giovedì 9 luglio 2009

Qualcuno mi svegliiiii!

Toccavi con mano la situazione prendendo qualsiasi mezzo pubblico.
I passeggeri con gli occhi tristi e persi nel vuoto, nella spasmodica ricerca di uno scambio umano d'affetto, se non d'amore, facevano filare le dita sul tessuto dei propri abiti. I più fortunati accarezzavano con avidità colletti in pelliccia o giubbetti in morbida renna. Ognuno cercava su di dolcezza e calore.
Il silenzio regnava sovrano. Un silenzio irreale interrotto, flebilmente, dal rumore delle ruote e da qualche colpo di tosse.
I passeggeri volgevano con il pensiero ai tempi in cui mostrare affetto, dimostrare amore, era consentito, non perseguito.
Lui guardava fuori dal finestrino, osservando le morbide linee della campagna, interrotta raramente da qualche solitaria abitazione.
E ricordava.
Ricordava quando amare la propria famiglia era non un reato ma un forza; quando baciare i propri figli aiutava a crescere; quando avere il rispetto della propria compagna era una spinta per conquistarsi una vita migliore. Ricordava i momenti felici di una vita in comune.
Oggi tutto questo era finito, calpestato da un mondo ai confini della realtà in cui l'unico obiettivo dichiarato era rispettare le regole, lavorare e perdersi nella solitudine.
Un brivido gli corse lungo la schiena.
Il nuovo corso era ormai avviato da tempo e le nuove generazioni l'avevano sposato con entusiasmo. Erano quelli che venivano dal passato che faticavano ad adattarsi. Ed erano ormai un problema di ordine pubblico, combattuto dalla polizia politica a colpi di randello e arresti.
Il regime ormai aveva sferrato l'attacco finale e stava per trionfare.
E lui si domandava, ogni giorno, se poteva fare qualcosa.

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