La cosa che mi colpisce maggiormente nell'educazione dei figli è la loro capacità di assorbire, memorizzare, imparare.
BiBì è piccolina ancora, ma si distingue. Ora non sa ancora parlare, o meglio blatera e aumenta il suo vocabolario di versi e libere interpretazioni ogni giorno che passa, ma è in grado di comprendere e capire molto, anzi moltissimo.
E infatti bisogna stare molto attenti.
Stamattina presto, circa le 7,30. S. uscita ancora più presto per un volo.
Gli squali si destano, in ordine sparso. BiBì chiama come di consueto sua madre e alla mia apparizione dà fuori di matto. Ma si calma immediatamente di fronte al mio sguardo truce e minaccioso, Pilù si rigira nel letto mugugnando.
La camera è ancora al buio e io mi avvicino a BiBì per prenderla e portarla verso una colazione fatta di latte, biscotti di vario tipo e ciuff a gogò (il suono che ripetiamo ogni volta che un pezzetto di biscotto si suicida nel candido liquido). Naturalmente il pavimento della camera è cosparso di ogni ben di dio e il mio piede, rigorosamente nudo, fa la conoscenza, a scelta, con un Gormita in libera uscita, una lancia dei playmobil rigorosamente in piedi oppure un pezzo di costruzione ramingo.
Malissimo, porco cane!!! E lancio, di puro istinto, un 'ca..o', cercando immediatamente dopo di mordermi la lingua, far finta di tossire, canticchiare...
E lei? Lei che dice a malapena mamma, papà, aioaaa (da un po' ha eliminato la u), latti e pappa cheffà?
Comincia a dire in perfetto volgare fiorentino del '400 'ca..o, ca..o, ca..o', aggirandosi per la casa.
Pilù, da sempre minacciato di non ripetere o dire parole di dubbia provenienza, comincia a ridere e dice 'Papàààà, BiBì ha detto ca..o, BiBì ha detto ca..o'.
Io mi tolgo la lancia, o presunta tale dalla pianta del piede, e comincio a urlare 'BiBì piantala!!!', ma sono poco convincente perché mi viene da ridere, e non riesco a trattenermi.
Cambio scena. Tutti in cucina, l'episodio sembra dimenticato. Siamo tutti alle prese con la vasta offerta di biscotti acquistati alla fabbrica della Galbusera al ritorno dalla montagna.
Tutti blaterano, io cerco di mantenere un po' d'ordine, ma tutto è inutile.
L'ennesimo pezzo di biscotto sta per effettuare il suo salto carpiato per affondare nel latte e al posto del politicamente corretto 'ciuff' riemerge un 'ca..o'.
Faccio finta di niente, fulmino Pilù con lo sguardo perché già stava partendo con un intervento che quelli di Fidel all'anniversario della rivoluzione in confronto sono una passeggiata, concludiamo la colazione e li porto entrambi alle loro scuole di pertinenza.
Quando ho lasciato BiBì nelle braccia della sua educatrice, mi ha guardato con un sorriso straordinario e mi ha dato anche un bacio.
Ma sono certo che il ghigno era satanico e che passerà la giornata a ripetere 'ca..o' .
Quando mi processeranno spero solo nella clemenza della corte.
Sì, ma che fatica fare i genitori...
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...era gobba pure quella, era gobba pure quella...la famiglia dei Gobbon!!! Questo è un pezzo di una canzone - di origine imprecisata - ch...
Hahaha...
RispondiEliminaUna delle primissime parole di mia figlia è stata in effetti Mi...ia :-)
Il peggio però è che ora che il suo linguaggio si è raffinato e conosce i periodi ipotetici dell'irrealtà, si lancia in affermazioni del tipo "Vero papà che c#£o non si può dire?", prendendoti appunto per il suddetto.
Lo fa anche Pilù, con ca..o e pure con c..o.
RispondiEliminaSperiamo che almeno diventino medici di grido, con questa precoce conoscenza dell'anatomia...