In questa orribile, autunnale come solo Milano sa dare, giornata di novembre, finalmente una buona notizia.
E non sto parlando del derby - inutile finto teatrino che si conclude proprio sotto le mie finestre con clacson, urla e rotture di ogni genere (che se mi svegliano i bambini tiro olio bollente dal balcone) -, ma mi riferisco semplicemente alla vittoria di Giuliano Pisapia alle primarie per il candidato della sinistra alle prossime elezioni per la carica di sindaco della capitale morale ormai totalmente scoppiata.
La gioia è massima per due motivi.
La prima perché Giuliano Pisapia è una bella persona, pulita, pacata, disponibile e politicamente inattaccabile. Ha una storia di successo professionale nel mondo forense, conosciuto a Milano, anche grazie alla sua esperienza nel governo di sinistra al ministero di giustizia.
La seconda è tutta mia, solo mia (ma forse anche di tanti altri).
Dopo vent'anni di elezioni del sindaco meneghino (ma anche del presidente di regione piuttosto che quello della provincia) finalmente posso votare senza turarmi il naso, le orecchie e qualcos'altro di meno nobile.
Finalmente posso mettere la mia croce sulla scheda senza quella sensazione di amaro in bocca, di insoddisfazione e, qualche volta, di incazzatura vera.
Da quando c'è questa scellerata politica che ha personalizzato tutto e tutti, in cui il singolo conta più della moltitudine, finalmente è la prima volta che voto convinto, appassionato e schierato.
Dopodiché, la battaglia è appena cominciata, e battere la compagnia del signore dei signori sarà molto complicato. Ma almeno, questa volta, la passione e la politica vera la faranno da padrone.
E andare a votare, stamattina, in una vecchia sezione di Rifondazione Comunista, tra manifesti di Lenin e falci martello, con gli Squali bagnati per la pioggia, è stato qualcosa di impagabile.
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