martedì 19 maggio 2009

Ho bisogno di un ortopedico

Io e Pilù, per la strada, l'altro giorno.
-Dai Papà, corriamo!!!
Io, da un po' di tempo, ho un problema alla caviglia, oltre quello sostanziale del tempo che passa.
- Pilù, ho male a 'sta caviglia, maledizione, non riesco. Il tuo papà è vecchio ormai, aggiungo facendo un po' la vittima con lo sguardo perso all'orizzonte (in città poi...)
- Occhei, mi dice, però non smetterai di proteggermi, vero?
Mi si stringe il cuore, lo abbraccio, lo bacio e gli prometto che mai e poi mai smetterò di occuparmi di lui, anche quando lui non lo vorrà più (ma quest'ultima parte la tengo per me).
Avere figli è proprio questo. Una militanza a oltranza, un impegno infinito, una promessa costante. Non si smette mai di esserlo.
Da figlio non lo capisci, non lo puoi capire, anzi ti infastidisce. Ma da padre ti accorgi una mattina che un pezzo di te si aggira per il mondo con le proprie gambe, che affronta la vita distante da te, e allora è un continuo rincorrerlo, guidarlo, proteggerlo, salvarlo.
Fino al giorno in cui ti dirà arrivederci e tu rimarrai lì, come un cretino, a guardarlo andarsene, con il dolore nel cuore, ma con l'orgoglio che ti gonfia fino a farti saltare i bottoni della giacca.

2 commenti:

  1. se ne vanno, se ne vanno, chi prima chi poi. cominciano quando meno te lo aspetti...

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