un nome ben più definito: Bavosa. E non si capisce dove l'abbia imparata una parola simile.
Ecco com'è BiBì, che aldilà dei ruoli che la società, la religione e il mercato ti impone, fin dai primi anni di età, non si fa impressionare da nulla e da nessuno.
In questo preciso momento per esempio sta letteralmente pestando Pilù - che ha 39 di febbre - con micidiali botte sul petto  urlandogli 'vieni ciccione'...
Sfida tutto e tutti, irride qualsiasi cosa, trasgredisce qualsiasi regola. Il tutto con un sorriso beffardo.
Tutto o quasi.
Tranne l'aspirapolvere.

venerdì 8 gennaio 2010

Rivera, Prati, tiro....goal!!!!

50anni. Una delle più riuscite e seguite trasmissioni radiofoniche compie la fatidica età della maturità.
E' veramente un'operazione nostalgia quella che fa Repubblica in occasione della ricorrenza.
Ed è facile farla.
La trasmissione dedicata al calcio domenicale ha, insieme a pochi altri appuntamenti radiofonici e televisivi, fatto la storia di un'epoca, contrassegnato tanti momenti del dopoguerra.
Nostalgico e un po' gigione l'articolo che compare nello speciale del sito del quotidiano romano a firma di Veltroni. E sentire qualche registrazione delle 'voci' mette qualche tristezza.
Anch'io ricordo con grande limpidezza la tensione che cresceva pochi minuti prima dell'inizio della trasmissione. Eranno momenti in cui l'ansia del risultato, la voglia di sapere cosa stava succedendo era seconda solo alla mattina di Natale, prima di comparire in salottoper sapere cosa Babbo Natale ci aveva portato.
Iniziava con i secondi tempi. E durante tutta la trasmissione rimanevi incollato alla radio in attesa che il telecronitsta di turno venisse interrotto dal campo della squadra del tuo cuore, per comunicare il goal tanto desiderato.
Era bello. Erano i tempi in cui si sapeva poco, e quindi ogni informazione e notizia era preziosa. Era il tempo in cui per vedere i goal dovevi aspettare la Domenica Sportiva, che quasi sempre non potevi onorare perché troppo tardi 'e domani devi andare a scuola'.
Era il tempo in cui le polemiche calciofile erano poche e selezionate, in cui allo stadio volava al limite qualche ceffone e un rassicurante 'arbitro cornuto'.
Non so se sia peggio o meglio oggi.
So solo che tutto ciò non c'è più e dobbiamo annaspare, ora dopo ora, per non affogare nelle notizie e nelle immagini sempre più debordanti, invadenti e insensibili.
Il tempo passa e i cocci sono suoi. Ma anche un po' nostri, maledizione!

giovedì 7 gennaio 2010

I haven't a dream

Dopo 52 (cinquantadue) anni, di cui oltre 34 (trentaquattro) di voto indefesso, per la prima volta sto per esser sul punto di essere deciso, forse ma non so ancora bene, di non andare a votare alle prossime, ennesime!!, elezioni. Cioè le regionali.
Per la settecentotrentesima volta per la destra si presenta il Formigoni, ciellino doc dei bei tempi, democristiano di destra, e oggi italoforzuto/pidiellino/compagniedelleopere con aspirazioni ben più grandi.
Dall'altra parte Penati, ex presidente di provincia di Milano trombato l'anno scorso, democratico bersaniano. Imbarazzante, ma veramente!, la campagna pubblicitaria che campeggia in città da prima delle festività che lancia la candidatura dell'esponente Pd (qui a lato l'immagine).
Io non so cosa farò alla fine di marzo, ma ormai mi viene istantaneo un rigurgito ogni volta che devo pensare a come gestire questo teatrino delle elezioni.
E non solo per quello che ci offre la Lombardia.
A Roma è apparso un tiramolla stomachevole tra Bonino, Zingaretti, l'Udc, il Pd, il PRadicale, il papa, la madonna e tutti i santi.
In Puglia poi si tocca il fondo con uno come Vendola, che prima di tutto e tutti si autonomina unico possibile candidato. Poi il partito punta su Emiliano, sindaco di Bari, che poi si ritira. Poi compare Boccia che Vendola aveva sconfitto alle primarie delle elezioni precedenti. E Vendola mette il muso e forse balla da solo.
Insomma una sconcezza via l'altra, che cercano di farci passare come normale dialettica  politica e di partito, e invece è un insieme di personalismi, carrierismi, voti in dote e interessi vari.
Il Pd è ormai un'accozzaglia di singole persone, tenute insieme da obblighi tattici, ma che non condividono neanche la scelta del sugo da aggiungere agli spaghetti.
E questa sarebbe la sinistra moderna, europea, riformista. Oppure è proprio così che la intendono, e allora stanno facendo proprio un gran lavoro. Il tutto nell'interesse del paese, degli italiani tutti.
Io non so cosa farà la cosiddetta sinistra radicale. Dalla riserva in cui li hanno messi non sono ancora comparsi segnali chiari. O se sono stati inviati sono stati così efficaci che io non me ne sono accorto.
Forse hanno dato/daranno indicazione di votare Penati qui a Milano. E sarebbe uno schiaffo alla miseria, visto come li ha trattati in giunta provinciale e nella campagna elettorale seguente.
Io so solo che sono allo stremo. Non ho più voglia nè tempo di pensare a questa ulteriore scellerata 'corsa elettorale', con tutti che ripetono, come un disco rotto, che bisogna stringere il naso, tapparsi la bocca, chiudere le orecchie e votare quello che ci passa il convento della presunta sinistra.
Basta. Basta a questo teatrino, basta a personaggi impresentabili, basta a chiedere e poi una volta eletti fare i liberi battitori dimenticandosi di tutto e di tutti, programmi e partiti compresi.
Spero che la sinistra più o meno vera si presenti con propri uomini e che stia alla larga da questa schifezza.
Basta con questa politica del marketing e dei personalismi.
Ora tocca ai giovani credere nei loro sogni.

mercoledì 6 gennaio 2010

Molto difficile

La vecchiaia è devastante.
Arriva inesorabile, anche quando sembra ritardare un po'.
Sì ti rende meno sicuro sulle gambe; sì ti toglie l'appetito; sì ti fa veder meno; ma soprattutto ti toglie la lucidità, la presenza, la memoria. Ti toglie il senno.
E tu, che sei abituato a confrontarti normalmente, senza che nessuno metta in discussione le regole di convivenza non scritte, a un certo punto ti trovi spiazzato, inerme.
Il dialogo non esiste più. Non ci si capisce più. Non ci si riconosce più.
E chi per una vita è stato comunque un punto di riferimento finisce inesorabilmente per non esserlo più.
Creando un vuoto enorme.
E' difficile, molto difficle, anche se solo per un attimo, non essere riconosciuto dal proprio padre...

martedì 5 gennaio 2010

Lui, Lei e l'Altro. E l'Altra? (cinque)

Sì, sì. Mi faccio una doccia, ecco cosa mi serve, si ritrovò a pensare. - Proprio come Gaber e il suo shampoo...
E la fece.
E sotto la doccia, oltre a lavarsi con meticolosa cura anche quelle parti talvolta dimenticate, si fanno altre due cose, sempre: si canta e si pensa, si ragiona, e in questo caso si pianifica, diabolicamente.
E si ritrovò a vivere un dialogo stretto e anche un po’ sordo con il suo alterLui, tra una schizzata di sapone e una grattata di spugna. 
- Allora. Assumo un novello Tom Ponzi. La faccio seguire, come nei filmetti anni ’60, la faccio fotografare con un potente teleobbiettivo, la incastro in modo inequivocabile, la colgo in fragrante.

- Seeee, certo, come no?. E quanto ti costa lo scherzetto, senza alcuna sicurezza che il lavoro sia ben fatto e che non ti faccia sputtanare di fronte al mondo intero? gli risponde il suo alterLui. - Lascia stare, valà!
- Forse hai ragione. Allora la pedino io. Sicuramente più economico e più controllabile. La inseguo anche negli angoli più reconditi della città, la tampino con destrezza, la frego! 

- Eh, come no? si sente rispondere. - Proprio una bella scelta. E al lavoro ci mandi il tuo avatar? E poi come fai? Ti intrufoli nelle case altrui, strisci silenziosamente negli uffici? Ma cosa ti salta in mente? Ma sei scemo?
- Ok, non posso fare lo 007 de noantri, ma posso controllarla un po’, si risponde sbuffando. - Mi metto ad ascoltare tutte le sue telefonate, leggo tutti i suoi sms, mi intrufolo nella sua email, le frugo nelle tasche, le annuso gli abiti, le faccio domande trabocchetto...
-
- Veramente ridicolo. E non solo nei suoi confronti, ma anche verso te stesso, gli rimbrotta la vocina nella sua testa. - Forse è meglio che non perdi la dignità, almeno quella, dopo che ormai vedi solo, in lontananza, la schiena della tua donna!
E allora, infilandosi un pesantissimo accappatoio e contorcendosi per il mal di schiena, realizza due cose chiare e inconfutabili. Una, il suo alterLui è una delle entità più insopportabili della terra, due che ormai era veramente nei guai. Senza idee e senza la minima capacità di trovare una soluzione degna del suo nome.
- Bene saputello, e allora? Visto che sei così capace di stroncare ogni idea, sebbene balzana, senza dare alcuna alternativa degna di questo nome, visto che mostri tenacemente di avere la verità in tasca, allora che cosa dovrei fare? Hai qualche suggerimento? O sei solo un povero censore da strapazzo?
- Caro il mio padrone, caro vecchio, sciocco e fragile uomo. Certo che ho un suggerimento. Anzi ho di più. Io ho la Soluzione.
- Veramente?, grida il padrone del corpo ma non della mente, sgranando gli occhi di fronte allo specchio.
- Certo, risponde.
- E quale sarebbe, se è lecito?
- E’ ovvio. Te ne devi andare.

Buuum!, come una pietra tombale cade sulla fossa. Come la porta di una cella che si chiude alle spalle. Come quando si finisce un libro di ottocento pagine più prefazione e postfazione.
Ma Lui, questa soluzione - finale!! - non l’aveva presa in considerazione.
Proprio no.

lunedì 4 gennaio 2010

Beatty lui...

Uè, ma vi rendete conto?
12.775 donne, una media di una al giorno, per 35 anni. Queste le peformance sessuali del bel Warren Beatty, prima del matrimonio con la bella Annette Bening.
La media di una donna al giorno, sempre diversa, è un impegno mica da ridere.
Solo a trovarle è una gara in salita. Ma poi 'quagliare' così nello spazio di una giornata è opera di un vero professionista del tacchinaggio, e poi della copula.
E' vero che siamo in un altro pianeta, in questa storia raccontata dall'ennesima - e inutile - biografia. Siamo nel rutilante mondo di Hollywood, del jet set, del cinema ricco e opulento.
E' vero anche che il Beatty è (almeno era al tempo...) un vero figaccione con l'aria da cagnolino abbandonato sotto la pioggia con sommi bisogni di essere consolato; cosa che alle donne - in genere, non è una regola! - piace molto. Ma porca miseria, se è tutto vero, è una bella impresa.
Spero che almeno durante le riprese di Reds, per rispetto ideologico!!, si sia contenuto.
E allora?
E allora invidia molta, ammirazione zero, curiosità un pochino, ma soprattutto un suggerimento da uno del pianeta terra: signor Beatty, si riposi un po' per favore.
In fondo, anche i parrucchieri di Beverly Hills chiuderanno al lunedì, no?

sabato 2 gennaio 2010

Ora esatta

Anno nuovo ma i miei figli continuano stupirmi, ogni giorno.
Oggi Pilù ha annunciato il suo matrimonio - non si sa con chi, ma pazienza - ma sappiamo con certezza che avverrà il primo di dicembre in prima batuta nel 2006, e quando ha capito che andare a ritroso nel tempo è l'obbiettivo di tutti ma un tantino difficile da perseguire, ha fissato il dolce evento nel 2100.
Io sono rimasto un po' deluso perché già facevo i primi calcoli di quanto mi rimaneva in tasca all'uscita del primo figlio di casa, ma tant'è.
Ma è il dopo che mi ha leggermente sconvolto.
- Papàààà, io mi sposerò in chiesa.
Una batosta insostenibile, una delusione incolmabile, una coltellata al cuore che mai si rimargerà.
Ma anni di mestiere, e un sacco di ripetizioni al pomeriggio con il signor Spock, mi hanno insegnato a controllare le emozioni, anche quelle più forti.
- E come mai?, gli chiedo con aplomb britannico di prima categoria. - Perché proprio in chiesa?
- Beh, ovvio, mi risponde. - Così posso sapere l'ora. C'è il campanile!
Pilù ha un approccio pragmatico e utilitaristico alla religione.
La prima volta che era entrato in chiesa, vedendo tante sedie, mi aveva chiesto dov'erano i tavoli. Questa volta si occupa della misurazione del tempo.
Non so se tutto ciò è passibile di scomunica o chissà che altro, ma sicuramente aiuta il suo povero padre a ridere della vita ogni giorno sempre di più.
E solo lui sa di quanto ne ha bisogno.
Grazie Pilù!

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...