venerdì 29 maggio 2009

E' un continuo scrutare il cielo

A volte torna.
Come un uccello si abbassa, ti passa vicino, si riallontana, senza perderti di vista, forse per prendere velocità; ma poi riplana, rapidissima, ti tocca delicatamente con un ala.
Si fa sentire, decisa, ma senza farti alcun male.
Quello lo riserva a quando se ne andrà un'altra volta, speriamo, non definitivamente.
La serenità è così. Compare, ti saluta, ma non si ferma mai.

Chissà cosa dice Einaudi da lassù?

L'ho sempre difesa. Ho sempre immaginato che sì, è diventata del 'padrone d'Italia', ma che il suo catalogo fosse di qualità, in qualche modo indipendente, lontana dai giochetti. La sua storia non poteva essere infangata dal parvenu di turno, dal cumenda de noantri.
E l'autore, straordinario inventore di sogni, incantatore di menti, Premio Nobel, non potesse essere corretto da un reggicoda a stipendio fisso in odore di quattordicesima.
Ma questa notizia mi fa preoccupare. Molto. Oppure, in maniera più pragmatica, mi fa aprire gli occhi sulla realtà, da sempre rifiutata.
Bene, che fare? Boicottare? Bruciare? Stracciare?
Beh, io di Saramago non posso fare a meno, anche se è maledettamente faticoso da leggere.
Spero che rapidamente cambi casa editrice e che si rifaccia leggere su pagine più amiche.
Io lo aspetto.

giovedì 28 maggio 2009

A leggerli così fa impressione!

Giudici? grumi eversivi, delinquenti, psicopatici
Giornalisti? tappeti della sinistra carichi d'odio
Dipendenti pubblici? fannulloni nullafacenti
Poliziotti? panzoni
Presidi? incapaci
Esercenti che fischiano? pochi e irrilevanti
Chi vota a sinistra? coglioni
Opposizione? malati d'odio
Parlamento? inutile
Sua moglie? traviata dalla sinistra
... e credo di dimenticarmene un po'.

Non pensate che sia qualcosa di patologico? Ma vi rendete conto che ormai non si salva più nessuno tranne qualche velina/deputato e un paio di vecchi parossistici direttori di testate tv?
E più sono bassi e più vogliono i tacchi, credersi superiori, comandare, fare il bello e cattivo tempo, fare gli imperatori della domenica.
E noi sempre più imbesuiti a guardare, a indignarsi, a irritarsi, ma nulla più.

Sto perdendomi

Oggi, forse per la prima volta in vita mia, mi sento solo. Ma veramente.
Forse ho già girato l'angolo, che evocavo ieri, e nessuno mi è stato dietro?
'Un uomo solo al comando' recitava Ferretti quando raccontava le gesta di Coppi.
Ma lui era al comando, aveva fatto il vuoto dietro sì, ma aveva una meta, un traguardo, che dopo ore, in salita, in discesa, in piano, avrebbe in beata solitudine raggiunto.
Ma ormai io sono solo, dietro l'angolo, e forse ho smarrito la strada per il traguardo.
'Essere o non essere...', certo, ma anche 'Cogito ergo sum'.
Quanto invidio quelli che vanno allo stadio e urlano Arbitro cornutoooo!, che mangiano in mutande, che passano col rosso, che evadono le tasse, che se ne fregano di tutto e di tutti!

mercoledì 27 maggio 2009

Io sono ormai là, in fondo. E voi?

Dipingersi oggi disponibili nei confronto del mondo è molto, molto difficile.
C'è una difficoltà a ogni angolo, ogni cosa che fai diventa una parete verticale da salire con le infradito, chi incontri o semplicemente incroci è un nemico, dichiarato o meno.
Giornata difficile come poche.
Eppure a quest'ora, con gli squali ormai a dormire, un po' di Rem in sottofondo, una luce straordinaria che filtra tra gli alberi ormai rigogliosi, si riesce a raggiungere un po' di serenità.
E' questa la forza della famiglia, degli affetti, dell'amore?
Io non lo so, ma sono sicuro che amo la mia vita, anche in giornate come queste, in periodi come questi dove le nubi nere, una volta all'orizzonte, sembrano quasi avvicinarsi.
Amo la mia famiglia con tutti problemi che ha, amo i miei figli, esplosioni di vita.
Amo le mie scelte, per scellerate che sono state. Amo i miei errori passati, presenti e futuri.
Non cambierei nulla neanche venisse a propormelo l'arcangelo Gabriele in persona.
Ma ora è venuto il momento di dire basta alle banalità. E' ora di guardare avanti, solo avanti, senza più voltarsi indietro, neanche se ti chiamano. Non c'è più tempo.
E chi rimane indietro, e vuole seguirmi, o si sbriga o al prossimo angolo non mi vede neanche più.
Ciao ciao.

martedì 26 maggio 2009

I sogni son deeesideriii...diii feliiicitàààà!!!

In attesa della consueta inutile conference call, la mente divaga, stretta da queste quattro pareti, e schiacciata da questa insulsa canicola che ci scioglie da qualche giorno.
Ecco dove vorrei essere ora.
Terrazza sul mare, possibilmente in Liguria, parte di Levante, in mezzo al verde. C'è un ristorante sopra Monterosso al mare alle Cinque Terre che si chiama Il Ciliegio. E' a mezza costa, domina tutto il paese e il suo piccolo golfo. Meglio la sera perché, almeno d'estate, il sole ti cala di fronte dipingendo luci e ombre da favola.
Tavoli all'aperto, su questa terrazza gigantesca, in mezzo al parco, tra lecci, cipressi e erbe aromatiche.
Il menù non è ampissimo. Le acciughe la fanno da padrone, e ti accolgono sotto forma di antipasto caldo e freddo. Uno spettacolo per gli occhi e per la lingua.
Il tutto viene annaffiato da un vino bianco della zona, terra feconda di vigneti doc forti e di grande personalità.
Poi si sceglie di che morte morire.
Si può passare da pasta fatta in casa con spada o scampi o gamberoni - il tutto servito direttamente nelle pentole di coccio che mantengono temperature e sapori - oppure optare per le classiche trofie al pesto fatto direttamente dalla signora proprietaria. Oppure cose più classiche, di terra, come ravioli e quant'altro.
Si può scegliere di uccidersi anche con dei secondi sia di mare - grigliate, fritture, acciughe in tutte le foggie - o di terra come carne e simili.
Chi è più giovane può scegliere entrambi, naturalmente.
Nel frattempo, se avete figli piccoli, e volete mangiare in pace almeno quando andate al ristorante, gli squali si possono agitare intorno alla piccola altalena oppure pianificare piccole esplorazioni senza pericoli.
Dolci? Beh, ovvio. Tiramisù della casa, torta monterossina - una bomba di cioccolato e crema tenuti insieme a fatica da una morbidissima pasta - oppure cantuccini (ricordiamoci che qui la Toscana è molto vicina). Il tutto annaffiato, offerto dalla casa, da un passito straordinario che scende velocemente nel gargarozzo ma che senti in tutto il suo aroma nel naso. Caffè e punto.
Il signor Gianni, marito e proprietario, fa il servizio da Monterosso, previa prenotazione, con il suo pulmino. Non ti serve neanche l'auto. E la cifra è abbordabile.
Ecco dove vorrei essere ora. Per poi ritornare a casa, dormitina post pranzo, e tutto quel che ne consegue.
Per un attimo quasi mi sembra di non sognare, e giro la faccia verso la finestra con la certezza di vedere Vernazza, e invece la casa di fronte...

lunedì 25 maggio 2009

Ghe pensi mi!!

Per chi non è di Milano, è una frase tipicamente bauscia che vuole in pratica dire 'lascia stare vah, non sei capace di fare niente, ci penso io a risolvere tutto'.
E' la frase tipica del cummenda becero che tanto appassiona oggi.
Bene, è di oggi un'altra risposta in stile 'ghe pensi mi' del nostro presidente. Dopo che ormai non sono solo i giornali comunisti forcaioli interni a pretendere risposte al suo, per lo meno, strano comportamento, ma ormai anche quelli trozkysti internazionalisti di sinistra come il Times, Il Guardian e ora anche la Cnn, bene, allora, buonanima, si è lasciato sfuggire un 'Spiegherò!', tanto per dire, accompagnando il tutto con un 'sarà un boomerang'.
Questo blog, come si sa, dispone di risorse sia economiche sia organizzative che neanche il Kgb ai bei tempi aveva.
Quindi è venuto in possesso, grazie alle sue conoscenze a Palazzo Chigi, in Fininvest, tra i giardinetti di Arcore, nello spogliatoio del Milan, alla Mediolanum, ma soprattutto presso i 13.548 giardinieri delle 258 ville del premier, che cosa rivelerà B. appena riterrà elettoralmente utile farlo.
Ecco la verità. E' una cosa un po' forte quindi tutti i minori, per favore, a letto.
La Letizia Noemi, da Casoria, è di fatto la figlia di D'Alema, generata in una notte di fuoco con Lussuria.
Il progetto dei due pericolosi terroristi era chiaro. E duplice.
1) visto che i comunisti, come è noto anche al parroco del più sperduto paesino di montagna, mangiano i bambini, l'obbiettivo era chiaro: riempirsi a poche spese il freezer.
2) con gli avanzi che non servivano neanche per il brodo, il progetto prevedeva una formazione e preparazione meticolosa per arrivare, al suo diciottesimo anno di età e quindi con la sua maturità raggiunta, all'assunzione della carica di segretario del Pd al prossimo congresso, decisivo!!, di ottobre, che si prevede già problematico. La componente di sinistra del partito l'avrebbe votata in blocco, mentre quella più moderata di ispirazione cattolica, avrebbe di fatto declinato l'invito e quindi ci sarebbe stata la tanto agognata scissione. E il Pci poteva quindi rinascere.
Ma a B. non la si fa. E' intervenuto per salvarla.
Il progetto aveva spaventato molto il nostro presidente e negli anni è intervenuto in modo costante: strappando legalmente la bambina ai genitori naturali, facendola adottare da una famiglia di tutto rispetto, e 'tirandola su' non più come una pericolosa neo Rosa Luxemburg, ma come una più tranquillizzante e collaborativa velina-deputato. Altro che Frattocchie e scuole di partito. Corsi intensivi a Canale5 e ripetizioni al pomeriggio da Fede.
Questo rivelerà B. in parlamento o dove vorrà.
Un uomo, un progetto. Sta salvando il paese da tutti gli attacchi che vogliono minare la democrazia in questo paese. Un uomo, una diga.
Anche con questo caldo, possiamo dormire, anche se un po' sudati, tra due guanciali.
Alle Europee votate....

venerdì 22 maggio 2009

Forse è solo distrazione

'Su 70.000 abitanti di L'Aquila, sono 100.000 le richieste di indennizzo'.
Questa la notizia di stamattina che fotografa la situazione post terremoto nel capoluogo abruzzese.
Se ce n'era bisogno, l'Italia mostra ancora una volta il suo vero volto.

Un dottore, presto!, un dottore

- Ciao amico!
- Ciao amico!
Quasi tutte le conversazioni di Pilù con i suoi amici/compagni di scuola che si incontrano all'entrata al mattino oppure ai giardini per giocare iniziano così. Grandi abbracci, baci che volano, sorrisi complici.
E stamattina, dopo il 'Ciao amico' con l'Ale scatta la corsa per entrare a scuola.
E, come spesso capita, boom! per terra, sull'asfalto pieno di ghiaia. Urla (senza pianto stamattina), mani bucherellate dai sassolini, e - primo giorno con i calzoni corti!!! - ginocchio sinistro completamente sbucciato. Sangue e cotillons.
Ho un ricordo nitido. Credo avessi intorno ai sei anni, o poco più, estate, in montagna. Sono caduto correndo sulle due ginocchia e mia madre mi aveva messo due croci di cerotti in bella mostra; una per ginocchio. Sembravo in partenza per la Terra Santa. Chissà come mai la mente trattiene per tutta la vita ricordi così marginali...
Entriamo a scuola, e ci buttiamo subito in infermeria per disinfettare, curare, calmare, accarezzare. Pilù è tesissimo, lo si percepisce, e infatti non dice una parola.
- Brucia? gli chiede la signora della scuola.
- No, per niente, le risponde.
E si gira verso di me: - Papàààà, ormai io sono un uomo.
E ha ragione.
E andando in ufficio pensavo 'oggi vendo tutto e da domani ci va lui a lavorare....'

giovedì 21 maggio 2009

... sono già alle Maldive!!

Bisogna saper allontanare se stessi dalla vita. Distaccarsi. Guardare da lontano.
Oggi, in un mondo dove anche il ruolo del padre è una prova generale, bisogna sapersi allontanare.
Come? Non lo so. Ma credo che ormai sia necessario.
Non si può prendere tutto così sul serio, essere sempre militanti.
La fatica ormai è tanta, non ci si può prendere sul serio sempre.
Da oggi avanzo le mie dimissioni da uomo impegnato, attento, premuroso, solidale.
Da oggi mi schiero un po' più dalla parte cialtrona del paese. Quando servirà lascerò la macchina in seconda fila fottendomene di tutti, mi lascerò scappare qualche battutaccia anche di fronte ai miei figli, farò vedere qualche partita di calcio a Pilù, che sono mesi che me lo chiede.
E quando sarò al seggio, alle elezioni europee, dimenticherò il mio obbligo politico e morale. Vedrete se non lo faccio.
Bisogna che prenda una vacanza, più o meno lunga, da me stesso.
E tutti ne beneficeranno. Ne sono certo.

mercoledì 20 maggio 2009

Tremate, tremate le streghe son tornate

Anche se non ce l'ho più, oggi voglio fare un elogio alla Mamma.
Quella santa donna che in ogni casa si sciroppa, volente o nolente, la famiglia, mariti compresi.
Mariti in genere estremamente impegnati e quindi di facile incazzatura casalinga. Mariti che, il più delle volte, non sanno neanche aprire un cassetto per scegliersi le mutande, perché non sanno cosa siano. Mariti che si aggirano come lupi in gabbia durante i week end, aspettandosi sesso a tutte le ore, manicaretti degni di Gualtiero Marchesi e ambienti sognanti e per lo più silenziosi.
E loro subiscono, a volte in silenzio, a volte urlando, a volte 'facendotela pagare' con un congegno a orologeria, lentamente.
Ma fossero solo i mariti...
Che dire dei figli/e, spesso e volentieri ultra trentenni, che vogliono il sugo pronto, le ciabatte davanti al letto ma che poi si seccano solo se chiedi loro se tornano o no a cena e, possibilmente, a che ora? Giovani incazzosi, il più delle volte senza arte né parte, che spadroneggiano tra i muri di casa, che dettano legge, che avanzano pretese.
Bene, alle sante donne che fanno di primo nome Mamma io rivolgo un pensiero, un abbraccio e un bacio, e aggiungo una serie di fattivi suggerimenti.

1) tutte le mattine in palestra, possibilmente cuccando alla grande. pomeriggio libero
2) pranzo carne Simmenthal e cena tonno Nostromo ( e le scatolette se le aprono loro)
3) bucato solo delle proprie cose (una delle mie prime convivenze è stata con una femminista militante che separava le sue cose e se le lavava. io, invece, scemo!, lavavo tutto). Il resto se lo smazzino loro
4) sabato e domenica sveglia non prima di mezzogiorno
5) al primo che apre bocca siete autorizzate a utilizzare un buon vecchio metodo che tanti frutti in passato dava: la scopa.
E voglio vedere chi si lamenta!!!

martedì 19 maggio 2009

Ho bisogno di un ortopedico

Io e Pilù, per la strada, l'altro giorno.
-Dai Papà, corriamo!!!
Io, da un po' di tempo, ho un problema alla caviglia, oltre quello sostanziale del tempo che passa.
- Pilù, ho male a 'sta caviglia, maledizione, non riesco. Il tuo papà è vecchio ormai, aggiungo facendo un po' la vittima con lo sguardo perso all'orizzonte (in città poi...)
- Occhei, mi dice, però non smetterai di proteggermi, vero?
Mi si stringe il cuore, lo abbraccio, lo bacio e gli prometto che mai e poi mai smetterò di occuparmi di lui, anche quando lui non lo vorrà più (ma quest'ultima parte la tengo per me).
Avere figli è proprio questo. Una militanza a oltranza, un impegno infinito, una promessa costante. Non si smette mai di esserlo.
Da figlio non lo capisci, non lo puoi capire, anzi ti infastidisce. Ma da padre ti accorgi una mattina che un pezzo di te si aggira per il mondo con le proprie gambe, che affronta la vita distante da te, e allora è un continuo rincorrerlo, guidarlo, proteggerlo, salvarlo.
Fino al giorno in cui ti dirà arrivederci e tu rimarrai lì, come un cretino, a guardarlo andarsene, con il dolore nel cuore, ma con l'orgoglio che ti gonfia fino a farti saltare i bottoni della giacca.

lunedì 18 maggio 2009

Sogno o son desto?

Mi risveglio tutto sudato, ansimante. E' mattino, c'è già chiaro là fuori, e i primi rumori della città che si risveglia si fanno largo nei silenzi mattutini.
Butto via le coperte, ho un caldo infernale, e l'incubo che ho appena interrotto con un urlo picchia ancora nelle mie tempie.
Certo che Freud aveva cercato di viaggiare nella mente, nella mente notturna del riposo, per interpretare (chi non ha letto 'L'interpretazione dei sogni' nelle derive adolescenziali verso la psicanalisi?) e cercare di capire quello che ci succede di notte.
Forse c'era riuscito, forse, no. Non so a che punto è arrivata oggi la psicanalisi nelle sue ricerche. Non so quali nuovi strumenti oggi lo studioso della mente ha a disposizione. Ma soprattutto non so se oggi, tra veline e porcate, esistono ancora studiosi. Tant'è.
Mi alzo, senza far rumore, soprattutto per non svegliare gli squali. Vado a bere.
Attacco l'Airport. Prendo il portatile. Respiro lungo in attesa della connessione.
Il momento appena prima della connessione è come essere sospesi nel nulla, quando si fa un tuffo dall'alto. Non ci sono rumori, nessuno si muove, quasi si trattiene il respiro. In attesa dell'impatto con l'acqua.
Eccoci. Carico il mio sito di informazione privilegiato e...
- Ma noooo! ma allora è vero!!! Ma non è possibile.
L'articolo principale recita '...il presidente del consiglio B.... e il ministro della difesa LaR. e il presidente della camera F. hanno incontrato....'.
E nell'articolo di spalla '... di una legge promossa direttamente dal sindaco di Roma A. in collaborazione con il ministro B... della L....'.
Ma dio mio è vero! non è un incubo che si dissolve. E' un vero incubo.
Sono veramente al governo, con la L. e con i fascisti.
E noi, noi dove siamo finiti? Neanche il sogno è riuscito a dirmelo...
Caffé forte stamattina, e senza latte!!!

domenica 17 maggio 2009

Mors tua vita mea

Una settimana al ministero della difesa quando cominceranno a bombardare i Caschi Blu dell'Onu a seguito delle straordinarie dichiarazioni del nostro ministro. Questo il premio a chi indovina il sottotitolo di questo blog. Un aiutino? Basta guardare sotto al titolo.
Bene questo sottotitolo non è messo lì per caso. Indica chiaramente che la mia età non è tra le più verdi, e che fare i figli a questo punto della vita non è tra le cose più consuete e riposanti. Punto, come direbbe Pilù.
E quindi primo o poi doveva capitare.
Domenica mattina, caldo impestato, bella idea di andare a Vigevano a vedere il castello, la piazza, fare un giro nello struscio della cittadina. Torre e scuderie del castello, la strada coperta (sopra e sotto); Pilù è affascinato, corre, domanda, si diverte. BiBì come sempre, un po' incazzosa, urlante, totalizzante, guarda tutto con distacco.
E' quasi ora di pranzo, e gli squali hanno fame (e non solo loro!). Pizza al volo?
E vada per la pizza. Se la dividono le due bocche (ci vuole più di mezz'ora, esasperante), poi vada per un gelato, seduti sul gradino di un negozio chiuso (che tra l'altro vendeva sandali per bambina tipo BiBì a 100euro e un paio di scarpine per neonato a 99, cose da pazzi!).
Siamo fermi in attesa che assorbano l'intruglio, Pilù si allontana un attimo e io lo richiamo. E una signora, si fa per dire!, si gira e mormora a Pilù, con quell'accento insopportabile della bassa:
- Su, fai il bravo, vai dal nonno! Lui manco la sente, io la guardo, lei mi guarda, forse capisce, abbassa lo sguardo, si gira e se ne va, ridacchiando con la sua amica arpia.
- Basta, ora si va a casa! ordino con piglio da padre (nonno) padrone.
E mi faccio qualche domanda.
1) Ma Ludovico il Moro non poteva raderlo al suolo, dopo averlo saccheggiato per bene, sto buco pieno di zanzare?
2) Ma questo non è quel posto dove un parroco, nel giorno della Memoria, si è presentato ai suoi fedeli con la svastica al braccio?
3) Ma questo non è quel posto dove un parroco, nel giorno della Memoria, si è presentato ai suoi fedeli con la svastica al braccio, e i fedeli stessi sono stati zitti e non l'hanno appeso al campanile?
E mi conforto.
- La crisi della calzatura è e sarà sempre più pesante, e in questa zona praticamente un'azienda ogni due fa scarpe.
- La globalizzazione sta stroncando tutte le aziende padronali becere che non sono in grado di aprirsi al mondo. Qui è pieno.
- L'ondata di immigrazione selvaggia o no, si fa sentire, soprattutto nei suoi aspetti negativi, in questi piccoli centri.
- Con l'effetto serra, probabilmente il Ticino primo o poi esonderà mandando in malora tutte le coltivazioni della zona.
- Le rane, prima o poi si estingueranno, e voglio vedere poi cosa mangiano.
Con un ghigno sulle labbra, mi avvicino alla macchina e prendo la strada di ritorno. Ora mi sento meglio, molto meglio.

venerdì 15 maggio 2009

Sono le 10 e tutto va beneeee!

La notizia è di poco fa, strillata a più non posso su tutti i siti principali di informazione.
Il Pil crolla ai livelli del 1980 e tutto va bene. Cioè siamo non solo alla farsa, al regime qualunquista e becero, alla continua reiterazione di un messaggio palesemente falso, ma ora stiamo vivendo qualcosa di patologico.
Il nostro presidente del consiglio è chiaramente impazzito.
In questo momento in cui le aziende chiudono, aumenta la disoccupazione, crolla il gettito fiscale di quasi 5miliardi di euro, crollano i consumi, la gente non ha più soldi, la risposta è che siamo fuori dal momento più difficile, il peggio è passato e che vediamo con chiarezza segnali di ripresa.
Voi come la definite un'affermazione del genere? Vi sembra frutto di uomo di destra o di sinistra o di centro, o semplicemente di un irresponsabile?
Ai posteri l'ardua sentenza, ma intanto noi dobbiamo mangiare.
E tutti i sondaggi, presunti, falsi, veritieri o bufale totale che siano, lo danno in crescita. E alle Europee stravincerà.
Allora, Paese mio, è questo che vuoi?
E tutti voi che l'avete votato, implorato, toccato come la Provvidenza, invitato alle vostre feste di compleanno, riso alle sue battute becere, sorriso quando vi metteva le mani sotto le maglie, applaudito, pianto di commozione, accarezzato, guardato in Tv, difeso, magnificato... bene tutti voi, quando tutto crollerà, allora sarete tutti in piazza, sicuramente riciclati, a inveire e far 'crollare' i simboli del vecchio potere come 60 anni fa, vero?
Se c'è, che Dio vi perdoni.
O meglio, che vi fulmini!

giovedì 14 maggio 2009

Ministero dell'igiene

Si sta provando, gradualmente, a farla fare nel vasino oppure nel water. Naturalmente sto parlando di BiBì.
Si sta provando, insomma, a toglierle il pannolino. E' ormai il momento.
Quindi ogni tanto, tra le mura di casa, potreste imbattervi in BiBì che miagolando trascina con sé, con un rumore assordante!, il vasino.
La scena che mi appare davanti agli occhi, stasera, è inquietante.
Io seduto sulla poltrona con il Mac sulle ginocchia che scrivo. Lei si avvicina, trascinando 'sto coso, enorme in confronto a lei. Il biberon, posteggiato tra i denti, mezzo pieno di tisana al finocchio, non lo molla neanche sotto tortura.
E' senza pannolino. E' lo sport preferito da qualche giorno. Butta Gioggio, una piccola bambola con la faccia da deficiente, dentro il vasino. E ci si siede sopra.
- BiBì è ora di mettere il pannolino e di filare rapidamente a letto, ingenuamente propongo, cercando di distrarla.
Mi guarda e mi fulmina un 'No!' che non lascia dubbi.
Io continuo a scrivere, poi suona il telefono, Pilù vuole il latte, io rispondo a un'email improvvisa. Insomma tutti fanno altro senza badarle.
Cambio scena, come nei migliori film hitchcockiani.
BiBì seduta per terra sempre in salotto, che schiaffeggia l'interno del vasino procurando un inconfondibile rumore di liquido 'frullato'.
Io deglutisco, alzo gli occhi e la vedo che immerge le mani e che se le porta alla faccia.
Un urlo.
- Ma non avrai fatto la pipì, verooo?
Mi guarda con un ghigno di sufficienza, reimmerge le mani e continua le abluzioni propiziatorie.
S. si avvicina, entrambi cominciamo a ridere schifati, io ho un patetico tentativo di scaricarle la responsabilità della cosa, lei mi dice non se ne parla e di pensarci io.
Poi ci viene un'illuminazione. Annusare il fetido liquido per capire.
E per fortuna un orribile profumo di finocchio ci sale per le narici e ci tranquillizza.
BiBì fila a lavarsi, rapida sciacquata al vasino, pannolino inserito e tutti a nanna.
Ogni sera è sempre più dura.
Bevessi mi farei un whisky e, per punizione, senza ghiaccio, che credo faccia anche più schifo.

mercoledì 13 maggio 2009

Avanti c'è posto!!

Riprendersi la vita, questo è l'obbiettivo di oggi.
Riprendersi uno spazio normale, di vita quotidiana, in cui si possa provare dolore oppure gioire in modo sincero. Riprendersi la mente, questo è l'obbiettivo.
Oggi tutto è edulcorato, fintamente spontaneo. Oggi tutti recitano.
Ci sono quelli sul palcoscenico che lo fanno per professione.
Ci sono quelli in politica che lo fanno per interessi.
Ci sono quelli che fanno il verso a qualcun'altro.
Ci sono quelli che si illudono di essere qualcun'altro.
Ci sono uomini e donne che recitano il ruolo degli 'indispensabili'.
Ci sono quelli che assumono il ruolo degli amati.
Ci sono quelli che si prendono la parte di chi ama.

Non c'è più nessuno che sia se stesso.
Anche questo post è una recita.
Ci sciogliamo come neve al sole.

martedì 12 maggio 2009

E' la Tv che guarda te!

E' il titolo di un libro che presenta la Tv come un 'oggetto pensante', che ti guarda e che ti propone, a secondo delle tue necessità , programmi e spot con un unico scopo: acquistare e consumare.
E' di questi giorni la notizia di una paesotto, Noceto in provincia di Parma, che da tempo 'ha abbandonato' la Tv, dopo un drammatico fatto di cronaca protagonista un adolescente.
Una notizia che dà speranza, che è un buon viatico di marketing, ma che di fatto non risolve il problema. Che è sottile, e non può essere banalizzato.
La questione sul tavolo non è Tv sì o Tv no. La Tv c'è e chi vuole bersi il cervello se la vede.
Il problema sostanziale, che è culturale, ma anche pedagogico e soprattutto formativo, è quello che lega i bambini alla Tv.
O meglio, ancora: quanta TV devono vedere i bambini, se la devono vedere o no, con chi, e quant'altro.
E' una domanda che mi tartassa il cervello, tutti i giorni. In una famiglia che da sempre, per motivi diversi, non ha mai amato troppo lo Scatolone Urlante (sembra un nome dei Gormiti!), risulta 'naturale' non far vedere la Tv ai propri figli. Oggi è un semplice monitor per vedere cartoni per loro, dvd per noi.
Naturale e quindi automatico non accenderla. E si sa, se non la vedi non la conosci, e non ti rapisce il cervello. E quindi non hai voglia di riaccenderla. E' un gatto che si morde la coda.
Ma i figli devono vivere nel loro tempo. I bambini sono terribili e cattivissimi contro chi non si adegua ai ritmi e agli argomenti di tutti.
Per BiBì il problema per ora non si pone. Ma per Pilù comincia a porsi.
E si pone la domanda: gliela accendo o no? e se sì con che modalità? e cosa può vedere? e cosa no? e quanta ne può vedere?
E come fai se tutto il giorno sei fuori e rientri solo alle soglie della sera? Gliela accende la baby sitter e poi sta con lui a guardarla in modo da verificare che non ci siano schifezze? Oppure la accendiamo la sera quando i programmi per bambini, cosiddetti, non ci sono più e gli proponiamo merdate tipo Grande Fratello, reality di irrealtà assolute, oppure dibattiti in cui urlano tutti?
Io non so cosa fare. L'unica cosa che non voglio fare è tenere mio figlio imbrigliato e fuori del mondo. Ha bisogno di vivere il suo mondo, nel bene e nel male, sì protetto ma non in un eremo.
Il rischio, palpabile!, è quello di crescere i figli senza spirito critico, senza la capacità, appena potranno, di fare scelte, virtuose e positive. Lasciarli ai margini significa, di fatto, escluderli.
Qualcuno mi aiuti!

domenica 10 maggio 2009

Potere operaio?

Capita raramente, ma a volte capita.
Dopo una visita ai nonni oltrefrontiera, si offrono spontaneamente di tenere Pilù fino a lunedì, visto che all'asilo ci sarà assemblea sindacale e quindi dovrebbe essere ritirato appena dopo pranzo.
- Nessun problema se è daccordo lui, rispondo.
Lui è contento, con i nonni si trova bene e con loro fa quello che vuole. Quindi...
Bisogna però acquistare pigiama e biancheria, visto che la cosa non era prevista.
In giro per la città, ci si imbatte in un negozio gestito da cinesi (sicuramente anti-maoisti) in cui si trova un po' di tutto a prezzi stracciati.
- Bianchelia? dietlo là. Pigiama? bello pigiama dall'altla palte. Pel Confucio, ma bimbo è plopio uguale mamma!!!' E io, non solo per motivi politici, comincio a guardarla con odio e penso alla Bossi/Fini.
Veloce soluzione per il pigiama, mentre per le mutande la cosa diventa complicata.
L'offerta è degna di un telefilm della serie anni '60 'Ai confini della realtà'. Slip dei Gormiti, slip di una qualche serie di fiction di moda, slip dei Power Rangers, slip anonimi. Suggerisco gli ultimi ma Pilù, nonostante in casa non girino (li ha forse conosciuti da qualche compagno di scuola materna), impone la sua scelta: Power Rangers.
Una volta a casa si vuole subito provare i nuovi acquisti.
Prima il pigiama, ok!, poi gli slip. Pilù si guarda e si rimira.
Li toglie e si rivolge a sua madre:
-Mamma, ora che ho provato gli slip dei Power Rangers sono fortissimo e agilissimo!
- Azz... per così poco? e penso che potrei comprarli anch'io, non si sa mai...
E io mi chiedo: altro che potere operaio sconfitto su più fronti, ma volete mettere la forza del marketing?
E mi ridomando: ma i bambini non dovevano essere 'zona protetta?
Certo che con quello che si vede in giro, minorenni compresi, non è che ci si possa aspettare di meglio.
Tirem innanz.

venerdì 8 maggio 2009

Io sono d'accordo!

Con cosa? Con la proposta della Lega di introdurre vagoni della Metro Milanese riservati ai milanesi, relegando gli altri nei rimanenti.
Però con questi accorgimenti:

- tutti gli abitanti dell'hinterland italiani se ne stanno con gli extracomunitari nei loro puzzolenti vagoni (per cui non è previsto neanche il servizio di pulizia, eccheccavolo, c'ho mica i soldi da buttare, io?)
- tutti i cittadini italiani, sia della regione, ma a maggior ragione di tutte le altre zone italiche, viaggiano nei vagoni puzzolenti
- il biglietto dei vagoni puzzolenti ha un costo esattamente il doppio di quello degli eletti, così ci facciamo il business
- è necessario istituire una deroga imperiale ai cittadini di Arcore che sono una enclave di puri milanesi e che quindi possono accedere ai vagoni profumati
- i vagoni puzzolenti aprono le porte solo ai capolinea. Gli extracomunitari e gli extramilanesi possono salire, per esempio, solo a Cascina Gobba e poter scendere per esempio solo Molino Dorino (possono quindi scendere negli incroci tra linee, previa controllo di polizia e telecamere connesse a Facebook). In città nisba.
- sui vagoni profumati esiste aria condizionata, manicure e pedicure, servizio di ristoro e connessione WiFi.
- ai vagoni puzzolenti è possibile accedere dall'inizio del servizio fino alle ore 19,00; dopo tutti foera di bal.
Un particolare ringraziamento agli amici (bianchi) sudafricani e del popolo confederato che ci hanno aperto un nuovo mondo con la loro fattiva consulenza e hanno permesso di realizzare questa splendida idea.

Sapete qual è il problema vero? Non è una dozzinale questione di razzismo, di solidarietà, di rispetto della specie umana, di essere contro la costituzione, e caspita la Lega e tutti i suoi amici non sono razzisti, noooo, ma la questione, non ancora risolta è una e semplice: i milanesi chi sono? e dove sono? e quanti sono?
Dire vomito è sufficiente?

giovedì 7 maggio 2009

La classe non è acqua

Ormai ci stiamo abituando a tutto, al peggio del peggio, quasi anche che il Paese delle Banane abbia un premier simile. Sottolineo il quasi.
Ma questa proprio no.
La classe, cioè l'eleganza, il silenzio, la pulizia dei gesti, ecco quella proprio non la si deve toccare.
Oggi chi vince (parlo degli uomini) è così:
- collettone della camicia con due/tre bottoni sul colletto che arriva fino a metà mento
- pelatone reale o provocato
- pantalone a mezza chiappa, con zampa d'elefante o meglio di mammuth
- occhialoni da sole stile Nuvolari alla Mille Miglia
- cappellino da pirla alla texana pur provenendo da una qualsiasi città/provincia de noantri
- scarpe con lingue e fibie che si incrociano con fogge disparate
- spesso, cicca in bocca masticata a bocca divaricata
- quasi sempre passati i quaranta
- linguaggio sboccato/giovanile con accento urlato meneghino ('Ué raga, tutto rego?)
- un parere sempre su tutto, ma...
- ... un'ignoranza ostentata e obbligatoria su tutto
- profumo che si sente anche aldilà della Alpi

E poi:
- donne trattate a pesci in faccia ('Posso palpare la signora?')
- macchinone posteggiato sui marciapiedi
- paninone ai 15 gusti colante di salse e sughi
- birra grande mostrata ai 4 segni cardinali
- colesterolo, probabilmente, a mille
- muscolacci, a volte gonfiati, mostrati ai sette venti
- tatuaggi anche sotto la lingua.

Insomma la classe è un'altra cosa.
La classe è solo di chi non si fa notare, e non perché sia invisibile. L'eleganza è quella che non si fa vedere.
Non ne posso più.
Sto diventando come Cecilio in 'Camera con vista', e purtroppo la cosa mi piace.

mercoledì 6 maggio 2009

Un po' di tempo, solo un po' di tempo...

La convivenza oggi è durissima. Non tanto perché gli affetti siano scemati o perché il rispetto reciproco sia ormai un lontano ricordo, ma semplicemente perché la vita è sempre più complicata.
L'obbiettivo di ognuno è quello di ritagliarsi un piccolo spazio quotidiano per, a scelta:
- stare in silenzio
- leggere
- parlarsi senza urla in sottofondo
- riposarsi
- progettare
Con i figli, piccoli poi, diventa quasi impossibile.
Oggi ci viene propinata la sontuosa ricerca Ocse in cui gli uomini italiani avrebbero circa ottanta minuti in più delle donne corrispettive per sé.
Io capisco che è una media e visto come è distribuito geograficamente, culturalmente ed economicamente il nostro paese, capisco anche si raggiungano cifre di questo tipo.
Ma oggi per una famiglia, con genitori entrambi impegnati professionalmente, in cui troneggino figli, in una città allucinante come Milano, tra le più care al mondo, bene, una famiglia così ha ben poco da scialacquare in termini di tempo libero. E un uomo che fa parte della propria famiglia e che non è uno stronzetto bamboccio attaccato alle gonne della madre ('stasera calcetto', ma ti prendo a calci!!!), ha l'obbligo di fare la sua parte in tema di operatività casalinga, educazione dei figli, contribuzione economica al benessere di tutti ecc ecc ecc. E non per aiutare ma per fare e basta.
Io questi ottanta minuti in più non li vedo, ma non li vedo proprio in assoluto.
La giornata è un continuo rincorrere, piegarsi, prostrarsi, uscire, rientrare.
Oggi parlare con la moglie lo puoi fare nei tragitti in auto, se gli squali si addormentano, dopo le dieci di sera quando hai quel quarto d'ora prima che le palpebre crollino definitivamente, telefonandosi (sic!) oppure, oppure non lo so.
Si sta diventando maestri delle conversazioni mignon: si inizia un discorso, ci si interrompe, lo si riprende, lo si sospende, lo si riagguanta dopo ore, lo si riperde, a volte definitivamente, senza raggiungere alcuna conclusione.
Un tempo sognavo viaggi in luoghi lontani, alla ricerca di 'nuove forme di vita' come recitavano i telefilm di Star Trek.
Oggi desidero ardentemente un'ora da solo con mia moglie, una cena fuori senza l'ansia di rientrare o, azzardo!, un week end al mare, con cenetta al sabato sera, un buon vino, del pesce.
Basta volerlo, mi sembra già di sentirli.
Palle cari miei, bisogna solo poterlo fare.

martedì 5 maggio 2009

I bambini ti spiazzano, sempre!

Non avrei mai detto, ma la discussione dell'altro giorno con Pilù a seguito dell'insano gesto di far catapultare sua sorella sul pavimento, ha avuto un seguito.
Stamattina, ore 8,15, soli in casa, in attesa di andare a scuola. BiBì e sua madre sono appena usciti per il nido.
Mi avvicino a Pilù, per dargli un bacio. Mi abbraccia con impeto, mi bacia, scende dall'abbraccio, sta per tornare al suo gioco, si ferma, si gira e mi spiattella, calmissimo:
- Sai Papà, io non ho fatto cadere BiBì apposta. L'ho spinta perché mi stava addosso e poi è caduta. Non volevo farle del male.
Io rimango di stucco. 48 ore dopo, di sua iniziativa, riapre la discussione, senza alcun capriccio, mi motiva la cosa, me la spiega, me la ragiona.
Io lo guardo, con un senso di colpa che uno tzunami in confronto è niente.
E penso che sicuramente in ogni bambino c'è un diavolo, ma è anche vero che in ogni bambino c'è un uomo.
Mio figlio è già un uomo e io non me ne ero accorto.
Appena torno a casa gli compro un macchina, vera.

lunedì 4 maggio 2009

Cosa fai? Eh, dimmi un po'?

Cosa fai se tuo figlio (Pilù) sbatte giù dal divano sua sorella (BiBì)? E lo fa mentre stai lavando i piatti, cosa che già non di predispone positivamente nei confronti del mondo?
E cosa fai quando lui cerca di voltare la frittata dicendo che è caduta da sola? Il tutto mentre lei urla disperata nonostante non si sia fatta nulla?
Eh, cosa fai? Dimmi un po'?
Soluzione 1 - Prendi Pilù lo appendi per gli alluci nella sala tortura fino a quando non chiede perdono.
Soluzione 2 - Gli urli addosso che se lo fa un'altra volta la soluzione 1 diventa operativa.
Soluzione 3 - Ti incavoli come una bestia, lo redarguisci urlando, gli spegni la Tv mentre sta guardando il suo dvd preferito e gli chiedi se è impazzito o che cosa.
Soluzione 4 - Lo porti nello studio, lo fai accomodare davanti alla scrivania, gli offri un sigaro e un bicchierino di Porto, e gli dici che la violenza non ha mai portato nulla di buono e che se ha qualche disputa con BiBì deve risolverla dialetticamente. Come fa l'Onu...
Soluzione 5 - giri la faccia dall'altra parte e aspetti che tua moglie risolva la cosa ('tanto io sto lavando i piatti...').
Ho scelto la soluzione 3 (anche perché non ho né la camera di tortura né lo studio). E gli ho messo anche il muso, tiè!
Fino a stamattina, non perché lui sia venuto da me in lacrime cercando l'amore perduto del papà cattivo, ma perché non ce la facevo più a stare lontano da lui.
Mio padre mi avrebbe fatto 'morire'. Non esistono più i padri di una volta!!!
Comunque sappiate una sacrosanta verità: dentro ogni bambino, dolce e affettuoso come Pilù, ricordate!, si cela un diavolo capace delle peggiori nefandezze.

sabato 2 maggio 2009

2 maggio 2001

Alle 4,44 suona, o per meglio dire, urla il telefono.
Avete mai provato a riceve una telefonata nel cuore della notte? In genere ci mettete un po’ a rispondere, vi sembra di sognare, sembra un suono che non vi appartiene.
Bene, quella notte, ormai quasi mattino è stato un micidiale tuono nel nulla che mi ha fatto rispondere dopo un solo squillo, velocissimo, mentre guardavo la sveglia per capire che ora fosse.
- Paolo, corri la mamma sta morendo, o forse è già morta! Ma Dio....
Testuali parole, le ricordo e le ricorderò per tutta la vita. Potrei recitare l’intonazione, sintetizzare il volume all’ultimo decibel, fotografare con esattezza la lunghezza e il tempo.
Mi alzo, calmissimo, quasi lento nei miei gesti. Mi vesto, dò un bacio alla mia compagna, esco, prendo l’auto e dopo dieci minuti posteggio sotto casa di mio padre.
Respiro lungo, ascensore, primo piano, secondo, terzo, la porta si apre e ancora sul pianerottolo, prima di entrare in casa, penso che non può essere, che anche questa volta ce la farà, che sarà l’ennesimo falso allarme e che potremmo tra pochi minuti prenderci tutti insieme il suo amatissimo caffé. Le ho, come sempre, portato un libro recentemente e mi riprometto, nonostante le sue difficoltà, di chiederle se l'aveva finito (era L’età dell’innocenza della Wharton, meraviglioso viaggio nell‘America di inizio novecento).
La porta è socchiusa, apro, e mia madre è là, sulla poltrona, con una mano sul petto e una abbandonata, con gli occhi socchiusi. Se ne è andata.
Cerco gli occhi di mio padre che è in una sorta di trance. Continua a camminare su è giù per la casa.
- Era un’ora che era sveglia, faceva fatica a respirare e allora ci siamo spostati in salotto. A un certo punto ha urlato il mio nome, ha girato la testa e...
Questo l’essenziale racconto di mio padre, che continua a ripetermelo, in modo ossessivo, fino al momento in cui esasperato gli urlo di smettere, di farla finita, di non torturarmi.
Arriva mio fratello. Ha un sussulto appena la vede, un vero e proprio salto. Chissà se se lo ricorda.
E poi avvengono cose che è inutile descrivere, decisioni necessarie da prendere. Cose che per fortuna ti aiutano a reggere il momento, a tenere impegnata la mente.
Prima di partire per la montagna dove lei voleva essere seppellita, per prendere gli accordi, passo da casa. Appena apro la porta scoppio in singhiozzi, adolescenziali formidabili singhiozzi, tra le braccia di S. Finalmente, almeno per qualche minuto, mi lascio andare, mi libero di tutto, delle tensioni di questi mesi, dell’aver appena visto il corpo senza vita di mia madre, della fatica, dell’incapacità di fare qualcosa, dei sensi di colpa. Qualche minuto, nulla più.
E poi, subito, immediatamente (non è vero che arrivi dopo un po’, dopo giorni) un senso di tristezza, di solitudine, di vuoto, con la certezza che non si colmerà mai più.
Mia madre era bellissima.
Oggi lo so.

venerdì 1 maggio 2009

Primo maggio 2001

E’ la prima volta che racconto tutto ciò. Ora lo posso fare.
Ero a Sestri Levante. Un bellissimo ponte, di qualche giorno, non ricordo, forse addirittura dal 25 aprile. Ho acquistato un paio di Camper che ho ai piedi ancora oggi, bianche. Con la donna che poi ho sposato, che è la madre degli squali.
In accordo anche con mio fratello si torna presto dai rispettivi luoghi di vacanza, per passare a trovare i genitori, e in particolare mia madre, malata, sempre appesa alla vita, ormai da mesi.
Si arriva a Milano nel pomeriggio e ci si ritrova, tutti insieme, nella casa in cui entrambi abbiamo passato molti anni.
Mio padre è più preoccupato del solito. Lo capisco dal continuo raccontare quello che è capitato di giorno, di notte, cosa mangia, cosa fa. Con le parole ripetute sembra voler esorcizzare, rimandare, allontanare.
Lei invece è tranquilla, è seduta sul divano con una quantità industriale di cuscini che la sostiene e le consente di stare molto in avanti, senza affondare nella seduta del divano stesso, sulla punta.
Mi ricordo i suoi racconti della sua giovinezza, al lavoro alle Poste, in piazza Cordusio. Aveva sempre il vizio di sedersi sulla punta delle sedie e tutti pensavano che fosse bassa di statura. Ma ogni volta che si alzava, si allungava in tutta la sua altezza e la gente si meravigliava. Alcuni glielo dicevano pure.
Comunque il pomeriggio trascorre normalmente, tra chiacchiere, risate, racconti e caffé, immancabile nei pomeriggi a casa sua, malattia o no.
Ricordo con nitido dolore che era una giornata di sole forte, la tapparella semi abbassata, lei che ormai accusava tra l’altro un po’ di cecità (maledizione non riusciva più leggere, il suo vero cruccio) e spostava in modo innaturale la testa per poter inquadrare, tra le ombre, chi le parlava.
Io ero separato da non molto dalla mia prima moglie e la situazione non si risolveva. Lei era angustiata dalla cosa.
Cattolica, aveva avuto la tristezza di dover affrontare due figli che si erano separati, uno addirittura che si era sposato in comune. Un colpo al cuore, io questo l’ho sempre saputo.
Continuava a domandarmi come andava, che succedeva, dove vivevo, mi diceva che le piaceva comunque la nuova compagna per la sua immediatezza e simpatia. Mi guardava. Questa situazione di instabilità le metteva agitazione.
Alla fine del pomeriggio avviandoci alla porta, mi ha rimproverato una mancata laurea e un matrimonio buttato al vento. Ma il tutto, davvero!, condito con la sua solita ironia, con qualche parola in dialetto cremonese (non lo sento più, ormai!), da il suo consueto sguardo d’intesa.
Un pomeriggio, dopo tutto, sereno.

Il vento, il cappello, l'uomo

Dove: una grande piazza centrale della città. Quando: una mattina invernale, all'alba, con sole appena nato, cielo terso e vento gelido,...