mercoledì 6 ottobre 2010

Me time

Questa è la dura realtà. Questo è ciò che nel tempo, passo dopo passo, ci siamo costruiti.
Una vita a metà tra il lavoro - sempre più presente, invasivo, totalizzante, ingombrante - e il dedicarsi agli altri.
Assotigliando in modo drammatico il tempo per se stessi. Talmente sottile da incominciare da assaporarne la trasparenza.
Un tema sempre più presente anche nelle discussioni tra amici, parenti e colleghi di lavoro. Un tema talmente sentito da avere sostituito argomenti più forti e sanguigni come la politica, il gossip e, talvolta, il dio calcio. Il che è tutto dire.
Tutti sono alla ricerca di momenti per sè, di avere modi e tempi per potersi dedicare ai propri interessi, alle proprie inclinazioni, ai propri personali impegni o curiosità, oppure alla propria e sana noia.
Non esiste più nulla.
O sei sul lavoro o stai facendo qualcosa per qualcun'altro.
O stai angosciandoti per la prossima scadenza oppure stai prostrandoti al servizio della famiglia, dei genitori ormai anziani, dei figli.
'TU' ormai non esisti più. Non conti più. Non hai più diritti.
E se osi solamente alzare un dito e mormorare "ehm, veramente ci sarei a anch'io...", sei immediatamente tacciato di egoismo, di cinismo, di menefreghismo, di essere un farabutto.

Dopo lunga meditazione e consultazione con qualche uomo di buona volontà, ho deciso che mi compro dei tappi per le orecchie, degli occhiali scuri, che camminerò all'indietro così non incontro più nessuno, che triturerò il cellulare e che farò un corso di dizione di fiorentino rinascimentale per imparare definitivamente e incontrovertibilmente a pronunciare la più bella parola della lingua italiana: no!

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