Le immagini che si susseguono dai luoghi disastrati sono impietose. Spesso morbose. invadenti. Ma si sa, per un punto di share o per un click in più si fa questo e altro.
Ricordo il terremoto in Cina di qualche tempo fa. Sul sito del Corriere ha troneggiato per tutto il giorno in home page la foto di una bimba, con i codini, morta, in primo piano, con il volto tumefatto e gli occhi socchiusi.
Come oggi ero a casa a badare ai miei figli, influenzati. Ho tempestato per tutto il giorno il sito di email, chiedendo a squarciagola la rimozione della foto, dal mattino. Non è mai stata rimossa, fino a quando hanno deciso di cambiare l'impostazione della pagina, a fine giornata.
La corsa alla solidarietà questa volta è stata rapidissima, grazie anche ai social network che hanno accelerato il passaparola. Un ministro ha dovuto addirittura chiedere di smettere di far arrivare sangue. Ce n'è troppo.
Una dimostrazione che questo paese ha ancora un'anima, un cuore, che quando qualcuno ha bisogno corre. A dispetto dell'immagine di violenza e indifferenza quotidiane che ci viene trasmessa con obbiettivi politici molto chiari.
Vediamo ora cosa succede.
Gli unici che non potranno più vedere sono i genitori dei bimbi volati via. Li fai nascere, li cibi, li educhi bene o male, impazzisci per loro, li ami fin nelle viscere, e poi una notte due grandi mani piene d'odio scuotono il mondo e tu rimani con il padre di tutti i dolori, l'unico incolmabile: vedere la morte dei tuoi figli.
Insostenibile.
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