lunedì 7 giugno 2010

Medaglia d'argento

I miei figli crescono. E già, crescono proprio.
Ieri guardavo Pilù. E' diventato grande, almeno fisicamente. Si è alzato ancora, sta cambiando il viso, mi assomiglia di più.
Ma anche BiBì è così.
Ora che grazie a questo schifoso caldo - che tutti hanno invocato e ora ci becchiamo nei denti! - gli Squali si scoprono con calzoncini corti, canottiere e sandali, ci si accorge come si sono allungati, cresciuti, sviluppati.
Ieri in giardino correvano come pazzi e alcuni bimbi della loro età, e più grandi!, facevano fatica star loro dietro. BiBì è una vera scheggia.
Ma poi dentro sono ancora piccolissimi.
Ieri, tornata la madre, BiBì dopo due giorni in cui è stata bravissima, dolcissima e affettuosissima, ha ricominciato a segnare il territorio con urla, pianti e capricci inverosimili.
E anche Pilù, che patisce sempre di più di non essere il protagonista assoluto, si è messo a frignare e a cercare di attirare l'attenzione della mamma.
E' forse tale l'amore e la voglia di attenzione della madre che tutti e due non controllano la propria emotività e i propri sentimenti.
E non è una lotta tra loro. E' una lotta singola tra loro e la madre.
In questo ruolo di psicologo della domenica non posso fare a meno di pensare che in fondo, se stanno buonissimi quando sono con me, significa forse che che la passione verso il loro padre è sicuramente diversa, più pacata, meno spasmodica. Più distaccata.
Chissà se è così in tutte le famiglie.
I padri sono sempre solo solitari backup?
Mi devo rassegnare a una vita da comprimario dell'affetto?
Posso ambire solo alla medaglia d'argento?

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