lunedì 30 novembre 2009

Minareti no, ma armi sì!

No perché, sapete, le schifezze hanno paura ad andare in giro sole.
Quindi se da una parte si nega libertà di culto, libertà anche di convivere con i propri simboli, sebbene diversi dai nostri, dall'altra si respinge la sola idea di non esportare armi, strumenti di morte.
Eccheccavolo, geschäft ist geschäft (il business è business, almeno credo), o no?
Evvai.
Neanche il cioccolato compro più...

Minareti? no, grazie

Dopo aver costruito una ricchezza su esportazione di capitali, flussi monetari di dubbia provenienza; dopo aver campato per decenni sui conti aperti dalla Germania nazista pieni di denti d'oro degli ebrei deportati, piuttosto che sui loro patrimoni ingenti; oggi la Svizzera si sveglia ancora più avanti.
Negli anni sessanta pigliavano a calci gli immigrati italiani - che per conto loro, ipersfruttati, costruivano la loro ricchezza, alcuni fino allo morte. Oppure appendevano, proprio come i loro cugini tedeschi qualche decina di anni prima, cartelli nei negozi o davanti alle case in affitto, chiari esempi di convivenza, che più o meno suonavano "Vietato l'ingresso agli italiani e ai cani".
Oggi sono una vera e propria avanguardia, non c'è che dire, della convivenza e della tolleranza.
Niente minareti, tra le banche pulite con gli spazzolini da denti nei minimi particolari e le valli incantate ritoccate con un pennarello. Niente 'diversi' che disturbano il loro ordine, perfezione di facciata. Niente di tutto questo.
E stiamo parlando di simboli. Anche perché nessuno ha mai pensato di svegliarsi alle tre di notte sotto l'incombere del muezzin che invita i fedeli alla preghiera.
E infatti, grazie all'avanguardia elvetica, tutti i peggio schifosi dell'Europa ricca e opulenta, si scagliano rincarando la dose, avanzando richieste folli. Uno, di casa nostra, addirittura dopo avere sostenuto una legge sull'immigrazione che va contro tutti gli ideali di base della cristianità, dopo avere giustificato le peggiori norme razziste che ormai incombono sul nostro paese, dopo aver minacciato di sparare alle barche di disperati che cercano le nostre coste, avanza la proposta di aggiungere la croce al tricolore. Cioè la croce quindi non come simbolo di pace e fratellanza, ma come clava da utilizzare sulla testa di chi non la pensa come noi.
E nessuno dice niente. Ormai nessuno dice più nulla. Tutti allineati e coperti, all'inseguimento di un finto isolamento che porta solamente alla disgregazione e all'emarginazione internazionale. E chi è nel business questo lo sa.
Questi credono che, sistemato il capo con qualche leggina ad hoc, possano tornare a fare le loro porche cose mangiando polenta taragna a pranzo.
Ma ormai il mondo è cambiato, e aldilà di qualche colpo di coda inutile, la strada è segnata.

domenica 29 novembre 2009

Mah...

Quasi novanta, non sono pochi.
E infatti mio padre, solo da anni, comincia dare segni di vecchiaia forte, quella pericolosa.
E aldilà del fatto che la cosa stringe al cuore, pone problemi organizzativi e di sicurezza non da ridere.
Finalmente ha accettato il fatto che qualcuno venga periodicamente a fare le pulizie. Anni di battaglie, vere e proprie. L'importante è che si sia convinto. Ora la casa è presentabile.
Ma adesso si presenta il problema della sua 'affidabilità'.
Per l'ennesima volta ieri mi ha telefonato alla dieci del mattino per chiedermi se era mattino o sera. Ha questi continui scompensi temporali, di sentirsi sperduto.
Ha da poco concluso un giro di esami accurati la cui diagnosi è stata chiarissima: sta meglio di voi (figli). Il medico così ci ha detto. Il problema è che ha novantanni.
Ma come faccio a dirgli che è meglio che ci sia una persona con lui qualche ora al giorno per aiutarlo, seguirlo e controllarlo?
Brutto invecchiare.
Ancora di più morire prima, però.

venerdì 27 novembre 2009

Lui, Lei e l'Altro. E l'Altra?

DUE

A questo punto si fissano.
Avete presente i duelli sotto il sole di mezzogiorno dei film western anni cinquanta? Avete presente Gary Cooper, sostenuto da un'esordiente Grace Kelly (dio che bella!!) nella scena finale di Mezzogiorno di fuoco? Main street, via sterrata, i due contendenti che si fronteggiano a cinquanta passi. Ma non solo. Fasci di sterpaglia che rotolano incalzati dal vento del deserto, porte del saloon che sbattono, curiosi alle finestre pronti a scappare, colonna sonora che cresce man mano ci si avvicina all'epilogo, scandendo gli attimi.
E il classico primopiano sulle dita nervose intorno al calcio della pistola di uno (il buono in genere) e il particolare sulla fronte imperlata di sudore dell'altro (il cattivo) che sa già - anche perché ha letto il copione! - che tra poco raggiungerà la nuvoletta più alta dell'orizzonte.
Ma torniamo ai 'nostri' contendenti.
Lui la fissa, senza risentimento, semplicemente interrogandola con gli occhi.
Più che furibondo e geloso, per ora, si sente ferito, nell'anima. E anche curioso.
Lei restituisce lo sguardo, senza un attimo di imbarazzo. E' decisa, non tentenna.
Un'ambulanza in strada rompe il silenzio, ma anche la tregua prima della tempesta.
Lei schernendosi: - Non ne possiamo parlare un'altra volta? Sono sfinita.
Anni di yoga aiutano in questi casi, e calmo le risponde:
- Amore mio, se non ne vuoi parlare ok. Io ti capisco, e sono dalla tua parte. Io sono qui. Quando vuoi affrontiamo insieme la crisi e in totale armonia cerchiamo di risolvere il problema. Insieme.
Ma è solo un sogno, un flash momentaneo, un'immagine dell'uomo perfetto - e anche un po' pirla - che gli passa davanti agli occhi. Sorridendo tra sé, in realtà le risponde:
- Caspita due risposte sbagliate in pochi minuti. Carissima, non ti sembra di esagerare?
La risposta spiazza. Incalza. Costringe. Inchioda.
Ed è tutto velocissimo.
Lei si alza, butta l'avanzo di pasta nella pattumiera, depone delicatamente il piatto nella lavastoviglie, addenta con violenza un pezzo di pane avanzato e degna di Greta Garbo esce di scena, cioè dalla cucina, seguita da uno strascico virtuale anni trenta.
No, non a me, non adesso, urla nella sua mente, Lui, in pieno attacco di asfissia familiare.
Con un governo così, con la crisi così, con 'sto tempo così, anche la crisi matrimoniale... non ora, maledizione!!!
E pensa: - Ci sarà del cioccolato in questa casa di merda?

(to be continued, forse)

giovedì 26 novembre 2009

Alimenti o dici sul serio?

Tre milioni e mezzo. Al mese.
Questa la richiesta della Signora al suo piccolo marito potente. Tre milioni e rotti di euro al mese, mica paglia!
Lui sembra aver allocato tra i duecento e i trecentomila al mese. Insomma si mette a fare il mercato, come il suo solito. Vedremo chi vincerà.
Cifre esorbitanti, lontane anni luce dalla vita normale di tutti noi. Ricchezze smodate, arrufate, cialtrone. Ma anche sogno diffuso dei più.
Beh, io quando ho divorziato, ho dovuto spendere meno, non c'è che dire. Anche se, forse, mettendo a confronto quanto guadagno e quanto ho dovuto sborsare, raffrontato con quanto è l'introito del Nano e quanto dovrebbe spendere per 'pagare' la Signora, in proporzione forse a me è costato di più.
Ma tant'è. Che ci si può fare?
E' il costo della libertà, della possibilità di rifarsi una vita, di avere due Squali meravigliosi, di ritornare a sorridere.
Alla faccia di tutto e di tutti.
La vita è piena di colpi di scena. Si sale, si scende, si rimane sospesi.
L'importante è non farsi male nei cambi di direzione e di velocità.
Oppure avere, a portata di mano, cerotti e bende di qualità.

mercoledì 25 novembre 2009

Papà sognante

Una mattina come tante altre.
Oggi avevo in gestione completa gli Squali.
'Ci vogliamo vestire o no?'; e poi 'Forza, bevete 'sto latte!'; e anche 'E le scarpe, la sera, dove cavolo le mettete?'; e così via.
Fino al sospirato momento in cui ci si mette il giaccone pesante (oggi fa proprio freddo, finalmente!), si cercano le sciarpe e ci si mette il cappello.
Erano pronti, tutti e due, e mentre cerco cellularechiaviportafogliocomputerefazzoletti, li faccio uscire sul pianerottolo in modo da non fargli fare la sauna.
Due minuti ed esco anch'io.
Mi giro e me li ritrovo tutti e due, vicini, seduti su un gradino che mi guardano, trepidanti, uniti, una cosa sola, adoranti per il loro papà.
Ma soprattutto erano bellissimi, non sapete quanto.
Sono un uomo fortunato.

Una volta giù siamo dovuti risalire perché avevo dimenticato come sempre un pezzo e Pilù l'ha per l'ennesima volta rimarcato. Ma questa è un'altra storia o meglio la solita.

martedì 24 novembre 2009

Una vita serena

Ormai il surreale supera, a sinistra, la realtà più radicata.
Apple nega, a quanto pare, l'assistenza e quindi l'eventuale riparazione del Mac di due utenti, visto che ha verificato i computer 'vivono' in un ambiente contaminato: i loro utenti fumano.
Bello no?
E allora la mente, per definizione un po' creativa e un po' cialtrona del sottoscritto, parte in quarta a figurarsi scenari apocalittici e rivoluzionari.
Per esempio cosa farà la premiata casa di produzione automobilistica quando scoprirà che uno dei suoi utenti che ha necessità di una riparazione vota a sinistra? Gli rifiuterà l'intervento in quanto l'autista non guida in modo liberale e nel pieno rispetto della democrazia (si sa i comunisti...)?
Oppure uno che ha il forno che non funziona più. Glielo riparano o no, quando vengono a sapere che è un vegetariano e quindi che utilizza l'elettrodomestico solo per scaldare zucchine e melanzane e non stinco con patate?
E così via, con le banalità.
Ma la cosa che mi preme sottolineare è che ormai il mondo è fatto di contrapposizioni, di rivalità, e soprattutto di un continuo scontro tra le due linee: uno di qui e uno di là.
Chi ha torto e chi ha ragione. Chi fuma e chi no. Chi mangia e chi fa la dieta. Chi è nero e chi è bianco. Chi scassa i cabasisi dalla mattina alla sera e chi invece, per sfortuna sempre meno, si fa gli affari suoi e cerca di vivere in armonia, ma anche in apnea, più o meno con tutti.
Più o meno.

lunedì 23 novembre 2009

Lui, Lei e l'Altro. E l'Altra?

UNO

Stavano insieme da tempo. Forse troppo.
Avevano diviso la vita per molti anni. Avevano condiviso progetti, sogni e speranze. Ma anche difficoltà.
Una vita in comune, solida, costruita, passo dopo passo. Una storia di successo.
Poi un giorno comincia tutto a scricchiolare. E' bastato un piccolo colpo di vento e tutta la casa, di solide fondamenta almeno in apparenza, ha preso a ondulare pericolosamente, le pareti sembravano inclinarsi paurosamente.
Che succede? Beh, come da copione, arriva l'altro. Un altro. Un altro uomo.
Chi è? Mah, forse non ha neanche tanto importanza se sia bello, brutto, alto o grasso all'inverosimile.
E' un altro, uno nuovo, che si insinua, che fa il suo gioco, che altera gli equilibri, che mette in discussione lo status quo.
Lui ne aveva avuto sentore. L'aveva annusato come un cattivo odore che improvvisamente si manifesta. Quando lo senti che fai? Agiti la mano, cerchi di mandarlo via, al limite apri la finestra per 'cambiare aria'.
E allora Lui aveva cominciato a insospettirsi, a farsi qualche domanda, a cercare di darsi qualche risposta.
Fino a un giorno, preciso, quel giorno lì.
Forse pioveva, oppure c'era il sole. Un giorno come un altro, scandito dalle solite cose.
Ma quel giorno lì decide che vuole sapere. Sapere tutto. Dalla A alla Z, e soprattutto decidere. Decidere se continuare, se mandare tutto al diavolo, se sacrificarsi, se affondare la lama della rivalsa. Comunque decidere, perché star fermi è come morire.
E allora la sera, davanti a un piatto di spaghetti, la voglia di sapere supera qualsiasi imbarazzo.
E nel silenzio rotto solo da qualche colpo di mandibola un po' più assordante, di punto in bianco, Lui cala l'asso.
- Tu hai un altro?
Di solito nei film a una domanda del genere, buttata improvvisamente tra parmigiano e pommarola, l'interpellata scoppia in una tosse convulsa, a metà tra 'meglio prendere tempo prima di rispondere' e il reale tentativo di suicidarsi per soffocamento.
In questo caso invece Lei non fa una piega, sorride imbarazzata, inforca otto etti di spaghetti con un colpo solo e continua a mangiare.
Bello, pensa Lui, non la sapevo così vorace. Non si finisce mai di conoscersi.
Mentre il ruminio continua, Lui la fissa. Una goccia di sugo cade sulla tovaglia.
- Non me lo chiedere, gli risponde Lei, dura come il granito.
Era preparato a tutto.
All'aggressivo 'che cazzo stai dicendo, sei pazzo?', al melenso 'ma cosa dici caro, lo sai che ti amo alla follia e che sei tutta la mia vita', fino all'interlocutorio 'e tu?'.
Ma 'non me lo chiedere' proprio non l'aveva contemplato, non era nelle sue corde.
E ora che dico?, si ritrova a pensare l'uomo tutto d'un pezzo capace di prendere la decisioni più giusta in ogni occasione, anche la più difficile.
Rintuzzo? Richiedo? Cambio discorso? Mi incazzo come una bestia urlando 'che cazzo vuol dire non me lo chiedere?', oppure prendo tutto il servizio di cristalleria, eredità della povera nonna boema e nobile e lo scaravento giù dall'ottavo piano?
- Prego? è tutto quello che riesce a partorire, e mentre la pronuncia quella parolina breve e innocua pensa che forse è la migliore risposta che potesse dare. L'arte della diplomazia, dialettica e non, è fondamentale in certi casi.
E soprattutto è Lei, almeno Lei!, che deve rispondere.
(to be continued, forse)

sabato 21 novembre 2009

Vivere, finché c'è gioventù (ma anche dopo)

Ogni tot salta fuori questa indagine sull'amore in ufficio, sui rapporti che nascono, più o meno clandestini, tra le mura dell'azienda dove si lavora.
E ogni volta c'è chi si indigna, chi mette all'indice, chi dice che è salutare, chi dice echissenefrega.
Il tema è mal posto, o meglio le interpretazioni delle survey svolte sono spesso un po' banali.
In fondo oggi il luogo di lavoro ha assunto non solo un ruolo di svolgimento professionale, ma è la parte sostanziale della vita di ognuno, forse anche troppo.
Le ore spese sudando le sette camicie sono spesso molte di più di quelle spese per raccattarsi ogni giorno, piuttosto che quelle dedicate alla famiglia e ai propri rapporti personali.
Quindi? Quindi è 'normale' che il luogo di lavoro offra anche altre 'distrazioni', che permetta di costruire rapporti di amicizia solidi e profondi, che crei le condizioni per storie di sesso furibonde piuttosto che avventure ben più profonde.
E allora che ognuno se la viva come vuole, alla faccia delle malelingue, dei ficcanaso, dei perbenisti e dei bacchettoni.
Che in fondo sono solo invidiosi.
Una nuova storia d'amore che nasce, aldilà di dove nasce, è una delle poche possibilità che la vita ci mette a disposizione per potersi definire, finalmente, vivi.

L'importante è avere indicazioni chiare e sicure

Stamattina, RadioTre, durante un programma che non conosco, intercettato in auto, al ritorno dalla patetica spesa di tutti i sabato.
Non l'avevo mai sentita questa citazione.
Un donna che si rivolgeva al professor Freud per avere indicazioni su come educare in modo corretto il proprio figlio, il padre della psicanalisi risponde, più meno, in modo detrminato:
- Signora faccia quello che vuole. Comunque sbaglia.
Assolutamente geniale.
E di 'grande' conforto per un papà in odore di decomposizione fisica ma soprattutto mentale.
Avanti così!

venerdì 20 novembre 2009

Qualche segnale di conforto

"Libri, zoccolo duro dagli 11 ai 14. Solo il 45,1 per cento degli italiani dedica parte del proprio tempo alla lettura di libri, mentre il 56,2 per cento delle persone dai 6 anni in su legge almeno una volta a settimana un quotidiano. Almeno per i libri la situazione è però piuttosto confortante, intanto perché c'è una modesta crescita (nel 2008 la percentuale era del 44 per cento), e poi perché la quota più alta di lettori è rappresentata dai giovanissimi: infatti il 64,7 per cento degli italiani tra gli 11 e i 14 anni dichiara di leggere."

Questo pezzo è estratto dall'articolo oggi pubblicato da Repubblica.it, e fotografa il 'consumo' di libri in Italia. E' l'Istat che ce lo dice.
Interessante? Molto. Esaustivo? Non ancora.
Due i dati fondamentali, uno ancora più importante dell'altro.
Il primo ci racconta di un'insperata crescita dei lettori di libri nel Bel Paese, sebben all'interno di una situazione ancora sconfortante.
Ma il dato sicuramente che ci dà speranza è proprio quello che ci dice che i giovani tra gli 11 e i 14 anni leggono molto di più della media nazionale raggiungendo uno straordinario 65%.
Non è fantastico?
Alla faccia degli spocchiosi e boriosi tromboni che tracciano scenari foschi e tenebrosi sulle nuove generazioni rimbambite da Tv+Internet; e solo per conservare il loro ruolo, la loro centralità immobile, il lro potere culturale.
Dobbiamo sempre di più avere la consapevolezza e il coraggio di fare un passo indietro.
Forse due.

Libri o caramelle?

Pilù insiste nel richiamare alla memoria la nonna (che per lui era una bisnonna) che se ne andata da poco.
Sempre più spesso ne parla, la racconta. E' strana questa cosa.
Forse è una personale elaborazione del lutto, forse è una semplice nostalgia.
Ieri sera, succhiando una caramella, ha espresso il desiderio di portarle qualche dolce.
- A cosa piaceva di più alla nonna Angela? Le caramelle?
- Ma non credo, rispondo io. - La nonna mangiava pochissimo. Forse amava di più i biscotti.
- Allora le porto i biscotti, fa deciso.
- Ok. Ma alla nonna, sopra tutto, piaceva leggere. Perché non le porti un bel libro?
- Va bene!! Gliene porto dieci!!
La mediazione è quindi terminata, con lui che sgambettava contento per la casa per avere fatto quadrare il cerchio.
Sembra esorcizzare così la mancanza venutasi a creare dopo il primo lutto della sua berve vita. Forse in questo modo gli sembra che sia ancora tra noi.
Pilù è una forza, non c'è che dire.
Scatena i migliori affetti.
E per fortuna, è mio figlio.

giovedì 19 novembre 2009

Un paese civile, o no?

Sicuramente ci sarà qualcuno che non è daccordo. In questo paese appena aumentano i diritti civili, appena qualcuno spinge verso una società più al servizio dei cittadini e non contro, molti altri si idignano, si incavolano, si arroccano, con il terrore di perdere il loro 'particulare'.
E sarà così, sicuramente, anche nei confronti di questa sentenza che in pratica equipara, dal punto di vista delle tutele di legge (anche con qualche variante), madri e padri nella maternità, prima e dopo la nascita.

Non entro nei dettagli che potete leggere nell'articolo di stamattina sull'edizione online del Corriere della sera.
Sono un imprenditore, e ho visto ormai nascere decine di figli delle mie dipendenti ormai in quasi vent'anni di onorata carriera, e so quanto è un problema, soprattutto per una piccola impresa, gestire l'uscita per un anno di una preziosa collaboratrice. E soprattutto organizzare il suo rientro. Ma so anche quanto è fondamentale difendere la legge che tutela la maternità e che rende, spero per sempre, il nostro paese uno dei più avanzati in materia.
Oggi consentire al padre di potere essere ancora più utile in quel periodo pre e post nascita del proprio figlio, fa tirare un sospiro di sollievo a molte famiglie e soprattutto ci rende tutti un po' più 'uguali', di fronte alla legge ma anche di fronte alla famiglia.
Molto bene.
Qualcuno si lamenterà, come dicevo.
Ricordo, agli inizi della mia esperienza imprenditoriale, una delle nostre prime dipendenti. Era una leghista convinta, partito che che al tempo non faceva altro che scatenarsi contro l'assietnza pubblica, contro la solidarietà 'dilagante' (oihbò!), cercando di affondare tutto quanto era pubblico. E in mezzo ridurre, se non abolire, tutti gli aiuti, legali ed economici, che si ottenevano attraverso la legge sulla tutela della maternità.
Bene, lei era tra le più sfegatate sostenitrici dell'abolizione della legge, con la bava alla bocca.
Poi è rimasta incinta e....

mercoledì 18 novembre 2009

Casino vero

BiBì, visto il caratteraccio che ha, sta cominciando a fare danni.
L'altra settimana ha pensato bene di afferrare, improvvisamente, la faccia di un suo compagno di sventura quotidiana all'asilo, infilando le cinque unghie nella sua immacolata guancia innocente.
Il giorno stesso, immediata segnalazione a noi del fattaccio da parte della struttura scolastica.
Io mi sono imbestialito, e l'ho 'minacciata' di azioni terroristiche nei suoi confronti. Speravo che la cosa potesse avere effetto.
Ieri, di tutta risposta, forse pensando di essere una pantera nella giungla, cambiando mezzo di offesa, ha pensato bene di morderne un'altro.
Nuova segnalazione da parte della scuola, che secondo me un po' ci gode. In questo modo fa sentire tutta la sua autorità e marca, come i cani appena arrivati al parco, il territorio. Comunque ha ragione e quindi a noi la palla.
Che non so come giocare.
Qual è il problema? Che cosa ci sta chiedendo lo Squalo dai capelli rossi? Quali le nostre responsabilità? Quali le sue? Quali dei bimbi coinvolti?
Boh, questo è un vero guaio. Genitori si diventa e non si nasce e quindi, a parte le chiacchiere da bar intorno al tema, al confronto con parenti e amici, e all'eventuale possibilità di confrontarsi con lo psicologo dell'asilo stesso, per il resto, tutto è nelle tue mani di genitore, più meno sensibile, più o meno intelligente.
Ieri prima punizione. Niente Pimpa. Sai che roba, direte voi...
Ma stateci voi con lo Squalo BiBì tutta la sera negandogli quanto ha sempre avuto senza problemi.
Urla, straurla, irritazioni di vario genere, che a un certo punto hanno coinvolto pure Pilù.
Un casino, insomma, non solo per l'emergenza 'morsi', ma anche dal punto di vista ambientale: a un certo punto urlavano tutti, e io sopra tutti. Una meraviglia.
Che fare? - e se lo domandava anche Lenin, per motivi ben più seri...
'Qualche cosa farò, qualche cosa farò, di sicuro qualche cosa io farò: piangeròòòòò', cantava Battisti, e a me non è che mi sia mai piaciuto tanto.
Quindi una soluzione urge, almeno per un motivo: sennò chi se la prende, la signorina dai capelli rossi?

martedì 17 novembre 2009

Busta 1 o busta 2?

Imprenditori che fanno i politici (risultati devastanti)
mafiosi che fanno i politici (si apre il cerchio)
politici che fanno i mafiosi (si chiude il cerchio)
preti che fanno i cantanti (ma perché?)
banche che vendono i telepass (l'importante è il profitto)
farmacie che vendono le scarpe (e l'igiene, eh?)
fiscalisti che non stampano i libri Iva ma che sanno tutto delle barche (eh già...)
uomini che odiano le donne (soprattutto in Svezia)
padri che fanno i figli (bambocci a vita!)
madri che fanno le veline (anche a cinquat'anni)
attori in Parlamento (sì, due volte all'anno però)
maniaci sessuali che vanno in bianco (poverini...)
ricchi che sono nullatenenti (solo nelle dichiarazioni, però...)
cervelli che fanno a pugni con le idee (un'epidemia!)

un paese fatto di opposti, di contraddizioni in termini. Un paese di doppiezze.

Per essere in linea con i tempi devo inventarmi una doppia identità.

Devo scegliere tra:
- serial killer notturno vestito da suora che elimina tutti quelli che giocano a bigliardo...
- oppure padre santo subito perché ho fatto due figli in età avanzata e il mio corpo comincia dare segni di depauperamento muscolare.

Ci penso su.

lunedì 16 novembre 2009

Nati per leggere

E' bello sapere che quello che abbiamo fatto, e stiamo facendo, sia corretto e riconosciuto da pediatri intelligenti e sensibili.

Il progetto 'Nati per leggere' infatti è nato dieci anni fa proprio per supportare e caldeggiare la lettura anche nei bambini più piccoli. Addirittura a partire dai sei mesi, appena il bambino è in grado di stare seduto sulle proprie terga.
Ed è proprio quello che abbiamo fatto prima con Pilù e ora con BiBì.
La nostra casa è piena di libri. Direi che è piena solamente di libri. I nostri bimbi si aggirano facendo lo slalom tra librerie e libri di ogni stazza.
I nostri figli ci vedono spesso immersi tra le pagine di un romanzo, ci seguono nelle nostre visite spasmodiche nelle librerie alla ricerca delle novità dell'ultima ora. Ma soprattutto sono coinvolti sempre di più nella lettura, nello scartabellare a piacimento, nello sfogliare ossessivo.
E quindi stanno facendo nascere dentro di se una passione che speriamo mantengano nel tempo, perché unico antidoto contro la lobotomia dilagante e unico modo per mantenere intatti i propri sogni.
Il massimo godimento celebrale?
Una sera davanti alla tv, durante l'ennesima visione della Pimpa o di qualche episodio dei Gormiti (Pooh è ormai morto, sepolto e dimenticato...).
Io e Pilù davanti allo schermo. Io nel frattempo leggo, anche se con qualche difficoltà.
- Papààààà...
- Dimmi Pilù.
- Possiamo spegnere? mi domanda.
- Perché? rimando io pronto allo scatto.
- Leggiamo un libro?
E' inutile dire che in pochi centesimi di secondi avevo già spento la scatola maledetta, agguantato un bel libro di racconti e grandi disegni e stavo già narrando e condividendo la storia con il mio orgoglio vivente...
I figli sono soddisfazioni, altro che balle!!!!

domenica 15 novembre 2009

La cialtroneria è scienza, non fantascienza!

Ci sono notizie che non si capisce se ti fanno sentire meglio o peggio. Forse ti fanno sentire meglio appena ne apprendi l'esistenza, per poi scadere nella depressione appena le analizzi un po'. E' una banale storia di cialtroneria e di giustizia sommaria, anche se con un sorriso un po' amaro sulla bocca.
Oggi Repubblica.it pubblica una rassegna di immagini che testimoniano un fatto tipicamente italiano. Una coppia, sprezzante del pericolo, si presenta in via Del Corso a Roma, la via dello struscio capitolino, il sabato pomeriggio con la sua Ferrari appena comprata e di un giallo imbarazzante. E allora?
E allora, il problema è che la via è pedonale, da moltissimi anni.

Ecco la ricostruzione che siamo riusciti a riannodare dopo ore di indagini e migliaia di interviste. 
Il proprietario, che si aggira con la sua macchinetta da centinaia di migliaia di euro in momenti in cui molti hanno serie difficoltà ad arrivare alla fine del mese, aveva detto alla sua bella, la sera prima:
- Aò, a Debbora, mò ce ne 'namo in giro pe' Roma. Anzi, ce infilamo in via der Corzo, che è ssì peddonale, ma a noi 'sti cazzi, con a Ferari annamo dove vojamo. Annoi checce frega? Così tutti 'sti pezzenti veddono chi semo!!!
- E vabbé, Romulé. Me metto er chiodo de Dolce&Gabbbbbbana che faffffigo.
(Spero mi perdonerete se la trascrizione linguistica non è perfetta...)

E si infilano appunto nello struscio pomeridiano del giorno dopo, tra l'altro ormai in odore di Natale.
E che succede? La gente comincia all'inizio a scansarsi, borbottando, poi inizia ad accumulare un po' più del classico e civile risentimento, e alla fine furibonda blocca l'auto e, a quanto ci dicono i nostri inviati, pianifica una sano e classico linciaggio; forse un po' sommaria come pena, visto le colpe accumulate, ma senza dubbio una scelta chiara e diretta.

Sembra che a un certo punto siano intervenuti i vigili (ooops, scusate, la polizia locale, espressione federalista del nuovo corso nazionale...), che abbiano 'salvato' la coppia dalle grinfie di shopperisti frustrati, e l'abbiano multata di 200 euro e denunciati per non so che cosa.

Morale?
Mah. Da una parte si è contenti che la gggente ancora si indigna, che non tutti sono ancora completamente lobotomizzati. E che quindi a un certo punto sbottano e si ribellano (e speriamo!!!). Dall'altra, sorge una domanda, imbarazzante e inquietante, ma risolutiva: non è che erano tutti furibondi solo per invidia nella Ferari gggialla? Non è che volevano essere al loro posto?
O meglio. Non è che siamo tutti Debbora e Romulé?

Magari un giorno scopriamo  che erano di Zogno, provincia di Bergamo, e avevano solo sbagliato strada...
Comunque, dopo quel servizio fotografico, io venderei la Ferrari e non mi farei vedere in giro per un bel po'.
Ao', ve saluto. Ave!

Abbecedario

BiBì ieri sera, per terra sul tappeto, come sempre senza pantaloni, e come capita spesso anche privata delle mutande. Prende un foglio, inforca un pennarello e comincia a disegnare.
A un certo punto le scappa una scarabocchio a forma di zeta.
- Cos'è? le domando.
- Zeta!
Io penso di non avere capito e le chiedo conferma. E lei:
- Lettera zeta!
Io strabuzzo gli occhi e guardo mia moglie. Scoppiamo a ridere entrambi.
Ma allora, visto che l'appetito vien mangiando, ci si riprova.
Lei disegna una B, la B di BiBì.
- E questa cos'è? si domanda speranzosi.
- Lettera B, la mia!
- E questa? disegnando una A...
- Lettera A, di Aiuaaa, come lei chiama suo fratello.
Ci si incaglia un po' sulla lettera P di papà, ma l'alunna supera pienamente l'esame.
Due anni, santo dio.
I bambini di oggi sono sveglissimi, iper-ricettivi, sempre con le antenne accese.
Beh, naturalmente i miei sono i più belli, più bravi, più geni di tutti i mondi conosciuti e non.
Però fa impressione vedere bambini di questa età con capacità conoscitive e velocità di apprendimento di questo livello.
Fa bene al cuore, alla mente e rassicura.
Per un futuro, speriamo, migliore.

giovedì 12 novembre 2009

Sempre più difficile

- Voglio la nonna, mi getta in muso Pilù, l'altra sera, durante una cena tète a tète.
- Tranquillo domani vengono a trovarti, sia il nonno sia la nonna.
E lui con voce spezzata - No, io voglio la nonna Angela. E scoppia in lacrime.
Cioè la nonna di mia moglie che ci ha appena lasciati.
Quando gli avevamo raccontato che la nonna non c'era più, che dopo tantissimi anni aveva smesso di respirare e che aveva deciso di riposarsi, l'unica domanda che emersa era:
- E adesso dove abita?
- Al cimitero, come l'altra nonna (cioè mia madre, che Pilù non ha mai avuto la fortuna di conoscere ma che è andato a trovare dove è sepolta).
- Ah. Allora io vado nella sua nuova casa e le porto qualche gormita.
E l'aveva chiusa lì.
L'altra sera questo improvviso rigurgito di dolore, come se avesse preso coscienza della realtà solo in quel momento. Stava mangiando, forse qualche cosa gli ha ricordato la nonna, chissà con quale aggancio mentale.
Io l'ho preso in braccio. Sua sorella osservava, un po' distante, con un fare curioso senza capire.
- La nonna non la possiamo più vedere, ma vive sempre nei nostri ricordi, nei regali che ti ha fatto, nei giochi che ha condiviso con te. E nel suo amore per te e verso BiBì.
E lì mi sono fermato. E quanta invidia nei confronti di chi crede che 'se la cava' con maggiore facilità, aggiungendo paradisi, sguardi dall'alto e angeli che proteggono.
Da ateo è veramente difficile spiegare, a un bambino, la morte, la sua ineluttabilità, il suo dolore, la sua assoluta e infinita 'conclusione'. Ma soprattutto la sua mancanza di fisicità.
Dopo un po' si è calmato.
Essere padre ormai da anni ha insegnato qualche trucco per deviare il discorso, distrarre e quindi far dimenticare, almeno per il momento.
I bambini sono piccoli uomini, però più puliti.
Soffrono, gioiscono, piangono e ridono come noi. Solo che loro lo fanno senza secondi fini, con la mente pulita.

mercoledì 11 novembre 2009

Bang! Oooops, scusa...

E' lo sport degli ultimi anni. E il primo ammonimento.
Prima i pentiti di ogni ideologia. Poi i terroristi di malferma ideologia. Poi i papi, quelli di Roma e non quelli delle ville. Poi è diventata, in politica, una pratica per fare marcia indietro alle dichiarazioni un po' azzardate e incastrate in un angolo. Poi gli assassini, o mandanti, o semplici delinquenti colti in fragranza.
Sto parlando delle 'scuse'.
Oggi è tutto uno scusarsi, oppure un chiedere di farlo.
Tutti i giorni c'è qualcuno che ha massacrato milioni di ebrei in un campo di concentramento che mostra l'altra guancia e si scusa di fronte al mondo e agli uomini. Poi c'è il papa che si scusa dei delitti efferati della Santa Inquisizione in nome di Dio. Poi i pentiti di terrorismo, di mafia, di delinquenza comune, di schifezze varie.
E poi i sant'uomini della politica degli affari che oggi occupano indegnamente i sacri scranni dei parlamenti nostrani.
Questi, come sempre, sono dei professionisti della scusa, oppure di chiederne conto a qualcun'altro.
- Si scusi!!, urla l'inquisitore in giacca e cravatta nei confronti del nemico di scranno, a seguito di una dichiarazione perlomeno azzardata.
- Mi scuso di quanto detto, anche perché sono stato frainteso!, è l'altra versione.
L'esempio ultimo? Beh è lo stesso figuro che l'altro giorno ha affermato che il povero giovane ammazzato di botte, in fondo, era solo un drogatospacciatoreanoressicodelinquente.
Bene oggi si scusa, mette le mani avanti, si scansa, piroetta.
E allora?
E allora un sana mazza, porca miseria!
Si scusi con sua madre che è diventato quello che è. Si scusi con il genere umano di ammorbarci l'aria tutti i giorni. Si scusi con il suo specchio che ogni mattina, volente o nolente, se lo vede parara innanzi.
Basta. Basta con l'ipocrisia. Basta con la pochezza intellettuale. Basta con la bassezza umana. Basta con tutta questa gente, con i peones, con i lacché. Basta! Bastaaaa!

martedì 10 novembre 2009

Aprirsi è meglio che chiudersi. Anzi è obbligatorio.

Io non dovrei dirlo, non dovrei neanche pensarlo. Io che con il blog iltopocongliocchiali.blogstop.com ho l'ambizione (dilettantistica, naturalmente...) di vivere di lettura, di avere contatti fisici con i libri, di annusarli, di assaggiarli, con la mente. E soprattutto di diffondere 'la voglia' di leggere, in un paese dove ogni giorno invece diminuiscono i lettori e di converso aumentano i guardoni del Grande Fratello.
E invece 'sta cosa mi intriga.
Di che parlo? Del Kindle, o similari. E cioè dei lettori digitali che consentono di scaricare sul proprio display quotidiani, riviste, ma anche libri.
Ne ho visto uno quest'anno al mare, sulla spiaggia, nelle mani di una delle numerose turiste americane di giovane età che frequentano le Cinque Terre.
La cosa mi intriga, e non sto parlando della turista.
Poter 'portare' con sé tutta la propria libreria, poter accedere in diretta all'informazione di tutto il mondo (o quasi), poter scaricare rapidamente, previa acquisto, il libro che si vuole leggere, dà una sensazione di straordinaria levità e forza.
Sì, si perde l'aspetto 'romantico' del libro, si perde la sensazione tattile, si smarrisce in un battibaleno tutte le meravigliose emozioni di entrare in libreria, passeggiare tra gli scaffali, scegliere, sfogliare, acquistare. Ma si acquista in diponibilità, in informazione, in rapidità.
Unica lacuna, per ora, è la scarsa disponibilità di informazioni e libri in lingua nostrana; l'inglese la fa da padrone e dopo un po' la cosa diventa noiosa.
Ci sto facendo un po' più di un pensierino...
E i miei figli sicuramente leggeranno spesso e volentieri su marchingegni di questo tipo.
E poi. Chi lo dice che i due 'sistemi' non possano convivere?

lunedì 9 novembre 2009

Io non mi rassegno

Nonostante tutti i richiami - l'ultimo di oggi di Bagnasco - a una politica che abbia delle sembianze un po' differenti da quelle della curva sud (almeno un po'...), il gruppetto che ci governa va avanti imperterrito non verso le cosiddette riforme, ma verso una devastante e consapevole distruzione della convivenza, del rispetto, della convivenza.
Oggi l'ultima, per certi versi la più odiosa e la più 'blasfema' (vista che chi l'ha pronunciata si professa cattolico e baluardo di un approccio cristiano alla politica) di quelle che ricordo.
Questo povero ragazzo massacrato di botte fino alla morte non si sa bene da chi e per quale motivo, oggi è stato ucciso un'altra volta.
Qualcuno, con responsabilità pubbliche, ha in pratica affermato che in fondo era un povero drogato, spacciatore, pesava poco più di 40 chili, anoressico: come dire, se l'è cercata.
La famiglia reagisce, sdegnata, forse avanzerà azioni legali, forse no. Amnesty International chiede maggiori dettagli. Forse succederà qualcosa (dimissioni? promozione?), forse no.
Ma la cosa che più sconcerta è ormai il cinismo, la facilità con cui si parla a vanvera, l'assoluta mancanza di carità, compassione, attenzione verso gli altri. La totale e completa mancanza di limiti.
La parola solidarietà, un tempo baluardo della buona politica e della buona vita, oggi è un insulto, fa scattare i peggiori istinti. E a quanto pare non solo nei confronti degli immigrati e dei disperati che cercano una vita migliore.
Io sono stomacato.
Questi bigottoni insulsi, che con Eluana inneggiavano alla tutela assoluta della vita, anche quando vegetale, oggi condannano a una 'seconda' morte rapidamente un ragazzo solo perché con problemi di droga e di integrazione.

Ma lo sapete che quel signore lì segue le politiche giovanili del governo e la lotta alla droga? Ma ve ne rendete conto?
Ma non vi sentite spettatori di una commedia di Ionesco?

domenica 8 novembre 2009

Eppur si muove

In questa serata da lupi, in cui Milano dà il peggio di sé, tra l'altro il giorno, per me, in cui si ribadisce che il tempo passa, e l'umore quindi è quello che è, bisogna però registrare il fatto che BiBì cresce, cambia e migliora.
Sebbene a casa da una settimana influenzata da epidemia A, B e Z, nonostante il fatto che ormai è isterica e non vede l'ora di uscire, è decisamente più affabile e divertente.
Come dice sua madre, ora che si fa capire meglio si arrabbia meno.
Ora sta diventando una bambina persino affettuosa, dolce, con slanci impensabili settimane fa. Mi abbraccia (!), a volte mi dice - Bacio Papà! e lo fa.
Ora mi guarda e sorride, pensate un po'.
Io mi sciolgo anche perchè per nulla abituato a questo ben di dio.
Mi vedo già tra un po' in giro solo con lei a giocare, a fare shopping, in libreria...
Forse è meglio essere prudenti e non cantare vittoria troppo presto.
I diavoli danno sempre qualche colpo di coda.

sabato 7 novembre 2009

7 novembre...

... 1917.
92 anni... sono tanti.
A quell'età si è vecchi.
Magari ancora lucidi, ma pieni di acciacchi, con un sacco di dolori, reuma, artriti.
E poi si è poco scattanti, cala la concentrazione, a volte ti casca la testa per la sonnolenza.
A quell'età, se ti è andata bene, sei in pensione.
A quell'età è dura essre ancora un punto di riferimento.
E allora, che fare?

venerdì 6 novembre 2009

Sale la fiducia, anche se un po' annebbiata...

Gli italiani sono più ottimistiiiiii! Yeahhhh!
Questo ci dice il sondaggio/analisi/survey/inchiesta o come cavolo si chiama, che viene pubblicata da Repubblica.it stamattina.
Cioè: aumenta di cinque punti il numero di italiani che sono fiduciosi delle proprie condizioni economiche, e addirittura, e questo è l'argomento, sale al 90% chi ritiene di avere una situazione familiare soddisfacente.
Bene, se sull'aspetto economico stendo un velo pietoso vista la situazione, per la seconda considerazione sono un po' perplesso.
Ben inteso, ne sono felice. Sono contento che in un paese dove il rispetto di tutto e tutti è ormai sono i tacchi delle scarpe, sapere che almeno all'interno delle quattro mura di casa, l'italiano medio è felice e contento non può che rendermi, a mia volta, enormemente contento.
Il problema è che - ancora recentemente - si sono pubblicati sondaggi/analisi/survey/inchieste o come cavolo si chiamano, che ci dicono che, per esempio!, i tradimenti a sfondo sessuale oppure per veri amori 'alternativi' superano di oltre il 70% tra gli uomini e di quasi il 70% per le donne.
Cioè, per sintetizzare e per non ammorbare, quasi tre italiani su quattro (maschi o femmine che siano) hanno vita e avventure parallele, nascoste, clandestine oppure alla luce del sole, con la connivenza/partecipazione/frustrazione del proprio partner.
Ma non è finita lì.
Stamattina ancora, altra 'grande novità'. Come cita il Corriere.it, gli italiani consumano il doppio di cocaina della media europea. E sono i primi nel consumo di cannabis.

Conclusioni, ovvie.
In Italia si è pieni di soldi, si scopa come dei mandrilli a destra e a manca 24ore su 24, sniffando come dei mantici e facendosi canne a profusione.
E ti credo che sale la fiducia....

giovedì 5 novembre 2009

Mai e poi mai

Mai smettere di sorridere
Mai mollare
Mai pensare che tutto sia finito
Mai arrendersi
Mai pensare negativo
Mai lasciarsi andare
Mai finire

e soprattutto
MAI DIRE MAI

mercoledì 4 novembre 2009

Una risata ci seppellirà

Bisogna avere la capacità, la forza e il coraggio di mettersi in discussione.
Sedersi su se stessi, addormentarsi ogni sera sulle proprie certezze è l'inizio della morte celebrale, della decomposizione culturale. E' l'inizio della fine.
Bisogna scuotersi.
E i miei figli sanno farlo, tutto i giorni.
Per esempio Pilù.
In una puntata della Pimpa a un certo punto parte il classico canto, in questo caso rivolta all'Armando, il suo padrone, che recita:
- Armando è un bravo ragazzo, Armando è un bravo ragazzo ..... nessuno lo può negaaaar!
Bene Pilù, proprio perché va contro ogni convenzione, perché non vuole mai fermarsi alle apparenze, perché vuole affermare la sua originalità ha partorito una versione diversa, senz'altro più originale, che tra l'altro nella sostanza esula pochissimo dal significato originale. E cioè:
- Armando è un bravo ragazzo, Armando è un bravo ragazzo ..... nessuno lo può annegaaaar!
Fantastica. Ed è durissima convincerlo che non sia così.
Continuo ripetermi che una società, come la nostra, in cui non si investe sulle nuove genrazioni è una società morta in partenza, decadente, destinata all'estinzione.
E noi faremo quella fine.

martedì 3 novembre 2009

O mio dio, l'Europa!

Questa storia dei crocefissi è l'ennesimo tormentone che ci portermo sul gobbone per intere settimane.
E la chiesa che si idigna, sempre in modo cristiano  e morigerato (e intanto briga con le sue lobby per far ritirare la sentenza della Coret europea); e i partiti confessionali che si ribellano all'oltraggio 'laicista' e promettono battaglia; e i partiti della cosiddetta sinistra che si scansano tendendo il classico piede in 200 scarpe. La sinistra vera, a quanto ne so, tace.
Ma l'Europa, cari italiani, fa il suo benedetto corso. Abbatte le differenze che limitano le libertà di tutti, elimina quelle discriminazioni che sono tipiche, e tradizionali, nelle singole società e in ciascun stato.
Insomma se vogliamo un'Europa unita, in cui le singole differenze servano a rafforzare le integrazioni politiche, sociali e anche religiose, questo è il modo migliore. Bisogna abbattere le barriere, soprattutto quelle confessionali, da sempre sinonimo di discriminazioni.
Ed è inutile indignarsi, ma bisogna semplicemente accettare il fatto che oggi l'integrazione, a costo di fare qualche passo indietro, è ineluttabile, improcrastinabile e soprattutto ineludibile.
E più si va verso quest'obbiettivo, più sono gli arroccamenti, le difese, i boicottaggi, le diffidenze, i pregiudizi.
Ma la battaglia è persa, o meglio vinta: per una società più aperta, più libera e più forte.
E' l'Europa bellezza, e tu non ci puoi fare niente.

lunedì 2 novembre 2009

Ho paura!

Questo è un paese di irresponsabili. Uno da una parte, e quest'altro anche. Io non dico che il mondo si debba fermare, ma stiamo assistendo a uno stillicidio terrificante di bambini che ci lasciano grazie a questa nuova influenza, da sempre presa sottogamba attraverso continue dichiarazioni da incapaci che dovrebbero tranquillizzare, e intanto questi aprono nuovi dialoghi sulla giustizia (mai più senza!!) e altri si sbattono in viaggi (gli ennesimi!) per ribadire ovvietà e rilanciare messaggi altrettanto scontati.
A me sta venendo un po' d'ansia. Io non so quanto grave sia l'epidemia, se tutto sia montato, se gli allarmi siano eccessivi. So solo che alcune famiglie, da qualche giorno o ora, hanno perso i propri figli, l'unico vero bene inestimabile.
Famiglie che la mattina si svegliano e al posto di preparare il latte ai propri figli, trovano il loro letto vuoto, che al posto di portarli alla partita la prossima domenica, li hanno portati nel loro ultimo viaggio a seppellirsi.
Io non capisco più nulla. E per lavoro mi devo e voglio informarmi, quindi leggo e molto.
Non capisco se ci sono i vaccini, chi li possa/debba prendere, chi è a richio, chi no.
I primi morti venivano giustificati in quanto già affetti da patologie croniche. Da giorni ormai muoiono persone, e in particolare bambini, che a quanto sembra erano perfettamente sani.
Prima ci sono i vaccini per tutti, poi solo per qualcuno, poi per nessuno. La sensazione comunque che ci saranno senz'altro per gli amici, gli amici degli amici, e i padrini degli amici.
Irresponsabili? E' un eufemismo, ma mi sono dato la regola di non insultare, di non partecipare a questa fiera delle volgarità.
Intanto i bambini muoiono, poco fa anche a Bolzano.
E come sempre, e da un po' ancora di più, ci si sente soli, abbandonati, senza protezione, con inutili funzionari che compaiono e spariscono alla stessa velocità: della luce!
Qualche appuntamento?

La canzone dell'intelligenza perduta

Non sopporto gli stupidi
e anche i cretini
Ma soprattutto gli inutili
e pure i becchini

Sono arrivato al mondo
per cambiare la terra
Ma mi trovo sul fondo
a combattere l'effetto serra

Sono stufo delle bestie
ma anche delle teste
Che fanno finta di ragionare
ma pensan solo alle feste

Ci sono i finti svegli
e anche quelli forti
ma tutti inesorabilmente
non sono altro che morti

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...