Una mattina come tante altre.
Oggi avevo in gestione completa gli Squali.
'Ci vogliamo vestire o no?'; e poi 'Forza, bevete 'sto latte!'; e anche 'E le scarpe, la sera, dove cavolo le mettete?'; e così via.
Fino al sospirato momento in cui ci si mette il giaccone pesante (oggi fa proprio freddo, finalmente!), si cercano le sciarpe e ci si mette il cappello.
Erano pronti, tutti e due, e mentre cerco cellularechiaviportafogliocomputerefazzoletti, li faccio uscire sul pianerottolo in modo da non fargli fare la sauna.
Due minuti ed esco anch'io.
Mi giro e me li ritrovo tutti e due, vicini, seduti su un gradino che mi guardano, trepidanti, uniti, una cosa sola, adoranti per il loro papà.
Ma soprattutto erano bellissimi, non sapete quanto.
Sono un uomo fortunato.
Una volta giù siamo dovuti risalire perché avevo dimenticato come sempre un pezzo e Pilù l'ha per l'ennesima volta rimarcato. Ma questa è un'altra storia o meglio la solita.
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